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Nascita e morte di Manlio Sgalambro. 1924. 2014. Un viaggio tra l’invito baudelairiano e il mondo pessimo “nicciano” che si incastona tra le griglie di Cioran. Variazioni per una metafisica. Sarebbe il titolo dello sconforto per una morte che naviga tra il vuoto e la noia. Credo che ogni tempo in ogni epoca abbia avuto il suo divergente pensare o pensiero. “Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. La politica è la tutela dei minorati”…

8 Marzo 2024 di Pierfranco Bruni – saggista, antropologo *

Decennale e centenario. Nascita e morte di Manlio Sgalambro. 1924. 2014. Una filosofia imperfetta per un filosofo che ha radici nelle alchimie del Sole e eredità tra la “caverna” e la pace imperpetua. Il suo Kant non ha nulla da dividere con Hegel. Schopenhauer e Nietzsche sono la grecità perfettibile. Su questo lavoreremo per un bel po’. Il mondo pessimo è nella consolazione del tempo immortale nella mortalità degli uomini e non dell’uomo.
Credo che ogni tempo in ogni epoca abbia avuto il suo divergente pensare o pensiero. “Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. La politica è la tutela dei minorati”. Ci ricorda, oltre Platone, Manlio Sgalambro. Sono un infedele, ma coerentemente vero nella verità incongrua di uno stillicidio di parole insensate. Mi appartengo e mi confesso. Tutto mi scivola tra la luna e il serpente che cerca di penetrare ogni bifora del nostro esistere da morenti. L’uomo è cattivo. L’uomo è feroce. L’uomo è un sottosuolo. L’uomo non esiste. Esiste la tragedia della inesistenza dell’uomo. Bisogna sempre conoscere il peggio per capire l’inesistenza dell’uomo. “Che non ci sia niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare”. Soltanto l’uomo dell’isola, ovvero l’uomo solo può creare l’invisibile. “L’Idea è raggiungibile solo in uno stato di misantropia. Il misantropo non vede più l’uomo, la cui carne detesta, ma l’Idea dell’uomo”. In una antropologia dell’idea insiste l’antropologia del non pensiero.

Manlio Sgalambro. Un viaggio tra l’invito baudelairiano e il mondo pessimo “nicciano” che si incastona tra le griglie di Cioran. Variazioni per una metafisica. Sarebbe il titolo dello sconforto per una morte che naviga tra il vuoto e la noia. Quando l’ho incontrato il suo sguardo mi ha raccontato la contemplazione, il silenzio e attraversare la noia, la “pesantezza” nella bellezza della ricerca. L’uomo è mortale come tutto è mortale. Persino gli dei immortali. Bisogna essere unici e soli per essere veri. Io e Sgalambro siamo finiti. Non eterni. L’eternità è per chi si confonde nelle uguaglianze.

Noi siamo ferocemente destino o nulla. Io sono mortale. Dio è finito. Le religioni non esistono perché sono illusioni. Io non credo nelle religioni. Dio è mortale. Tutto muore perché tutto nasce. Nonostante si sforzino di inventarsi una teologia pubblica. Una farsa per illuderci. Sto con Manlio:

Qui vi è il tentativo di costruire una teologia pubblica ‐ anzi, se ci è concesso di mutuare uno stilema a una grande memoria, una teologia pubblica europea. Se l’epoca della teologia appare conclusa, o se ne trascina appena l’ombra, ciò è avvenuto perché gli stinti intelletti che se ne sono occupati (a parte alcune eccezioni) portano in loro il tarlo che aveva roso la disciplina. Come se questa avesse dovuto seguire le sorti della religione a cui la legava la subalternanza. La stessa caduta della religione, ormai solo oggetto di fede e di speranza ‐ squallidi sostegni del nostro incerto destino ‐, doveva favorirla e sbarazzare il campo da ogni equivoco. Che Dio esista è solo un fatterello sinistro. Niente di più. (Dato come vanno le cose, bisognava aspettarselo).

Anche Dio è mortale. Più degli dei. “Vera disciplina nelle cose dell’intelletto è una spietata intransigenza contro lo spirito di discussione. Ogni concessione fatta in nome della reciproca eguaglianza è un tradimento della verità su cui si fa prevalere la cortesia. Pensare divide”. Così ci dice Sgalambro. Perché l’uomo è cattivo? Perché un “Uomo giusto è chi sa questo: che egli deve annullare Dio quotidianamente affinché la misura dell’eterna giustizia quotidianamente si compia”.

Un filosofo nel tempo non della storia ma della metafisica della storia e dell’ontologia di un’anima in costante frammento di un’esistenza in cui l’io non diventa mai noi. Ma c’è l’attualismo che non è quello gentiliano. Neppure la crociana estetica ha appigli e frammentazioni lungo il pellegrinaggio degli attimi. L’antropologia degli attimi è l’antropologia della polvere che abita il nostro essere nel non esserci in altri.

Quel mondo pessimo è una variazione nella metafisica del tempo. Ce lo ha insegnato Sgalambro. Manlio Sgalambro era nato a Lentini il 9 dicembre del 1924. Morì a Catania il 6 marzo del 2014. In uno dei suoi ultimi libri il gioco degli aforismi è l’aforismo di una vita spesa nell’attesa. Il suo avvicinarsi ai linguaggi immersi nel quotidiano o i linguaggi della canzone che ricostruiscono la visione di una poetica tutta graffiata sulle pareti della coscienza. Non esistenza una antropologia della conoscenza. Esiste una antropologia dell’essenza.

In “La porta dello spavento supremo/Il sogno”, testo di Manlio Sgalambro e Carlotta Wieck si legge: “Quello che c’è / ciò che verrà / ciò che siamo stati / e comunque andrà /tutto si dissolverà…Sulle scogliere fissavo il mare / che biancheggiava nell’oscurità / tutto si dissolverà”. Appunto nella sua teoria della canzone si avverte la metafisica della parola nel comunicante sogno di completare e contemplare la morte nel (e del) tempo. Ma il tempo muore? Non cito titoli. Ma resto legato a quella sua disperante esistenza di un linguaggio in cui il mondo pessimo è creazione ed essendo creazione è impalcatura del nostro cuore.

Ci invita al viaggio. Come la poesia maledetta ci ha indicato nel suo pensare il verso come l’esistente. E i suoi allievi hanno focalizzato questa attenzione. Credo che da Battiato a Califano abbia inciso un essere dell’uomo tra il contemplante sguardo di un Oriente tutto interiorizzato da Battiato alla fragilità dell’amore di Califano. Ma siamo nella teoria del linguaggio. Non esiste un linguaggio debole o robusto. Bisogna recuperarsi oltre la leggerezza. Sgalambro: “Un alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente dal peso del vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono sgravato anch’io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può dire quanto in un libro di 400 pagine o in un’opera completa a teatro”.

Esiste il linguaggio ed esiste la metafisica del linguaggio che si fa creazione. Sgalambro l’ho incontrato nel corso del mio peregrinare tra culture e sguardi nella filosofia e in quella letteratura che è poesia della filosofia. Come Maria Zambrano. Il Cioran del nichilismo nella tradizione del Tempio della Vita che è il Tempio del Cielo.

Leopardiano sino a distruggerlo nel Pessimismo:Colui che è stato educato al pessimismo e ne è divenuto il discepolo, e per giunta, in qualità di epigono, intende trasportarlo nel proprio tempo, vede in esso un tema classico, un tema eterno. Sa bene quello che il pessimismo esige e quello che si esige da esso. Egli è il pessimista della verità, se così si può chiamare costui. Il pessimismo onora la verità: questa la tesi generale. Questo pessimista ha seguito il retto cammino dell’onore. Egli ha onorato la verità. Questo è il pessimismo che vogliamo con tutte le nostre forze, egli dice: percorrere il cammino che percorre ogni uomo che si sia accostato alla verità sino al suo nucleo più crudele, là dove essa non è più con lui. Perché la verità è il tutto contro la parte, il tutto contro di te”.

Ma il suo mondo ciceroniano si include in quella della morte del tempo che esulta nella brevità della vita di Seneca. Sgalambro supera Agostino per restare nel cerchio delle fantasie che giocano intorno alle farfalle del mistero che sono quelle gozzaniane ma sono anche le farfalle che lacerano il fiore appena nato.

Sgalambro:Definisco il pensare come l’attenzione per tutto ciò che non è se stessi o l’attenzione per se stessi ma come se non lo si fosse. Per gli equivoci che causa, sono propenso a usare invece di “pensare”, “essere attento” e al posto di “pensiero”, “attenzione”. Uno dei benefici sarebbe quello di lasciare “pensiero” all’uso corrente. L’idea di sforzo connessa vi sarebbe ben spiegata dal concetto di attenzione che è implicito in essa. Definisco, poi, idea lo scarto tra noi e le cose. Allibisco quando sento dire che le idee e le cose sono identiche. È il potere di questo scarto che definisce la capacità di pensare”.

Tutto finisce e tutto ha un seguito. Tutto si chiude nelle stanze ovattate proustiane, ma tutto ha una sua eredità. Ci sono gli orizzonti che non bisogna mai toccare perché sono loro che camminano intorno alle nostre tristezze. Non amava Croce e Gentile era enigmatico. Di loro dirà: “Erano loro che occupavano tutto lo spazio culturale, ma io non mi ritrovavo affatto in quei sistemi complessi e completi, dove ogni cosa era già stata incasellata. Per me pensare era una destructio piuttosto che una costructio: ero uno che notava le rovine, piuttosto che la bellezza. Questo era un po’ scomodo, e non certamente accademico”.

Finalmente uno scrittore che attraversa i linguaggi della modernità e rende la parola un sentiero della filosofia oltre il concetto melodrammatico della leggerezza. Sono i futili e i deboli che si chiudono nella spiegazione della leggerezza. Noi abbiamo bisogno di penetrare le pareti della fortezza e del pesante nel capire il grimaldello che apre le esistenze. O le chiude!

Certo, Cioran è il principio di uno scavo “nicciano”. Ma non c’è tristezza. C’è la consapevolezza che il sogno radicato tra le pareti dei labirinti debba diventare non la nebbia della tragedia ma la tragedia dell’onirico. Forse Ionesco. Ma l’assurdo è altro. La filosofia dell’attesa si decifra nella filosofia di questo mondo pessimo che non ci tocca vivere perché ci tocca abitare. L’antropologia della morte investe coloro che credono viventi.

Due concetti forti e diversi. Vivere e abitare. Ma Sgalambro anche con la sua dipartita non fa altro che invitarci al Viaggio. Una poesia della ripetizione nella vita che non sgombra il terreno al senso dell’ascolto e delle conoscenze. Saremo isole. Siamo sempre isole. La teoria di Sgalambro sull’isola è molto precisa: ”Là dove domina l’elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell’isola è segnata da questa certezza. Un’isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull’instabile. Per ogni isola vale la metafora della nave: vi incombe il naufragio”. Un filosofo oltre le accademie e le scienze cercate. La filosofia resta il pensiero dei folli. Come la poesia. Come i linguaggi della rarefazione che sono dentro il nostro non assentarci mai. L’antropologia dell’assente invita a morire.

Anche quando non ci saremo più. E allora non sarà più un problema. Almeno per noi. Quando noi non ci saremo, Plotino sa, resteremo sempre a raccontare l’assenza sino a che le macerie diventeranno polvere nel vento e poi ci sarà il vento… perché “… i miei pensieri sono i miei unici averi. Tutto ciò che posseggo”. Eraclito era nel suo pensare e nel suo linguaggio. Citandolo ripercorreva i suoi frammenti: “La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi”.

Ci crediamo “viventi”. Siamo soltanto dei “morenti”. Sempre più sono convinto con Sgalambro che “Se dovessimo porci il problema dell’utilità e del danno del pessimismo per la vita, non ci sarebbe che una sola risposta da dare: la verità o la vita”. Cerchiamo di non rendere memoria la conoscenza del peggio. È perenne nella quotidiana mortalità. L’antropologia della mortalità è nella vacanza di esistenza. Ma possono esistere variazioni nel viaggio? Forse sì. Soltanto se il viaggio diventa un invito. Ecco perché Baudelaire non è solo un poeta e Sgalambro non è solo un filosofo.

MANLIO SGALAMBRO

MANLIO SGALAMBRO

Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, è direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Recentemente, con decreto del Ministro della Cultura, è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. @riproduzione riservata

Il Prof. Pierfranco Bruni

Il Prof. Pierfranco Bruni

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I maestri MSP riuniti a Lentini

I maestri MSP riuniti a Lentini

Ennesimo brillante e prestigioso traguardo del maestro Orazio Barbagallo presidente  dell’A.S.A.M.I.R. il quale di recente è stato scelto dalla M.S.P. Italia ( Movimento Sportivo Popolare Italiano) come nuovo Responsabile  Regionale Siciliano per rappresentare l’Ente sportivo nel settore delle Arti marziali cinesi. Il maestro siciliano, da decenni iscritto all’M.S.P. Italia, è stato nominato dalla dirigenza nazionale dell’Ente per dare un ulteriore impulso alle arti marziali in Sicilia considerato il prestigioso curriculum sportivo che vanta nel campo di queste discipline sportive e per la sua radicata esperienza. Appresa la nomina il maestro Barbagallo ha subito puntualizzato:Sono onorato di questa carica e della fiducia che i vertici dell’M.S.I. Italia mi hanno voluto dare. Metterò il massimo impegno per onorare questo incarico. In Sicilia c’è tanto da fare per organizzare un team competitivo e altamente professionale in grado di istruire e formare i futuri maestri di arti marziali della nostra regione. C’è stato già un primo incontro informale con i maestri di arti marziali cinesi iscritti e non all’M.S.P. Italia delle provincie di Catania e Messina al quale ho illustrato il programma che vorrei attuare finalizzato a selezionare un team di maestri che formeranno questo primo gruppo di collaboratori. Tra questi posso già dire di avere confermato il maestro Giuseppe Mannuzza e la maestra Rosaria Catania dei quali conosco la grande professionalità che li caratterizza. Un mio punto di riferimento che ci tengo a precisare è un amico di vecchia data, il maestro di Tai Chi Walter Lorini di Milano responsabile nazionale dell’M.S.P. Italia  con il quale collaboro da anni. Vorrei anche puntualizzare che in questo progetto sarà indispensabile l’apporto ed il sostegno organizzativo per dare vita a tornei, gare e campionati dei vertici siciliani dell’M.S.P. Sicilia in particolare del Presidente Regionale Giuseppe Caramazza  e del coordinatore tecnico regionale M.S.P. Angelo Minissale per i quali nutro grande stima e rispetto per avere in passato collaborato in altre esperienze sportive.“. Manifesta grande entusiasmo il maestro Orazio Barbagallo per questo ennesimo prestigioso impegno. Sportivo di grande tempra e caparbietà di sicuro riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato per rilanciare il settore sportivo delle arti marziali cinesi in Sicilia. Del resto il maestro Barbagallo non è nuovo a queste imprese impegnative poichè in passato è stato protagonista di importanti progettualità sportive, come quella del “Bastone Siciliano” per i quali ha sempre ottenuto brillanti risultati. Appreso l’incarico, il maestro Barbagallo si è messo subito a lavoro e, dopo il primo incontro svoltosi a Lentini, ha già in mente una seconda riunione a fine Aprile. Sarà una nuova assemblea dove potranno partecipare anche i maestri che, per impegni, non avevano potuto partecipare al primo incontro di Lentini. Tanti i temi trattati nel primo incontro in particolare, si è discusso sul futuro lavoro dei maestri siciliani dell’M.S.P.I. per le discipline delle arti marziali cinesi, si è parlato dell’insegnamento di base e di quello avanzato che deve essere pianificato e codificato per i docenti specializzati in determinati stili e categorie. Particolare attenzione è stata data ai futuri responsabili provinciali di settore che dovranno garantire massimo impegno e puntualità nell’organizzazione dei campionati provinciali e regionali. A tal proposito, nel corso del primo incontro il maestro Barbagallo ha fatto notare ai partecipanti che la preparazione dei futuri maestri di arti marziali  sarà altamente professionale se si riuscirà a creare un pool di elite di docenti marziali i quali dovranno avere nuova mentalità e soprattutto consapevolezza dell’importanza del loro ruolo il quale non sarà soltanto quello di professionisti di arti marziali ma soprattutto, di protagonisti nella formazione dei futuri giovani campioni.

Barbagallo

Il maestro Orazio Barbagallo

La nomina del maestro Orazio Barbagallo quale nuovo responsabile regionale siciliano per il settore sportivo delle arti marziali cinesi fa parte di un importante progetto riorganizzativo delle attività di formazione e delle attività sportive varato dall’M.S.P. Italia che attualmente sta coinvolgendo le associazioni dilettantistiche dell’Isola. In particolare uno dei principali obiettivi dell’Ente, oltre quello di dare un nuovo impulso alla formazione dei settori sportivi con nuovi responsabili,  è quello di mettere ordine nell’assetto organizzativo e formale delle società e delle associazioni sportive dilettantistiche affiliate all’Ente affinchè operino secondo criteri uguali per tutti. In particolare si sta lavorando per far si che gli statuti delle associazioni siano impostati seguendo un unico criterio specialmente in materia amministrativa e  fiscale. Questo per evitare speculazioni e differenze macroscopiche tra uno statuto ed un altro come di fatto spesso accade. Nella fattispecie l’obiettivo dell’Ente è quello di far adeguare gli statuti delle società sportive alla nuova legge 27/12/2017 n. 205, c.d. “legge di bilancio”, le cui disposizioni sono entrate in vigore il primo gennaio 2018 ed alle nuove delibere del CONI relative al funzionamento del nuovo Registro delle società ed associazioni sportive dilettantistiche ed alle discipline sportive riconosciute (in particolare con la circolare n. 6/2017) che comporteranno la necessità di rivedere le impostazioni nella gestione operativa dei sodalizi sportivi. In particolare, la legge di bilancio ha infatti dedicato diversi commi (dal 353 al 384) alle tematiche in materia di sport, introducendo, per quanto riguarda il settore dilettantistico, importanti novità.

Le principali novità sono state sostanzialmente tre che elenchiamo di seguito. La prima novità è relativa al fatto che è stata conferita al solo CONI la possibilità di definire quali siano le prestazioni finalizzate allo svolgimento della pratica sportiva “riconosciute” quali prestazioni sportive dilettantistiche ai fini di quanto stabilito nella circolare n. 1/2016 dell’Ispettorato nazionale del Lavoro (circolare n. 7/2016).  Sarà dunque il CONI a definire quali saranno, “le mansioni rientranti tra quelle necessarie per lo svolgimento delle attività sportivo-dilettantistiche”, mansioni che, una volta inquadrate, non potranno essere oggetto di contestazione da parte degli Organi Ispettivi. Occorre a questo punto attendere la delibera CONI che individuerà le “mansioni necessarie”.

            La seconda novità ha stabilito che ogni contratto stipulato nello sport dilettantistico, e relativo alle prestazioni individuate dal CONI si presume stipulato sotto forma di contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Ogni prestazione di collaborazione sportiva sarà considerata rapporto di co.co.co reso ai fini istituzionali, e non potrà essere riclassificata quale attività di lavoro subordinato. In pratica sarà il CONI a definire quali saranno “le mansioni rientranti tra quelle necessarie per lo svolgimento delle attività sportivo-dilettantistiche”; La natura di co.co.co comporterà, in ogni caso, il rispetto degli adempimenti previsti dalla legge in relazione a tale categoria di lavoratori, ed in particolare la comunicazione preventiva al centro per l’impiego, la tenuta del Libro Unico del Lavoro e la predisposizione del cedolino paga.

            Infine, è stato determinato che i compensi erogati dalle associazioni e società dilettantistiche non lucrative – pur essendo relativi a rapporti di co.co.co – rimarranno inquadrati nella categoria dei redditi diversi ex art. 67, c. 1, lett. m) del Tuir, e, conseguentemente, continueranno a beneficiare dell’esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali, qualunque sia l’ammontare del compenso erogato, mentre, a livello fiscale, si continuerà ad applicare il trattamento agevolato di cui sopra, con l’incremento della soglia esente ad € 10.000,00 annui.

Analoga agevolazione non è invece prevista per le nuove società sportive dilettantistiche lucrative.

                      ROSARIO MESSINA   

L'incontro di Lentini

L’incontro di Lentini

MSP  ITALIA

Il Movimento Sportivo Popolare Italia è un associazione senza fine di lucro, riconosciuta dal CONI quale Ente di Promozione Sportiva e dal Ministero dell’Interno quale Ente Nazionale con finalità assistenziali.

Dal 2 giugno 1995, il MSP Italia è iscritto altresì nell’elenco delle Associazioni di Volontariato del Dipartimento di Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (decreto n° 623/97 del 25.03.1977) con l’obiettivo di formare dei volontari in ambito sportivo, che entrano a far parte del Corpo Nazionale Volontari di “Sport Sicuro”. Il MSP Italia è presente su tutto il territorio nazionale con propri Comitati Regionali e Provinciali e si propone l’organizzazione di ogni attività sportiva, a carattere promozionale, per tutte le componenti sociali, attraverso l’organizzazione di manifestazioni sportive, di meetings e convegni, di corsi di qualificazione per dirigenti e tecnici, rivolti anche al settore educativo, ricreativo e del tempo libero. Il MSP Italia si fonda sulle capacità, sulla dedizione e passione dei suoi dirigenti, tecnici ed atleti, che costituiscono il motore di tutte le attività.

Lo sport, inteso come diritto alla pratica sportiva, “Uno Sport per Ognuno”, è lo scopo primario del MSP Italia impegnato da sempre nelle grandi tematiche della promozione sportiva e, soprattutto, nella formazione di tecnici, dirigenti e di volontari di “ Sport Sicuro”.
In questa visione, il MSP Italia, di ispirazione cristiana, aderente alla CEI, che ha sempre sostenuto i valori della solidarietà umana, dell’educazione all’amore e del servizio per gli altri, continua ad offrire uno sport a misura di ognuno, che ne consideri le peculiarità psico-fisiche, tenendo conto dell’habitat dove egli vive, e cioè, il proprio quartiere, la propria città, a garanzia di una sana attività motoria, piacevole, non traumatica con l’assistenza di esperti, diplomati ed insegnanti di Educazione Fisica che costituiscono l’asse portante del MSP Italia, unico, nello scenario dello sport italiano, composto principalmente di elementi in possesso di tali qualifiche.

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