GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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MUSICA ac/dc

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Per tanti anni tenere separate le conoscenze disciplinari ha fatto diminuire una consapevolezza che solo ora riaffiora in tutta la sua evidenza

Per secoli l’uomo si è perfezionato ed educato all’ascolto della più bella fra le arti, ed è praticamente ovvio che la produzione musicale sia espressione associativa autentica del sistema cerebrale (limbico) deputato alle emozioni sensoriali e dunque prodotto autentico della nostra fisiologia umana. Lo sapevano bene le popolazioni antiche che infatti associavano la musica a tutte le attività umane, persino alla guerra. Ma per tanti anni, tenere separate le conoscenze disciplinari ha fatto diminuire una consapevolezza che invece solo ora, dimostrando la validità della medicina energetica tramite ricerche condotte con rigore scientifico, riaffiora in tutta la sua evidenza. Proprio così, infatti il filone di studi legato alle onde vibrazionali annovera tra le varie tecniche (yoga, meditazione, cristalloterapia, ecc.) anche l’ascolto delle campane tibetane e l’ascolto di musica bineurale, studiata per la prima volta dal dottor Heinrich Wilhelm Dove, ovvero l’ascolto contemporaneo di due diversi generi musicali con due dispositivi separati, uno per orecchio (ad esempio, nel sinistro il rock e nel destro la musica classica) crea un differenziale di frequenze che il nostro sistema cerebrale, nel tentativo di categorizzare, sintetizza elaborando una terza frequenza, sotto forma di “battiti”. In parole semplici, la cosa funziona in questo modo: se l’orecchio sinistro percepisce un suono di 200 Hz (Hertz) e l’orecchio destro contemporaneamente un suono di 205 Hz, allora le onde cerebrali vengono incanalate in una frequenza di 5 Hz. Questa terza frequenza favorirebbe la secrezione di alcuni ormoni tra cui la serotonina e l’ossitocina che hanno effetti benefici sullo stato di salute generale dell’individuo riportando la fisiologia a livelli normali e rafforzando il sistema immunitario.

E ben lo sanno, da ultimo, l’equipe di ricercatori della University of South Australia capitanata dal professor Nicolas Voelcker, pioniere di nanomedicina che, in uno studio pubblicato sul 2015 CBNS (Convergent Bio-Nano Science & Technology) Annual Report, ha rivelato che l’ascolto di musica rock a tutto volume durante i trattamenti di chemioterapia aiuta a migliorare l’assorbimento dei farmaci. E la canzone scelta per portare avanti questa ricerca è stata Thundestruck degli AC/DC (dall’album The Razors Edge): “Abbiamo capito che per aumentare l’effetto dei farmaci avevamo bisogno di qualcosa che permettesse al farmaco di coprire ogni parte delle cellule cancerose e suonare musica a tutto volume crea delle vibrazioni che ci permettono di raggiungere questo scopo. Ed alla fine abbiamo scelto Thunderstruck perché ha una grande attinenza con il lavoro che stiamo facendo“. Si tratta di un’ulteriore riprova che l’intervento della medicina vibrazionale a fianco della medicina cosiddetta tradizionale (allopatica) non fa altro che implementare le possibilità di cura di pazienti affetti da diffuse patologie, oltrechè ridurre lo stress della vita contemporanea aumentando il benessere psicofisico.

Ancora una volta nella storia dell’uomo tocca alla musica rafforzarci o guarirci, forse perché è essa stessa la compagna ancestrale della nostra vita. Rock ‘n’ Roll rules again!

                       Sergio Denaro

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