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Successo delle due prime tappe degli “itinerari bizantini” della valle dell’Alcantara. Con una sorpresa inaspettata!

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Cuba Bizantina

Cuba Bizantina

Castiglione di Sicilia (Ct)/Giardini Naxos (Me) – Nella splendida cornice della chiesa normanna di cultura bizantina di San Nicolò, sita nelle campagne attorno a Castiglione di Sicilia, ha avuto luogo il primo degli itinerari bizantini della valle Alcantara. I lavori, introdotti dal prof. Giuseppe Carmeni, presidente della Pro Loco di Giardini Naxos ed ideatore dell’iniziativa, sono stati aperti con la magnifica introduzione musicale del maestro Giuseppe Severini che ha proposto ai numerosi presenti due canti della tradizione medievale occidentale: il primo, “stella matutina”, con l’accompagnamento del salterio, uno strumento a corde pizzicate; il secondo, “canto del profeta Daniele” suonato con l’accompagnamento della sinfònia (o sanfònia), uno strumento a corde con caratteristiche orchestrali, molto utilizzato nelle locande a quel tempo. Dopo questo gradevole avvio, la dott.ssa Carmela Romeo, curatrice del Museo SS. Pietro e Paolo di Castiglione, ha presentato gli affreschi dell’abside raffiguranti un Cristo Pantocratore sormontato da quattro angeli a formare un chiasmo (con la lettera “X” di Cristo) con santi apostoli alla sua destra e santi vescovi alla sua sinistra. Nel brano inferiore, schiere di angeli recano un’iscrizione presumibilmente tratta dagli Atti degli Apostoli. Subito dopo, il prof. Angelo Manitta, presidente dell’Accademia Il Convivio, ha fatto riferimento alla datazione della chiesa (intorno al 1126, secondo la sua ipotesi) e alle due porte laterali: quella di sinistra di edificazione normanna, quella di destra successiva. I numerosi intervenuti si sono poi recati alla Cuba bizantina di santa Domenica (santa di provenienza orientale) dove il prof. Manitta ne ha spiegato i tratti architettonici, tipicamente bizantini.

Qui, la dott.ssa Violetta Francese, geologa e coordinatrice A.I.G.A,E. ha illustrato al pubblico le caratteristiche geomorfologiche della valle, che costituisce in questo punto una sorta di spartiacque tra il sistema montuoso dell’Etna e la rete peloritano-nebroidea caratterizzata da un tipo di roccia sedimentaria mentre il primo è caratterizzato da rocce laviche e forma delle interessanti “grotte sottolaviche”, un unicum geologico mondiale insieme alle isole Hawaii e all’Islanda, e che venivano utilizzate dai monaci bizantini come cappelle.

Subito dopo, procedendo verso la parte più alta di Castiglione, ancora il prof. Manitta ha illustrato ai numerosi presenti quella che potremmo definire la “cappella rupestre di santa Barbara”, scavata nella grande roccia arenaria che costituisce il basamento del Castello dei principi Lauria, dominante tutta la vallata in modo straordinario. A conclusione, è stata offerta ai presenti una degustazione dei prodotti tipici della “città dei vini” presso i locali dell’Enoteca Regionale Siciliana.

2 Interno Chiesa San Domenico

La chiesa normanna di San Nicolò

Il Castello di Castiglione

Il Castello di Castiglione

IL  PARCO ARCHEOLOGICO DI NAXOS

La seconda tappa dell’Itinerario Bizantino si è aperta alle ore 18,00 al Parco Archeologico di Naxos dove è stata allestita una postazione all’aperto per ospitare i numerosi presenti. Qui i lavori, sempre introdotti dal prof. Carmeni, sono iniziati con l’intervento dell’architetto Daniele Raneri che ha presentato per la prima volta il sito dell’abitato bizantino del Parco localizzato alla destra del fortino borbonico (e ben delimitato da una recinzione in legno) legandolo per la prima volta in maniera originale ad un altro sito bizantino: quello del Castello fortilizio di Schisò, di cui ha recentemente curato il restauro. Il sito mantiene rimanenze di circa tre o quattro abitazioni bizantine caratterizzate da una tipologia funzionale attorno ad un patio seguendo una logica caotica, ben diversa da quella geometrica dell’impianto ellenico nonché libera e priva del tipico “peristilium” delle domus romane. Subito dopo, gli ospiti si sono spostati verso la postazione all’aperto collocata ad hoc per seguire l’intervento della dott.ssa Daniela Vanella, geologa e guida A.I.G.A.E. che ha relazionato, con l’uso di alcune slides, sulla storia geomorfologica della penisola di Schisò collocata nella parte meridionale della baia di Taormina. Le rocce di questa carta geologica mostrano depositi molto recenti tra capo Taormina e capo Schisò che è un promontorio lavico con basalti che affiorano e formano la base del Castello di Schisò. Si tratta di lave provenienti da un cono eccentrico di Mojo riversatesi sul fiume Alcantara prima e poi lungo il fiume Santa Venera arrivate sin qui. Dando poi uno sguardo alla carta tettonica si individuano i lineamenti di faglia tra la placca europea che si insinua sotto la placca africana mentre i monti di Taormina segnano il finale del raccordo calabrese. In questo quadro, il Castello di Schisò segna il paleolivello del mare e l’Arsenale navale diventa il marker geologico del V secolo a.C. e segna il livello del mare in quel periodo, circa 4,6 metri più alto rispetto all’attuale. Il livello della terra si è alzato più velocemente dato che siamo in una delle zone più dinamiche e più attive al centro del mediterraneo.

L’architetto Raneri è poi intervenuto sul Castello di Schisò, mostrando una foto del 1910 che lo raffigura con ancora il mare a lambirne le mura, ed una carta dell’Itinerarium Antoninii del IV-V secolo d.C. che descrive le stazioni di sosta dei cavalli “a trajecto ab Iblae”, dunque anche a Naxos. Ha quindi delineato i confini urbani del periodo bizantino con le mura urbiche che delimitavano il confine a nord, ad ovest l’Etna e a est il porto di Naxos con le rampe di alaggio e l’abitato cosiddetto “a patio”, costituito da gruppi di case funzionalistiche attorno ad un cortile. Erroneamente la storiografia ufficiale attribuisce il Castello agli angioini, ma una miniatura del 1200 dei monaci del monastero del SS. Salvatore in lingua phari ben raffigura il Castello che si staglia sulla penisola. Ancora, altre fonti come il tesoretto bizantino di capo Schisò ovvero una cassa di solidi aurei, monete bizantine rinvenute di recente. Ed ancora, le tegole “pettinate” databili attorno al 692-693 d.C. e ritrovate durante i lavori di restauro condotti di recente proprio dallo stesso Raneri, sono un caratteristico manufatto bizantino. Sappiamo infatti che nel 535 d.C. Giustiniano riconquista la Sicilia riportandola nell’impero d’Oriente; inoltre nel 695 d.C. l’isola diventa “tema di Sicilia” con privilegi particolari dell’impero d’Oriente. Nel 673, poi, l’imperatore Costante II spostò la capitale da Costantinopoli a Siracusa e dal 752 inizia una sistematica fortificazione dei luoghi costieri e montani per proteggerli dalle incursioni arabe. Inoltre, la statua di San Pantaleone medico, rinvenuta nella cappella, rappresenta un santo di culto tipicamente orientale. Il Castello dunque è una tipica fortificazione bizantina quadrangolare con una sala di uso  generale che ospitava un saettiere a protezione di un “caricatore” per le imbarcazioni ricavato in una piccola insenatura sul mare. Edificato ad “opus incertum” (calce idraulica mista a rottami di tegole greche e frammenti di tegole bizantine) e con muratura a sacco. Venivano edificati circa sessanta centimetri di muratura al giorno, sormontati da uno strato di tegole e così via. Delle tre torri, sono ancora ben visibili la torre est e la torre ovest prospiciente il quartiere di Recanati, un po’ danneggiata dagli agenti meteorici, mentre la torre nord è inglobata dentro la muratura del Castello. Successivamente, in epoca normanna venne edificata la cappella lato sud mantenendo le abitazioni ed il camminamento delle ronde lato mare. In epoca borbonica, invece, il Castello venne in un certo senso “riedificato”: vennero demoliti gli ambienti abitativi lato sud per far spazio ai depositi di cannamele; venne demolita pure la cappella per spostarla, rimpicciolita, nella zona lato mare e venne rimodulato il camminamento delle ronde, nonché rifatto il prospetto lato mare conferendogli un tono gentilizio tipico degli edifici borbonici di una certa importanza con i tratti caratteristici di uno scenografico “teatro a mare”(dal settecento residenza dei principi De Spucches, che solo nel millenovecentodieci lo cedettero ai Paladino). Altri Castelli bizantini analoghi di forma quadrangolare si ritrovano solo a Sambuca di Sicilia e a Cipro.

Ma qual è stata la sorpresa inaspettata? Alle ore 18,30 nel bel mezzo dell’evento culturale il sub giardinese  Alessandro Lentini ha consegnato al Museo, ed in particolare alla dott.ssa Greco, un’ancora di un legno greco, trentacinque chili di piombo rinvenuti al largo di Mazzarò quella stessa mattina. L’archeologia si è fatta storia e la storia si è fatta realtà per la gioia e lo stupore di tutti i presenti che hanno assistito in assoluta anteprima all’evento. A testimoniare che esiste una forte continuità nella storia dell’uomo e delle vicende umane, i nostri amici greci sono tornati a farci visita. E le suddivisioni cronologiche sono solo una convenzione che noi uomini scegliamo di adottare per pura comodità e perché ci viene più semplice e più comodo categorizzare e stabilire dei confini. Con le parole dello stesso Carmeni: il futuro di questi luoghi è nelle nostre mani, fare conoscere le meraviglie qui nascoste è la nostra missione, ma tutti noi, studiosi, operatori economici, amministratori, turisti o semplici curiosi possiamo fare molto di più per promuovere la salvaguardia del nostro patrimonio vivo!”. Parole con cui ha dato ai presenti un  nuovo appuntamento alla terza tappa dell’Itinerario Bizantino, che si svolgerà a Malvagna dove si avrà modo di visitare la locale Cuba bizantina trichora. Siete tutti invitati!”

Sergio Denaro

L'incontro al Parco Archeologico di Naxos

L’incontro al Parco Archeologico di Naxos

Un momento dell'incontro

Un momento dell’incontro

Il Fortino Borbonico

Il Fortino Borbonico

Resti di epoca bizantina al Parco Archeologico di Naxos

Resti di epoca bizantina al Parco Archeologico di Naxos

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