GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Etna

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Giovedì 17 dicembre, alle ore 10, si terrà l’inaugurazione, nei locali di via Sclafani 40 (Acireale), dell’attività di ConLab Acireale, per i 5 team selezionati a seguito della II Call for Ideas, lanciata lo scorso settembre dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Fondazione Città del Fanciullo Acireale, Diocesi di Acireale e Credito Siciliano – Rete Commerciale CREVAL. Saranno presenti mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale ed i giovani che intraprenderanno il percorso.
ConLab Acireale è uno spazio di coworking dedicato esclusivamente ad attività auto-imprenditoriali. E’ un laboratorio di creatività dove, i giovani membri dei team, con le loro idee e competenze, possono incontrarsi, collaborare e sviluppare attivamente i propri progetti, usufruendo delle attività e servizi proposti dal Conlab.

Sala Laudano

Sala Laudano

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Si è svolto su iniziativa dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti regionale con la collaborazione di Assostampa. Da gennaio l’unità mobile oftalmica con gli oculisti girerà tutte le altre province siciliane. Riscontrate diverse patologie – tra le più frequenti le congiuntiviti, anche allergiche, e l’occhio secco. Le misure anti-covid sul camper

 

Una visita

Una visita

“Stamattina abbiamo eseguito uno screening per una categoria a rischio come quella dei giornalisti riscontrando diverse patologie – tra le più frequenti le congiuntiviti, anche allergiche, e l’occhio secco - a conferma che le visite sono fondamentali per controllare chi utilizza molto gli schermi a luce blu“.

Lo ha detto al termine della prima giornata, quella catanese, della campagna lanciata dalla sede regionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti con il sindacato dei giornalisti Assostampa, la dottoressa Lucia Scalia, l’oculista che ha effettuato le visite sull’unità mobile oftalmica dell’Uici, un camper perfettamente attrezzato per le visite specialistiche.

“Da queste visite – ha commentato il segretario di Assostampa Catania Orazio Aleppo – è stato confermato come quella dei giornalisti sia una categoria a rischio ipovisione. Stare davanti a un pc per la luce blu causa seri danni alla vista. Dunque stiamo attenti e verifichiamo lo stato dei nostri occhi”.

“Il ciclo di visite – ha spiegato Gaetano Minincleri, presidente regionale dell’Uici – è partito oggi da Catania e proseguirà in gennaio in tutti i capoluoghi della Sicilia con lo scopo di dare una possibilità di screening gratuito ai giornalisti, perché, stando per molte ore davanti ai computer, potrebbero avere problemi di ipovisione. Fornendo loro questo supporto intendiamo sensibilizzarli perché ci aiutino nell’opera di prevenzione delle malattie della vista“.

“Dopo questa esperienza – ha confermato Antonio Leo, redattore del Quotidiano di Sicilia – posso dire che noi giornalisti possiamo e dobbiamo far tanto per far crescere nei lettori, nei cittadini, la cultura della prevenzione. Di fondamentale importanza per proteggerci dai rischi dell’ipovisione“.

“Quest’anno – ha aggiunto Minincleri – abbiamo limitato gli screening a causa del coronavirus, ma dal prossimo contiamo di riprendere a pieno ritmo le visite sulle nostre unità mobili, nella speranza anche che l’Assessore regionale alla Sanità si decida finalmente a sottoscrivere il protocollo d’intesa con l’Uici come previsto dalla Legge 284, che destina fondi specifici per la prevenzione. Rivolta non soltanto agli studenti, ma anche agli anziani, compresi quelli delle Case di riposo“.

Una curiosità: il camper dell’Uici, per via dell’attività eruttiva dell’Etna, era pieno di cenere lavica. E del fenomeno ha parlato Alberto Cicero, presidente regionale di Assostampa.

“Questo screening è importante – ha detto – per la nostra categoria, particolarmente soggetta a ipovisione per via dell’uso dei videoterminali. Ma a Catania ci sono anche specifiche peculiarità che contribuiscono a irritare i nostri occhi, come appunto la cenere lavica”.

Ha commentato l’iniziativa anche Vittorio Romano, redattore de La Sicilia, che “Rimanendo ore e ore davanti al pc” ha lamentato “problemi soprattutto di lacrimazione e secchezza degli occhi”.

“Dagli oculisti dell’Uici – ha detto – ho ricevuto ottimi consigli su come utilizzare meglio il computer e su colliri per evitare la secchezza dell’occhio”.

Va ricordato infine che l’unità mobile oftalmica è munita di dispositivi – pannelli in plexiglas, una speciale lampada a fessura, disinfettanti a base di sostanze cloro-attive, materiali usa e getta -, per garantire la massima sicurezza anti-covid di pazienti e operatori. Tra l’altro sono state anche distribuite gratuitamente delle mascherine monouso.

Una visita

Una visita

Il controllo della vista

Il controllo della vista

Una delle tante visite agli occhi

Una delle tante visite agli occhi

Precauzioni anticovid

Precauzioni anticovid

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Le Picciotte

Le Picciotte

Per chi avesse visto la puntata di Striscia la Notizia di sabato 28 novembre 2020 non ha potuto fare a meno di notare ed ammirare  le cravatte che indossavano Ficarra e Picone.  Due accessori ben azzeccati per i due conduttori siciliani poichè decorate con i simboli della Sicilia:  la Trinacria e il Pupo Siciliano.  Le due cravatte fanno parte di una nuova linea di pelletteria personalizzata denominata “Picciotte” realizzata da una giovane creatrice siciliana, Chiara Carrà originaria di Giardini Naxos. Una stella nascente, decoratrice di pelletteria e nel contempo organizzatrice di eventi. Le cravatte indossate dai due famosi comici siciliani a Striscia la Notizia sono stati motivo di grande soddisfazione per la giovane artista che sta già riscuotendo un grande successo con le sue decorazioni  personalizzate. Kyara (questo il suo nome nei social),  può essere considerata un’artista poliedrica che inneggia la Sicilia poichè dell’arte ne ha fatto sia il suo hobby ché il suo quotidiano vivere. Può essere considerata anche una portabandiera della sua terra poichè con le sue decorazioni che rievocano i colori ed i simboli dell’Isola, elogia la Sicilia personalizzando scarpe, borse e accessori.

La sua poliedricità  ed il desiderio di pubblicizzare le bellezze della sua terra, si  concretizzano non solo con le sue decorazioni personalizzate ma, anche a organizzando matrimoni ed eventi di stranieri nella zona Ionico Etnea una delle aree più suggestive dell’Isola. In passato ha organizzato delle fiere dell’artigianato e degli hobbies, anche a Giardini Naxos e spera di poter continuare a organizzare questi eventi per poter far conoscere i tesori e i talenti siciliani. Da poco ha creato una nuova linea di pelletteria personalizzata denominata “Picciotte bags shoes & co.” che sta avendo successo in quanto originale e alla portata di tutti. La giovane decoratrice, è conosciuta e richiesta soprattutto fuori dalla Sicilia per le sue particolari statuine in porcellana somiglianti alle persone denominate “Cake Toppers Mini-Te Mini-Voi“.

La sua creativà comunque ha già in cantiere un altro ambizioso programma, quello  di creare una “comitiva” di artisti emergenti locali che intraprendano un “viaggio” artistico spaziando tra la musica, moda, arte dipinta e modellata, poesia e danza. In parole povere è questo  il suo sogno nel cassetto ovvero  quello che le persone talentuose, figli di questa terra, siano maggiormente prese in considerazione ed essere amate e valorizzate anche e soprattutto in casa loro.

         ROSARIO MESSINA

 

Ficarra e Picone nella puntata di Striscia la Notizia del 28 novembre 2020 indossano le cravatte di Kyara Carrà.

Ficarra e Picone nella puntata di Striscia la Notizia del 28 novembre 2020 indossano le cravatte di Kyara Carrà.

Salvatore Ficarra con la cravatta di Kyara

Salvatore Ficarra con la cravatta di Kyara

Valentino Picone

Valentino Picone con la cravatta di Kyara

Il nome della collezione "Le Picciotte" nei titoli di coda di Striscia la Notizia

Il nome della collezione “Le Picciotte” nei titoli di coda di Striscia la Notizia

Chiara Carrà

Chiara Carrà

Un paio di scarpe personalizzate

Un paio di scarpe personalizzate

Le cravatte indossate da Ficarra e Picone

Le cravatte indossate da Ficarra e Picone

Una borsa dipinta

Una borsa dipinta

Orecchini

Orecchini

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3 Giuseppe Santoro

Giuseppe Santoro

Potremmo parlare di ingegnosità ai tempi del coronavirus che vede protagonisti due ristoratori siciliani uno di Giardini Naxos e l’altro di Fiumefreddo di Sicilia i quali, per arginare la crisi dovuta all’emergenza cov19  che sta mettendo in ginocchio l’economia ed in particolare  il comparto della ristorazione hanno varato una serie di progetti culinari per ridare tono alle loro attività di ristorazione. A raccontarci i particolari di questa storia è  Giuseppe Santoro, ristoratore giardinese il quale  ha attivato, con l’aiuto del collega pizzaiolo Alessandro De Natale di Fiumefreddo di Sicilia, un laboratorio di ricerca e sviluppo per una serie di progetti riguardanti la Pizza e non solo.

 Una prima ricetta, frutto di una rivisitazione di passate esperienze culinarie, è la “Pizza Ikea”. La ricetta fa parte di un progetto ben definito e, a breve,  potrà’ essere degustata  comodamente a casa propria, perché la si potrà ricevere con un corriere apposito e, “montarla a casa”.

La “Pizza Ikea” fa parte del progetto di Giuseppe Santoro denominato “Cucina a Modo mio. A tal proposito Santoro ha attivato un LAB dove si occupa di formazione. Nei prossimi mesi è in programma la collaborazione con vari chef tutti siciliani per un buon 70% e, altri, provenienti da tutta la penisola che realizzeranno delle master class dedicate non solo ai professionisti ma anche dilettanti. Il progetto prevede corsi dedicati a chi ha voglia di riqualificarsi, dalla pizza al gelato, alla pasticceria e non solo, ma anche pane, pasta e anche beverage.

Nel contempo Santoro, che non e nuovo a queste iniziative, in attesa che il progetto si perfezioni, continua con la passione che lo contraddistingue a ricevere premi. L’ultimo è stato quello dell’associazione AOCRI  (Associazione Operatori e Consumatori della Ristorazione Italiana) consegnato nel mese di Ottobre, per la valorizzazione dell’arte Culinaria e Gastronomica Italiana nel Mondo.

 La nuova ricetta di “Pizza Ikea” oltre ad essere stata registrata sul Sito Mysocialrecipe con un codice che riporta la certificazione di autenticità Infocert, ente autorizzato dal Governo Italiano, sarà anche pubblicata in un libro dedicato al Sale che uscirà nei primi mesi del 2021, realizzato e scritto da un noto Chef Italiano.

Non è la prima volta che Santoro si adopera nella promozione del Made in Italy. A tal proposito, nel 2018, aveva ricevuto un premio dal Consorzio Parmigiano Reggiano, per aver creato una ricetta con diverse stagionature di Parmigiano. In quella occasione, uno degli ambasciatori più celebri del famoso prodotto, Massimo Bottura, aveva inviato una mail alla serata di consegna, congratulandosi con Santoro per la promozione dei prodotti Italiani all’estero e l’utilizzo degli stessi.

Dopo aver lavorato qualche anno all’estero, Santoro oggi è ritornato in Sicilia dove ha ripreso ad insegnare In un alberghiero professionale  di Giardini Naxos e anche a Randazzo su un’altro alberghiero dove anche li tramanda la sua passione e amore per la  gastronomia Italiana e non solo.

La gustosa pizza di Santoro

La gustosa pizza di Santoro

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Alessandro De Natale

Giuseppe Santoro

Giuseppe Santoro

 

 

In merito al progetto Santoro ha detto: “il Covid ha cambiato le nostre abitudini e costumi il mio obiettivo e’ promuovere oltre il Made in italy, la nostra Isola, e quale miglior modo se non l’utilizzo dei prodotti nostrani, rielaborando studiando e valorizzando le nostre materie prime, questa sara una delle tante, l’obiettivo è farne ancora non solo con la pizza, ma con la pasta, i dolci della tradizione e altro ancora, per conoscere i prodotti e i nostri corsi, basta seguirci sul nostro portale cucinamodomio.com Infine eccovi la nostra ricetta, che troverete anche sul Portale Mysocialrecipe, con gli ingredienti e le dosi.”

 

 

 

 

 

 

LA RICETTA DI SANTORO:  LA PIZZA AL SALE

2 fotoSi tratta di Una ricetta rivisitata che utilizza l’antica tradizione dell’Arte Bianca Mediterranea, la quale vuole che alla fine di ogni impasto e preparazione dei pani, questi venivano cotti in un forno a legna, alimentato con i rami di ulivo, arancio, mandarino, e limone, raccolti durante la potatura, e accatastati per l’utilizzo e la preparazione del pane o la pizza durante tutto l’anno; usualmente veniva prodotto 1/2 volte la settimana, una parte di questo impasto veniva lasciato a parte per fare le famose cuzzole che potevano essere dolci o salate. Un’altra parte di questo impasto veniva messo in delle teglie tonde chiamate anche padellini ben oliate con olio o della sugna e spianate a mo’ di focaccia, venivano infine ricoperte di sale grosso marino delle saline trapanesi IGP, che oltre a non farle asciugare formavano una crosta naturale che gli trasmetteva degli odori particolari, e sembra di sentir la brina di mare quando leggermente agitato. Rimaneva così anche per giorni a seconda di quando il forno veniva riacceso. La maturazione e lievitazione al sale era lenta e avveniva in una zona asciutta ma areata, il più delle volte in cantina o nella zona dispensa dove si trovava ogni ben di Dio dei vari raccolti. Da qui la rivisitazione della mia Pizza al Sale. Veniva farcita in diversi gusti, con pomodoro e aglio e origano, con farcitura di salsiccia e verdure dei campi cotte e condite con olio e limone, con le acciughe sott’olio, e prodotti poveri del territorio, delle volte la trovavi in sostituzione del pane e veniva messa al centro della tavola ancora calda, anche come Puccia a mo’ di pane, con rosmarino e origano, o solo dei pomodorini pigiati sopra. In questo caso ne abbiamo fatta una pizza focaccia gourmet se così vogliamo definirla, da utilizzare come apristomaco o stuzzichino per l’aperitivo. Abbiamo deciso di condirla con prodotti del territorio che vengono utilizzati, visto il loro processo di conservazione, tutto l’anno. GLi Ingredienti della nostra Pizza al Sale: stracciatella di bufala e scorza di limone siciliano, pomodorino ciliegino di pachino candito, acciughe sott’olio dei presidi sciacchitani, uvetta passa di Passopisciaro alle pendici dell’Etna, mandorle tostate di Castelmola zona sopra Taormina, polvere di finocchietto selvatico raccolto alle pendici dell’Etna disidratata e resa in polvere, per una conservazione più lunga, senza alterarne gli odori e sapori, e per finire olio evo siciliano di oliva Nocellara dell’Etna selezionato da uno chef stellato.”

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2 Panchina rossa

La panchina rossa dedicata alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza istituita è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG ad organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

La data della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne segna anche l’inizio dei “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women’s Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.

In molti paesi, come l’Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L’idea è nata da un’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet, Zapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all’omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. L’installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia.

Nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 è stato precisato che si intende per violenza contro le donne “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”. La violenza contro le donne è ritenuta una manifestazione delle “relazioni di potere storicamente ineguali” fra i sessi, uno dei “meccanismi sociali cruciali” di dominio e discriminazione con cui le donne vengono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini per impedirne il loro avanzamento.

Richiamando quanto deliberato nella Terza e nella Quarta Conferenze mondiali sulle donne svoltesi a Nairobi nel 1985[e a Pechino nel 1995 con la partecipazione di rappresentanti di 140 nazioni, la risoluzione inserisce questo tema nella più ampia questione dei diritti umani, sottolineando come la violenza contro le donne sia un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace, e come si renda necessaria l’adozione di misure volte a prevenire ed eliminare tutte le forme di discriminazione, specie per le donne maggiormente vulnerabili (appartenenti a gruppi minoritari, indigeni, donne rifugiate, donne migranti, donne che vivono in comunità rurali o remote, donne indigenti, anziane, con disabilità, e donne che si trovano in situazioni di conflitto armato).

ll 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana furono uccise le tre sorelle Mirabal Patria Mirabal, Minerva Mirabal e Maria Teresa Mirabal, attiviste politiche, per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961). Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.

Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani.

Nel 1993 l’ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.

1 Stop violenza sulle donne

Stop alla violenza sulle donne

Violenza sulle donne. Dati a livello globale

La prima grande rilevazione globale, con dati provenienti da tutti il mondo, è stata promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicata nel 2013, con l’obbiettivo di rilevare dati su due distinte forme di violenza contro le donne – quella compiuta da un partner e quella compiuta da un diverso soggetto (amici, conoscenti, estranei, altri membri della famiglia) – e di documentarne gli effetti sulla salute psicofisica delle donne vittime di violenza.[Il risultato ha messo in luce un dato sorprendente: nel mondo mediamente il 35,6% delle donne aveva subito violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner, o violenza sessuale da parte di un non partner. In particolare, il 38% degli omicidi a danno di donne erano stati compiuti da loro partner. I dati hanno anche messo in luce la portata endemica del fenomeno, pervasivo a livello globale, pur nella diversa gradazione delle percentuali locali e regionali, dal 37,7% delle regioni del sud est asiatico, al 24,6% delle regioni del Pacifico occidentale. A livello di conseguenze sulla salute, l’inchiesta ha stabilito che le donne vittima di violenza, rispetto alle altre donne, hanno il doppio di probabilità di soffrire di depressione, più del doppio di avere problemi mentali o di soffrire di alcolismo; sono più soggette a malattie virali e maggiormente esposte a tentativi di suicidio.

Uno studio globale sugli omicidi di donne correlati al genere (o “femminicidi”, laddove le legislazioni nazionali prevedano questo termine) pubblicato nel 2019 dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODOC) sulla base delle statistiche degli omicidi fornite dalle diverse nazioni, comprensive della segnalazione dei rapporti tra la vittima e l’autore del reato e/o il movente, ha rilevato che nel 2017 sono morte nel mondo ogni giorno 137 donne per mano del partner o di un familiare: circa 50.000 (58%), ossia circa 6 donne su dieci, su un totale di 87.000 uccise intenzionalmente, percentuale in crescita dell’11% rispetto alla rilevazione 2012.A livello globale le vittime degli omicidi compiuti all’interno della famiglia sono per il 64% di sesso femminile; l’82% se a compiere l’omicidio è il partner.

IN  ITALIA

L’indagine ISTAT del 2014 ha rilevato che il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Un rapporto del 2018 relativo alle molestie sul luogo di lavoro ha messo in luce che nel corso della loro vita, 1 milione e 100 mila donne (pari al 7,5% delle lavoratrici) ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera.

Confrontando gli omicidi volontari di donne nel 2018 (133 omicidi, pari allo 0,43 per 100.000 donne), l’ISTAT ha collocato l’Italia fra i paesi europei con una più bassa percentuale, dietro solo a Grecia e Cipro; ai primi posti Lettonia e Lituania. È stato tuttavia evidenziato come mentre la serie storica rilevi un notevole calo degli omicidi di uomini nel corso di 25 anni (da 4,0 per 100.000 maschi nel 1992 a 0,8 nel 2016), il numero di donne uccise registrate nello stesso periodo (da 0,6 a 0,4 per 100.000 femmine) rimanga perlopiù stabile.

Nell’opuscolo pubblicato dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a sostegno della campagna “…questo NON E’ AMORE” per aiutare le vittime di violenza a vincere la paura di denunciare, i dati parlano di un aumento delle vittime di sesso femminile dal 2016 (68%) al 2019 (71%). Sia le vittime che gli autori di questi reati sono in alta percentuale di nazionalità italiana: nel 2018 erano italiani il 73% dei soggetti segnalati all’autorità giudiziaria dalle forze di polizia, nel 2019 il dato è salito al 74%. Nel 2018-2019 tra le donne straniere sono le romene a denunciare più di altre di aver subito maltrattamenti in famiglia, percosse, violenze sessuali e atti persecutori. Nel 2018 l’82% degli autori di omicidi femminili è un familiare.

Secondo il Rapporto EURES sul femminicidio in Italia, tra il 2000 e il 31 ottobre 2020 sono 3.344 le donne uccise in Italia, pari al 30% degli 11.133 omicidi volontari complessivamente censiti. Nel 2019 sono state uccise 99 donne, 85 in ambito familiare. Nei primi 10 mesi del 2020 le vittime registrate sono 91, con un leggero calo nella percentuale di donne straniere. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, viene rilevata una flessione del numero di femminicidi al centro-sud e un aumento al nord: in Lombardia e Piemonte si concentra il 36% dei casi nazionali.

La rilevazione ISTAT sul numero delle chiamate al numero verde 1522 contro la violenza e lo stalking durante periodo di emergenza COVID-19 ha evidenziato che la quantità delle chiamate è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%). Le vittime che hanno chiesto aiuto nel periodo 1. marzo-16 aprile sono state 2.013 (+59%).

La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio ha confermato come durante il lockdown. – secondo quanto evidenziato dai dati forniti dal Ministero dell’Interno- a fronte di un calo complessivo dei reati contro la persona, la violenza di genere sia aumentata in forma sommersa a causa delle maggiori difficoltà delle donne a denunciare: l’ISTAT ha riportato un calo del 43,6% delle denunce per maltrattamenti in famiglia nel periodo marzo-aprile 2020. Dai dati forniti dall’Associazione Nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza che riunisce più di 80 associazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio su tutto il territorio italiano, il numero delle donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza della rete della Rete D.i.Re per chiedere sostegno nel periodo 6 aprile – 3 maggio 2020 risulta aumentato del 79,9% rispetto all’anno 2018.

Le scarpe rosse

Le scarpe rosse

La panchina rossa

La panchina rossa

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CataniaMartedì 24 novembre alle ore 17:00 si terrà live sul canale YouTube del MAUC – Museo di Archeologia dell’Università di Catania il primo appuntamento con “I dialoghi del MAUC”.
Dalla collezione alla digitalizzazione: la storia e il futuro del MAUC” sarà il tema del primo incontro che vedrà protagonista del dialogo il professore Edoardo Tortorici (Università degli Studi di Catania) che si confronterà con il professore Nicola Laneri (Responsabile scientifico del MAUC – Università degli Studi di Catania) e il dott. Francesco Mannino (presidente di Officine Culturali). Il dialogo sarà preceduto dai saluti del Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania, professoressa Marina Paino, e dal Delegato del Rettore per il sistema museale d’Ateneo, professoressa Germana Barone.
L’appuntamento di martedì 24 novembre alle ore 17:00 inaugurerà il calendario di incontri online con il Museo di Archeologia dell’Università di Catania che si svolgeranno fino al prossimo aprile. “I Dialoghi del MAUC”, iniziativa ideata dal professore Nicola Laneri, vedrà studiosi e professionisti confrontarsi sulle tematiche contemporanee del panorama archeologico nazionale e internazionale.

Il Museo di Archeologia Unict

Il Museo di Archeologia Unict

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PALERMO, 19 Novembre 2020 – Sono aperti i termini per la presentazione delle domande per i voucher del MISE relativi all’acquisto di un tablet o PC e di servizi di connettività in banda ultra-larga a favore delle famiglie siciliane con basso reddito, finanziati con anche con risorse messe a disposizione dalle Regioni.

 “In questo periodo di emergenza COVID-19 – dichiara il Vicepresidente ed Assessore per l’Economia della Regione Siciliana Gaetano Armao – ogni famiglia siciliana si è confrontata con esigenze, accresciute in termini di dotazione informatica e connettività internet, per soddisfare le nuove necessità dettate dal lavoro agile e dalla didattica a distanza. Il Piano Voucher offre un contributo alle famiglie con basso reddito ISEE per l’acquisto di un tablet o PC di ultima generazione e di una linea internet domestica a banda ultra-larga con cui affrontare meglio le sopravvenute necessità.”

 La banda ultra-larga è ampiamente presente e fruibile in tutta la SiciliaGià l’anno scorso l’I-Com BroadBand Index dell’Istituto per la Competitività, certificava una copertura in Banda ultra-larga del territorio siciliano al 90% della superficie cablabile. Un risultato ottenuto grazie alla strategia digitale attuata dal Governo Musumeci che ha portato l’Agenda Digitale siciliana ad essere oggi la seconda a livello europeo per dimensioni”. Aggiunge il Vicepresidente Armao.

 Il piano voucher prevede un contributo massimo di 500 euro, alle famiglie con ISEE inferiore ai 20.000 euro, che potrà essere richiesto tramite qualsiasi canale di vendita reso disponibile dagli operatori accreditati dal MISE. Il contributo, erogato sotto forma di rimborso previa verifica della regolarità dell’attivazione, sarà attivo fino all’esaurimento delle risorse disponibili per ogni regione.

Ass. Gaetano Armao

Ass. Gaetano Armao

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L’iniziativa storica del Banco Alimentare vedrà quest’anno una Colletta “dematerializzata”:
da oggi, 21 novembre, all’8 dicembre saranno disponibili
alle casse dei supermercati delle card da 2, 5 e 10 euro che verranno
convertite in prodotti alimentari per tante persone in difficoltà

Si può partecipare alla Colletta anche online su
Amazon.it, Esselungaacasa.it e Mygiftcard.it

Il Manifesto

Il Manifesto

“Cambia la forma, non la sostanza” della 24°Giornata Nazionale della Colletta Alimentare: quest’anno, da oggi, 21 novembre, all’8 dicembre, saranno disponibili presso le casse dei supermercati italiani delle “gift card” da due, cinque e dieci euro. Al termine della Colletta, il valore complessivo di tutte le card sarà convertito in prodotti alimentari non deperibili come pelati, legumi, alimenti per l’infanzia, olio, pesce e carne in scatola e altri prodotti utili. Tutto sarà consegnato alle sedi regionali del Banco Alimentare e distribuito, con le consuete modalità, alle circa 8mila strutture caritative convenzionate che sostengono oltre 2.100.000 persone. In Sicilia sono quasi 700 le strutture caritative convenzionate e 220.000 le persone aiutate dal Banco.

Le Card prendono quindi il posto degli scatoloni e diventano i nuovi “contenitori” della spesa. Una spesa che quest’anno non può più essere donata fisicamente, per ragioni di sicurezza sanitaria. Per le stesse evidenti ragioni di sicurezza non ci potranno essere nei supermercati i consueti gruppi di volontari entusiasti (145 mila fino allo scorso anno), che saranno presenti in numero ridotto solo il 28 novembre, compatibilmente con le norme vigenti nelle singole regioni.

«Ci siamo resi conto – commenta Pietro Maugeri, presidente del Banco Alimentare della Sicilia Onlus – che non era possibile mancare l’appuntamento con la Colletta Alimentare nonostante tutte le prescrizioni da mettere in atto per contrastare il Covid-19. Il perché è strettamente legato alla crisi sanitaria che stiamo vivendo in Italia e con più forza al sud e in Sicilia. Una crisi devastante, economica e sociale, che abbiamo toccato con mano nel primo lockdown con un incremento di richieste di circa il 50%. Nuove richieste e nuovi poveri, persone che fino a gennaio avevano vissuto grazie a contratti a tempo determinato o, addirittura, a giornata e senza contratto e che hanno visto la loro vita andare in tilt con la pandemia. Ecco perché partecipare alla Colletta è ancora più importante, è il modo che abbiamo per colmare la distanza di quell’abbraccio che ci manca».

La storica iniziativa del Banco Alimentare, oltre a essere per la prima volta “dematerializzata”, non si esaurirà in una sola giornata, ma per 18 giorni (dal 21 novembre all’8 dicembre) le card saranno in distribuzione nei punti vendita che aderiranno alla Colletta e potranno essere acquistate on line sul sito www.mygiftcard.it, dove sono già disponibili. Sarà inoltre possibile partecipare alla Colletta Alimentare facendo una spesa online sul sito www.amazon.itdal 1 al 10 dicembre e suwww.esselungaacasa.it dal 21 novembre al 10 dicembre.

 «Il bisogno alimentare cresce di pari passo con il crescere della crisi sanitaria che, ogni giorno di più, si manifesta come crisi sociale ed economica, - afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus. – Banco Alimentare ha reagito in questi mesi cercando di incrementare lo sforzo organizzativo messo in campo. Purtroppo col passare del tempo cresce anche il timore, lo smarrimento e per molti il rischio di rinchiudersi in sé stessi.

«“Da una crisi si esce o migliori o peggiori, dobbiamo scegliere –ci ha ricordato Papa Francesco –. E la solidarietà è una strada per uscire dalla crisi migliori”.

«Per questo proponiamo a tutti, anche quest’anno, in una situazione via via sempre più incerta, la possibilità di “scegliere: scegliere per un gesto di solidarietà.

«Chiediamo perciò a tutti, la testimonianza che un gesto semplicissimo di carità, può contribuire a non far vincere l’individualismo, preoccupazione espressa recentemente anche dal Presidente Mattarella: “Riemerge il virus dell’egoismo, dei singoli e degli Stati, ed è pericoloso quanto gli effetti del Coronavirus”».

 Negli ultimi 5 anni, con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, sono state raccolte 41.628 tonnellate di cibo equivalenti a 83.256.082 pasti per persone bisognose.

Per consultare i punti vendita aderenti visita il sito www.collettaalimentare.it.

 La campagna di comunicazione a supporto della Colletta integra mezzi tradizionali al digital. Lo SPOT di lancio ha come testimonial Claudio Marchisio ed è stata realizzata da Mate. Per il web sono state realizzate delle video Pillole con la partecipazione di Paolo Cevoli.

La Colletta Alimentare, gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri 2020 indetta da Papa Francesco, è resa possibile grazie alla collaborazionedi volontari aderenti all’Associazione Nazionale Alpini, all’Associazione Nazionale Bersaglieri, alla Società San Vincenzo De Paoli, alla Compagnia delle Opere Sociali e altre associazioni caritative.

I dati della colletta degli ultimi cinque anni

I dati della colletta degli ultimi cinque anni

Infografia Covid

Infografia Covid

Il testimonial Marchisio

Il testimonial Marchisio

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FRANCAVILLA DI SICILIA (Me), 29 ottobre – A Francavilla di Sicilia, dal 1° novembre orario continuato e prolungato al MAFRA, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. A una settimana dall’apertura del nuovo Museo Archeologico di Francavilla di Sicilia, e incoraggiati dagli entusiastici commenti dei numerosi visitatori, il Parco Naxos Taormina e il Comune di Francavilla hanno concordato di prolungare l’orario delle visite che, a partire da domenica 1 novembre, sarà continuato: dalle 10 del mattino e fino alle 18 del pomeriggio, mentre ogni mercoledì l’archeologa del Parco, Maria Grazia Vanarìa, sarà a disposizione ogni ora per visite guidate gratuite.

Una formula, quella dell’orario continuato e prolungato, che assimila il MAFRA di Francavilla agli altri siti gestiti dal Parco: il Teatro Antico di Taormina, Isola Bella e Museo e Area Archeologica di Naxos.

La decisione di rimodulare gli orari è stata presa di comune accordo dalla Direttrice del Parco, l’archeologa Gabriella Tigano, insieme con il sindaco Vincenzo Pulizzi, rimodulando i turni del proprio personale.

“Confortati dal riscontro e dal gradimento dei visitatori – spiega la Tigano – abbiamo riprogrammato i turni dei nostri custodi che coprono il servizio della domenica e che già prima dell’inaugurazione avevano dato la disponibilità a lavorare nella sede di Francavilla. Mentre l’amministrazione comunale ha riorganizzato gli orari del proprio personale, prolungando la presenza nei turni infrasettimanali di loro competenza. Siamo molto orgogliosi del successo che questo museo ha riscosso già dai primi giorni dall’apertura, grazie alla sua innovativa impaginazione e al linguaggio semplice con cui si accosta al grande pubblico. Come Parco, grazie alla proficua sinergia con il Comune, manteniamo l’impegno a sostenere lo sviluppo in chiave turistica di Francavilla e della Valle dell’Alcantara”.

Fino al 6 gennaio 2021 l’ingresso al MAFRA sarà gratuito. Tutte le sale sono accessibili dai visitatori a mobilità ridotta. Per prenotare la visita e la visita guidata con l’archeologa del mercoledì è gradita la prenotazione al numero 0942-388.028. Lunedì chiuso.

 

M.A.FRA. notizie

Aperto al pubblico il 20 ottobre 2020, il M.A.FRA, Museo Archeologico di Francavilla di Sicilia (Messina), è stato realizzato nello storico Palazzo Cagnone (XVI sec.) dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con il Comune per dare uno spazio definitivo, con un rigoroso impianto scientifico, alla preziosa raccolta di reperti che documenta il passato greco della città: nella collezione figurano statuette e seducenti volti femminili riconducibili ai culti delle divinità indigene, Dèmetra e Kore, ma anche frammenti di ceramica attica figurata, monete e i delicatissimi pìnakes figurati a rilievo, tavolette votive in terracotta che riproducono scene degli antichi culti. Il percorso museale del M.A.FRA, che segue un criterio cronologico e topografico, si snoda attraverso cinque sale, tre delle quali ospitano oltre 200: 35 pezzi giungono dal Museo Paolo Orsi di Siracusa, gli altri dal Museo di Naxos e dall’Antiquarium della città. E’ qui che dal 2010 sono stati riuniti i reperti frutto di campagne di scavo successive al primo casuale ritrovamento del 1979. Aprono e chiudono il percorso museale del MAFRA due sale con contenuti multimediali fra cui la Sala immersiva per un viaggio virtuale e a volo d’uccello nel paesaggio della Valle dell’Alcantara di ieri e di oggi.

 

Parco Archeologico Naxos – Taormina

Il Parco archeologico, oggi denominato di Naxos–Taormina è stato istituito nel 2007 e gode di autonomia scientifica, di ricerca e organizzativa, amministrativa e finanziaria. Dal 2013 il Parco ha la gestione di alcuni tra i più importanti siti monumentali e paesaggistici della provincia di Messina: il Museo e l’area archeologica di Naxos; il Teatro Antico e l’Odèon di Taormina; Villa Caronia (sede direzionale del Parco); il Museo naturalistico di Isolabella, le aree archeologiche di Francavilla e il M.A.FRA il nuovo museo archeologico della città, inaugurato nell’ottobre 2020. Dal 2019 sono gestiti dal Parco, Palazzo Ciampoli (Taormina), il Monastero e la Chiesa Basiliana dei Santi Pietro e Paolo (Casalvecchio Siculo) e si attesta all’Ente anche Castel Tauro. Dal giugno 2019 il Parco è diretto dall’archeologa Gabriella Tigano. Fra i grandi eventi gestiti dal Parco e che hanno visto protagonista il Teatro Antico di Taormina – secondo sito più visitato in Sicilia dopo la Valle dei Templi – figurano il G7 nel maggio 2017 e la visita del Dalai Lama nel settembre dello stesso anno. Nel corso del 2019 i siti del Parco Naxos Taormina hanno toccato per la prima volta lo storico record di 1.033.656 visitatori (esclusi gli oltre 150.000 spettatori degli eventi serali nel Teatro Antico di Taormina nel periodo tra giugno e settembre).

MAFRA, l'archeologa Maria Grazia Vanarìa durante una visita guidata al museo

MAFRA, l’archeologa Maria Grazia Vanarìa durante una visita guidata al museo

MAFRA: visitatori

MAFRA: visitatori

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Sul documento dello studioso italiano per l’innovazione della conoscenza storica prendono posizione i massimi protagonisti della storia e della cultura mondiale, dal britannico Peter Burke, fondatore della «New cultural history», alla statunitense Pamela Kyle Crossley, capofila e teorica della «Globlal History»   

Quella di Carlo Ruta, storico che non ha mai smesso di documentare il ruolo strategico della conoscenza storica nella vita delle società civili contemporanee, è stata un’impresa davvero difficile, tanto più nel pieno delle attuali contingenze pandemiche. Ma con la forza dei suoi argomenti, paradigmatici, lo studioso è riuscito ad aprire varchi importanti di discussione, che hanno superato di gran lunga i confini italiani. Diramato nella prima metà dello scorso settembre, il suo Manifesto, intitolato in maniera esortativa La storia cambi passo, ha richiamato e coinvolto studiosi tra i più eminenti a livello globale, in campo storico, antropologico, archeologico sociologico, filosofico e di altre discipline.

Adesso questa discussione, dipanatasi per un mese e mezzo quasi in sordina, diventa pubblica e fruibile con pienezza perché raccolta in un libro di 220 pagine, intitolato Dibattito sulla storia. Il manifesto di Carlo Ruta e il dibattito in Europa e oltre, appena pubblicato dalle Edizioni di storia e studi sociali. Solo adesso emergono perciò, in maniera sorprendente, le misure di un dibattito intenso, che di certo finirà per accenderne altri, per il valore aggiunto culturale e scientifico, per certi versi perfino spiazzante, che riesce a fornire.

Da vari Paesi e da ambienti di profilo altissimo si è deciso di interagire in sostanza con le argomentazioni del Manifesto, con condivisioni nodali, laddove lo storico italiano parla, ad esempio, di «fenomenologie del pregiudizio» di «mobilità del punto di vista», di «dimensione dell’incerto», di «chiusure iper-identitarie» di nuovi patti tra scienze sociali e naturali e di nuovi incontri tra società e storia. Evidentemente, non scorre in rassegna una storia «calibrata», cattedratica, rinserrata nei gusci ma una storia audace, progressiva, utile e spendibile sul piano civile, come viene sottolineato ampiamente da Carlo  Ruta e da altri studiosi intervenuti.

Alcuni nomi, allora, per dare un’idea concreta sul tipo di risonanze che ha avuto il Manifesto dello studioso italiano. Tra i partecipanti al dibattito troviamo Peter Burke, storico della Cambridge University e fondatore della «New cultural history», che, con quella annalistica francese, ha segnato una delle maggiori svolte storiografiche del Novecento. Troviamo Pamela Kyle Crossley, storica statunitense della Cina e dell’Asia, oggi capofila e teorica della «Global History»: altra vicenda epica in campo storico, che ha aggiornato alcune mappe delle Annales francesi, aggiungendone di nuove. Troviamo Carlo Sini, tra i massimi filosofi italiani viventi, che ha segnato un punto di confluenza tra fenomenologia, ontologia ed ermeneutica. Troviamo Jean Guilaine, paletnologo francese i cui studi sul Neolitico e sulla Protostoria da decenni fanno scuola in tutti i continenti. Troviamo, ancora, Clemente Marconi, docente della New York University e dell’Università Statale di Milano, archeologo post-processualista tra i più brillanti oggi a livello internazionale, e che ancora oggi gli States americani contendono all’Italia.

Ed ecco i nomi degli altri partecipanti: Michael F. Feldkamp, storico tedesco di Berlino, esperto di storia delle relazioni fra Santa Sede e Germania e tra i massimi rappresentanti del cattolicesimo in Germania; Sébastien Nadot, storico, esperto di reti sociali e politico francese, dal 2017 deputato all’Assemblea Nazionale, Parigi; Vincenzo Guarrasi, geografo, direttore dell’Istituto di Scienze antropologiche e geografiche e docente di Geografia all’Università degli Studi di Palermo; Giuseppe Varnier, epistemologo italiano, docente di Epistemologia e Philosophy of Mind all’Università di Siena; Alberto Cazzella, paletnologo, docente di Paletnologia e direttore della Scuola di Dottorato in Archeologia della Sapienza Università di Roma; Giorgio Manzi, biologo, docente di Evoluzione umana e Storia naturale dei primati della Sapienza Università di Roma; Giorgio Chinnici, fisico e scrittore hoepliano; Sandra Origone, storica, docente di Storia medievale e di Storia del Mediterraneo medievale e dell’Oriente bizantino all’Università di Genova; Luigi Loreto, storico, docente di Storia Romana presso la Seconda Università degli Studi di Napoli; Roberto Cipriani, sociologo, docente di Sociologia presso l’Università Roma Tre; Simona Marchesini, linguista, archeologa ed etruscologa italiana; Liborio Dibattista, storico della scienza, docente di Storia della medicina e Filosofia della scienza all’Università degli studi di Bari; Salvatore Perri, economista, docente di Politica economica all’Università della Magna Graecia di Catanzaro e stretto collaboratore dell’analista economico statunitense John Komlos; infine, François Dosse, storico francese proveniente dall’esperienza delle Annales, tra i più acuti interpreti di Foucault, docente emerito Università di Parigi 12 e docente di storia moderna presso l’Institut Universitaire de Formation des Maîtres a Créteil.

Come si spiega allora questo grande ed esteso interesse suscitato? «Credospiega Carlo Ruta di aver interpretato un’esigenza comune, una avvertita necessità di cambiamento. Servono nuove concettualizzazioni e ho cercato di fornire dei contributi in questa direzione, che, evidentemente, non sono caduti nel vuoto, tutt’altro. Avvertivo peraltro già da prima questo interesse, che spero sia il ‘sintomo’ di un mutamento di prospettiva. Le società vivono forti crisi d’identità, rischiano di rifluire nei nichilismi, nelle chiusure iper-identitarie, che hanno infestato un’epoca e che diventano sempre più aggressive. E di certo un nuovo modo di produrre conoscenza storica può avere effetti importanti, direi dirompenti, sulla contemporaneità. Si tratta di ricercare allora nuovi paradigmi, nuovi parametri, nuovi accostamenti alle cose». «Ma continua lo storicotutto ciò è possibile a condizione che i saperi storici e sociali siano pronti a ‘rinegoziare’ il rapporto con le società attraverso un ‘patto’ che ne elevi la funzione, in cambio di un rinnovato impegno a mettersi e a mettere in discussione, che porti ad una erogazione più sostenuta sul piano scientifico, ad una ridefinizione dei compiti, che dovrebbe coinvolgere anche le scienze naturali, in una logica di aperture e dialoghi a tutto campo». E aggiunge: «Credo non sia inutile ricordare che nella dimensione discorsiva, di un dialogo incalzante e serrato tra saperi scientifici, si aprivano, con l’esperienza galileiana in modo particolare, gli orizzonti scientifici e culturali della modernità».

Il Prof. Carlo Ruta

Il Prof. Carlo Ruta

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