GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Sicilia

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Gli scavi archeologici a Iona durati circa 60 anni e la scoperta nel 2017. Il monaco d’Irlanda vissuto 1.500 anni fa, studioso, poeta, principe, diplomatico e soprattutto un Santo. Columba o Colm Cille di Iona, fu irlandese, orgoglioso della propria nazionalità, portò religione, cultura e cristianità alla Scozia. A lui si deve la fondazione della nazione scozzese. Fu l’Irlanda, che le diede il nome di Scozia e l’arricchì di una propria letteratura e lingua. Nell’introduzione al volume di Enzo Farinella ‘Under the Sky of the Fair Islands – Irish Monks in Europe and Britain’, il Professor Thomas O’Loughlin dell’Università di Nottingham scrive: “L’apertura meravigliosa del senso di appartenenza di questi primi pellegrini irlandesi, orgogliosi di poter dire ‘Europa patria nostra….’

A cura di Mimma Cucinotta

Grotta di Fingal e S. Columbo

Grotta di Fingal e S. Columbo

Riteniamo sia anche nostro compito portare alla luce il lavoro dei pellegrini irlandesi che si sono prodigati in tutta Europa, diffondendo fede e valori riproponendo le fondamenta della civiltà occidentale, subito dopo il crollo dell’Impero Romano. Un compito, sul piano dell’informazione assolutamente ineludibile.

Disseppelliamo l’archeologia di valori e principi di vita di quei tempi, riproponendola per i nostri giorni, proprio nel momento in cui il mondo, anche se globalmente connesso, si sta disintegrando e frammentando.

Lo fa con travolgente enfasi, lo studioso di monachesimo celtico, Enzo Farinella, già professore nell’Università di Dublino, nel narrare libro dopo libro, con accurata meticolosità la storia del monachesimo irlandese. Un impegno costante per tanti anni di approfondimento nel cammino salvifico dei pellegrini d’Irlanda, con l’intento preciso di riportare alla luce un periodo storico tra i più fecondi della storia dell’Umanità. Per dare interezza al percorso immersivo nella storia civilizzatrice dei monaci irlandesi, diffusori di cultura ed evangelizzazione in Europa, ricorderemo l’irlandese Columba o ColmCille, figura approfondita nel volume di Enzo Farinella “Under the Sky of the Fair Islands – Irish Monks in Europe and Britain – (Amazon-Kindle). Studioso, poeta, principe, monaco, diplomatico e soprattutto un Santo, Columba, ha lavorato per la pace e la giustizia in tutti i settori della vita. La nascita di Uomini come Columba , sullo sfondo della attualità dei nostri tempi è rara nella preziosità delle rappresentatività delle sue opere sul piano antropologico-culturale e religioso.

Fu l’irlandese, orgoglioso della propria nazionalità, che portò religione, cultura e cristianità alla Scozia. A lui si deve la fondazione della nazione scozzese. Fu l’Irlanda, che le diede il nome di Scozia e l’arricchì di una propria letteratura e lingua.Sessanta dei suoi Re furono di razza irlandese.

I monaci irlandesi, veri missionari e visionari come ColmCille, Colombano, Aidan, Gallo, Virgilio, Fursey, Fiacre, Cataldo sono stati fondamentali nella promozione di cultura e valori; ed essi come i discepoli di S. Benedetto hanno influito sulla storia e sull’arte rendendo un contributo decisivo alla rinascita della civiltà europea. Hanno profuso durante il loro passaggio concetti etici e illuminanti sulla ‘Sacralità integrità e inviolabilità della vita’, essenza dei valori universali fondativi dei principi di rispetto della persona. Una grandiosa opera culturale e di evangelizzazione che i monaci d’Irlanda, germe di umani principi, oggi giuridicamente rilevanti come diritti fondamentali dell’Uomo, spesso disattesi. Un cammino influenzante e portatore di inclusività, prezioso seme del moderno processo di integrazione europeo, da rivalutare e rilanciare partendo dal messaggio missionario irlandese.

La storia di Columba per lungo tempo avvolta da un alone di mistero, parte dalla costrizione a lasciare la sua patria per stabilirsi intorno al 563, sull’Isola di Iona, una piccola isola dell’Oceano Atlantico  Questo luogo selvaggio e disabitato. Questo luogo selvaggio e disabitato, posto “alla fine del mondo”, trale Ebridi, davanti alla penisola di Mull, sulla Costa occidentale della Scozia, divenne con lui il posto di una sua rivoluzionaria attività. Fu da Iona che non solo la Scozia ma anche l’Inghilterra vennero cristianizzate. Trentatré anni prima dell’arrivo di S. Agostino nel 597 – il leader di una missione inviata da Roma per convertire l’Inghilterra – i monaci irlandesi avevano iniziato la conquista Cristiana della Bretagna.

Quì i suoi monaci produssero un imponente corpo di letteratura latina e irlandese. Durante 34 anni di attività missionaria, Columba punteggiò questa nazione di chiese, monasteri, scuole e “scriptoria” – il luogo dove i monaci copiarono Vangeli e opere letterarie -, partendo da Iona.

 Quì nacquero il Book of Kells – uno dei libri più belli del mondo, oggi in visone presso l’Università Trinity di Dublino – e, nel VI secolo, una Communitas Celtica, il cui modello potrebbe rinnovare l’Europa di oggi, promuovendo pace, riconciliazione, solidarietà, prosperità nel mondo con il dialogo tra civiltà.

Il “Centro di Pace Internazionale Comunitario”, fondato da Lord G. Macleod of Fuinary nel 1938 in quest’isola per onorare la memoria di questo intrepido missionario, si prefigge un tale compito.

Columba fu anche il Santo che per primo parlò del mostro di LochNess, 1,500 anni fà.

Adomnàn, ottavo Abate di Iona, suo biografo, 200 anni dopo la sua morte, riflettendo sul passar del tempo in quest’isola mistica, scrisse: “Se dovessi morire adIona, sarebbe una bella conquista. Non conosco luogo più bello sotto il cielo”.

La Grotta i Fingal

La Grotta i Fingal

 GROTTA DI FINGAL

MendelsonBartholdy, mentre componeva l’overture della “Grotta di Fingal” – un isolotto

vicino Iona -, osservò:Quando in un fausto futuro, mi troverò in mezzo a una folla delirante, con musica e danze attorno a me e mi assalirà il desiderio di ritirarmi nel luogo più solitario, penserò adIona”.

Lo storico e accademico LiamChambers dichiarò:Il nome di ColmCille rimarrà sempre tra noi come il benefattore disinteressato della Scozia. Egli venne non per distruggere ma per salvare, non per conquistare ma per civilizzare”.

Anche se non conosciamo molto della vita di Columba, ancora oggi nel terzo millennio  parliamo di lui come punto di riferimento. E lui rimane un personaggio di spicco della storia e del folklore sia della Scozia sia dell’Irlanda.

È veramente esistito?

Quattro Archeologi dell’Università di Glasgow hanno potuto dare una risposta positiva a questa domanda. “È stata la scoperta del secolo”, ha annunziato KenMacdonald, il corrispondente scientifico della BBC Scotland, l’11 luglio 2017. Gli scavi adIona sono durati circa 60 anni. Un isotopo radio-attivo ha permesso di arrivare all’età di un oggetto o un pezzo di stoffa, appartenuto in questo caso a S. Columba 1,500 anni prima.

 Così, il mitico St. ColmCille è esistito realmente.

Nato nel 521 atGartan, nella Contea di Donegal nell’Irlanda del Nord, e morto nel 597, ColmCille fu il nipote del Supremo Re d’Irlanda e, quindi, un successore accreditato al trono. Ma egli preferì divenire un Re in cielo.

Da giovane studiò nelle famose scuole irlandesi di Movilla e di Clonard insieme a vari altri Santi dell’Irlanda. Tra quelli che studiarono a Clonard – si parla di 12 Apostoli dell’Irlanda – ne ricordiamo uno in particolare, S. Ciaràn, il brillante fondatore del centro monastico di Clonmacnoise, la cui vitavenne falciata dalla peste all’età di 33 anni. La scomparsa di questo suo grande amico colpì profondamente ue costituì uno dei “Tre Dolori dei Santi d’Irlanda”. Il secondo fu l’esilio dello stesso Columba e il terzo l’allontanamento di St. Mochuda da Rathain.

Questi dispiaceri personali comunque e la peste dilagava in Irlanda  non scoraggiarono l’uomo d’azione, che fu Columba. Per 15 anni egli lavorò indefessamente, seguendo l’esempio dei suoi predecessori, S. Patrizio e S. Brigida con cui è compatrono di quest’”Isola di Santi e Studiosi”, fondando monasteri. Si dice che nella sola Irlanda del Nord ne fondò circa 30.

Quanto alla sua partenza dalla terra patria, alcuni agiografi affermano che lasciò l’Irlanda “di sua spontanea volontà e per il suo incondizionato amore per Cristo”. Altri sono del parere però che questo allontanamento fu dettato dal rimorso per la sua responsabilità nella battaglia di Cool Drevny, Sligo, nel 564, in cui molte vite sono andate perdute. La battaglia era stata causata da un verdetto del Giudice Diarmait contro ComCille per aver copiato senza permesso un Antifonario – un libretto di Salmi e preghiere che S. Finnian di Movilla aveva composto -, verdetto mai accettato. Allora un libro valeva più dell’oro. Inoltre Diarmait, divenuto Re nel Nord Irlanda, aveva ucciso ingiustamente un uomo rifugiatosi in un santuario, violandone la legge, in presenza di ColmCille. Per queste ragioni, egli scelse l’esilio.

 Di tutto questo e molto altro si può leggere nel libro di Enzo FarinellaUnder the Sky of the Fair Islands – Irish Monks in Europe and Britain – (Amazon-Kindle) -.

Il Prof. Thomas O'Loughlin

Il Prof. Thomas O’Loughlin

Il  Professor Thomas O’Loughlin dell’Università di Nottingham, scrive nell’introduzione: “L’apertura meravigliosa del senso di appartenenza di questi primi pellegrini irlandesi, orgogliosi di poter dire ‘Europa patria nostra’, è quanto si evince dalle pagine del libro. Se si coglie questo senso e, più importante ancora, se lo si condivide leggendolo, si potrà divenire parte di quei tempi remoti”.

Brevi cenni biografici

Enzo Farinella, ex-collaboratore ANSA dall’Irlanda e corrispondente per la Radio Vaticana, già docente nell’Università di Dublino, è nato a Gangi in Sicilia.

Messaggero di Pace per le Nazioni Unite, Cavaliere della Repubblica Italiana, Priore d’Irlanda per l’Ordine Capitolare dei Cavalieri della Concordia, Membro dell’Accademia Zelantea, referente a Dublino dell’Associazione di Volontariato: I Cittadini contro le mafie e la corruzione, plurilaureato, è stato per 20 anni Addetto Culturale presso l’Istituto Italiano di Cultura di Dublino dove vive da molti anni.

Molte le sue conferenze sui legami tra Italia e Irlanda e in particolare sul lavoro dei monaci irlandesi nelle varie nazioni europee in Europa e in USA.

Alcuni incontri promossi dal professor Enzo Farinella :

Un’ombra sull’Europa – La tragedia dell’Irlanda del Nord – Roma 1990;

L’Irlanda: Terra di Magia – La cultura gaelica e l’Europa Unita – Catania, 1995;

Irish Italian Links – A long lastingfriendshipnowat work in the EUItalia-Irlanda: Un’amicizia secolare al lavoro nell’Unione Europea, Catania, 1997;

San Cataldo, an Irish Monk? Acireale-Roma 2002.

      TwinningsbetweenIreland and ItalyGemellaggi tra Italia e Irlanda –   Acireale-Roma, 2004.

      Cultural Links betweenIreland and Sicily – Sicilia –Irlanda: Legami culturali, – Palermo, 2005

Italia – Irlanda: Cultura e valori, – Alle radici dell’umanesimo personalistico europeoIreland and Italy: Culture and values – At the roots of the Europeanpersonalistichumanism, Szombathely, 2009

Sulle Strade del Mondo – Monaci irlandesi in Europa e in Italia. – On the Pathways of the World – Irish Monks in Europe and Italy, Szombathely, 2015

Dall’Atlantico al Mediterraneo – Santi e Studiosi Irlandesi all’Origine della Storia Europea, Roma, 2015.

On the Summits of the Highest Love – Irish Monks in Europe and SwitzerlandAufdenGipfelnderHoechstenLiebe – IrischeMoenche in Europa und in derSchweiz, Troina (EN), 2017.

Through Mountains and Valleys – Irish Monks&Pilgrims in Europe & Austria – ÜberBerge und durchTäler – IrischeMönche und Pilger in Europa und Österreich, Troina (EN), 2018.

From the Emerald Island to the Black Forest – Irish monksat the Roots of European and GermanHistory – Von derGrünenInselzum Schwarzwald – IrischeMönche an denWurzelndereuropäischen und deutschenGeschichte, Troina (EN), 2018.

Culture and Politics – Yesterday and Today – Irish Monksat the Roots of the European and French History – Culture et politique – Hier et Aujourd’hui – LesMoinesIrlandaisaux Racines de l’Histoire Européenne et Française, Troina (EN),  2019.

E-Books:

Dall’Atlantico al Mediterraneo, Appstore Apple “New Life Book”,

2015.

At the Roots of the History of Europe: Amazon, 2017

Italy and Ireland – Two Stars under the Sky of Europe –, Amazon, 2020

Under the Sky of the ‘Fair’ Islands – Irish Pilgrims in Britain and Europe, Amazon, 2020

In the Land of Tulips – Irish Pilgrims in Benelux and Europe, Amazon, 2020

Born in Ireland, Lit up AustriaIrish monks and Pilgrims in Europe and Austria, Amazon 2021

Time for Action – Bonds betweenItaly and Ireland, Amazon 2021.

Born in Ireland, Lit up Switzerland – Irish monks in Europe and Switzrtland, Amazon, 2021.

Born in the Emerald Ireland, Lit up the Black Forest – Irish Pilgrims in Europe and Germany, Amazon 2022.

Enzo è sposato con Barbara; ha quattro figli: Santina, Gioacchino, Aisling ed Enzino Làszlò; e sei nipoti: James, Giulia, Franca, Skye, Olive-Elisa e Willow.

Emailenzo.farinella@gmail.com

www.enzofarinella.com

Il prof. Enzo Farinella

Il prof. Enzo Farinella

Libri scritti dal Prof. Enzo Farinella

Libri scritti dal Prof. Enzo Farinella

S. Columba

S. Columba

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Dal 12 Febbraio in rotazione radiofonica e in tutte le piattaforme streaming e nei negozi digitali, CUORE BUGIARDO per l’etichetta Videoradio, l’ultimo singolo di Maurizio Vercon. Per il musicista triestino collaboratore di artisti internazionali, altra musica tra anima ed energia e ancora un ospite d’eccezione per il suo nuovo brano : al basso Don Schiff, tra i primi musicisti di Stick, NS/Stick e ad arco, ha suonato per artisti come, Tina Turner, Sammy Davis Jr… Voce di Christian Agosta fedele compagno di una vita di Vercon in tanti concerti. Videoclip in esclusiva ©VIDEORADIO (Videoradio e Videoradio Channel edizioni musicali).

A cura di Maria Chiara Luca

 

Dal 12 Febbraio in rotazione radiofonica e in tutte le piattaforme streaming e nei negozi digitali, CUORE BUGIARDO per l’etichetta Videoradio, l’ultimo singolo di Maurizio Vercon.

Per il musicista triestino collaboratore di artisti internazionali, altra musica tra anima ed energia e ancora un ospite d’eccezione per il suo nuovo brano : al basso Don Schiff, tra i primi musicisti di Stick, NS/Stick e ad arco, ha suonato per artisti come, Tina Turner, Sammy Davis Jr… Voce di Christian Agosta fedele compagno di una vita di Vercon in tanti concerti. Videoclip in esclusiva ©VIDEORADIO (Videoradio e Videoradio Channel edizioni musicali).

Don Schiff

Don Schiff

Da qui la scelta di Maurizio Vercon, verso un super ospite internazionale. Al basso “Don Schiff, uno dei primi chitarristi Stick, NS/Stick e ad arco (ha suonato per artisti come Elvis Presley, Tina Turner, Sammy Davis Jr. ,Ann-Margret , Perry Como ed altri ) e, la decisione di volere fortemente come voce del nuovo brano “Cuore bugiardo” Christian Agosta, fedele compagno di una vita in tanti concerti.
Batteria : Brayden Cone
Piano e hammond: Paolo Zizi
Arrangiato, mixato e masterizzato da Maurizio Vercon
Videoclip realizzato e creato da Maurizio Vercon: una esclusiva ©VIDEORADIO (Videoradio e Videoradio Channel edizioni musicali)

Maurizio Vercon chitarrista, produttore, arrangiatore triestino, ha cominciato il suo percorso di amore e per amore verso la musica da autodidatta con diversi stili ed espressione di numerose formazioni. Da ragazzo ascolta Elvis e studia Beck, Page, Lukather ,Malmsteen, Satriani, Hendrix e approfondisce Steve Vai. Una folgorazione l’ascolto del suono della chitarra acustica. Iniziano i primi gruppi musicali e dopo la maturità arriva il primo concerto con una band di Trieste. Seguono altri live per generi di musica diversi. Parte così la carriera da musicista impegnato in tour con i grandi artisti della musica internazionale. Ha all’attivo due CD strumentali distribuiti in tutto il mondo editi da Rai Trade/Videoradio (Everything is here 2006-For you feat Frank Gambale 2008 ) ed uno nel 2019 (Slice of Heaven) pubblicato da VIDEORADIO. Inoltre ha partecipazione con 5 pezzi in due compilation Rai trade/Videoradio “fusion jazz rock & groove” vol. 1 e 2. Nel 2022 esce ,sempre con la Videoradio, con due singoli, War e Gioia. Nei suoi album hanno suonato artisti del calibro di Frank Gambale, Charlie Morgan, Ricky Portera, Luca Colombo, Maurizio Solieri, Andrea Innesto (Cucchia) ecc. Nel 2006 ha realizzato la sigla per il programma “speciale mondiali” in onda su RAI 2 (Too much easy but not easy-feat Andrea Innesto Cucchia)

Dal 12 Febbraio in rotazione radiofonica e in tutte le piattaforme streaming e nei negozi digitali  MAURIZIO VERCON CUORE BUGIARDO Feat Christian Agosta Don Schiff
Il brano su etichetta Videoradio è accompagnato dall’omonimo videoclip.

Una immersione in alchemiche e vibranti sensazioni ancora una volta accompagnano l’ultimo brano scritto da Maurizio Vercon, musicista dalla carriera scandita da tourneè di successo e collaborazioni con artisti internazionali. Per i suoi album hanno suonato chitarristi del calibro di Frank Gambale, Charlie Morgan, Ricky Portera, Luca Colombo, Maurizio Solieri, Andrea Innesto (Cucchia) ed altri.

Dal suono intenso e penetrante, ‘Cuore bugiardo’ esce dall’ ANIMA del chitarrista in un evolversi di idee e nuove energie. In una fusione di passione, talento ed eccezionale virtuosità, Maurizio Vercon è ENERGIA pura!

Maurizio Vercon

Maurizio Vercon

Cuore Bugiardo

Cuore Bugiardo

Maurizio Vercon

Maurizio Vercon

Misteriosamente scomparso negli anni ’50 del secolo scorso dalle sale della Pinacoteca Ambrosiana e, ritrovato nel 2021, Il capolavoro cinquecentesco restaurato fa ritorno il 15 febbraio, nella secolare e prestigiosa istituzione, scrigno di amore per le lettere, le arti, la scienza e il bello di piazza Pio XI a Milano. Simbolo devozionale delle donne sterili, attribuito ad uno degli esponenti del Rinascimento pittorico lombardo e allievo indipendente di Leonardo da Vinci, l’iconografia della Madonna del latte, si ripete nel suo corpus pittorico come rilevano fonti dedicate a Marco d’Oggiono.

A cura di Mimma Cucinotta

Milano, febbraio 2023 – Dopo un restauro durato un anno a seguito del ritrovamento da parte dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Monza,  il capolavoro cinquecentesco La Madonna del latte” di Marco D’Oggiono torna a far parte della collezione permanente della Pinacoteca Ambrosiana.

L’opera restaurata, il prossimo 15 febbraio, sarà al centro di una cerimonia di presentazione incorniciata dalla splendida Sala 23 della Veneranda Biblioteca Ambrosiana in Piazza Pio XII a Milano, uno scrigno che racchiude in sé una Biblioteca, una Pinacoteca e un’Accademia: tre realtà tra loro complementari volte a promuovere l’amore per le lettere, le arti, la scienza e il bello. Più di quattrocento anni di vita, propiziatrice di incontro delle tradizioni culturali, nel porsi a servizio della fraternità, con un compito tutt’ora attualissimo: promuovere l’amore del Vero e del Bello per il bene delle persone, della Chiesa e della società. Nelle parole dell’Arcivescovo di Milano, S.E. Mons. Mario Delpini, Gran Cancelliere dell’Ambrosiana, Patrono e ultimo responsabile. Il prezioso dipinto del primo Cinquecento, misteriosamente rubato dalla Pinacoteca Ambrosiana a metà del secolo scorso, probabilmente durante un periodo di restauro degli ambienti della prestigiosa e quattrocentesca Accademia milanese e, ritenuto perduto, è stato individuato attraverso la segnalazione di un mercante d’arte di Milano, nel marzo 2021. Alla identificazione hanno contribuito la Conferenza Episcopale Italiana CEI e Ministero della Cultura a salvaguardia del patrimonio storico-artistico ecclesiastico, impegnati in una certosina catalogazione e pubblicazione delle creazioni d’arte, finalizzata a contrarre e contrastare il fenomeno della sottrazione per furto dei beni culturali ecclesiastici.

L’opera è stata presentata nel settembre 2021, negli spazi della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e Generali Arte da Monsignor Marco Rocca direttore della Pinacoteca, alla presenza del Tenente Colonnello Francesco Provenza, comandante del Nucleo monzese.

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Veduta della biblioteca ambrosiana a Milano

 

La Madonna del latte’ tela in olio su tavola che per peculiarità stilistica è riferibile una datazione di inizio Cinquecento attribuita a Marco d’Oggionopittore ed esponente del Rinascimento lombardo, allievo di Leonardo da Vinci. Nato da Cristoforo orefice possidente, probabilmente ad Oggiono tra il 1470 e il 1475 e, morto a Milano intorno al 1524, Marco d’Oggiono, maggiore tra i pittori dell’area di Lecco, fu artista indipendente nella bottega di Leonardo, la cui presenza è rilevata documentalmente nel periodo in cui il maestro toscano operava presso la corte sforzesca tra il 1482 e il 1499. Eseguì tele monumentali e commissioni di grande prestigio per le famiglie Trivulzio e Bagarotti.

Dalle tonalità tipicamente leonardesche del verde-azzurro con un richiamo alla simbologia devozionale cara alle donne sterili, bandita poi da Concilio di Trento (1563) che, ritenne quel genere di raffigurazioni di madri a seno scoperto nella funzione di allattare, contrarie al decoro e al senso morale, l’iconografia della Madonna del latte, si ripete nel suo corpus pittorico come si evince dalla monografia dedicata a Marco d’Oggiono di Domenico Sedini, autore di numerosi saggi e pubblicazioni d’arte.

La Madonna del latte

La Madonna del latte

La Pinacoteca ambrosiana a Milano

La Pinacoteca ambrosiana a Milano

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L’11 febbraio si celebra la giornata internazionale delle donne nella scienza. Vogliamo ricordare Laura Bassi, la prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria, correva l’anno 1732. La materia era Filosophia Universa, l’Università quella di Bologna. Anni dopo, ottenne la possibilità di tenere lezioni in pubblico. Ed era anche stipendiata. Perché, con un tale precedente, ai nostri giorni è così difficile per le ricercatrici e le scienziate affermare il proprio talento e il proprio valore? Cosa è andato storto?

A cura di Marta Tersigni

Roma, 10 febbraio 2023 – È di qualche giorno fa la notizia che, nel corso della 38esima missione italiana antartica, la nave rompighiaccio Laura Bassi ha toccato il punto più a sud mai raggiunto da una nave nel Mare di Ross – all’interno della Baia delle Balene, un sito ad oggi inesplorato che si trova alla latitudine di 78° 44.280’ S.

In un certo senso è un nuovo record per Laura Bassi.

Chi era Laura Bassi

Laura Maria Caterina Bassi (Bologna, 29 ottobre 1711 – Bologna, 20 febbraio 1778) è stata la prima donna al mondo ad aver ottenuto una cattedra universitaria. La materia era Filosophia Universa, l’Università quella di Bologna, l’anno il 1732.

La sua vita, ben raccontata nel documentario Una cattedra per Laura Bassi. Bologna 1732 , è straordinariamente attuale e di grande ispirazione per tutte le donne e le ragazze che aspirano ad entrare nella comunità scientifica a pieno titolo.

Fanciulla molto arguta, fu scoperta dal medico di famiglia Gaetano Tacconi che insistette con i genitori di Laura affinché il sapere della piccola venisse reso pubblico; in quel periodo era frequente l’esibizione di bambine prodigio nei salotti aristocratici, come nel caso della coeva Maria Giovanna Agnesi -autrice nel 1748 delle Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana e prima donna ad ottenere la cattedra di matematica all’Università di Bologna.

Possiamo immaginare una donna estremamente determinata a non passare in secondo piano, fiduciosa in se stessa e capace di gestire le avversità che la cultura del ‘700 poneva alle donne. Ma anche una donna accolta in un momento di grande cambiamento e di apertura da parte dello Stato Pontificio (nel quale ricadeva Bologna) che, con il papato di Benedetto XIV, comprese che la scienza doveva essere complementare alla fede.

Laura Bassi ha combattuto molti pregiudizi.

Il primo: quello per il quale non si conviene ad una donna nubile di stare così in pubblico. Aveva infatti ottenuto la cattedra in Philosophia universa (sui fenomeni della natura) nel 1732 e, compresi i malumori generati dalla sua attività, decise di sposarsi nel 1738 con un uomo che, ne era certa, non l’avrebbe mai ostacolata. Quell’uomo era Giuseppe Veratti con cui ebbe un matrimonio d’amore (testimoniato dalle loro lettere) e ben 8 figli. Laura non abbandonò la didattica e lo studio, si prese cura dei suoi figli e li crebbe con affetto, “come si conviene ad una buona madre”. Affrontò, come tante donne di oggi, il difficile equilibrio tra le aspettative della società e le aspirazioni di una scienziata.

L’altro pregiudizio era che una donna non potesse tenere lezioni pubbliche. Laura allestì quindi nella sua casa un Istituto di Fisica privato nel quale alle lezioni teoriche univa le sperimentazioni concrete. Da lei passarono studenti come Lazzaro Spallanzani. A lei scienziati quali Alessandro Volta sottoposero le proprie sperimentazioni per essere verificate. A differenza dei suoi colleghi, Laura Bassi teneva lezioni tutti i giorni e non solo qualche ora a settimana, e i suoi divennero insegnamenti talmente indispensabili e complementari a quelli accademici che le fu accordato un aumento di stipendio.

Sorprende a questo punto apprendere che Laura Bassi sia stata fin da subito stipendiata (100 scudi). Dagli atti storici, la sua attività risulta essere stata sempre retribuita. Oggi, a migliaia di ricercatori e ricercatrici non è riconosciuto nient’altro che la gloria di una pubblicazione. Fu lei ad imporsi? O fu un fatto considerato normale in quanto accademica di una Università? Era più scandaloso avere un docente donna o non pagare un docente?

E seppe usare l’ingegno per proporre soluzioni a suo favore. Come quando fu esclusa dai membri -tutti uomini- della neonata Accademia benedettini, voluta da Papa Benedetto XIV per promuovere la scienza. Fu la stessa Bassi a suggerire di essere ammessa in soprannumero e l’astuzia fu ben accolta dal Papa che, espressamente, inserì nella sua nomina anche lo stipendio.

A lei si rivolse Voltaire per essere ammesso tra i soci onorari dell’Accademia e sempre a lei si rivolse il filosofo francese per far ammettere anche Madame du Châtelet, una matematica, fisica e letterata francese. Fu grazie a Laura Bassi che i due vennero inseriti e da quel momento i soci onorari inclusero anche stranieri e donne (tra le altre anche Anna Morandi Mandolini).

Nel 1776 -a seguito di trattative tormentate- le fu assegnata la cattedra di Fisica ed anche il permesso di insegnare pubblicamente, ma Laura Bossi morì improvvisamente nel 1778, solo due anni dopo.

Sono davvero molti gli spunti che le giovani donne possono trarre da questa figura così illuminata ma sono anche molti gli interrogativi che solleva.

Se l’idea di una donna docente era stata sdoganata da Laura Bassi e da Maria Giovanna Agnesi, perché poi per le donne è diventato così difficile affermarsi nel mondo accademico?  Ricorse ad un “gioco di squadra” con le donne della sua epoca per abbattere i pregiudizi sull’universo femminile? Ebbe modo di aiutare le giovani meno abbienti? Come percepiva se stessa, era cosciente del proprio ruolo “rompighiaccio” e del possibile impatto che avrebbe determinato in termini di inclusività di genere?

E soprattutto: perché, a distanza di trecento anni, dobbiamo ricorre a programmi STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) per incoraggiare le donne a cimentarsi in materie scientifiche? Perché è diventato così difficile per le ricercatrici e le scienziate affermare il proprio talento e il proprio valore? Cosa è andato storto?

Laura Bassi è stata solo un’eccezione o nella storia è stato occultato il ruolo delle donne?

11 febbraio: giornata mondiale delle donne nella scienza

Per mantenere vivo il dibattito su questi temi, nel 2015 l’ONU ha istituito la giornata delle ragazze e delle donne scienziate che si celebra l’11 febbraio. L’intenzione è combattere la disuguaglianza che esiste tra uomini e donne in tutti i campi della scienza e della tecnologia “nonostante gli enormi progressi”.

Sono moltissime le iniziative volte a sostenere le giovani negli studi scientifici: dalle borse di studio STEM all’impegno diretto delle aziende a riequilibrare il personale in termini di quote rose, alle numerose attività delle università e di Enti di ricerca o alle collane editoriali che raccontano le storie di grandi donne nella scienza, e l’elenco delle biografie si allunga di anno in anno.

Forse dobbiamo semplicemente –anche noi donne- iniziare a vedere quello che abbiamo sotto gli occhi e cioè che sono molte le donne nella scienza e che possono essere di più. Non tutte saranno premi Nobel, ma tutte sono e saranno indispensabili al progresso scientifico.

Foto di copertina: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Laura_Bassi_oval_portrait.jpg

Laura Bassi

Laura Bassi

La nave

La nave rompighiaccio Laura Bassi Fonte foto: Ufficio Stampa ENEA

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In concomitanza con i solenni festeggiamenti in onore di Sant’Agata, che hanno luogo in questi giorni a Catania, ho voluto segnalare all’assessore alla Cultura di Brescia, (da pochi giorni Capitale Italiana della Cultura), alla Curia di Brescia ed al sottosegretario del Ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, una probabile inesattezza circa l’identità attribuita ad un personaggio rappresentato in un’opera d’arte conservata a Brescia, all’interno della chiesa di Sant’Agata.

Sant’Agata è oggetto di devozione non soltanto in Italia, ma anche in molte altre nazioni, una grande venerazione che si manifesta per una fanciulla che ha rinunciato alla propria vita, per non rinunciare alla propria purezza, essendosi votata a Cristo.

La pala di S. Agata  a Brescia

La pala di Sant’ Agata a Brescia che invece raffigurerebbe Santa Giulia

Relativamente al martirologio della Santa, è noto da notizie tramandate da numerose antiche fonti, che la giovane Agata, pur di non abiurare la fede cristiana, dopo forti pressioni psicologiche ed il tentativo di indurla a pratiche lascive, subì atroci torture come la sospensione con funi, la fustigazione, le ustioni con tizzoni ardenti e persino l’amputazione delle mammelle, ma non la crocifissione. Ed è questo il punto controverso che mi ha indotto, dopo avere visitato la splendida quattrocentesca chiesa bresciana dedicata alla santa siciliana, ad indirizzare a Brescia la segnalazione.

In una grande pala d’altare che domina la navata centrale di una delle più antiche chiese bresciane, si vede una scena che rappresenterebbe il martirio di Sant’Agata; la pala è stata realizzata da Francesco Prata di Caravaggio intorno al 1520. Uso un verbo al condizionale in quanto la martire raffigurata in questa pittura, presenta i tagli alle mammelle denudate, ma è crocifissa, mentre Sant’Agata, dopo le atrocità inferte per ordine del proconsole romano, morì in carcere e non sulla croce.

Si potrebbe giustificare questa imprecisione da parte del pittore, come “insolita raffigurazione simbolica” come si legge nel portale web del Museo Diffuso di Brescia, ma le cose non stanno così: quella raffigurata nel quadro di Francesco Prata, è verosimilmente Santa Giulia, patrona proprio della città di Brescia.

Lo dimostrerebbero con precisi riferimenti, diverse antiche agiografie e persino delle incisioni seicentesche, che mostrano Santa Giulia crocifissa dopo avere subito il taglio delle mammelle, raffigurazioni che presentano una impressionante analogia con il dipinto di Francesco Prata.

Secondo una delle più attenibili fonti storiche, quella di Salvatore Vitale risalente al 1639, Santa Giulia analogamente a quanto subì Sant’Agata e per le stesse motivazioni, fu martirizzata a Nonza, in Corsica nel 450 e le sue reliquie, furono traslate a Brescia per volontà di una delle ultime regine longobarde nel 762.

La venerazione per la santa martirizzata in Corsica, anche in questo caso analogamente al culto per Sant’Agata, si diffuse nel Mediterraneo e Santa Giulia è patrona di Malta, della Corsica, di Livorno e di Brescia dove fu commissionato il grande quadro destinato alla chiesa di Sant’Agata: da qui, probabilmente si è originato l’equivoco dell’errata interpretazione dell’identità della Santa raffigurata nel dipinto, un equivoco artistico che non è comunque recente, visto che oltre ai portali bresciani, parlano di martirio di Sant’Agata vari dizionari biografici d’Arte; l’errore probabilmente ha avuto origine dalla interpretazione della documentazione cinquecentesca relativa alla commissione dell’opera al pittore, una pala d’altare per la chiesa di Sant’Agata, che doveva raffigurare il martirio, non della santa siciliana, ma della protettrice di Brescia, Santa Giulia, che è stata rappresentata in modo corretto dal pittore di Caravaggio, cioè crocifissa e con i seni tagliati.

È poco verosimile ipotizzare che Francesco Prata abbia sbagliato clamorosamente, trovando fonte di ispirazione per la sua pittura in una miniatura del XII secolo (Passionario di Weissenau) dove la santa catanese è raffigurata legata ad una trave (e non crocifissa), mentre il carnefice le taglia le mammelle; c’è da aggiungere che proprio qualche decennio prima di quella di Francesco Prata, venne realizzata una straordinaria opera pittorica con lo stesso soggetto, la crocifissione di Santa Giulia, dipinta tra il 1497 ed il 1505 dal grande pittore olandese Hieronymus Bosch.

In tempi recenti il sottoscritto ha identificato in un affresco all’interno di una grotta in territorio di Caltabellotta, una straordinaria immagine di Santa Caterina che beve il sangue del costato di Gesù, un’opera che rischiava di deteriorarsi a causa delle precarie condizioni ambientali; per un atto dovuto a Sant’Agata, ma soprattutto a Santa Giulia, ho proceduto ad inviare una relazione a Brescia, consapevole che mettere in discussione ciò che il tempo ha consolidato, può suscitare disagio, ma sperando che questo non avvenga, poiché la finalità di questa mia segnalazione, è esclusivamente quella di dare la giusta identità ad un personaggio raffigurato in una pregevole opera d’arte, che verosimilmente rappresenta proprio la patrona di Brescia.

Mimmo Macaluso

Accademico Onorario dell’Accademia di Belle Arti “Kandinskij” di Trapani.

 

Agata venne martirizzata, secondo numerosi testi agiografici, durante la persecuzione cristiana di Decio, per disposizione del prefetto romano Quinziano, il 5 febbraio del 251, martirio apportato mediante supplizi efferati a cui la giovane donna fu sottoposta.

La chiesa di Sant'Agata a Brescia

La chiesa di Sant’Agata a Brescia

La navata centrale della chiesa di Sant'Agata a Brescia con la pala del Prata

La navata centrale della chiesa di Sant’Agata a Brescia con la pala del Prata

MIMMO MACALUSO E SGARBI

Vittorio Sgarbi e Domenico Macaluso

Il dott. Domenico Macaluso

Il dott. Domenico Macaluso

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Partecipato al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca l’incontro di presentazione del libro di Francesco Irrera “ il Viaggio di Francesco” edizioni Il Fiorino.

L’evento patrocinato dal Comune di Messina è stato moderato dall’avv. Silvana Paratore che ha ricordato lo scopo benefico dell’incontro volto a sostenere l’attività dell’associazione dei familiari dei pazienti in cure palliative.   Il viaggio di Francesco” è un testo che si si legge in poco tempo e che trasmette una incredibile forza di volontà , quella con cui l’autore affronta le difficoltà del suo percorso intrecciando ricordi, istantanee, momenti, pensieri ed emozioni palpabili, con la sincerità e la forza che solo le storie vere sanno donare.

Ad intervenire all’incontro il Sindaco di Messina dott. Federico Basile che ha espresso la sua adesione ad una iniziativa ritenuta rilevante e meritevole per le sue finalità volte ad incentivare e promuovere la conoscenza, il progresso e la diffusione di tutti gli aspetti e le tematiche legati alla cultura delle Cure Palliative. Il mio intento, ha dichiarato, il Sindaco, è dare un segnale alla città manifestando sensibilità in vari campi. Presente all’ incontro la dottoressa Dina Antinoro in rappresentanza dell’ ASL di Messina che ha affermato che la salute è patrimonio di tutti e che occorre stabilire una alleanza tra i pazienti bisognosi di cure e i medici. A seguire sulle qualità dello scrittore è intervenuto il sig. Umberto Drommi in rappresentanza dell’ Ordine dei Medici chirurghi ed Odontoiatri di Messina e il dott. Matteo Allone presidente del Centauro Onlus che ha sottolineato l’importanza di questo libro che ogni operatore sanitario dovrebbe leggere.

Poi hanno preso la parola il Presidente del Consorzio Sisifo avv. Giuseppe Piccolo che di è soffermato sul valore della domiciliazione come motore dell’ umanizzazione delle cure ed il Direttore sanitario dott.ssa Caterina Testai che ha illustrato la mission del consorzio finalizzata al raggiungimento di standard elevati di erogazione di servizi di Assistenza domiciliare integrata e di cure palliative domiciliari.

Interesse ha suscitato l’intervento del prof. Vittorio Lenzo Psicologo Psicoterapeuta e Ricercatore in Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Scienze Formazione dell’Università di Catania.  La legge 15 marzo 2010 n.38 ha affermato Lenzo,  definisce le cure palliative come “l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici”. Francesco nel suo libro ci permette di fare un viaggio dentro il significato di questa definizione. È difficile mettersi nei panni di un paziente che necessita di cure palliative. Altrettanto difficile è immaginare cosa provi il familiare che se ne prende cura, quello che è definito come caregiver. Nel libro è raccontato il viaggio, prima come caregiver della madre, poi come paziente, con un compagno scomodo, un “Carcinoma multiplo maligno” o “pippo” con la “p” minuscola, come lo chiama lui. “Il viaggio di Francesco” non è un libro triste, non è un libro dove si piange o meglio, non si piange e basta. In questo libro, si piange, si ride, ci si arrabbia, si spera, perché in ogni caso tutto ciò è vivere.

Interesse ha altresi’ suscitato l’intervento della dott.ssa Agata Labate Medico Chirurgo  Palliativista del Consorzio Sisifo con esperienza certificata dalla Regione Sicilia – Responsabile del servizio di istocitopatogia della clinica cappellani Giomi che qualsiasi viaggio oncologico può esser affrontato in modo adeguato e non in solitudine né sociale né umana. L’amore salva il mondo , guardarsi negli occhi, la presenza e la creazione di rete e legami, creare un circuito di volontariato :tutto ciò aiuta ad affrontare le scelte più giuste in un percorso difficile.

Il mio”, ha detto l’autore ai presenti “non è un testo fatto di parole, ma di verità, esperienza, forza, fede e speranza. Non è una storia triste, ma un inno alla vita, una sorta di “medicina” per coloro che sono soli, tristi e pensa-no di non farcela. Il “pippo” come l’ autore chiama il tumore gli ha tolto il papà e la mamma ma gli ha data fede, speranza,forza. La vita deve avere una sua dignità, ha esordito Irrera,  dall’  inizio alla fine” .

Già luogotenente della Marina Militare ed impegnato in molteplici attività di volontariato in Italia ed all’estero, Francesco Irrera ha affermato con forza  che per chiunque abbia tenuto un diario, in cui esprime i propri pensieri più profondi circa un’esperienza di sofferenza, il tempo e lo sforzo ad esso dedicati, vengono ampliamente ricompensati dai benefici ottenuti nella propria salute. Vogliamoci bene ha concluso l’ autore e cerchiamo di essere  presenti donando sorriso a chi lo ha perso.

La foto di gruppo con i partecipanti all'evento

La foto di gruppo con i partecipanti all’evento

Silvana Paratore e Francesco Irrera

Silvana Paratore e il Sindaco di Messina Federico Basile

La foto di gruppo

La foto di gruppo

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La Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, attende i suoi fruitori, presso la Sala Lettura, giovedì 9 febbraio 2023, alle ore 10.30 per l’inaugurazione  della  mostra documentale “10 febbraio Giorno del Ricordo.Conoscere per non dimenticare”, un’esposizione per rileggere pagine della nostra storia italiana del Novecento intrisa di sgomento, dolore e morte ancora purtroppo poco conosciuta, curata dalla Prof.ssa Maria Cacciola, Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Congiunti Deportati ex Jugoslavia.

Faranno da corollario alla mostra documentale le Bibliografie tematiche e una succinta Esposizione di testi in argomento tratti dal posseduto d’Istituto, che verrà impreziosito ulteriormente dal dono di un testo significativo da parte della Presidente dell’ANCDJ.

I fruitori della mostra che resterà aperta al pubblico fino al 24 febbraio (dal lunedì al venerdì (9-13; mercoledì anche 15-17:30) potranno visitare, inoltre, sulle scalinate d’accesso alla Biblioteca, un’installazione dedicata alle “Giornate della Memoria e del Ricordo” ideata e curata dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico della Biblioteca.

La locandina dell'evento

La locandina dell’evento

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Messina – Si terrà sabato 4 febbraio alle ore 10:00 al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, la presentazione del libro di Francesco Irrera dal titolo: Il viaggio di Francesco. L’incontro moderato dall’avv. Silvana Paratore è patrocinato dal Comune di Messina e prevede gli interventi dell’ avv. Giuseppe Piccolo Presidente del Consorzio SISIFO che si occupa del servizio di assistenza sanitaria integrata e di cure palliative a domicilio; della dott.ssa Caterina Testai direttore sanitario del Consorzio SISIFO; del prof. Vittorio Lenzo ricercatore di psicologia dinamica dell’Università degli Studi di Catania, della dott.ssa Agata Labate medico palliativista ; dell’autore.

Il testo di Francesco Irrera è un inno alla vita :una storia d’Amore per se’ stessi e gli altri .

Il ricavato delle vendite del libro sarà devoluto in beneficenza per l’avvio dell’ attività dell’associazione dei familiari dei pazienti in cure palliative

Ingresso libero

La locandina dell'evento

La locandina dell’evento

 

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Messina – La messinese avv. Silvana Paratore è stata eletta all’unanimità Vicepresidente Nazionale dell’A.N.I.O.M.R.I.D. - l’ Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Decorati che riunisce per statuto, le persone insignite delle Onorificenze della Repubblica italiana ed i Decorati.

La Paratore già Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana si è distinta negli anni per il costante impegno profuso nella promozione di attività filantropiche, umanitarie e sociali e nell’organizzazione e coordinamento di eventi volti ad affermare i valori dell’identità nazionale ed il senso di appartenenza alla Nazione.

L'Avv..Silvana Paratore

L’Avv..Silvana Paratore

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MESSINA- Numerosi gli studenti presenti alla Giornata Nazionale del Tricolore promossa dall’ANIOMRID (ass.nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana e Decorati) sezione territoriale di Messina, all’Istituto di istruzione superiore Francesco Maurolico .

L’evento svoltosi alla presenza di autorità civili, religiose e militari e delle associazioni combattentistiche e d’arma della Sicilia e della Calabria, è stato coordinato e moderato dal consigliere nazionale ANIOMRID, Cavaliere  della Repubblica avv. Silvana Paratore che ha sottolineato la valenza educativa dell’incontro voluto con e per gli studenti . Gli ideali e i valori racchiusi nel Tricolore sono indispensabili per la crescita dei giovani come cittadini:  una crescita ha sottolineato la Paratore, che passa attraverso il senso di appartenenza nazionale. L’ incontro si e’ aperto con l’ esecuzione dell’ Inno di Mameli eseguito dal coro dell’ istituto Maurolico. Ricordato il merito del concittadino Giuseppe Previti promotore nel 2010 dell’ iniziativa concretantesi nell’ esenzione pagamento diritti SIAE per l’ inno nazionale.

Presente il Sindaco di Messina dott. Federico Basile che ha sottolineato l’ importanza del Tricolore quale patrimonio culturale, nel cuore e nella mente di tutti noi italiani. La bandiera italiana si è tutti noi intesi come comunità.

A porgere i saluti all’incontro patrocinato dall’Università degli Studi di Messina, dall’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare – Federazione Provinciale di Messina, la dirigente scolastica dell’istituto prof.ssa Giovanna De Francesco che ha dichiarato importantissimo il celebrare il 226° anniversario della nascita della Bandiera italiana a scuola per trasmettere agli alunni quei valori di libertà, democrazia, solidarietà che stanno a fondamento della Nazione. Uno strumento ha concluso la De Francesco per far riflettere i giovani su come rispondere alle difficili sfide del nostro tempo mantenendosi nel solco di quei valori.

Fare memoria delle vicende legate al nostro Tricolore, per “non perdere le radici” di chi ci ha preceduto nella costruzione dell’Unità d’Italia, e soprattutto per mantenere vivi i sentimenti e gli ideali che sono presenti nella nostra Costituzione è stato il monito del Presidente Nazionale ANIOMRID Ufficiale Omri dott. Francesco Frazzetta.

Sensibilizzare il mondo della scuola alla conoscenza della Carta Costituzionale, dell’Inno nazionale ed al rispetto del simbolo per eccellenza dell’unità nazionale, il nostro Tricolore è stato il filo conduttore dell’intervento del componente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati On. Tommaso Calderone.

A seguire la tavola rotonda sul tema: SIMBOLI, VALORI E FORME DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE NAZIONALE DAL 1861 AD OGGI.

Insigni i relatori che sono intervenuti: Il prof. Luigi Chiara docente ordinario di Storia Contemporanea; Prorettore agli Affari generali dell’Università di Messina; Vicedirettore del Dipartimento di Scienze Politiche e giuridiche; Direttore del Centro studi sulle mafie. Nel suo intervento oltre a ricostruire brevemente le origini del tricolore italiano ha spiegato i nessi che lo legano al processo di costruzione della nazione secondo i principi di uguaglianza e libertà, poi assunti a simbolo e fondamento della tradizione democratica della Repubblica sin dalla sua nascita. A seguire ha preso la parola il professore Luigi D’Andrea ordinario di diritto costituzionale che si è soffermato sul tricolore unico simbolo della Repubblica menzionato dalla Carta costituzionale, tra i principi fondamentali (perciò sottratto alla stessa revisione costituzionale, oltre che alla potestà del legislatore ordinario). Esso esprime l’identità nazionale e perciò dell’ordinamento statale, simbolicamente richiamando i valori sui quali tale identità/unità si fonda e nei quali la stessa si riassume. Nel sistema costituzionale vigente, l’unità ha dichiarato D’Andrea non può che declinarsi in feconda relazione con il pluralismo: non si dà unità che non risulti dal confronto, dal coordinamento e dalla sintesi delle differenze. Ed a conferma di tale “logica”, si consideri che il nostro sistema prevede l’esposizione anche della bandiera dell’UE e di vessilli e gonfaloni propri dei diversi enti territoriali (art. 1 l. n. 22/1998 e art. 12 DPR n. 121/2000).

Sulla bandiera di guerra e sul ruolo dell’esercito italiano nel processo di unificazione nazionale si è soffermato il Comandante di distaccamento del 5° RGT Fanteria Aosta Ten.Col. Domenico Oppedisano.A conclusione della tavola rotonda interesse ha suscitato l’intervento del Prof. Biagio Ricciardi presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare – Federazione Provinciale di Messina: associazione Combattentistica fra Combattenti Decorati al Valor Militare posta sotto la Vigilanza del Ministero della Difesa, fondato dal Capitano Ettore Viola (MOVM, 2 MAVM, Cavaliere OMS) il 26 Marzo del 1923 come Legione Azzurra. Dettagliata la sua relazione sul Nastro azzurro fedele custode della memoria di coloro che fecero e continuano a fare l’Italia, nel centenario della Fondazione. L’evento si è concluso con la speranza ribadita dalla Paratore,  che celebrazioni come questa  facciano riscoprire ogni volta la nostra storia, per vivere in maniera più critica e consapevole il presente.

A seguire un momento conviviale ed il taglio della torta tricolore.

L'Avv..Silvana Paratore

L’Avv..Silvana Paratore

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

Autorità presenti alla cerimonia

Autorità presenti alla cerimonia

Un momento della cerimonia

Un momento della cerimonia

Il pubblico presente alla cerimonia

Il pubblico presente alla cerimonia

Il momento conviviale ed il taglio della torta tricolore

Il momento conviviale ed il taglio della torta tricolore

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