GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Dott. Rosario Messina

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Storia del viaggio in Sicilia. Presentazione alla Feltrinelli di Messina

 

Martedì 10 maggio 2016, alle ore 18,00 la Feltrinelli Point di Messina e Naxoslegge presentano l’ultimo libro di Carlo Ruta, Storia del viaggio in Sicilia dalla tarda antichità all’età moderna, pubblicato da Edizioni di storia e studi sociali. Conversano con l’autore Fulvia Toscano, direttrice artistica di Naxoslegge, e Franz Riccobono, saggista e studioso di storia della Sicilia.

 

Il libro. Una articolata ricostruzione storica degli itinerari e delle motivazioni che lungo i secoli hanno condotto alla frequentazione della più grande isola del Mediterraneo. Adottando una prospettiva di lungo periodo, l’autore si trova a fare i conti con notevoli scarti epocali, quindi con dinamiche complesse, nelle quali il viaggio, vissuto e raccontato, assume una molteplicità di forme e declinazioni.

Nello scandagliare i viaggi in Sicilia lungo i secoli, l’autore mette a fuoco differenti punti di vista e diverse “logiche” rappresentative, che in una certa misura persistono e si aggrovigliano nella modernità, mentre il viaggio lungo il Mare Nostrum e nell’isola va aprendosi a significativi risvolti artistici e letterari, sull’onda degli interessi umanistico-rinascimentali, neoclassici e romantici.

Lungo le epoche vanno consolidandosi, in definitiva, diverse percezioni dell’isola, a seconda delle prospettive geofisiche, ma a seconda anche delle stagioni. Si compongono così tradizioni differenti, di cui l’idealizzazione e il pregiudizio, la fascinazione e l’approccio problematico, definiscono per certi versi le polarità. Obiettivo tra i principali di questa opera è allora quello di focalizzare queste tradizioni, che giungono di fatto fino alla nostra contemporaneità, per indagarne radici ed effetti.

 

Carlo Ruta. Saggista e studioso di fonti odeporiche. Laurea in Filosofia conseguita presso l’Università di Messina. Laurea in Teorie della conoscenza, della morale e della comunicazione conseguita presso l’Università di Urbino. Autore di numerosi saggi, tra cui: Viaggiatori in Sicilia. L’immagine dell’isola nel secolo dei lumi (Edi.bi.si.); Guerre solo ingiuste (Mimesis); Narcoeconomy (Castelvecchi); Colletti criminali (Castelvecchi); Il crepuscolo della Sicilia islamica, (Edi.bi.si.); Cristiani e musulmani nella Sicilia normanna (Edizioni di storia). Ha curato e introdotto cronache e resoconti di viaggio di varie epoche. Ha condotto studi su alcuni aspetti dell’età dei lumi. Ha diretto e dirige collane editoriali. Ha realizzato reportage per diverse testate giornalistiche.

I diritti e le libertà nel nuovo libro “Critica a Rights of man di Thomas Paine”

A Catania il 10 maggio Vincenzo Fontana rilegge il capolavoro senza tempo dell’intellettuale inglese

Partecipare a due rivoluzioni è avere dato uno scopo alla vita

(T. Paine)

 CATANIA – Approda nella città etnea, il saggio di Vincenzo Fontana “Critica a Rights of Man di Thomas Paine”, appena pubblicato da Bonfirraro, che verrà presentato il prossimo 10 maggio alla Sala Assostampa E7 delle Ciminiere a Catania.

L’appuntamento è previsto per le ore 18.30. Interverrà Nello Musumeci, presidente della Commissione Regionale Antimafia, che disquisirà sul tema dei diritti umani, partendo dalla premessa fondamentale secondo cui ogni persona è un essere morale e razionale che merita di essere trattato con dignità. L’autore sarà accompagnato dall’editore Salvo Bonfirraro, dal critico Salvatore Vaiana, con l’introduzione del giornalista Daniele Lo Porto, segretario dell’Assostampa Catania. Durante l’incontro, verranno proiettati dei frame tratti dal film “Il mondo nuovo” del compianto Ettore Scola, incentrato proprio sulla figura di Paine.

I momenti di reading sono affidati a Concetta Montana Lampo e Alessia Guccione.

Mai attuale quanto adesso, il pamphlet, dunque, rimette in discussione le tesi argomentate nel classico Rights of Man di Paine (1791-92) – politico inglese, grande intellettuale e filosofo idealista – facendone emergere la straordinaria attualità del pensiero, indispensabile in un momento storico in cui ritorna prepotente al centro del dibattito politico internazionale il tema dei diritti umani, con migliaia di profughi in marcia, muri da erigere e venti di guerra che lambiscono i confini d’Europa, costretta a ripensare se stessa. «Si tratta di costruire un modello di società in cui le libertà e diritti dell’uomo, individuali e sociali, siano tutti realizzati» afferma Fontana, dirigente scolastico della provincia di Agrigento, che concepisce il suo scritto a partire dalla rielaborazione della sua tesi di laurea discussa circa 40 anni fa, è un’analisi e riflessione puntuale sui diritti inviolabili dell’individuo.

Durante l’incontro si dibatterà ancora di quanto Paine rivesta un preciso valore e spazio all’interno della complessa questione sui diritti umani, con le sue riflessioni sul ritorno al soggetto – uomo, in una società caratterizzata sempre più dalla prepotenza di pochissime multinazionali, con il monopolio assoluto sui mercati, e dalla finanza, smodata e incontrollata, che contiene al suo interno tantissime sofferenze.

La “Critica” viene pubblicata in occasione di un’importante ricorrenza storica, ovvero il 240° anniversario della Declaration of Indipendence1776 degli Stati Uniti, cui Paine stesso ha contribuito personalmente combattendo a fianco di George Washington. Un serbatoio di idee e di nuove correnti rivoluzionarie che, una volta trasferitosi in Francia, si riversarono, appunto, in “Rights of Man”, dove viene dichiarata per la prima volta la non superiorità dei nobili rispetto alla gente comune, perché ogni uomo ha dei diritti naturali che non sono basati sulla ricchezza o sulla nascita.

Fontana contestualizza il lavoro dell’inglese all’interno della sua opera omnia, con riferimenti particolari a Common Sense (1776) e Agrarian Justice (1796). Esso è svolto in un confronto critico serrato con le opere più note su Paine, opere in lingua straniera di autori come Best, Conor O’ Brien, Cole, Collins, Dos Passos, Foner, Kramnick, Roger, Williamson, Woodward, e in lingua italiana di autori come Vittorio Gabrieli e Tito Magri. In particolare quest’ultimo studioso è utilizzato dall’autore per la sua analisi della teoria painiana dei diritti dell’uomo alla luce di alcune categorie interpretative marxiane.

Il professore Salvatore Vaiana, storico autore della stessa casa editrice che firma un saggio acuto e ragionato arricchendo così il testo, evidenzia come il nuovo libro sia “un lavoro con aspetti filosofico-giuridici quando avanza una critica marxista al giusnaturalismo painiano. Fontana, infatti, rileva «due filoni principali di analisi e di interpretazione» di Rights of Man: il primo, «liberale e radicale», considera l’autore «un precursore della democrazia moderna» e un teorico del «giusnaturalismo moderno», secondo cui «i diritti della Dichiarazione [del 1789] (libertà, proprietà, uguaglianza) spettano all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale»; il secondo, ritenuto «più completo», analizza l’opera alla luce del pensiero di Marx e ha, come scrive Magri, «di mira il giusnaturalismo (e il liberalismo)», ma «solo in quanto si configura come particolare sistema storico di potere». Sono due filoni di pensiero che si proietteranno nella stesura della Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948”.

L’autore. Vincenzo Fontana è nato il 17 settembre 1955 a Naro (Ag), dove vive da sempre. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letteratura straniere discutendo con ottimi risultati la tesi di laurea “Right of Man” di Tomas Paine.  Oltre ad aver ricoperto negli anni ottanta importanti incarichi dirigenziali in qualità di sindaco della sua città e di presidente della cooperativa “La Comarca”, negli anni novanta ha svolto le attività di docente d’inglese nelle Scuole medie e di docente formatore nell’ambito dell’Ufficio Scolastico Provinciale. Attualmente è Dirigente Scolastico dell’Istituto Tecnico “Galilei” di Canicattì (Ag).

Nell’ambito di questo contesto ha presentato, in occasione di interessanti convegni, diverse relazioni a carattere didattico-culturale, fra cui Orientamento formativo e competenze orientative e Relazione sul “Riordino dell’istruzione tecnica”. Blog: vincenzofontana.blogspot.it

Salvatore Vaiana è nato a Prizzi (Pa) e vive a Canicattì (Ag), dove insegna Italiano e Storia nelle Scuole Superiori. Ha pubblicato numerosi saggi, tra cui “Una storia siciliana fra Ottocento e Novecento”, Barrafranca (EN), ed. Bonfirraro, 2000; “Storia della Camera del Lavoro di Canicattì”, Agrigento, ed. a cura della Cgil, 2007; “La strage di Canicattì”, Roma, Newton Compton Editori, 2007; “Il contadino dirigente”, Canicattì(Ag), ed. Avanzato, 2008; “Pensiero e azione di un sindacalista soreliano”, ed. a cura del Comune di Prizzi, 2009. Blog: salvatorevaiana.blogspot.it

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Catania- Il   Premio  Virdimura :  contro  i  razzismi,  l’antisemitismo  ed  i  femminicidi“,  giunto  alla  sua  terza  edizione,   quest’anno,  il  4  maggio  2016,  alle  ore  16, a  Catania, presso l’Aula Magna del Palazzo Centrale, è stato insignito dalla Prof. Cristina Tornali  ed è stato onorato dalla famosa scrittrice e studiosa  israeliana, internazionale, Miriam Jaskierowicz Arman,  autrice   di   importanti  libri   sull’autismo  e  sulle teniche  della  voce,  nel  canto,  nella  musica  e  nell’informazione.

La  prof.ssa  Cristina  Tornali,  medico,  docente  universitaria,  scrittrice  e  poetessa,  già premiata  ideatrice  della manifestazione a livello internazionale,  ha  consegnato la prestigiosa statuetta  nell’Aula  Magna   dell’ Università   degli  Studi  di  Catania,   alla  illustre  scrittrice e artista  di fama internazionale. L’evento è stato  co-patrocinato  dalla  “Societa’  Italiana   di  Storia  della  Medicina”,  rappresentata  dal Prof. IgnazioVecchio, insieme alla Associazione Ain Onlus di Giardini Naxos,  della  quale  la  Prof.ssa  Tornali   è  anche presidente, dall”Ordine  dei  Cavalieri  di  Pitia” e dalla Fidapa , sezione  di  Gravina,  si  ispira  alla  memoria  della  dottoressa  Virdimura,  medico,  ebrea  siciliana  e  catanese,  che,  nel 1376,  ufficialmente,  per  prima  al  mondo,  come  donna,  fu  proclamata  laureata  in  Medicina  e  Chirurgia.

La  Virdimura,  esercitò ,  con  impegno  e  bravura,  l’arte  del  medico  e  profuse  particolare  attenzione  ai  poveri  e  ai  disabili,  che  curò, sempre  gratuitamente,  in  tutta  la  Sicilia, senza   badare  al  ceto  sociale,  alla  razza  e  alla  religione.

In  suo  ricordo,  è  stato  istituito  questo  prestigioso  premio internazionale,  che  testimonia  il  ruolo  della   nostra  isola,  quale  inimitato  esempio  di  civile  e  pacifica  convivenza  inter-religiosa  ed  inter-culturale  fra  ebrei,  cristiani  e  musulmani,  che  nel  periodo  normanno-svevo  ed  aragonese  fece  della  Sicilia,  un  grande  esempio  di  pace  per  tutti,  esempio  che  oggi  necessità  di  essere  rinnovato  ed   additato  a  tutti,  soprattutto  ai  piu’  giovani  e  a  quanti,  nelle  scuole  e  nelle  università  si  preparano  a  diventare  i  futuri  protagonisti  di  una  società   migliore,  che  si  auspica, basata  sui  valori  della  pace  e  della  collaborazione  fra  popoli,  culture  e  religioni  diverse.

La  Prof.ssa   Cristina  Tornali,   nell’illustrare  il  profilo   umano  ed  artistico  della  scrittrice   Miriam  Jaskierowcz  Arman,  ha  sottolineato  come  lo  spirito   e  le  ragioni  che   ispirano  la  consegna  del  premio  Internazionale   Virdimura,  siano  ispirate  alla  cultura  della  pace  e  del  ripudio  dei  razzismi,  dell’antisemitismo  e  dei  femminicidi.

La cerimonia  ha  ampiamente   sottolineato  come  Il  rispetto  della  dignità  della  donna,  madre,  moglie,  educatrice  e  sostegno  della  famiglia,  è  la  premessa   essenziale   dell’educazione  dei  figli,  basata  sul  rispetto  e  la  cultura  dell’amore , per  far  si  che  gli  orrori  del  passato,  la  shoah,  e  tutte  le  forme  di  soprusi  e  di  odio  e  sopraffazione  dell’uomo  nei  confronti  di  un altro  uomo,  non  si  ripetano  mai  più. La  Prof.ssa  Miriam   Jaskierowcz  Arman  dopo,  una  dettagliata  e  suggestiva  relazione  sulle  tecniche  della  voce,  in  vari  ambiti  di  studio,  dall’autismo  al  bel  canto,  alla  musica  e  all’informazione,  ha  concluso,  con  un  appello  forte  e  coinvolgente   di  “never  again   Shoah”  (mai  più  Shoah),  suscitando  intense  emozioni,  anche  nel  ricordo  dei  suoi  genitori,  vittime  dell’odio  nei  campi  di  concentramento  nazisti,  durante  la  seconda  guerra  mondiale.

L’ evento,  svoltosi  con  successo,  di  fronte  ad  un  pubblico  numerosissimo  ed  attento,  con  una  presenza   di  giovani  studenti  universitari  ed  anche  di   allievi  degli  istituti  superiori,  ha  ricevuto  la  onorifica  presenza  dei  consoli  di  Turchia,  Malta,  Grecia,  Finlandia, Azerbaigian  e  di  una  rappresentanza  militare  americana  di  Sigonella.

Anche  il  Gran  Cancelliere  dei  Cavalieri  di  Pitia,  avv.  Silvio  Aliffi,  la   Dott.ssa  Patrizia  Costa  della  Fidapa,  ed  il  Prof.  Agostino  Palmeri,  Presidente  del  Corso  di  Laurea  Magistrale  in  Medicina  e  Chirurgia  dell’Ateneo  di  Catania,  hanno  espresso  il  loro  apprezzamento  per  l’iniziativa,  che  ormai,  con  il  Premio  internazionale  Virdimura,  è  un  appuntamento  culturale siciliano ma internazionale  e   molto  prestigioso.  (al  precedente  vi era l’Ambasciatore israeliano in Italia presso la Santa Sede , Zion Evrony.)

Locandina

La locandina dlel’evento

Cristina Tornali e Miriam Jaskierowicz Arman mostrano il premio

Cristina Tornali e Miriam Jaskierowicz Arman mostrano il premio

La prof. Cristina Tornali

La prof. Cristina Tornali

Miriam Jaskierowicz Arma

Miriam Jaskierowicz Arman

L'intervento della scrittrice

L’intervento della scrittrice

2x Intervento di Miriam Jaskierowicz Arman

Intervento di Miriam Jaskierowicz Arman

Miriam Jaskierowicz Arman

Miriam Jaskierowicz Arman

Miriam Jaskierowicz  Arman

Miriam Jaskierowicz Arman

Cristina Tornali e Miriam Jaskierowicz Arman con il premio

Cristina Tornali e Miriam Jaskierowicz Arman con il premio Virdimura

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Piedimonte Etneo – Santuario di Vena (Ct).  E’ stato un tuffo nella storia, un esperienza suggestiva ed emozionante quella di assistere alla cerimonia di investitura di due nuovi cavalieri templari in una prestigioso tempio religioso conosciuto in tutto il mondo, il Santuario di Vena a Piedimonte Etneo. Protagonisti dell’evento svoltosi nella chiesa giubilare collocata alle pendici dell’Etna sono stati i Templari degli Enti appartenenti al Gran Priorato d’Italia OSMTH riuniti per celebrare il Capitolo Nazionale Annuale. Ad ospitare ed accogliere sul sagrato della chiesa  i nobili cavalieri e le dame dell’Ordine è stato Don Carmelo La Rosa rettore del Santuario di Vena.

 I cavalieri dell’antico ordine sono arrivati in Sicilia da tutta Italia per partecipare al Capitolo Nazionale Annuale scegliendo come sede logistica per il soggiorno la città turistica di Taormina. Durante la permanenza nella “Perla dello Jonio” sono andati in tour in alcune località storiche dell’Isola tra queste, Siracusa, Agrigento e,  il Santuario di S. Maria della Vena, importante meta religiosa del Giubileo della Misericordia del 2016 dove è possibile ottenere visitandolo, l’Indulgenza Giubilare. L’organizzazione del Capitolo siciliano è stata curata dal Priorato Magistrale delle Terre Sicule rappresentato dal Gran Segretario Priorale  Commendatore Nicola Scibilia, dal Tesoriere Priorale Cavaliere Ufficiale Santino Rizzo, dal Commendatore Salvatore Grasso e da tutti i cavalieri siciliani.

La visita al Santuario di Vena da parte dei Templari del Gran Priorato d’Italia è stata l’occasione per svolgere una cerimonia di investitura di due postulanti, a nuovi cavalieri. Atmosfera epica e suggestiva quella vissuta dai numerosi visitatori e turisti intervenuti per assistere all’evento. Al loro arrivo i  cavalieri delle delegazioni hanno indossato i tradizionali mantelli con apposta la doppia croce rossa e le decorazioni dell’Ordine. Alla cerimonia di Vena era presente la gerarchia del Gran Priorato D’Italia (che ha sede a Padova) formata da S.E.  la G.P. Dama Gran Croce  Leda Paola Tonon, il Vicario S.E. CU Paolo Diana, il Gran Cancelliere Commendatore Vincenzo De Bortoli, il Delegato Magistrale per l’Italia S.E. Cavaliere CGC Andrea Sabellico, il Delegato Magistrale Emerito per l’Italia e ai rapporti con la Santa Sede Apostolica S.E. CGC Paolo Smagliato. Tra gli ospiti erano presenti, il Gran Priore di Francia S.E.  CGC Gerard   Willery con la delegazione, il Priore del Lombardo Veneto Commendatore Giovanni Zipponi con la sua delegazione, il Commendatario della Commenda San Michele Arcangelo delle Puglie Commendatore Mario Pironti, il Commendatario Emerito della Commenda San Michele Arcangelo delle Puglie Commendatore Vittorio Spaccapietre.

L’inizio della cerimonia è stato caratterizzato dal rituale che ha preceduto l’ingresso formale in chiesa  per celebrare la SS. Messa e la cerimonia di investitura Templare dei postulanti. La  celebrazione religiosa, come ha ricordato il Gran Commentatore Nicola Scibilia, è stata dedicata alla memoria dei Cavalieri Gran Croce Priori delle Terre Sicule Silvano Villanti, Silvio Crupi, Don Mario Policastro e tutti i Cavalieri defunti. L’ingresso in chiesa dopo la sfilata dei cavalieri con le loro insegne davanti la fonte battesimale collocata all’esterno del santuario ha dato inizio alla cerimonia templare.  Cavalieri e dame hanno sfilato con una marcia marziale formando un assise davanti l’altare, proiettando i fedeli in una suggestiva atmofesra epica di altri tempi. Sembrava di essere tornati indietro di secoli fino al Medio evo.  Dopo la recita del motto dei Templari “Non Nobis Domine Non Nobis Sed Nomini Tuo Da Gloriam” è iniziata la celebrazione officiata da Monsignor Gino Di Ciocco canonico protonotario apostolico di Roma e da Monsignor Antonino Cento.

Al termine della Santa messa è iniziata la cerimonia di nomina dei nuovi cavalieri. Ad introdurre i cerimonieri dell’investitura e i postulanti è stato in Gran Segretario Nicola Scibilia il quale ha ricordato come “il Priorato Magistrale delle Terre Sicule negli ultimi quindici anni è stato sempre presente in tutti i Capitoli Nazionali altresi nel 2010 ha partecipato anche al Capitolo Internazionale svoltosi a Coimbra in Portogallo dove è stato celebrato il 50° anniversario del Maestrato Internazionale del Gran Maestro Dom Fernando Pinto de Sousa Fontes. Nel 2012 il Priorato Magistrale delle Terre Sicule ha partecipato anche a Venezia al Capitolo Internazionale Annuale.”  La suggestiva cerimonia officiata da S.E.  G.P. Dama Gran Croce  Leda Paola Tonon è stata scandita da varie fasi caratterizzati da un antico protocollo risalente al periodo dei Templari costituito da formule recitate in latino e l’apposizione della spada sacra sulle spalle e  sulla testa dei postulanti così come si usava fare nel Medio evo quando vi era l’investitura di un nuovo cavaliere. I Postulanti di nuova nomina sono stati la Dama Alessandra Possamai ed il Cavaliere Antonino Francesco Italiano. Al termine dell’investitura la G.P. Dama Gran Croce Leda Tonon ha ricordato i nobili propositi che animano e motivano i Cavalieri Templari, azioni che dovranno sempre caratterizzare la loro vita. La consegna da parte della Tonon di onorificenze ad alcuni Templari e la tradizionale foto di gruppo ai piedi dell’Icona della Madonna della Vena, ha concluso la visita dei Templari al Santuario della Vena.

         ROSARIO  MESSINA

I TEMPLARI del Gran Priorato d’Italia una storia che parte da lontano

La tradizione Templare è Cavalleresca e militare. L’Ordine dei Templari fu fondato nel 118 a Gerusalemme, all’epoca delle Crociate, da un gruppo di nove cavalieri francesi provenienti dalla Champagne e dalla Borgogna, guidati da Ugo di Payens, nobile francese originario di Pagani (Salerno), vassallo del Conte di Champagne. L’ordine monastico, di stretta osservanza cistercense (benedettina), univa ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, anche il giuramento di impygnare la spada per difendere i pellegrini, i luoghi e le strade della Palestina dagli infedeli. Gli statuti severissimi furono compilati da S. Bernardo di Chiaravalle parente del Conte di Champagne, nel 1128, ratificati poi nel Sinodo di Troyers da Onorio II e nel 1139 Papa Innocente II ne confermò la regola, dove veniva spiegata la missione dell’ordine e concessa loro l’esenzione dal potere vescovile, dipendendo essi direttamente dal Papa. Fu proprio questa loro autonomia che diede l’avvio alla loro futura potenza economica.

A Gerusalemme ebbero l’appoggio di Re Baldovino II, che li alloggio in una parte della sua reggia, che era prossima al luogo dove un tempo sorgeva il tempio di Re Salomone. Quella parte si chiamava Templum Dimini; da qui deriva il nome di “Templari”, i custodi del Tempio di Gerusalemme.

Per tutto il periodo delle crociate (quasi 200 anni), i cavalieri furono presenti nei luoghi conquistati e si coprirono sempre di gloria in difesa dei pellegrini e negli attacchi contro i musulmani. Gradualmente aumentarono la loro potenza ed il loro prestigio, grazie anche ad altri privilegi di natura fiscale e beni di proprietà e lasciti vari che seppero ben amministrare. Man mano che i luoghi santi cadevano in mano agli infedeli, i cavalieri si ritiravano nelle fortezze, prima a S. Giovanni d’Acri, poi a Cipro, infine la maggior parte di loro ritornò in Europa disseminandosi nelle varie sedi dell’Ordine. La casa madre era il Tempio di Parigi.

Furono grandi maestri nel campo dell’architettura, della medicina, nell’attività bancaria, abili anche nell’amministrare il tesoro della monarchia francese. Tanta ricchezza provocò l’invidia dei potenti, specie del Re di Francia, Filippo il Bello, con la complicità passiva del Papa Clemente V, Bertrand de Ghot, già arcivescovo di Bordeaux (periodo della “cattività avignonese” dei Papi). Furono accusati di eresia e di immoralità, imprigionati e torturati atrocemente. Giudicati dal potere laico  e non religioso, il Papa soppresse l’ordine “per via amministrativa”, nel 1312 al Concilio di Vienne, “con amarezza  e senza prove” incalzato dal re e dopo che il vescovo Sens aveva fatto bruciare 54 templari.

L’ultimo Gran Maestro dell’ordine fu Jaques de Molay, arrestato nel 1307 con altri 139 cavalieri. Dopo un lungo processo ed una lunga prigionia, fu arso vivo il 18 marzo del 1314 sul sagrato di Notre Dame a Parigi con altri cavalieri. Al momento del martirio il Gran Maestro volle essere rivolto verso Notre Dame e grido: “L’ordine è puro e santo, le accuse assurde, le confessioni menzognere”.

Purtroppo, dopo la fine ufficiale dell”ordine, noi brancoliamo nel buio, nella leggenda. I cavalieri si dispersero, rientrarono tra i cistercensi in Spagna, negli ordini di Calatrava e Montesa e in Portogallo dove re Dinis creò il “Nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo”.

La tradizione vuole che Jaques de Molay prima di morire, affidasse le reliquie, una parte del tesoro e i segreti dell’ordine al nipote conte di Beauyeu che riunì le fila e fu eletto Gran Maestro. Il suo successore si sarebbe rifugiato in Scozia perpetuando il magistero dell’Ordine che sarebbe poi confluito nella massoneria di rito scozzese.

Un altra versione invece narra che J. De Molay nel 1313 avrebbe designato il proprio successore nella persona di Giovanni Marco Larmenius.

 Jacques De Molay

Jacques De Molay

Gli storici o meglio i cronisti di allora, troppo presi da grandi eventi dimenticarono le vicende Templari e, da quel momento in poi l’ordine sarebbe vissuto nascostamente fino alla fine del “600”, quando in Francia venne alla luce un movimento di ispirazione templare, secondo un documento, la cosiddetta “Charta  Larmenius”.

Nel 1705 Filippo D’Orleans, nipote di Luigi XIV, assunse il titolo di Maestro e, a tal proposito convocò un Capitolo generale dell’ordine. Seguirono varie vicende e scissioni ed altri Gran Maestri si avvicendarono tra questi ricordiamo: il principe Louis Auguste de Bourbon Duca de Mine (1724-1736), il Principe Louis Henry de Bourbon  (1737 – 1741), il Principe Louis Francois de Bourbon de Conty 1741-1776) e così via. Dopo anni di vicende varie caratterizzate da tutto il male ed il bene dlel’epoca ivi comprese varie dissidenze, la riunificazione dell’Ordine si ebbe attraverso i buoni uffici del luogotenente magistrale Jean-Marie Raoul, le cui proposte vennero accettate il 18 marzo 1841 e ratificate nell’assemblea generale del 21 maggio dello stesso anno. I seguaci dell’ordine continuavano ad appartenere alle discendenze della più antica aristocrazia di Francia e d’Europa. Nel 1848 la Francia era di nuovo in subbuglio e l’Assemblea Costituente con la legge del 28 luglio vietò l’attività di tutto gli Ordini e di ogni associazione prevedendo ammende e pene detentive. Cosicchè la Casa madre di Parigì cessò ogni attività il 4 febbraio del 1850. A  Jean-Marie Raoul subentrò con incarico di luogotenente magistrale Narcisse de Valleray che mantenne attivi alcuni balivati provinciali nonchè i contatti con le grandi precettorie d’Europa ed Americane. Dopo la rivoluzione e la proclamazione di Napoleone III ad Imperatore dei francesi, l’Ordine riprese la sua attività ed acquistò nuovo prestigio. Con un decreto del 13 giugno 1853 Napoleone III autorizzò tutti gli insigniti a portare in pubblico le decorazioni dell’Ordine. Nel 1857 il reggente Narcisse de Valleray ripristinò quale insegna ufficiale dell’Ordine l’antica croce patriarcale. Nello stesso anno venne eletto Gran Maestro Giorgio V re di Hannover. Seguirono altri reggenti.

Nel 1894 a seguito di un convegno a Bruxelles venne costituita una Segreteria internazionale dei templari (nel 1934 invece venne creato un Consiglio di Reggenti).

Facciamo un passo indietro nel 1873 quando la storia dell’Ordine dei Cavalieri Templari si separa dalla Francia, trasferendosi in altri Paesi. Nel 1873 infatti, la carica Magistrale fu affidata al principe Alberto Edoardo (futuro Re Edoardo VII) della dinastia Coburgo Hannover, figlio della regina Vittoria e del principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo (1873-1910). Rivestì il ruolo di Gran Maestro dal 1873 fino alla sua morte nel 1910 quale re d’Inghilterra e Imperatore delle Indie.

Il Supremo Consiglio dell’Ordine, riunitosi alla morte di Edoardo VII, re d’Inghilterra ed Imperatore delle Indie, e Gran Maestro dell’Ordine dal 1873, nominò quale suo successore, Guglielmo II imperatore di Germania che rimase in carica dal 1910 al 1915 in quanto l’inizio delle ostilità della Prima Guerra Mondiale consigliarono al Gran Maestro di rassegnare le sue dimissioni dall’Ordine.

  Nel 1920 venne eletto un “Consiglio di Reggenza” (1920-1935) con sede in Belgio il quale nel 1935 elevò alla carica di Reggente il Cavaliere di Gran Croce, Thèodoro Covias (1935- 1938, incaricato di intraprendere contatto con le varie Precettorie al fine di concordare unitariamente la candidatura di un nuovo Gran Maestro.

Nel 1938 a Theodoro Covias successe, nel Governo dell’Ordine il cavaliere Gustave Joseph Jonckbloedt de Juge, membro del “Consiglio di Reggenza del Belgio” (1938-1940).

 

Il Gran Priorato di Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l’archivio fu portato in Portogallo al Gran Priore della Provincia Lusitana, don Antonio Campello Pinto de Susa Fontes. Nel 1942 egli fu nominato Reggente e Guardiano dell’Ordine che assunse il nome di “Sovrano Ordine Militare del Tempio di Gerusalemme”. Alla sua morte nel 1960 la  maestranza è stata assunta dal figlio don Ferdinando de Sousa Fontes, attuale Gran Maestro e Capo dell’Obbedienza, la più importante obbiedienza templare nel mondo, con adepti in tutta Europa, Canada, Stati Uniti e America del Sud.

Fu nel 1948 che Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes (1887-1960) designa a succedergli come Gran Maestro il figlio Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes, designazione contestata dai critici di quest’ultimo, che replica esibendo documenti registrati presso le autorità portoghesi. Alla morte di Antonio, il 15 febbraio 1960 a Porto, Fernando assume il titolo di “Principe Reggente”. Peraltro, diverse branche nazionali avevano un’esistenza autonoma, non avendo riconosciuto l’autorità di Antonio. Altre branche nazionali si separano in occasione della successione di Fernando, dichiarandosi indipendenti. Nel 1970, a Parigi, alcuni dei Gran Priorati che non accettano l’autorità di Antonio Sousa Fontes si riuniscono a Parigi e nominano Gran Maestro il maresciallo polacco Antoine Zdrojewski (1900-1989).

Da questo momento esistono tre principali filiazioni internazionali: una di obbedienza Sousa Fontes; una di obbedienza Zdrojewski; e una che riunisce coloro che non riconoscono Sousa Fontes ma diffidano di Zdrojewski e delle voci che lo collegano al sottobosco dei servizi segreti francesi. Rendendo il quadro estremamente complicato, tutte le filiazioni usano sia la sigla latina OSMTH (Ordo Supremus Militari Templi Hierosolymitani) sia quella francese OSMTJ (Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem). Nascono pure una dozzina di altre organizzazioni e numerosi priorati nazionali “indipendenti”. Più tardi si formano varie federazioni internazionali, alcune peraltro di esistenza effimera. Gli scismi sono stati complicati negli ultimi anni dal desiderio – e dalla necessità – per tutti i gruppi neo-templari di prendere le distanze da una scheggia impazzita del loro movimento, l’Ordine del Tempio Solare, protagonista dei suicidi-omicidi del 1994-1997.

I  Priorati d’Italia

Le vicende italiane risentono di quelle internazionali e non sono meno complesse. Il Gran Priorato italiano, come si è accennato, nel 1815 si dissocia da Fabré-Palaprat e dalle sue credenze “gioannite”. L’autonomia è ribadita al Capitolo tenuto a Venezia nel 1867, e “sia pure con non molti membri”  il Gran Priorato continua la sua esistenza fino al 1945, quando il suo ultimo Reggente, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica (1888-1945), in carica dal 1925 e di idee politiche fasciste, è ucciso dai partigiani a Bologna.   Negli anni a seguire vi è una proliferazione di ordini e priorati dai quali scaturisce una dialettica fra due polarità, una cattolica e una laico-massonica: fra chi sogna di ricostruire l’Ordine del Tempio nell’ambito della Chiesa cattolica e chi è di solito contemporaneamente neo-templare, martinista e massone regolare o “di frangia”.

Diverse organizzazioni di obbedienza Sousa Fontes si costituiscono negli anni 1980. In data 19 febbraio 2005 lo stesso Sousa Fontes, impegnato in un tentativo di riorganizzazione mondiale dell’Ordine e con apposito decreto, istituisce una Gran Precettoria della Lingua d’Italia con giurisdizione su tutto il territorio italiano, nominando Gran Priore d’Italia la professoressa Leda Paola Tonon di Padova, in passato responsabile di un OSMTH – Gran Priorato Lombardo Veneto. A partire da questa data quindi, in linea di principio i Priorati e le numerose precettorie italiane di obbedienza Sousa Fontes, sono tutte riunite in un unico Gran Priorato d’Italia.

                     ROSARIO  MESSINA

Paola Leda Tonon

Paola Leda Tonon

I Cavalieri al Santuario di Vena

I Cavalieri al Santuario di Vena

Il Cavaliere Santino Rizzo

Il Cavaliere Santino Rizzo

Don Carmelo La Rosa

Don Carmelo La Rosa

L'ingresso in chiesa del GC Nicola Scibilia

L’ingresso in chiesa del GC Nicola Scibilia

I Cavalieri Templari in chiesa

I Cavalieri Templari in chiesa

La Santa Messa

La Santa Messa

L'investitura della Dama

L’investitura di Alessandra Possamai

L'investitura di

L’investitura di Antonio Francesco Italiano

La consegna del mantello

La consegna del mantello

Gerard Willery

Gerard Willery

I Templari siciliani in Portogallo a Coimbra nel 2010

I Templari siciliani in Portogallo a Coimbra nel 2010

Coimbra nel 2010, Scibilia, Villanti, Pinto Fontes e Rizzo

Coimbra nel 2010, Scibilia, Villanti, Pinto Fontes e Rizzo

Scibilia, Amb. Malta, Principe Policastro, Silvano Villanti e Crupi

Scibilia, Amb. Malta, Principe Policastro, Silvano Villanti e Crupi

A  Venezia Scibilia e Pinto Fontes

A Venezia Scibilia e Pinto Fontes

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

Cavalieri Gran Croce Silvio Crupi e Silvano Villanti

Cavalieri Gran Croce Silvio Crupi e Silvano Villanti

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Giardini Naxos (Me) – La Pro Loco Giardini Naxos organizza il primo convegno medico sulla salute orale del bambino, in collaborazione con l’Associazione Italiana Genitori A.Ge. Presente e Futuro onlus di Giardini Naxos e con la partecipazione dell’UNPLI provinciale di Messina. Il convegno si terrà presso l’Oratorio Don Bosco in via Fontana Serro n°1 a Giardini Naxos il giorno 14 maggio alle ore 15,15, grazie all’ospitalità di Monsignor Salvatore Cingari. L’evento, con finalità divulgativa, è rivolto a tutti i potenziali interessati alla salute orale dei bambini: genitori, odontoiatri, pediatri ed e gradita anche la presenza dei bambini. Lo scopo del convegno è quello di divulgare conoscenze che possono salvaguardare la salute orale dei bambini, nel corso della manifestazione odontoiatri e igienisti dentali illustreranno metodiche e linee guida che favoriscono la prevenzione e la cura delle patologie orali dei bambini. Il progetto è stato ideato e coordinato dal nostro socio prof. Riccardo Nucera, un medico Odontoiatra che si occupa da anni della cura di pazienti in età evolutiva; al convegno parteciperanno per i saluti il dott. Santi Gentile presidente provinciale dell’UNPLI Messina, il prof. Giuseppe Carmeni presidente della Pro Loco Giardini Naxos, la sig.ra Sandy Villari presidente A.Ge. Presente e Futuro onlus. Relazioneranno il prof. Riccardo Nucera sulla “Prevenzione e trattamento delle malocclusioni nel bambino”, la prof.ssa Angela Militi su “Eziologia e trattamento delle lesioni destruenti dei tessuti dentari del bambino”, e il dott. Igor De Pasquale sulla “Prevenzione della patologia cariosa nel bambino”. Seguirà una tavola rotonda sulla salute orale nel bambino alla quale parteciperanno: il dott. Luigi Iudicello (Pediatra, primario reparto pediatria Ospedale “San Vincenzo”- Taormina); la dott.ssa Maria Grazia Mazzeo (Pediatra, convenzionato SSR – Giardini Naxos); la prof.ssa Angela Militi ( Dottore in Odontoiatria, docente di pedodonzia presso l’Università degli studi di Messina); il prof. Riccardo Nucera ( Dottore in Odontoiatria, docente in ortodonzia presso l’Università degli studi di Messina); il dott. Igor De Pasquale (Dottore in Igiene Dentale, libero professionista). È consigliata la pre-registrazione al convegno inviando un sms al 3286976304 o mail ricardo.nucera@gmail.com con nome, cognome e la sigla ORIS – ai bambini presenti al convegno verrà rilasciato un attestato di partecipazione e gadget.

1X   Locandina

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L’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, ha assegnato il primo posto ad alcune scuole del territorio di Giarre Riposto che hanno partecipato ad un progetto riguardante l’educazione alla legalita.  Il meritato riconoscimento è maturato con lo spettacolo  “I luoghi della memoria” dedicato ai temi dell’Olocausto, bellissima iniziativa realizzata con il contributo dell’Assessorato Regionale P.I. ed elaborata dalla rete di scuole di Riposto-Giarre la quale, con il progetto “Una città per la Costituzione II Ed.”,  si è collocata al primo posto nella graduatoria dei progetti presentati da tutte le scuole della Regione. L’Assessorato ha premiato di fatto un percorso intrapreso nel Maggio 2014 che mette in rete 10 scuole del territorio Jonico-etneo, tante Associazioni, il Comune di Riposto con il patrocinio dell’ASAEC “Libero Grassi” di Catania, dell’Associazione “Gruppo Santo Calì” e del Coordinamento docenti referenti di educazione alla Legalità. L’obiettivo specifico è quello della divulgazione dei principi e valori della nostra Costituzione che oltre ad essere la “Carta” fondamentale dei diritti e dei doveri dei cittadini rappresenta anche (come afferma Don Ciotti) un formidabile testo antimafia da leggere a scuola e da rendere attuativo e operativo soprattutto fuori dalla scuola. Lo scopo è quello di far conoscere agli studenti (e a chi fuori dalla scuola lo avesse dimenticato o rimosso) il grande potenziale “ricostruttivo” che i principi Costituzionali avrebbero in tutti i settori dello Stato… se solo si volesse!! “Una città per la Costituzione…” è un contenitore di attività laboratorialiteatro civileartescultura – mostre – giornalismo d’inchiesta – turismo responsabile – che si prefiggono l’obiettivo di approfondire i tanti temi che afferiscono alla legalità, alla giustizia, alla democrazia e alla memoria di una storia recente che non riusciamo spesso a comprendere e a spiegare alle nuove generazioni. Le tematiche trattate diventano occasione di dibattito attivo anche attraverso incontri con esponenti della società civile in grado di trasmettere agli studenti il loro vissuto, le loro esperienze concrete. Un esempio valido per tutti è quello della giustizia che proietta gli studenti in una dimensione di stringente attualità dove l’incontro con testimoni di giustizia-familiari delle vittime di mafia.. magistrati e forze di polizia diventano, per loro occasione di riflessione ma anche di coinvolgimento emotivo di straordinaria intensità. Tante le giornate sociali e “civili” in cui migliaia di studenti impegnandosi nell’azione di conoscenza attiva e operativa del proprio presente e del proprio passato maturano quel grado di coscienza e consapevolezza civica, difettando la quale, come diceva Peppino Impastato “.. la mafia uccide … ma il silenzio pure..”. Uccide con la complicità di chi attraverso l’indifferenza e l’ignavia finisce per connivere con la cultura della morte piuttosto che con la cultura della vita. Questo e ancora altro è “Una città per la Costituzione” un’esperienza unica per il nostro territorio dal momento che gli studenti delle scuole in rete dedicheranno ai principi fondamentali della Costituzione i bassorilievi in terracotta che sono già stati installati nell’ottobre 2015 lungo la via Pio La Torre e che, a conclusione del progetto (Maggio 2016) qualificheranno altri quartieri della nostra cittadina. Sculture che testimonieranno dunque per “..le genti che passeranno..” il prezioso tesoro rappresentato dalla nostra Costituzione, che saranno realizzate dagli studenti degli Istituti Superiori (Geometri-Nautico- Commerciale), dell’Istituto Comprensivo “Verga” di Riposto, dal Liceo Scientifico “Leonardo” e dagli Istituti Superiori “Fermi-Guttuso” di Giarre.

I docenti che hanno curato il progetto

I docenti che hanno curato il progetto

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

Docenti del progetto con la Borsellino

Docenti del progetto con la Borsellino

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Giardini Naxos (Me)

“…Tacque; e il mal fermo Dio così rispose:
Ti riconforta, o Teti, e questa cura
Non ti gravi il pensier. Così potessi
Alla morte il celar quando la Parca
Sul capo gli starà, com’io di belle
Armi fornito manderollo, e tali
Che al vederle ogni sguardo ne stupisca…”

(Omero, Iliade, trad. di Vincenzo Monti, Canto 18, vv. 642-648)

Acqua, cielo, terra, fuoco. Chi non  ricorda dai tempi del liceo le formazioni oplitiche dei lacedemoni (gli abitanti della Laconia, spartani, ndr), ovvero quel particolare assetto dell’esercito serrato in ranghi di cinque uomini per otto pronto ad assaltare e a sbaragliare arditamente i nemici, avrà avuto modo di assistere lo scorso sabato, in piazza Kalkis, alla rappresentazione in costumi d’epoca proprio di questa forma di combattimento con cui i siracusani, al grido di Peripatheia! Kinesion! Embolo!,  ebbero definitivamente la meglio intorno al 408 a.c. sugli abitanti di Naxos, fedeli ad Atene, nell’ambito della prima edizione del Naxos Hellenic Fest.

La manifestazione, apertasi la sera del 30 aprile proprio con queste rappresentazioni “belliche”, brillantemente proposte dall’associazione di rievocazioni storiche “I cavalieri de li terre tarentine”, insieme  alla lettura di alcuni brani dello storico Timeo dedicati alle gesta del campione olimpico Tysandros, ha riscosso grande successo perché ha riportato indietro nel tempo, con la vivacità e la curiosità proprie del viaggiatore che desidera assaporare l’esperienza della storia, l’orologio a duemilasettecento anni fa, quando due gruppi di popolazioni ioniche di cultura ateniese: Calcidesi-eubei e Nassi (provenienti dall’isola di Naxos), guidati dall’ecista Teocle, si stanziarono nel 734 a.c. alla foce dell’attuale fiume Santa Venera per fondare la “nuova” Naxos, probabilmente incantati dal fascino dell’incontro tra mare e monti ed assoggettati alla vista della grande fucina di Efesto situata nelle viscere dell’Etna. L’avventura è poi proseguita nella mattina di domenica 1 maggio con la visita guidata condotta attraverso il Museo ed il Parco Archeologico dalla dott.ssa Vera Quattrocchi dell’associazione Gruppo Guide Catania, che con grande perizia ed entusiasmo ha illustrato ai numerosi presenti le tipicità culturali degli antichi abitanti di Naxos nelle pregevoli manifatture artistiche e nel culto degli dei (in particolare il culto della dea della guerra Enyo che si ritrova soltanto nell’omonima isola egea e ne qualifica indubitabilmente le ascendenze). E dal dott. Giovanni Bucolo dell’associazione Naxos Entertainment, ideatore dell’iniziativa che, insieme al prof. Giuseppe Carmeni, presidente della Pro Loco di Giardini Naxos,  durante il percorso fino all’interessante tempio urbano di Aphrodite, è intervenuto con letture drammatizzate di alcuni brani molto significativi tratti dagli scritti di Pericle e di Tucidite, eseguite dagli attori Daniele Reina, Mariangela Bellanuova e Francesco Papa.

 Il tutto, infine, è stato “condito” coi piatti tipici dell’antica tradizione ellenica, offerti dai ristoranti che hanno aderito all’iniziativa, nelle due versioni: Tysandros e Nausica. A base di carne il primo e di pesce il secondo, con un contorno di verdure grigliate, esattamente secondo le modalità di quel tempo. Carne e pesce, odori e sapori lievi e forti, dai colori forti di una tradizione antica fatta di roccia e zagare, di una terra aspra e forte irradiata dal sole e tormentata dall’umidità … di incantevole bellezza, che già da allora costrinse i viaggiatori di ogni tempo ad innamorarsene.

      Sergio Denaro

 

  Foto:  Rosario Messina

Il corteo storico sul lungomare Tysandros

Il corteo storico sul lungomare Tysandros

Sfilano gli Opliti

Sfilano gli Opliti

Il Corteo

Il Corteo

La sfilata

La sfilata

Personaggi del Corteo

Personaggi del Corteo

Personaggi di Naxos

Personaggi di Naxos

Ancelle e Sacerdotesse

Ancelle e Sacerdotesse

Timeo (Enrico Pappalardo) racconta la storia di Naxos

Timeo (Enrico Pappalardo) racconta la storia di Naxos

Nausika (Sara Pulvirenti) e Tysandros (Francesco Papa)

Nausika (Sara Pulvirenti) e Tysandros (Francesco Papa)

Gli Opliti

Gli Opliti

Ettore (Vito Maglie)

Ettore (Vito Maglie)

Il duello tra Paride e Menelao

Il duello tra Paride e Menelao

Il duello tra Ettore e Achille

Il duello tra Ettore e Achille

Ettore colpito a morte

Ettore colpito a morte

Gli Opliti in combattimento

Gli Opliti in combattimento

Da sin. Vito Maglie, il presentatore Maurizio Caruso e Gianni Bucolo

Da sin. Vito Maglie, il presentatore Maurizio Caruso e Gianni Bucolo

Gli Opliti al Parco Archeologico di Naxos

Gli Opliti al Parco Archeologico di Naxos (Foto Caminiti)

Gianni Bucolo racconta la storia di Naxos

Gianni Bucolo racconta la storia di Naxos (Foto Caminiti)

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TAORMINA – E’ stato un successo di pubblico e consensi l’incontro culturale svoltosi a Taormina nella splendida cornice del San Domenico Palace Hotel che ha visto come protagonista la scrittrice Dacia Maraini, ospite di Antonella Ferrara (Taobuk e Libreventi).

La Maraini, mai dimentica delle proprie radici isolane, è approdata nella Città del Centauro per presentare il suo nuovo romanzo “La bambina e il sognatore“, edito da Rizzoli. L’incontro è stato introdotto dalla stessa Antonella Ferrara, presidente del festival letterario TaobuK, nonché anima di Libreventi e Libreria Mondadori Taormina. A dialogare con la scrittrice è stata la giornalista Anna Mallamo, responsabile delle pagine culturali della Gazzetta del Sud. A dare una marcia in più alla serata, le letture saranno a cura dell’attrice Rita Patanè.  

Acuta e sensibile indagatrice della condizione della donna, Dacia Maraini, autrice di “Bagheria“, “La lunga vita di Marianna Ucrìa” con il quale ha vinto il Premio Campiello nel 1990 e dei racconti “Buio” con i quali si è aggiudicata il premio Strega nel 1999, ha spesso delineato nei suoi testi figure femminili carismatiche. Torna ora in libreria con un romanzo che per la prima volta nella sua produzione ha un protagonista maschile. Nani Sapienza è un maestro di scuola che porta nell’animo la ferita più grande che un padre possa sopportare: la perdita dell’unica figlia, Martina, ammalatasi di leucemia. Il dolore immenso ha stravolto la sua esistenza e quella della moglie Anita. 

Con questa narrazione potente, illuminata da un’intensa voce virile, Dacia Maraini ci guida al cuore di una paternità negata, scoprendo i chiaroscuri di un sentimento che non ha mai smesso di essere una terra selvaggia e inesplorata. Nani Sapienza lo capisce appena apre gli occhi: la bambina che lo ha visitato nel sonno non gli è apparsa per caso. Camminava nella nebbia con un’andatura da papera, come la sua Martina. Poi si è girata a mostrargli il viso ed è svanita, un cappottino rosso inghiottito da un vortice di uccelli bianchi. Ma non era, ne è certo, sua figlia, portata via anni prima da una malattia crudele e oggi ferita ancora viva sulla sua pelle di padre. E quando quella mattina la radio annuncia la scomparsa della piccola Lucia, uscita di casa con un cappotto rosso e mai più rientrata, Nani si convince di aver visto in sogno proprio lei. 

Ci sono sogni capaci di metterci a nudo. Sono schegge impazzite, che ci svelano una realtà a cui è impossibile sottrarsi. È sulla forza dei sogni che si muove il racconto. Le coincidenze non esistono, e in un attimo si fanno prova, indizio. Lui che nulla ha potuto per sottrarre sua figlia alla morte, cercherà di ritrovare la piccola scomparsa. Inizierà così un’indagine e il sogno si trasformerà in ossessione. Con la sua idea fissa, Nani contagia l’intera cittadina di S., nell’immobile provincia italian. E per primi i suoi alunni, una quarta elementare mai sazia dei racconti meravigliosi del maestro: è con la seduzione delle storie, motore del suo insegnamento, che accende la fantasia dei ragazzi e li porta a ragionare come e meglio dei grandi. Perché Nani sa essere insieme maestro e padre, e la ricerca di Lucia diventa presto una ricerca di sé, che lo costringerà a ridisegnare i confini di un passato incapace di lasciarsi dimenticare. Un’introspezione e, al tempo stesso, uno svelamento dell’inconscio: due percorsi correlati che sono da sempre i motori dell’impianto narrativo della Maraini.

La Maraini ha risposto alle domande di Anna Mallamo coinvolgendo il pubblico in un appassionante dibattito culturale che ha toccato i principali temi sui quali si basa il romanzo. Al termine della serata Dacia Maraini ha firmato numerose copie del romanzo acquistate dal pubblico.

Il pubblico

Il pubblico

L'intervista

L’intervista

L'intervento di Dacia Maraini

L’intervento di Dacia Maraini

Antonella Ferrara introduce la serata

Antonella Ferrara introduce la serata

Dacia Maraini firma il libro

Dacia Maraini firma il libro

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MessinaÈ stata inaugurata, presso la sede di Magika in Via Placida, 77/79 , la mostra fotografica di Giuseppe Leone “Sicilia. L’Isola del pensiero”. L’esposizione sarà visitabile fino al 20 maggio 2016.

La mostra descrive il percorso artistico di Giuseppe Leone, con una serie di fotografie ai Sali d’argento e Vintage (dal 1968 al 2013) che hanno per oggetto alcuni scorci siciliani.

La cura dell’esposizione è di Alessandro Mancuso, fotografo e responsabile della Magika, e di Sergio Todesco, etnoantropologo già direttore della Biblioteca Regionale di Messina. L’allestimento è opera di Emanuela Alfano e Federica Siciliano, collaboratrici di Leone.

Alla presentazione, dopo i saluti di Alessandro Mancuso, sono intervenuti Sergio Todesco, curatore della mostra, e Giuseppe Leone, autore delle fotografie, coinvolgendo il numeroso pubblico in un particolare viaggio nella storia de L’Isola del pensiero.

Si tratta di fotografie narrative, l’esposizione infatti è uno straordinario racconto articolato in una serie di “brani” che riescono a sintetizzare il lungo e complesso “pensiero” siciliano. E sono al contempo fotografie liriche perché con rara poesia descrivono il potere evocativo di alcuni scorci isolani. Le immagini sono accompagnate da particolari didascalie che, oltre a indicare il titolo e l’anno, presentano brevi descrizioni di quegli stessi paesaggi e monumenti, realizzate da scrittori e viaggiatori del Grand Tour come Goethe, Pirandello, Verga, Bufalino e Camilleri.

Durante la presentazione, Sergio Todesco ha delineato la figura del fotografo ragusano: “Giuseppe Leone è uno dei più famosi fotografi siciliani, amico di Antonio Uccello, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo…. Seguendo la lezione di Enzo Sellerio, ha dispiegato il suo sguardo fotografico quasi fosse un viatico per accompagnarlo nel suo viaggio sentimentale per la Sicilia. Nella mostra odierna i paesaggi, le persone e gli eventi sono trasfigurati attraverso la sua peculiare poetica e ricondotti a sparse tessere di quello straordinario mosaico che è la nostra isola, l’isola del pensiero”.

Giuseppe Leone ha iniziato il suo intervento dichiarando: “Siamo nell’era delle immagini, siamo pieni di immagini, ma è raro trovarne una che sintetizzi efficacemente il nostro momento storico, un’immagine icona”. Ha poi raccontato la genesi di questo progetto esposto a Messina: “Viaggiavo e scrivevo, tentando di rendere con le parole le immagini e gli scorci della nostra isola che mi colpivano di più, non solo ovviamente l’Etna, il teatro di Taormina, il tempio della Concordia, ma anche i gesti dei pescatori, le navi sullo Stretto, il passo veloce di due suore davanti alla cattedrale di Siracusa, non riuscivo però a tradurre le emozioni che provavo in scrittura, così mi sono affidato alla macchina fotografica, e poi agli scatti ho associato alcuni frammenti di testi di noti viaggiatori e intellettuali che hanno saputo rendere con le parole il genius loci di alcuni angoli della nostra terra”. Il fotografo ha poi concluso: “Le mostre fotografiche sono come un libro, vanno impaginate lentamente, perchè le foto non si guardano, si leggono!”.

Giuseppe Leone è nato a Ragusa dove vive e lavora. Ha esordito illustrando il volume di Antonino Uccello “La civiltà del legno in Sicilia” (1972). Le sue opere hanno illustrato numerose pubblicazioni italiane e straniere, tra queste le più note sono “La Pietra vissuta” con testi di Rosario Assunto e Mario Giorgianni (1978); “La Contea di Modica” con testo di Leonardo Sciascia (1973); “L’Isola Nuda” con testo di Gesualdo Bufalino (1988); “Il Barocco in Sicilia e Sicilia Teatro del Mondo” con testi di Vincenzo Consolo (1991); “L’Isola dei Siciliani” con testi di Diego Mormorio (1995); “Storia di un’amicizia” a cura di Giuseppe Prode (2015).

La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 20 maggio con i seguenti orari:

lunedì˃venerdì: 9,30/20,30

sabato˃domenica: 10,00/19,00

Leone e Tedesco

Giuseppe Leone e Sergio Todesco

La Mostra

La Mostra

Monterosso

Monterosso

Siracusa

Siracusa

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Presentato a Rosarno (Rc) il suo nuovo romanzo “Dimitri e Lada”

E’ un periodo quello che stiamo vivendo di grande fermento sul fronte letterario. Stanno venendo fuori tanti scrittori,sopratutto scrittrici,sembra che il gentil sesso abbia una predisposizione maggiore a scrivere,tutto questo è positivo se pensiamo che nel complesso in Italia si legge di meno,la pubblicazione di nuovi libri evidenzia l’amore di taluni nei confronti della scrittura e di altri nei confronti della lettura,amore che resiste ancora ai tempi di internet che ha cambiato profondamente la vita di noi tutti. Vogliamo parlarvi di Marilena Lucia Cittadino, giovane medico-scrittrice calabrese di Lamezia Terme,la quale dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia a Roma nonostante un periodo relativamente lungo di attività professionale è riuscita a dedicarsi al suo grande amore: la scrittura. Marilena inizia giovanissima a scrivere,in età post adolescenziale e inizialmente come lei stessa ci confida lo fa per sfogarsi. Il nostro incontro con Marilena Lucia Cittadino per una lunga intervista avviene a Rosarno (Rc) nella grande Piana di Gioia Tauro ed è curato dall’Associazione Onlus Medm-Arte la cui presidentessa è la veneziana Ambra Miglioranzi, da anni trapiantata a Rosarno,innamorata di una terra,la Calabria che sia pure alle prese con tanti problemi e spesso alla ribalta della cronaca nera per episodi di N’drangheta è ricca di natura,storia, e arte, in questa terra davvero tanto bella e generosa c’è ancora tanto da scoprire in attesa che magari con un turismo ragionato si possa inaugurare un nuovo corso che da anni in tanti aspettano. C’è pure un notevole fermento culturale e l’Associazione della quale è presidentessa Ambra Miglioranzi sarà protagonista fino alla prossima fine di giugno di una Rassegna molto interessante: “Frammenti d’Arte 2016” che ha in calendario tutti i giovedì del mese incontri con scrittori e altre iniziative culturali che si svolgeranno nella sede molto bella dell’Associazione rosarnese allocata in una splendida Villa- Museo che è una vetrina permanente di diverse forme d’arte tra le quali quella pittorica,come ci dichiara la straordinaria e vulcanica Ambra Miglioranzi non senza un pizzico d’orgoglio. Ma torniamo a Marilena Lucia Cittadino,protagonista del primo degli incontri organizzati nell’ambito di Frammenti d’Arte 2016”. Il medico-scrittrice scrive con una passione incredibile ed esordisce con “Guardo il camino…” una bella raccolta di poesie uscita per una casa editrice calabrese. Nonostante i suoi impegni di medico la portino all’inizio della carriera a peregrinare su e giù per la Penisola Lucia continua a scrivere con grande passione e “mette nel cassetto” diversi scritti che prima o poi riesce a pubblicare,nel frattempo fa un’esperienza professionale come medico a Taormina e si lega tantissimo a questa città e alla Sicilia che come lei stessa dice “la porto  nel cuore”.Uno dopo l’altro escono i suoi romanzi tenuti per un po nel “cassetto”, ed è così che vedono la luce “Annette” romanzo psicologico con uno sfondo erotico molto forte che come lei afferma è più  adatto alla lettura da parte di un pubblico femminile. In questo romanzo Marilena si espone al “rischio”, si fa per dire,di essere etichettata come dedita al genere di scrittrice di romanzi erotici. Passata questa parentesi vede la luce un nuovo romanzo: “Constance” che tratta della storia di una giovane italo-americana desiderosa di colmare il vuoto ereditato da un’infanzia solitaria e dopo tanti sforzi riesce a realizzare il sogno di diventare un grande chef,un romanzo pieno di colpi di scena e molto avvincente. E veniamo ai nostri giorni,esce “Dimitri e Lada” romanzo che Marilena ha presentato nel corso della serata organizzata per lei a Rosarno,si tratta di un romanzo che affronta temi importanti come l’omosessualità,i protagonisti sono due uomini giovani e la loro storia d’amore si snoda attraverso diverse vicissitudini,l’autrice dimostra di conferire ai protagonisti di questo suo romanzo una rilevante importanza sotto il profilo umano e si cimenta in una storia ora semplice,ora alquanto impegnativa,nel complesso sempre caratterizzata dallo stile,dal modo di scrivere di Marilena contraddistinto da una passione straordinaria,quella passione che questa prolifica scrittrice sembra possedere in quantità esagerate,il romanzo “Dimitri e Lada” dopo poco tempo dalla sua pubblicazione ha riscosso un notevole successo e sulla piattaforma “Amazon.it” dove è reperibile oltre che in diverse librerie della Penisola fioccano notevoli le richieste .Durante il pomeriggio a lei dedicato la scrittrice lametina  ci anticipa che presto farà uscire un nuovo romanzo al quale sta lavorando con la solita inesauribile passione,quel che ci colpisce di questa stupenda scrittrice calabrese è la sua solarità,la sua passione per la scrittura e la grande capacità di dare una caratura notevole ai personaggi dei suoi romanzi,viene da pensare che prima o poi qualcuno di questi romanzi possa essere sceneggiato e finisca col diventare un film. Ci congediamo dalla straordinaria Marilena Lucia Cittadino strappandole la promessa che presto verrà in Sicilia per presentare i suoi bei libri,non dimenticando che è stata autrice di poesie molto belle che sono frutto di momenti di riflessione della sua vita.

                     Salvo Fazio

 

Copertina Libro

Copertina Libro

I suoi libri

I suoi libri

3x L'Autrice

la dott.ssa Marilena Lucia Cittadino

Un momento dell'incontro

Un momento dell’incontro

Al centro Marilena

Al centro Marilena

Il brindisi finale

Il brindisi finale

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Roccalumera (Me) –  Sabato 7 e Domenica 8 maggio due giornate dedicate al primo raduno nazionale dei club della mitica Vespa della Piaggio. Saranno due giornate dedicate ad un giro turistico che farà tappa in alcune nelle località della riviere jonica (Alì Terme, Fiumedinisi, Sa. Tertesa di Riva, Nizza di Sicilia, Giardini Naxos, Letojanni, Savoca).

Le iscrizioni per partecipare all’evento organizzato dalla “Vespa Club Italia”, inizieranno presso il ritrovo “A18 Sottozero” sul lungomare di Roccalumera sabato 7 maggio alle ore 14,30.

mail:  roccalumera@vespaclubditalia.it

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