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1X Cucciolo La Pet Therapy ha raggiunto nuove frontiere. Un rifugio statunitense per animali, nello stato dello Utah è stato attrezzato con tecnologie in grado di far interagire utenti online con i gatti ospiti del rifugio. Si tratta del rifugio Murray di Deann Shepherd che ha lanciato il nuovo servizio nella speranza di sfatare il mito che i rifugi per animali siano posti tristi e deprimenti. E’ stata riservare una stanza del rifugio a tre gatti con giocattoli telecomandati. Giocattoli, manco a dirlo, gestiti da “internauti” che collegandosi al sito iPet possono giocare via internet con i micetti.
In Giappone si stanno diffondendo con successo i Cafè Neko (in giapponese Neko vuol dire gatto) dove è possibile consumare un caffè in compagnia di ospiti a quattro zampe. I piccoli felini, tengono compagnia ai clienti, i quali entrando nel caffè possono scaricare le tensioni, rilassarsi e divertirsi giocando con i gatti e accarezzandoli. All’interno dei Cat Cafè i felini ovviamente possono contare su spazi privati, cucce e ceste in cui possono rifugiarsi quando vogliono rimanere da soli. Il Cat Cafè rappresenta la soluzione ideale per chi vorrebbe possedere un gatto ma per diverse ragioni non può acquistarne uno, o semplicemente per tutti coloro che desiderano relazionarsi con un felino.
La tradizione del Cat Cafè ha preso il via a Taiwan, presso il Cat Paradise di Taipei, e si è sviluppata velocemente nel Sol Levante anche perché i regolamenti condominiali nipponici vietano agli inquilini di avere un animale domestico. In tutto il Giappone attualmente si contano oltre cento Neko Cafè, di cui una quarantina a Tokyo, nonostante le proteste degli animalisti che hanno messo in evidenza possibili stress per gli animali, sottoposti al contatto costante con gli esseri umani. In Giappone, intanto, il trend si sta diffondendo a tal punto che stanno sorgendo Cat Cafè specializzati: per esempio, solo con gatti neri, solo con gatti grassi, solo con mici trovatelli, e così via.
In Giappone i gatti se li portano anche in ufficio per aumentare la produttività e il benessere dei dipendenti, più raramente succede anche qui in Italia, ma ora i gatti possono essere sempre presenti nelle nostre vite. E in Italia? Anche nel Bel Paese cresce la considerazione dei piccoli amici a quattro zampe che si sta iniziando ad ammettere anche nei luoghi pubblici.
Nel 2014 nasce a Torino in un piccolo bistrot il primo “Cafè Neko”. Da qualche mese anche a Roma è stato realizzato un Cat Cafè con una piccola colonia felina che ha a disposizione giochi, tiragraffi alti come piccoli alberelli, percorsi e giochi vari. Cosicchè tra un caffè ed una tisana è possibile giocare con i miciotti. Anche nel nostro Paese sta per diffondersi questa tradizione, che in Europa è iniziata a Vienna.
Ma non è finita qui poiché un’altra novità sta interessando gli animali da compagnia i quali, dora in avanti potranno far visita al proprio padrone ricoverato in ospedale. Due regioni, la Toscana e l’Emilia-Romagna, hanno approvato delle linee guida per regolamentare l’accesso di cani e gatti nelle strutture sanitarie. Lo scopo è quello di ricreare l’affetto della famiglia per quei pazienti ricoverati in ospedale per guarire prima e meglio. Ora sarà possibile, infatti, ricevere la visita anche dei propri cari……. a quattro zampe. E’ stato comprovato come il rapporto affettivo tra il paziente e il proprio animale fa bene anche alla salute. Lo dimostra la scienza. Per questo le strutture sanitarie sono state invitate ad agevolare il contatto dei pazienti, anziani e bambini in particolare, con il proprio mondo affettivo. Ci sono naturalmente delle regole da seguire: gli animali devono essere quelli che vivono nelle famiglie dei pazienti ricoverati e devono essere iscritti all’Anagrafe animali d’affezione. Il loro accesso in ospedale viene consentito secondo un regolamento interno e compatibilmente con lo stato di salute dei pazienti. La richiesta di accesso dovrà essere presentata all’Unità operativa dal paziente stesso o da un suo familiare. In ciascuna Unità operativa sarà ammesso un animale per volta, con tutti i supporti adeguati (collari, pettorine, guinzaglio, disponibilità di una museruola).
Le organizzazioni che si occupano dei pazienti ricoverati in ospedale chiedono da tempo che siano ammessi gli animali domestici nelle corsie, soprattutto per stare vicino ai pazienti gravi o con difficoltà di deambulazione. La richiesta rientra nella cosiddetta pet therapy, una terapia dolce, basata sull’interazione uomo-animale. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e, tramite questo rapporto, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.
I nostri amici a quattro zampe sono stati riconosciuti come veri e propri terapeuti nella Pet Therapy che utilizza il rapporto uomo-animale, ricco di numerosi potenziali terapeutici naturali che vengono incrementati in tali contesti attraverso l’utilizzo di metodologie e tecniche specifiche. Ad essere utilizzati nella Pet Therapy possono essere animali domestici o addomesticabili di vario tipo tra i quali cani, gatti e cavalli sono i più comuni. Tuttavia, questo crescente tipo di impiego degli animali per il miglioramento della salute umana studia e applica con grande successo, in base alle necessità, anche conigli, criceti, uccelli, pesci, delfini e persino quegli animali considerati nella tradizionale e antica visione contadina solo come animali d’alimentazione o da lavoro, quali mucche, asini e capre.
Il termine “Pet Therapy ” è stato coniato nel 1953 in America da uno psichiatra infantile di nome Boris Levinson e designa oggi una serie complessa di interventi volti a migliorare la salute psicofisica dell’uomo e basati sull’utilizzo del rapporto uomo-animale. In realtà, l’uso degli animali da compagnia (pets) come supporto ad altre forme di terapia affonda le sue radici in tempi molto lontani: una forma storica di terapia con gli animali è quella che veniva utilizzata già da Ippocrate il quale consigliava, per combattere problemi d’insonnia, di mancanza di energia e sintomi legati allo stress, una forma molto spontanea e destrutturata di quella che oggi è l’ippoterapia. Quest’ultima è stata sperimentata nel diciannovesimo secolo anche in Francia per supportare efficacemente la riabilitazione di portatori di handicap neurologici, ma ancora prima altre forme di utilizzo degli animali per migliorare le condizioni di salute dei pazienti sono state rintracciate in altri paesi in cui, soprattutto cani e gatti, riuscivano spontaneamente a produrre il miglioramento dell’umore di persone con problemi psichici.
Spesso la Pet Therapy è considerata una terapia semplicemente basata sul contatto con gli animali. Come mostrano alcune esperienze, la vicinanza e il rapporto con un “pet” possono effettivamente essere di per se stessi naturalmente in grado di migliorare la salute fisica o psicologica. Tuttavia, si può parlare veramente di terapia in senso stretto solo in alcune forme più strutturate di cura con l’uso di animali che devono avere particolari caratteristiche. L’impiego di certi animali, come ad esempio i cavalli, sono utili sotto l’aspetto psicomotorio. Infatti è possibile utilizzare vere e proprie forme di riabilitazione a schemi e abitudini posturali e motorie che possono agire stimolando il tono muscolare in situazioni di atrofia e favorendo la motricità fine anche in persone con handicap. Le possibilità di applicazione della terapia con gli animali sono innumerevoli e sono legate sia alle caratteristiche degli animali scelti, che alle tecniche ed ai metodi utilizzati. Una delle principali aree di applicazione riguarda i disturbi dell’umore . Infatti, l’isolamento, la solitudine, la malinconia e persino forme affettive negative più stabili come la depressione risentono positivamente del rapporto con animali a cui fare le coccole, condividendo attività di gioco. La piacevole attività di accarezzare un animale, anche grazie alla capacità di stimolare la produzione di endorfine (neuromediatori del piacere), si è dimostrata anche un valido aiuto per prevenire e combattere lo stress : tende a calmare ed a diminuire comportamenti violenti e conflittualità, dimostrandosi capace nel tempo di abbassare i parametri fisiologici della pressione sanguigna e i livelli di colesterolo cattivo.
Un’altra importante area di applicazione delle attività svolte con gli animali a supporto della salute riguarda le malattie neurologiche e cardiocircolatorie , quali demenze senili, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, convalescenza dal coma, ictus o infarti, in presenza delle quali è possibile svolgere delle attività mirate alla riabilitazione e alla stimolazione motoria, soprattutto attraverso esercizi in cui si può stimolare la deambulazione con la conduzione dell’animale in modo meno noioso e più motivante, favorendo al contempo il miglioramento dell’umore che generalmente risente della diagnosi di queste malattie. Nei casi in cui siano presenti limitate capacità di movimento degli arti superiori è possibile favorire la mobilitazione di essi e l’esercizio della manualità attraverso l’interazione fisica con l’animale, carezzandolo, spazzolandolo o attraverso attività di gioco correttamente guidate e graduali che prevedono il lancio di un oggetto o di una pallina morbida.
Lo stesso fondatore del termine Pet Therapy ha utilizzato questo tipo di terapia inizialmente in patologie psicotiche come l’autismo, assecondando la spontanea tendenza di alcuni bambini autistici a sentirsi rassicurati dal rapporto con alcuni animali, come il cane, il cavallo o il delfino, che diventano velocemente in grado di stimolare delle aperture nel loro mondo apparentemente inviolabile. La capacità di alcuni animali di infondere sicurezza consente già da tempo di utilizzarli come un valido aiuto nel trattamento di disturbi post-traumatici, di fobie relative a cose o situazioni e in alcuni paesi è già un’abitudine l’intervento di riabilitazione psicologica in casi in cui, in seguito al sequestro o allo stalking (persecuzione), sia presente una paura paralizzante che costringe a restare chiusi in casa. Questo tipo di intervento è molto simile a quello adottato in presenza di problemi sensoriali o motori che, generando insicurezza, tendono a produrre un isolamento che può essere superato gradualmente attraverso la terapia con un animale.
Esistono inoltre altre applicazioni della Pet Therapy che servono a stimolare la salute fisica o psicologica oppure l’apprendimento e l’educazione. È possibile infatti, con la collaborazione degli animali addestrati, migliorare alcuni disturbi dell’apprendimento attraverso percorsi educativi per tappe sviluppati ad hoc.
Ugualmente utile è la possibilità di utilizzare alcuni animali come lubrificanti sociali, grazie alla loro capacità di facilitare gli scambi sociali e la conversazione nonché alla capacità che possiedono di aiutare a sviluppare abilità relazionali come l’empatia e la comunicazione attraverso i canali non verbali e paraverbali, cioè mediante l’utilizzo in modo più consapevole ed efficace del corpo, dello sguardo, dei gesti e dell’intonazione della voce. A questo proposito, l’utilizzo dell’interazione di animali con i bambini si è dimostrata un valido strumento per migliorare lo sviluppo intellettivo e relazionale sulla base di scambi in cui ogni bambino può essere motivato al superamento del narcisismo e della propria prospettiva, al fine di capire i pensieri, i desideri e le possibilità del proprio compagno di giochi.
Anche eventi negativi e inaspettati, come la perdita di un animale da affezione possono rappresentare un momento di crescita psicologica in quanto, se ben gestiti, possono aiutare a comprendere l’esperienza della morte, “caratteristica naturale della vita”.

                                                                                                    ROSARIO MESSINA

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