GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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1 XY Mummia

Il Museo Egizio di Torino ha rifatto il look confermandosi uno dei musei più prestigiosi al mondo, secondo solo a quello del Cairo, per importanza e numero di reperti provenienti dall’Egitto. Torino consolida così il suo primato di culla della cultura egiziana. Il Museo egizio, considerato una meraviglia mondiale, ha riaperto i battenti con un nuovo allestimento museale ricco di sorprese che proiettano il visitatore in un esperienza culturale di grande suggestione. Per realizzare gli interventi, molto di più di un semplice restyling, sono stati necessari quasi cinque anni di lavori (scanditi da una grande clessidra, alta tre metri, posizionata in Piazza San Carlo) ed un budget di 50 milioni di euro. Nel corso dei lavori, il museo è rimasto sempre aperto, nonostante ospitasse uno tra i cantieri più grandi d’Europa. Una grande sfida vinta con grande successo.
L’inaugurazione è avvenuta il primo aprile, strategicamente un mese prima dell’Expò di Milano, alla presenza del Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini il quale ha definito il Museo “uno strepitoso successo mondiale con allestimenti moderni che interpretano magnificamente la nuova filosofia di concepire i musei i quali devono essere realizzati con ampi spazi in grado di permettere un ottima fruizione delle opere esposte dove venga valorizzata anche la parte didattica con dettagliate spiegazioni riguardanti i reperti”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al Museo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al Museo

Giovedì 15 maggio è stato un giorno speciale per il Museo Egizio. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato l’Egizio esprimendo grande compiacimento per il restailing realizzato.

             

                Il nuovo percorso museale, realizzato sul progetto scientifico elaborato dal Direttore del Museo Christian Greco e da otto curatori con differenti specializzazioni, si sviluppa cronologicamente su un area, quasi raddoppiata, di 10.000 mq. e si articola in quattro piani collegati da un sistema di scale mobili che nell’idea dello scenografo Dante Ferretti dovrebbero richiamare un ideale percorso di risalita lungo il Nilo. Sono 3300 i reperti esposti che coprono un arco di tempo che va dal 4000 a.c. al 700 d.c.
Tra le molte novità vi è da segnalare un’area tematica di grande impatto, la Galleria dei Sarcofagi, che ospita al secondo piano alcuni fra i più bei sarcofagi del Terzo Periodo Intermedio e dell’epoca tarda (1100 – 600 a. C) molti dei quali restaurati presso il Centro di Restauro della Venaria Reale con il contributo de Gli Scarabei, associazione dei sostenitori del Museo Egizio. Questo allestimento si giova dei risultati raggiunti dal Vatican Coffin Project, un sofisticato protocollo di indagine applicato per la prima volta su sarcofagi dell’antico Egitto. Al progetto, coordinato dal Reparto Antichità Egizie dei Musei Vaticani, in collaborazione con il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione e il Restauro dei Musei Vaticani, partecipano il Museo Egizio, il Rijksmuseum van Oudhen, il Museo del Louvre, e il Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France.
Per il pubblico che visita il museo è come vivere un viaggio nel tempo che si conclude al piano terra fra le statue monumentali, nelle sale allestite dallo scenografo Dante Ferretti, in quella che Champollion, il noto studioso decifratore dei geroglifici, definì “una meravigliosa assemblea di re e divinità”. Dante Ferretti è inoltre autore de l “Percorso Nilotico” che accompagna il pubblico nella salita, con le scale mobili, alle sale espositive dal primo al terzo piano.
I visitatori dell’Egizio possono  fruire di ricostruzioni virtuali di alcuni contesti archeologici realizzate nell’ambito della collaborazione scientifica fra Museo Egizio e Istituto IBAM del CNR. E’ possibile vivere l’esperienza della scoperta grazie a video 3D che, basandosi su preziosi documenti di scavo e fotografie d’epoca, ridanno vita alla tomba di Kha, alla tomba di Nefertari e alla cappella di Maia, tutte e tre scoperte da Ernesto Schiaparelli, tra i primi direttori di questo Museo, agli inizi del ‘900.
Ogni sala, è stata concepita per instaurare un dialogo costante con il mondo esterno, in particolare con un pubblico eterogeneo e con la comunità scientifica internazionale, ponendosi come un punto di riferimento per la ricerca. A testimoniare l’attenzione verso di loro le sei lingue, numero destinato a crescere, le videoguide e i testi di sala tradotti non solo in inglese ma anche in arabo per sottolineare lo stretto legame con la terra da cui le collezioni dell’Egizio provengono.
La collezione
Il Museo Egizio di Torino è, come quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico. Molti studiosi di fama internazionale, a partire dal decifratore dei geroglifici egizi, Jean-François Champollion, che giunse a Torino nel 1824, si dedicano da allora allo studio delle sue collezioni, confermando così quanto scrisse Champollion: «La strada per Menfi e Tebe passa da Torino».
Numerose sono le collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935. In quell’epoca vigeva il criterio secondo cui i reperti archeologici erano ripartiti fra l’Egitto e le missioni archeologiche. Il criterio attuale prevede invece che i reperti rimangano all’Egitto

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La Biblioteca
Costituita sul nucleo originario di un fondo librario formato presso il Museo a partire dal 1824, anno di nascita, la Biblioteca Museo Egizio, fortemente specializzata in testi di argomento egittologico, ha oggi pochi eguali a livello internazionale ed è divenuta nel corso del tempo un punto di riferimento per gli studiosi di tutto il mondo. Il patrimonio librario conservato e disponibile per la consultazione comprende: 7400 volumi monografici, 2100volumi di periodici, 171 opuscoli, 182 tesi di laurea, microfilm e il fondo bibliografico della Biblioteca Botti (circa 500 volumi tra monografie e periodici). La Biblioteca costituisce un supporto all’attività di ricerca scientifica del Museo Egizio ma la consultazione è aperta a tutti.
Non è previsto alcun tipo di prestito esterno dei volumi, consultabili unicamente in loco.
Fatte salve le leggi vigenti e le esigenze di conservazione, gli utenti possono, inoltre, ottenere riproduzioni dei documenti in formato sia cartaceo sia digitale, secondo tariffe stabilite. E’, infine, a disposizione del pubblico un PC da cui accedere gratuitamente al sito OEB ( Online Egyptological Bibliography).

X Sala museo_egizio

Il Restauro
Il restauro dei reperti è sponsorizzato da Gli Scarabei, Associazione dei Soci Sostenitori del Museo Egizio di Torino. In meno di tre anni di attività Gli Scarabei hanno sponsorizzato importanti interventi di restauro per un importo di 80.000 euro focalizzati in particolare sulla Tomba di Kha, uno dei capolavori del Museo Egizio, e consistenti in operazioni delicatissime come la rimozione di vecchi interventi, il consolidamento e la stabilizzazione dei tessuti e la pulizia dei reperti.
L’attività degli Scarabei si estende a numerosi altri tesori a rischio come la preziosa maschera di cui si mostrano alcuni scatti prima e dopo l’intervento di restauro.
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La Storia
Il Museo delle Antichità Egizie venne fondato nel 1824 dal re Carlo Felice con l’acquisizione di una collezione di 5628 reperti egizi riunita da Bernardino Drovetti. La sede del Museo è da allora nel palazzo che nel XVII secolo l’architetto Michelangelo Garove aveva costruito come scuola dei Gesuiti, noto come “Collegio dei Nobili”, e che nel XVIII secolo era diventato sede dell’Accademia delle Scienze. Il 6 ottobre 2004 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha conferito in uso per trent’anni i beni del Museo alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, presieduta da Evelina Christillin di cui fanno parte la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. L’egizio di Torino è’ annoverato tra i primi 10 musei più visitati d’Italia e tra i primi 100 al mondo. Nel 2014 sono passati per le sale del palazzo di via Accademia delle scienze oltre 567mila visitatori.
Il primo oggetto giunto a Torino è la Mensa Isiaca, una tavola d’altare in stile egizittizzante, realizzata probabilmente a Roma nel I secolo d.C. per un tempio di Iside e acquistata da Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630. Nel 1724 Vittorio Amedeo II di Savoia fonda il Museo della Regia Università di Torino, presso il palazzo dell’Università in Via Po, cui dona una piccola collezione di antichità provenienti dal Piemonte. Nel 1757, Carlo Emanuele III di Savoia, per arricchire il Museo dell’Università, incarica Vitaliano Donati, professore di botanica, di compiere un viaggio in Oriente e di acquistare in Egitto oggetti antichi, mummie e manoscritti che potessero illustrare il significato della tavola stessa. Gli oggetti raccolti dal Donati, tra cui tre grandi statue, giungono a Torino nel 1759 e sono esposti nel Museo della Regia Università, dove dal 1755 è collocata anche la Mensa Isiaca.
Nel 1824 re Carlo Felice acquista una collezione di 5628 reperti egizi di Bernardino Drovetti. Questi, di origini piemontesi, aveva seguito Napoleone Bonaparte durante alcune delle sue campagne militari e per i suoi meriti l’Imperatore lo aveva nominato Console di Francia in Egitto. Drovetti, grazie alla sua amicizia con il viceré d’Egitto, Mohamed Alì, riuscì a trasportare in Europa gli oggetti raccolti. La collezione venduta dal Drovetti al sovrano Carlo Felice è costituita da 5.268 oggetti (100 statue, 170 papiri, stele, sarcofagi, mummie, bronzi, amuleti e oggetti della vita quotidiana). Giunta a Torino, è depositata presso il palazzo dell’Accademia delle Scienze (dove si trova tuttora) progettato nel XVII secolo dall’architetto Guarino Guarini come scuola gesuita.
Mentre la Collezione Drovetti è disimballata, Champollion arriva a Torino e nell’arco di qualche mese di febbrile attività ne produce un catalogo, nonostante i disaccordi circa la conservazione dei reperti con il primo direttore, Giulio Cordero di San Quintino. Nel 1832, le collezioni raccolte presso il Museo dell’Università sono trasferite nel palazzo dell’Accademia delle Scienze. Alla guida del Museo si succedono Francesco Barucchi e Pier Camillo Orcurti. Dal 1871 al 1893 il direttore è Ariodante Fabretti che, coadiuvato da Francesco Rossi e Ridolfo Vittorio Lanzone, elabora il catalogo delle opere allora conservate. Nel 1894 la guida del Museo passa a Ernesto Schiaparelli che organizza scavi in numerosi siti egiziani, tra cui Eliopoli, Giza, la Valle delle Regine a Tebe, Qau el-Kebir, Asiut, Hammamija, Ermopoli, Deir el-Medina e Gebelein, dove le missioni sono proseguite dal suo successore, Giulio Farina. L’ultima acquisizione importante del Museo è il tempietto di Ellesija, donato all’Italia dalla Repubblica Araba d’Egitto nel 1970, per il significativo supporto tecnico e scientifico fornito durante la campagna di salvataggio dei monumenti nubiani, minacciati dalla costruzione della grande diga di Assuan.
Nelle sale del Museo delle Antichità Egizie sono oggi esposti circa 3.300 oggetti. Più di 26.000 reperti sono depositati nei magazzini, in alcuni casi per necessità conservative, in altri perché rivestono un interesse unicamente scientifico (vasellame, statue frammentarie, ceste, stele, papiri) e sono oggetto di studi i cui esiti sono regolarmente pubblicati.

                                       ROSARIO MESSINA

 

Drovetti

Bernardino Drovetti

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Foto di Michela Perrone e della pagina di Face Book del Museo Egizio

 

 

MUSEI: EGIZIO TORINO, NUOVO ALLESTIMENTO SCAVI SCHIAPPARELLI      XY I Sarcofagi    XY Piramide (foto Michela Perrone)

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