GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Sicilia

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L’appuntamento è per venerdì 20 maggio, ore 19, presso la Sala Assostampa E7 delle Ciminiere

CATANIA – Cosa emerge dalle ultime fiction tv? La Sicilia è soltanto “coppole e lupara”? Da La Piovra a Squadra antimafia, sembra sia emersa e affermata un’immagine di una Sicilia antica, arretrata, legata al fenomeno endemico della mafia, spesso, oltretutto, costruito con tratti piuttosto folkloristici.

Affronta questa tematica con l’obiettivo di creare consapevolezza il saggio La Mafia e i suoi stereotipi televisivi, a firma del giovane giornalista Cirino Cristaldi ed edito da Bonfirraro, che nasce come un’inchiesta al luminol sulle produzioni video ambientati in Sicilia.

Il libro verrà presentato venerdì 20 maggio alle 19, per la prima volta a Catania, presso la Sala Assostampa E7 delle Ciminiere. A corroborarne le tesi, che vogliono denunciare e abbattere quel parallelismo Mafia = Sicilia che si realizza nell’iconografia di una Sicilia che paga ancora lo scotto di alcuni retaggi culturali, il regista Elio Sofia, giovane pluripremiato per la sua opera prima “L’ultimo metro di pellicola”, il giornalista Daniele Lo Porto, segretario Assostampa Catania, e l’editore Salvo Bonfirraro che ha voluto fortemente questo libro per contribuire a riaffermare una differente identità legata all’altra faccia di un’Isola bellissima per troppo tempo violentata e maltrattata.

Esposto al Salone del Libro di Torino, il volume, che si pregia del saggio introduttivo del docente dell’Università di Catania Maurizio Zignale, ha riscosso un notevole successo da parte dei molti lettori che si sono avvicinati a una prosa semplice e scorrevole. Il saggio pretende di analizzare metro dopo metro alcune pellicole in cui emerge l’immagine di un’isola “mafiosa” e vendicativa, difficilmente sradicabile dall’immaginario collettivo, arrivando a provare quanto dannosi siano stati fiction, film e serie tv per l’immagine dell’isola, immolata sull’altare dell’audience.

Un libro interessante, multimediale e interdisciplinare che induce alla riflessione sul linguaggio utilizzato dai media e dalle grandi case di produzioni televisive che spesso prediligono il cache flow rispetto a una scelta realistica, di una regione, su cui gravano sì delle forti problematiche sociali ed economiche, ma dalla quale si alza forte il grido di comunicare piuttosto i suoi valori, celebrandone bellezze, cultura e uomini coraggiosi. Perché forse l’etichetta di “mafioso” sta cominciando a diventare davvero troppo stretta a tutti, anche ai siciliani onesti.

Cristaldi, nel suo saggio “La Mafia e i suoi stereotipi televisivi” va ad approfondire in maniera molto analitica, come le produzioni televisive abbiano trattato il tema “mafia”. Cosa ci può dire brevemente in merito?

«Partiamo da un presupposto fondamentale: la mafia in tv fa audience. Analizzando approfonditamente questo dato focale si può spiegare come molto spesso le produzioni televisive abbiano fatto il pieno di ascolti puntando su format seriali quali ad esempio La Piovra o Il Capo dei Capi, sfruttando una delle più classiche associazioni: Sicilia e Mafia. Il mio saggio parte appunto da questa visione stereotipata della Trinacria, raccontando la sua evoluzione attraverso immagini e storie spesso ispirate a tragici eventi di cronaca.»

Perché ha scelto di prendere spunto da questo argomento?

«Tutto è nato dalla volontà di far conoscere al mondo un’altra faccia della Sicilia, ormai stufa di essere etichettata come “terra del male” e messa da parte, in un angolo. A chi non è mai capitato di varcare i confini nazionali e sentirsi appellare come “mafioso” per il semplice fatto di essere siciliano? A fomentare questo processo, parecchio hanno influito le produzioni cinematografiche e televisive di tutto il mondo.»

Cosa rimprovera alla maggior parte delle produzioni televisive?

«In realtà, credo di essere l’ultima persona al mondo capace di giudicare l’operato dei produttori italiani e non, ma una cosa è certa: nel corso della decennale storia dei film e delle serie tv del filone “mafioso” fin troppi stereotipi negativi sono stati veicolati senza pensare alle conseguenze del protrarsi di un tale fenomeno. Un conto è produrre documentari storici, un altro è continuare a fare incassi sfruttando la parola “mafia” e tutto quello che ne consegue.»

Quale, secondo lei, è stata la fiction che maggiormente si è avvicinata alla realtà territoriale dell’isola più grande del Mediterraneo, come lei spesso ama definire la Sicilia?

«Potrei rispondere più semplicemente che la fiction che meno si avvicina alla realtà territoriale della nostra amata Sicilia è L’Onore e il Rispetto, così come Baciamo le Mani – Palermo New York 1958, seppur ambientata in parte negli Stati Uniti, o Squadra Anti-Mafia Oggi. L’isola più grande del Mediterraneo non è quella dipinta, a cadenza settimanale, sui piccoli schermi di mezza Italia da qualche anno a questa parte. La Sicilia non è “coppole e lupare”, fortunatamente è ben altro.»

Secondo lei, può la tv aiutare a estirpare il “sistema”? E se sì, come?

«La tv è un importante mezzo di comunicazione poiché riesce a raggiungere ampie fasce di pubblico, dalle più colte alle meno colte, senza distinzione di età o genere. Per questo motivo, se sfruttata al meglio, può fare la sua piccola parte per migliorare la società».

 

CIRINO  CRISTALDI

Cirino Cristaldi è nato a Catania nel 1984. È un giornalista pubblicista, laureato in Lingue e Letterature straniere e si occupa da anni di cinema, lavorando per la direzione artistica del Taormina Film Fest dal 2007.

Parecchie le collaborazioni giornalistiche presso riviste (La Sicilia, La Voce, L’Urlo Magazine, Resapubblica), radio (Radio Smile, Radio Antenna Uno) e tv (La Effe).

È autore del romanzo Ousmanne Olman, thriller d’esordio da leggere tutto d’un fiato, ambientato in un futuro non troppo roseo.

La Mafia e i suoi stereotipi televisivi è il suo primo saggio, un lavoro di inchiesta sul linguaggio della comunicazione in cui ha sperimentato una prosa critica e analitica.

 

La copertina del libro

La copertina del libro

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L'incontro si svolgerà presso la Galleria provinciale d'Arte Moderna e Contemporanea. Interverrà il giornalista e critico letterario Sergio Palumbo

Messina – In occasione della campagna nazionale “Il Maggio dei Libri”, la Città Metropolitana di Messina aderirà anche quest’anno alla manifestazione, nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura nella crescita personale, culturale e civile, con l’organizzazione della conferenza dal titolo “D’Arrigo, Guttuso tra Scilla e Messina” in programma venerdì 20 maggio, alle ore 10.00, presso la Galleria provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”. L’incontro è riservato alle scuole e si avvarrà della relazione del giornalista e critico letterario dott. Sergio  Palumbo che, al termine della giornata, sarà intervistato da Elena Grasso.
Nel corso della mattinata saranno proiettate le immagini relative alle tematiche che legano il pittore Renato Guttuso e lo scrittore Stefano D’Arrigo, autore del celebre romanzo “Horcynus Orca”, uno dei primi esempi di letteratura postmoderna italiana e la cui stesura impegnò l’autore per più di vent’anni. Al meeting saranno presenti gli studenti dei licei scientifici “Seguenza” e “Archimede” e del liceo classico  “Maurolico”.

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Equipaggi del 41° Stormo hanno già concluso i primi corsi di transizione sul nuovo sistema d’arma.

SIGONELLA (Ct) – Si è conclusa, con grande soddisfazione per le enormi potenzialità riscontrate nel nuovo velivolo, la transizione per i primi equipaggi di P-72A presso lo stabilimento Alenia/Finmeccanica di Torino Caselle. Il primo corso di transizione, suddiviso tra naviganti e personale tecnico manutentivo provenienti dall’88° Gruppo, dall’86° Centro Addestramento Equipaggi e dal Gruppo Efficienza Aeromobili, tutte Articolazioni del 41° Stormo Antisom di Sigonella, ha evidenziato l’evidente salto generazionale che vedrà interessata l’intera Aeronautica Militare (AM) nell’immediato futuro.

Per quanto concerne il personale navigante, l’iter di addestramento che ha preso il via lo scorso mese di dicembre 2015, ha visto i piloti impegnati presso l’ATR Training Center di Tolosa in Francia per l’acquisizione della qualifica sul velivolo ATR 72-600 civile da cui il P-72A deriva. In seguito, la transizione si è conclusa presso l’Aeroporto di Torino Caselle dove, con alcune lezioni frontali e voli di ambientamento, i piloti hanno potuto valutare le specifiche che caratterizzano il nuovo velivolo apprezzandone maneggevolezza e versatilità nel volo a media e bassa quota.

L’iter addestrativo degli equipaggi di volo, dei Mission System Operators (MSO) e degli On Board Tecnicians (OTB) si è svolto invece presso la sede di Alenia suddivisione Sistemi Avionici e Spaziali con un corso dedicato ed un “On Job Training” specifico per ogni apparato e sensore del velivolo.

I corsi inerenti la manutenzione velivolo si sono svolti inizialmente a Sigonella e successivamente presso l’azienda di produzione permettendo così l’ottimizzazione costi e la contestuale elevata standardizzazione del personale.

L’iter addestrativo continuerà per tutto l’anno 2016 con il restante personale da abilitare. Nel frattempo, il velivolo P-72A, in arrivo al 41° Stormo nell’anno in corso, potrà iniziare la propria vita operativa unitamente al velivolo BR-1150 “Atlantic”. Quest’ultimo, rappresenta il velivolo più “anziano” dell’AM che, seppur datato e vicino alla dismissione, continua a rappresentare un binomio di operatività ed efficacia per l’intera Forza Armata e ha operato senza soluzione di continuità nei cieli del Mediterraneo dai tempi della “Guerra Fredda”, offrendo alla Difesa Italiana ed all’intera NATO uno strumento risolutivo nella lotta antisommergibile.

Il velivolo P-72A è un pattugliatore marittimo ognitempo sviluppato dall’ATR72-600 civile con l’aggiunta di apparati e sensori tipici militari. La suite del sistema d’arma che costituisce il “core” del velivolo garantisce l’utilizzo dello stesso nelle più diversificate missioni, sia su mare che su terra, grazie ad un elevata capacità multiruolo garantita da vari sistemi di scambio di informazioni ad alta velocità fra Enti militari diversi (Link 16, Link11, comunicazioni satellitari, VORTEX, VMF, capacità ESM e ELINT), una suite di autodifesa avanzatissima, un sensore elettro-ottico e un radar a scansione elettronica.

Il Comandante del 41° Stormo Antisom e dell’Aeroporto di Sigonella, Colonnello Federico Fedele, tra i primi Piloti ad essere abilitato sul nuovo velivolo, si è dichiarato molto soddisfatto delle potenzialità espresse del sistema d’arma P-72: una macchina altamente tecnologica – peraltro figlia dell’industria Italiana – in grado di garantire pienamente la missione principale del pattugliamento marittimo ma con una spiccata capacità di sorveglianza, acquisizione obiettivi e ricognizione elettronica di specifiche aree (ISTAR EW). Tutto ciò grazie ad una diversificata serie di sensori che consentono un impiego del sistema d’arma molto versatile. Caratteristiche, peraltro, che contribuiranno a garantire all’AM di esprimersi con agilità ed equilibrio nelle operazioni aeree e di integrarsi con le altre Forze Armate nei sistemi di difesa e sicurezza nazionali ed internazionali.

Foto    1° Ma.llo Carmelo Savoca

Foto di Gruppo con il nuovo aereo

Foto di Gruppo con il nuovo pattugliatore P 72-A

Il Col. Fedele

Il Col. Fedele

Il nuovo pattugliatore P 72-A

Il nuovo pattugliatore P 72-A

Il nuovo aereo che sostituirà l'Atlantic

Il nuovo aereo che sostituirà l’Atlantic

Lezioni a bordo

Lezioni a bordo

Il corso di abilitazione

Il corso di abilitazione

Foto di gruppo dei corsisti

Foto di gruppo dei corsisti

Dalla cabina del P 72-A

Dalla cabina del P 72-A

La consegna degli attestai del corso sul nuovo P 72A

La consegna degli attestai del corso sul nuovo P 72A

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Racconto -concerto Performance di teatro musicale tratto dalla tradizione popolare

Catania – L’associazione culturale catanese  Officina GammaZ  venerdì  20 maggio  organizza una performance teatrale musicale  relizzata dal duo “Nabucco” e “Frauli”. È un progetto che mette insieme due linguaggi, quello del cunto e quello della musica, i quali contribuiscono entrambi a raccontare una storia.
I cunti sono storie antiche, esistenti in ogni popolo del mondo e tramandate per secoli oralmente. Per il nostro “racconto-concerto” attingiamo a questa grande tradizione, ma narrando in siciliano, lingua controversa, poiché conosciuta e allo stesso tempo non pienamente posseduta, oggi, dai parlanti dell’isola. Questa “mancanza” catapulta immediatamente lo spettatore in uno spazio ideale di ascolto e apertura, poiché non tutto è saputo. Non una scelta campanilist…ica dunque ma drammaturgicamente funzionale. Tale lingua inoltre è portatrice di un’esperienza umana alta della parola, elemento che le attuali semplificazioni del linguaggio e quindi del pensiero tolgono alla stessa natura del linguaggio verbale. I cunti della tradizione, essendo la tradizione non qualcosa di antico ma di tradizionale dell’uomo, ovvero da sempre esistente, da sempre pertinente, la natura della sua entità, non fanno che, tramite i simboli, le immagini, le empasse in essi contenuti, farci ricordare chi siamo, con un atto non razionale ma di ascolto, che si consuma in un silenzio, pregno di se stesso.
Gli strumenti musicali utilizzati durante la performance, oltre al violoncello, che si dice essere lo strumento più vicino alla voce umana, appartengono tutti alla tradizione popolare – organetto, zampogna, flauti di canna, marranzano, tamburello – everranno suonati per offrire alla storia il suo ritmo interno, la sua dinamica, la sua timbrica, la sua più immediata e profonda vibrazione, essendo il suono per sua natura pre-verbale, fruito entro lo spazio dell’ascolto, per via del sentito, non del capito, almeno a un livello pre-culturale.

Viviana Militello
Attrice di prosa, cuntista, si è dedicata alla narrazione come canale preferenziale di espressione artistica

Valerio Cairone
Musicista, compositore, arrangiatore.

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Giardini Naxos (Me).  L’Associazione culturale Mediterraneo presieduta da Giovanni Saglimbeni  e il Comune di Giardini Naxos hanno organizzato la Conferenza “Quarant’anni di democrazia in Spagna e Rapporti con l’Europa“.

L’incontro si svolgerà nei locali della  Biblioteca comunale in Via Umberto 119  martedì 24 maggio alle ore 17,00. Interverranno il prof. Jose Luis Gòmez Urdànez  Catedratico De Historia Moderna De La Universidad De La Rioja.

L’incontro sarà introdotto dalla storica prof.ssa Maria Concetta Calabrese  dell’Università degli Studi di Catania

Prof. Maria Concetta Calabrese

Prof. Maria Concetta Calabrese

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L’evento, posticipato a causa maltempo a domenica 8 maggio, ha richiamato l’attenzione di un vasto pubblico giovane ed anche di alcuni turisti

Giardini Naxos (Me) – Quattro bands: Battistology, Entropia, Triska & The Jajas e Strange Elements hanno segnato un pomeriggio elettrizzante domenica scorsa  in occasione del concerto per la festa del lavoro organizzato dal Comune di Giardini Naxos. La manifestazione, condotta da Andrea Avanzato, si è aperta con l’esibizione dei Battistology, sicuramente la migliore tribute band del cantautore Lucio Battisti che, con una serie di tredici pezzi, dal rock puro sgorgante dalla chitarra di Andrea Marchese in “Fate presto” al ritmo ska di “Non è Francesca”, fino al culmine della tensione emotiva con “Nessun dolore” e al momento del bis con “Ancora tu”, hanno presentato i migliori pezzi del repertorio del grande Lucio con degli arrangiamenti potenti e raffinati ed un’esecuzione impeccabile condita dalla superba voce della front-woman Paola Innao, mantenendo fede al fascino innovativo e sperimentale del sound del celebre cantautore per riproporlo, con più velocità e carica sonora,  ad un pubblico più giovane.

Che non ha esitato a tributare un caloroso applauso ad un giovanissimo artista: Entropia, il progetto electro-rap del diciassettenne Luca Triolo, e dei DJ producers B-Rain ed Earthquakes, che ha proposto i brani del suo primo EP Come quando fuori piove ed in particolare “Una società che si materializza” e “Ragazzo”. Bene le basi elettroniche, dal sapore doom, buoni i testi, questo ragazzo marcia su una notevole originalità compositiva.

Ed una calorosissima accoglienza non è mancata certamente all’esibizione dell’allegra brigata di Triska e dei suoi Jajas, con il ritmo e la freschezza dei brani “La ricerca” e “Sona”,  passando per “Pi mmia na sbagghiu”, vero inno alla cultura verde, fino alla trascinante “A malanvidia”, una filosofia siciliana con un tocco rockabilly dub e a “Senti sta musica mi sbigghiu quannu mi la scutu”. Un fortissimo progetto di reggae siciliano costruito con l’esperienza e la classe di musicisti del calibro di Francesco Frudà alla chitarra, di Andrea Lo Palo alla batteria e di Sandro Curcuruto alle tastiere, già “Accusati” di fare buon rock cantautoriale.

L’ultimo set, per un sano rock ’n’ roll, è stato proposto dagli Strange Elements con diverse energetiche covers di classici senzatempo come “Starman” del compianto Bowie o “Helter Skelter” dei Beatles, fino alle esplosive “Run To The Hills” degli Iron Maiden e “Perfect Stranger” dei Deep Purple. Protagonista ancora il vibrato di Paola Innao, in versione anglosassone stavolta, accompagnata da Ture Pagano alla prima chitarra e da Vittorio Terranova alla strepitosa chitarra solista, da Beppe Papa al basso e da Antonio Valentini alla batteria.

C’è da dire, poi, che ci piace il fatto che tutti questi artisti si muovano secondo la logica del collettivo musicale ovvero mettendo reciprocamente a disposizione esperienze e talento verso progetti musicali sempre validi. Le bands protagoniste della serata, insieme ed ad altre già notate in altri contesti e concerti e all’ottimo service audio/luci offerto dalla P & G Service, non fanno che convincerci dell’idea che occorre una ampia convergenza di energie verso un progetto  in grado di offrire una vetrina a tutta questa creatività ed una occasione economica, pure internazionale, che Naxos non può fasi sfuggire –  grazie ai suoi spazi e alla sua location naturale – per diventare il portale dell’entertainment giovanile in Sicilia. Time has come, il rock non si fa  attendere. Ma questo… lo scopriremo solo vivendo.

       SERGIO   DENARO

Battistology  (Foto

Battistology (Foto Roberto Falcone)

Battistology (Foto Roberto Falcone)

Battistology (Foto Roberto Falcone)

Andrea Avanzato con Entropia  (Foto Roberto Falcone)

Andrea Avanzato con Entropia (Foto Roberto Falcone)

Entropia (Foto Roberto Falcone)

Entropia (Foto Roberto Falcone)

Triska and The Jajas (Foto Roberto Falcone)

Triska and The Jajas (Foto Roberto Falcone)

Triska and The Jajas (Foto Roberto Falcone)

Triska and The Jajas (Foto Roberto Falcone)

Il Gruppo Rock degli Strange Elements con Andrea Avanzato

Strange Elements con Andrea Avanzato (Foro Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

Vittorio Terranova (Foto Rosario Messina)

Vittorio Terranova (Foto Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

Strange Elements (Foto Rosario Messina)

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Storia del viaggio in Sicilia. Presentazione alla Feltrinelli di Messina

 

Martedì 10 maggio 2016, alle ore 18,00 la Feltrinelli Point di Messina e Naxoslegge presentano l’ultimo libro di Carlo Ruta, Storia del viaggio in Sicilia dalla tarda antichità all’età moderna, pubblicato da Edizioni di storia e studi sociali. Conversano con l’autore Fulvia Toscano, direttrice artistica di Naxoslegge, e Franz Riccobono, saggista e studioso di storia della Sicilia.

 

Il libro. Una articolata ricostruzione storica degli itinerari e delle motivazioni che lungo i secoli hanno condotto alla frequentazione della più grande isola del Mediterraneo. Adottando una prospettiva di lungo periodo, l’autore si trova a fare i conti con notevoli scarti epocali, quindi con dinamiche complesse, nelle quali il viaggio, vissuto e raccontato, assume una molteplicità di forme e declinazioni.

Nello scandagliare i viaggi in Sicilia lungo i secoli, l’autore mette a fuoco differenti punti di vista e diverse “logiche” rappresentative, che in una certa misura persistono e si aggrovigliano nella modernità, mentre il viaggio lungo il Mare Nostrum e nell’isola va aprendosi a significativi risvolti artistici e letterari, sull’onda degli interessi umanistico-rinascimentali, neoclassici e romantici.

Lungo le epoche vanno consolidandosi, in definitiva, diverse percezioni dell’isola, a seconda delle prospettive geofisiche, ma a seconda anche delle stagioni. Si compongono così tradizioni differenti, di cui l’idealizzazione e il pregiudizio, la fascinazione e l’approccio problematico, definiscono per certi versi le polarità. Obiettivo tra i principali di questa opera è allora quello di focalizzare queste tradizioni, che giungono di fatto fino alla nostra contemporaneità, per indagarne radici ed effetti.

 

Carlo Ruta. Saggista e studioso di fonti odeporiche. Laurea in Filosofia conseguita presso l’Università di Messina. Laurea in Teorie della conoscenza, della morale e della comunicazione conseguita presso l’Università di Urbino. Autore di numerosi saggi, tra cui: Viaggiatori in Sicilia. L’immagine dell’isola nel secolo dei lumi (Edi.bi.si.); Guerre solo ingiuste (Mimesis); Narcoeconomy (Castelvecchi); Colletti criminali (Castelvecchi); Il crepuscolo della Sicilia islamica, (Edi.bi.si.); Cristiani e musulmani nella Sicilia normanna (Edizioni di storia). Ha curato e introdotto cronache e resoconti di viaggio di varie epoche. Ha condotto studi su alcuni aspetti dell’età dei lumi. Ha diretto e dirige collane editoriali. Ha realizzato reportage per diverse testate giornalistiche.

I diritti e le libertà nel nuovo libro “Critica a Rights of man di Thomas Paine”

A Catania il 10 maggio Vincenzo Fontana rilegge il capolavoro senza tempo dell’intellettuale inglese

Partecipare a due rivoluzioni è avere dato uno scopo alla vita

(T. Paine)

 CATANIA – Approda nella città etnea, il saggio di Vincenzo Fontana “Critica a Rights of Man di Thomas Paine”, appena pubblicato da Bonfirraro, che verrà presentato il prossimo 10 maggio alla Sala Assostampa E7 delle Ciminiere a Catania.

L’appuntamento è previsto per le ore 18.30. Interverrà Nello Musumeci, presidente della Commissione Regionale Antimafia, che disquisirà sul tema dei diritti umani, partendo dalla premessa fondamentale secondo cui ogni persona è un essere morale e razionale che merita di essere trattato con dignità. L’autore sarà accompagnato dall’editore Salvo Bonfirraro, dal critico Salvatore Vaiana, con l’introduzione del giornalista Daniele Lo Porto, segretario dell’Assostampa Catania. Durante l’incontro, verranno proiettati dei frame tratti dal film “Il mondo nuovo” del compianto Ettore Scola, incentrato proprio sulla figura di Paine.

I momenti di reading sono affidati a Concetta Montana Lampo e Alessia Guccione.

Mai attuale quanto adesso, il pamphlet, dunque, rimette in discussione le tesi argomentate nel classico Rights of Man di Paine (1791-92) – politico inglese, grande intellettuale e filosofo idealista – facendone emergere la straordinaria attualità del pensiero, indispensabile in un momento storico in cui ritorna prepotente al centro del dibattito politico internazionale il tema dei diritti umani, con migliaia di profughi in marcia, muri da erigere e venti di guerra che lambiscono i confini d’Europa, costretta a ripensare se stessa. «Si tratta di costruire un modello di società in cui le libertà e diritti dell’uomo, individuali e sociali, siano tutti realizzati» afferma Fontana, dirigente scolastico della provincia di Agrigento, che concepisce il suo scritto a partire dalla rielaborazione della sua tesi di laurea discussa circa 40 anni fa, è un’analisi e riflessione puntuale sui diritti inviolabili dell’individuo.

Durante l’incontro si dibatterà ancora di quanto Paine rivesta un preciso valore e spazio all’interno della complessa questione sui diritti umani, con le sue riflessioni sul ritorno al soggetto – uomo, in una società caratterizzata sempre più dalla prepotenza di pochissime multinazionali, con il monopolio assoluto sui mercati, e dalla finanza, smodata e incontrollata, che contiene al suo interno tantissime sofferenze.

La “Critica” viene pubblicata in occasione di un’importante ricorrenza storica, ovvero il 240° anniversario della Declaration of Indipendence1776 degli Stati Uniti, cui Paine stesso ha contribuito personalmente combattendo a fianco di George Washington. Un serbatoio di idee e di nuove correnti rivoluzionarie che, una volta trasferitosi in Francia, si riversarono, appunto, in “Rights of Man”, dove viene dichiarata per la prima volta la non superiorità dei nobili rispetto alla gente comune, perché ogni uomo ha dei diritti naturali che non sono basati sulla ricchezza o sulla nascita.

Fontana contestualizza il lavoro dell’inglese all’interno della sua opera omnia, con riferimenti particolari a Common Sense (1776) e Agrarian Justice (1796). Esso è svolto in un confronto critico serrato con le opere più note su Paine, opere in lingua straniera di autori come Best, Conor O’ Brien, Cole, Collins, Dos Passos, Foner, Kramnick, Roger, Williamson, Woodward, e in lingua italiana di autori come Vittorio Gabrieli e Tito Magri. In particolare quest’ultimo studioso è utilizzato dall’autore per la sua analisi della teoria painiana dei diritti dell’uomo alla luce di alcune categorie interpretative marxiane.

Il professore Salvatore Vaiana, storico autore della stessa casa editrice che firma un saggio acuto e ragionato arricchendo così il testo, evidenzia come il nuovo libro sia “un lavoro con aspetti filosofico-giuridici quando avanza una critica marxista al giusnaturalismo painiano. Fontana, infatti, rileva «due filoni principali di analisi e di interpretazione» di Rights of Man: il primo, «liberale e radicale», considera l’autore «un precursore della democrazia moderna» e un teorico del «giusnaturalismo moderno», secondo cui «i diritti della Dichiarazione [del 1789] (libertà, proprietà, uguaglianza) spettano all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale»; il secondo, ritenuto «più completo», analizza l’opera alla luce del pensiero di Marx e ha, come scrive Magri, «di mira il giusnaturalismo (e il liberalismo)», ma «solo in quanto si configura come particolare sistema storico di potere». Sono due filoni di pensiero che si proietteranno nella stesura della Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948”.

L’autore. Vincenzo Fontana è nato il 17 settembre 1955 a Naro (Ag), dove vive da sempre. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letteratura straniere discutendo con ottimi risultati la tesi di laurea “Right of Man” di Tomas Paine.  Oltre ad aver ricoperto negli anni ottanta importanti incarichi dirigenziali in qualità di sindaco della sua città e di presidente della cooperativa “La Comarca”, negli anni novanta ha svolto le attività di docente d’inglese nelle Scuole medie e di docente formatore nell’ambito dell’Ufficio Scolastico Provinciale. Attualmente è Dirigente Scolastico dell’Istituto Tecnico “Galilei” di Canicattì (Ag).

Nell’ambito di questo contesto ha presentato, in occasione di interessanti convegni, diverse relazioni a carattere didattico-culturale, fra cui Orientamento formativo e competenze orientative e Relazione sul “Riordino dell’istruzione tecnica”. Blog: vincenzofontana.blogspot.it

Salvatore Vaiana è nato a Prizzi (Pa) e vive a Canicattì (Ag), dove insegna Italiano e Storia nelle Scuole Superiori. Ha pubblicato numerosi saggi, tra cui “Una storia siciliana fra Ottocento e Novecento”, Barrafranca (EN), ed. Bonfirraro, 2000; “Storia della Camera del Lavoro di Canicattì”, Agrigento, ed. a cura della Cgil, 2007; “La strage di Canicattì”, Roma, Newton Compton Editori, 2007; “Il contadino dirigente”, Canicattì(Ag), ed. Avanzato, 2008; “Pensiero e azione di un sindacalista soreliano”, ed. a cura del Comune di Prizzi, 2009. Blog: salvatorevaiana.blogspot.it

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Piedimonte Etneo – Santuario di Vena (Ct).  E’ stato un tuffo nella storia, un esperienza suggestiva ed emozionante quella di assistere alla cerimonia di investitura di due nuovi cavalieri templari in una prestigioso tempio religioso conosciuto in tutto il mondo, il Santuario di Vena a Piedimonte Etneo. Protagonisti dell’evento svoltosi nella chiesa giubilare collocata alle pendici dell’Etna sono stati i Templari degli Enti appartenenti al Gran Priorato d’Italia OSMTH riuniti per celebrare il Capitolo Nazionale Annuale. Ad ospitare ed accogliere sul sagrato della chiesa  i nobili cavalieri e le dame dell’Ordine è stato Don Carmelo La Rosa rettore del Santuario di Vena.

 I cavalieri dell’antico ordine sono arrivati in Sicilia da tutta Italia per partecipare al Capitolo Nazionale Annuale scegliendo come sede logistica per il soggiorno la città turistica di Taormina. Durante la permanenza nella “Perla dello Jonio” sono andati in tour in alcune località storiche dell’Isola tra queste, Siracusa, Agrigento e,  il Santuario di S. Maria della Vena, importante meta religiosa del Giubileo della Misericordia del 2016 dove è possibile ottenere visitandolo, l’Indulgenza Giubilare. L’organizzazione del Capitolo siciliano è stata curata dal Priorato Magistrale delle Terre Sicule rappresentato dal Gran Segretario Priorale  Commendatore Nicola Scibilia, dal Tesoriere Priorale Cavaliere Ufficiale Santino Rizzo, dal Commendatore Salvatore Grasso e da tutti i cavalieri siciliani.

La visita al Santuario di Vena da parte dei Templari del Gran Priorato d’Italia è stata l’occasione per svolgere una cerimonia di investitura di due postulanti, a nuovi cavalieri. Atmosfera epica e suggestiva quella vissuta dai numerosi visitatori e turisti intervenuti per assistere all’evento. Al loro arrivo i  cavalieri delle delegazioni hanno indossato i tradizionali mantelli con apposta la doppia croce rossa e le decorazioni dell’Ordine. Alla cerimonia di Vena era presente la gerarchia del Gran Priorato D’Italia (che ha sede a Padova) formata da S.E.  la G.P. Dama Gran Croce  Leda Paola Tonon, il Vicario S.E. CU Paolo Diana, il Gran Cancelliere Commendatore Vincenzo De Bortoli, il Delegato Magistrale per l’Italia S.E. Cavaliere CGC Andrea Sabellico, il Delegato Magistrale Emerito per l’Italia e ai rapporti con la Santa Sede Apostolica S.E. CGC Paolo Smagliato. Tra gli ospiti erano presenti, il Gran Priore di Francia S.E.  CGC Gerard   Willery con la delegazione, il Priore del Lombardo Veneto Commendatore Giovanni Zipponi con la sua delegazione, il Commendatario della Commenda San Michele Arcangelo delle Puglie Commendatore Mario Pironti, il Commendatario Emerito della Commenda San Michele Arcangelo delle Puglie Commendatore Vittorio Spaccapietre.

L’inizio della cerimonia è stato caratterizzato dal rituale che ha preceduto l’ingresso formale in chiesa  per celebrare la SS. Messa e la cerimonia di investitura Templare dei postulanti. La  celebrazione religiosa, come ha ricordato il Gran Commentatore Nicola Scibilia, è stata dedicata alla memoria dei Cavalieri Gran Croce Priori delle Terre Sicule Silvano Villanti, Silvio Crupi, Don Mario Policastro e tutti i Cavalieri defunti. L’ingresso in chiesa dopo la sfilata dei cavalieri con le loro insegne davanti la fonte battesimale collocata all’esterno del santuario ha dato inizio alla cerimonia templare.  Cavalieri e dame hanno sfilato con una marcia marziale formando un assise davanti l’altare, proiettando i fedeli in una suggestiva atmofesra epica di altri tempi. Sembrava di essere tornati indietro di secoli fino al Medio evo.  Dopo la recita del motto dei Templari “Non Nobis Domine Non Nobis Sed Nomini Tuo Da Gloriam” è iniziata la celebrazione officiata da Monsignor Gino Di Ciocco canonico protonotario apostolico di Roma e da Monsignor Antonino Cento.

Al termine della Santa messa è iniziata la cerimonia di nomina dei nuovi cavalieri. Ad introdurre i cerimonieri dell’investitura e i postulanti è stato in Gran Segretario Nicola Scibilia il quale ha ricordato come “il Priorato Magistrale delle Terre Sicule negli ultimi quindici anni è stato sempre presente in tutti i Capitoli Nazionali altresi nel 2010 ha partecipato anche al Capitolo Internazionale svoltosi a Coimbra in Portogallo dove è stato celebrato il 50° anniversario del Maestrato Internazionale del Gran Maestro Dom Fernando Pinto de Sousa Fontes. Nel 2012 il Priorato Magistrale delle Terre Sicule ha partecipato anche a Venezia al Capitolo Internazionale Annuale.”  La suggestiva cerimonia officiata da S.E.  G.P. Dama Gran Croce  Leda Paola Tonon è stata scandita da varie fasi caratterizzati da un antico protocollo risalente al periodo dei Templari costituito da formule recitate in latino e l’apposizione della spada sacra sulle spalle e  sulla testa dei postulanti così come si usava fare nel Medio evo quando vi era l’investitura di un nuovo cavaliere. I Postulanti di nuova nomina sono stati la Dama Alessandra Possamai ed il Cavaliere Antonino Francesco Italiano. Al termine dell’investitura la G.P. Dama Gran Croce Leda Tonon ha ricordato i nobili propositi che animano e motivano i Cavalieri Templari, azioni che dovranno sempre caratterizzare la loro vita. La consegna da parte della Tonon di onorificenze ad alcuni Templari e la tradizionale foto di gruppo ai piedi dell’Icona della Madonna della Vena, ha concluso la visita dei Templari al Santuario della Vena.

         ROSARIO  MESSINA

I TEMPLARI del Gran Priorato d’Italia una storia che parte da lontano

La tradizione Templare è Cavalleresca e militare. L’Ordine dei Templari fu fondato nel 118 a Gerusalemme, all’epoca delle Crociate, da un gruppo di nove cavalieri francesi provenienti dalla Champagne e dalla Borgogna, guidati da Ugo di Payens, nobile francese originario di Pagani (Salerno), vassallo del Conte di Champagne. L’ordine monastico, di stretta osservanza cistercense (benedettina), univa ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, anche il giuramento di impygnare la spada per difendere i pellegrini, i luoghi e le strade della Palestina dagli infedeli. Gli statuti severissimi furono compilati da S. Bernardo di Chiaravalle parente del Conte di Champagne, nel 1128, ratificati poi nel Sinodo di Troyers da Onorio II e nel 1139 Papa Innocente II ne confermò la regola, dove veniva spiegata la missione dell’ordine e concessa loro l’esenzione dal potere vescovile, dipendendo essi direttamente dal Papa. Fu proprio questa loro autonomia che diede l’avvio alla loro futura potenza economica.

A Gerusalemme ebbero l’appoggio di Re Baldovino II, che li alloggio in una parte della sua reggia, che era prossima al luogo dove un tempo sorgeva il tempio di Re Salomone. Quella parte si chiamava Templum Dimini; da qui deriva il nome di “Templari”, i custodi del Tempio di Gerusalemme.

Per tutto il periodo delle crociate (quasi 200 anni), i cavalieri furono presenti nei luoghi conquistati e si coprirono sempre di gloria in difesa dei pellegrini e negli attacchi contro i musulmani. Gradualmente aumentarono la loro potenza ed il loro prestigio, grazie anche ad altri privilegi di natura fiscale e beni di proprietà e lasciti vari che seppero ben amministrare. Man mano che i luoghi santi cadevano in mano agli infedeli, i cavalieri si ritiravano nelle fortezze, prima a S. Giovanni d’Acri, poi a Cipro, infine la maggior parte di loro ritornò in Europa disseminandosi nelle varie sedi dell’Ordine. La casa madre era il Tempio di Parigi.

Furono grandi maestri nel campo dell’architettura, della medicina, nell’attività bancaria, abili anche nell’amministrare il tesoro della monarchia francese. Tanta ricchezza provocò l’invidia dei potenti, specie del Re di Francia, Filippo il Bello, con la complicità passiva del Papa Clemente V, Bertrand de Ghot, già arcivescovo di Bordeaux (periodo della “cattività avignonese” dei Papi). Furono accusati di eresia e di immoralità, imprigionati e torturati atrocemente. Giudicati dal potere laico  e non religioso, il Papa soppresse l’ordine “per via amministrativa”, nel 1312 al Concilio di Vienne, “con amarezza  e senza prove” incalzato dal re e dopo che il vescovo Sens aveva fatto bruciare 54 templari.

L’ultimo Gran Maestro dell’ordine fu Jaques de Molay, arrestato nel 1307 con altri 139 cavalieri. Dopo un lungo processo ed una lunga prigionia, fu arso vivo il 18 marzo del 1314 sul sagrato di Notre Dame a Parigi con altri cavalieri. Al momento del martirio il Gran Maestro volle essere rivolto verso Notre Dame e grido: “L’ordine è puro e santo, le accuse assurde, le confessioni menzognere”.

Purtroppo, dopo la fine ufficiale dell”ordine, noi brancoliamo nel buio, nella leggenda. I cavalieri si dispersero, rientrarono tra i cistercensi in Spagna, negli ordini di Calatrava e Montesa e in Portogallo dove re Dinis creò il “Nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo”.

La tradizione vuole che Jaques de Molay prima di morire, affidasse le reliquie, una parte del tesoro e i segreti dell’ordine al nipote conte di Beauyeu che riunì le fila e fu eletto Gran Maestro. Il suo successore si sarebbe rifugiato in Scozia perpetuando il magistero dell’Ordine che sarebbe poi confluito nella massoneria di rito scozzese.

Un altra versione invece narra che J. De Molay nel 1313 avrebbe designato il proprio successore nella persona di Giovanni Marco Larmenius.

 Jacques De Molay

Jacques De Molay

Gli storici o meglio i cronisti di allora, troppo presi da grandi eventi dimenticarono le vicende Templari e, da quel momento in poi l’ordine sarebbe vissuto nascostamente fino alla fine del “600”, quando in Francia venne alla luce un movimento di ispirazione templare, secondo un documento, la cosiddetta “Charta  Larmenius”.

Nel 1705 Filippo D’Orleans, nipote di Luigi XIV, assunse il titolo di Maestro e, a tal proposito convocò un Capitolo generale dell’ordine. Seguirono varie vicende e scissioni ed altri Gran Maestri si avvicendarono tra questi ricordiamo: il principe Louis Auguste de Bourbon Duca de Mine (1724-1736), il Principe Louis Henry de Bourbon  (1737 – 1741), il Principe Louis Francois de Bourbon de Conty 1741-1776) e così via. Dopo anni di vicende varie caratterizzate da tutto il male ed il bene dlel’epoca ivi comprese varie dissidenze, la riunificazione dell’Ordine si ebbe attraverso i buoni uffici del luogotenente magistrale Jean-Marie Raoul, le cui proposte vennero accettate il 18 marzo 1841 e ratificate nell’assemblea generale del 21 maggio dello stesso anno. I seguaci dell’ordine continuavano ad appartenere alle discendenze della più antica aristocrazia di Francia e d’Europa. Nel 1848 la Francia era di nuovo in subbuglio e l’Assemblea Costituente con la legge del 28 luglio vietò l’attività di tutto gli Ordini e di ogni associazione prevedendo ammende e pene detentive. Cosicchè la Casa madre di Parigì cessò ogni attività il 4 febbraio del 1850. A  Jean-Marie Raoul subentrò con incarico di luogotenente magistrale Narcisse de Valleray che mantenne attivi alcuni balivati provinciali nonchè i contatti con le grandi precettorie d’Europa ed Americane. Dopo la rivoluzione e la proclamazione di Napoleone III ad Imperatore dei francesi, l’Ordine riprese la sua attività ed acquistò nuovo prestigio. Con un decreto del 13 giugno 1853 Napoleone III autorizzò tutti gli insigniti a portare in pubblico le decorazioni dell’Ordine. Nel 1857 il reggente Narcisse de Valleray ripristinò quale insegna ufficiale dell’Ordine l’antica croce patriarcale. Nello stesso anno venne eletto Gran Maestro Giorgio V re di Hannover. Seguirono altri reggenti.

Nel 1894 a seguito di un convegno a Bruxelles venne costituita una Segreteria internazionale dei templari (nel 1934 invece venne creato un Consiglio di Reggenti).

Facciamo un passo indietro nel 1873 quando la storia dell’Ordine dei Cavalieri Templari si separa dalla Francia, trasferendosi in altri Paesi. Nel 1873 infatti, la carica Magistrale fu affidata al principe Alberto Edoardo (futuro Re Edoardo VII) della dinastia Coburgo Hannover, figlio della regina Vittoria e del principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo (1873-1910). Rivestì il ruolo di Gran Maestro dal 1873 fino alla sua morte nel 1910 quale re d’Inghilterra e Imperatore delle Indie.

Il Supremo Consiglio dell’Ordine, riunitosi alla morte di Edoardo VII, re d’Inghilterra ed Imperatore delle Indie, e Gran Maestro dell’Ordine dal 1873, nominò quale suo successore, Guglielmo II imperatore di Germania che rimase in carica dal 1910 al 1915 in quanto l’inizio delle ostilità della Prima Guerra Mondiale consigliarono al Gran Maestro di rassegnare le sue dimissioni dall’Ordine.

  Nel 1920 venne eletto un “Consiglio di Reggenza” (1920-1935) con sede in Belgio il quale nel 1935 elevò alla carica di Reggente il Cavaliere di Gran Croce, Thèodoro Covias (1935- 1938, incaricato di intraprendere contatto con le varie Precettorie al fine di concordare unitariamente la candidatura di un nuovo Gran Maestro.

Nel 1938 a Theodoro Covias successe, nel Governo dell’Ordine il cavaliere Gustave Joseph Jonckbloedt de Juge, membro del “Consiglio di Reggenza del Belgio” (1938-1940).

 

Il Gran Priorato di Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l’archivio fu portato in Portogallo al Gran Priore della Provincia Lusitana, don Antonio Campello Pinto de Susa Fontes. Nel 1942 egli fu nominato Reggente e Guardiano dell’Ordine che assunse il nome di “Sovrano Ordine Militare del Tempio di Gerusalemme”. Alla sua morte nel 1960 la  maestranza è stata assunta dal figlio don Ferdinando de Sousa Fontes, attuale Gran Maestro e Capo dell’Obbedienza, la più importante obbiedienza templare nel mondo, con adepti in tutta Europa, Canada, Stati Uniti e America del Sud.

Fu nel 1948 che Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes (1887-1960) designa a succedergli come Gran Maestro il figlio Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes, designazione contestata dai critici di quest’ultimo, che replica esibendo documenti registrati presso le autorità portoghesi. Alla morte di Antonio, il 15 febbraio 1960 a Porto, Fernando assume il titolo di “Principe Reggente”. Peraltro, diverse branche nazionali avevano un’esistenza autonoma, non avendo riconosciuto l’autorità di Antonio. Altre branche nazionali si separano in occasione della successione di Fernando, dichiarandosi indipendenti. Nel 1970, a Parigi, alcuni dei Gran Priorati che non accettano l’autorità di Antonio Sousa Fontes si riuniscono a Parigi e nominano Gran Maestro il maresciallo polacco Antoine Zdrojewski (1900-1989).

Da questo momento esistono tre principali filiazioni internazionali: una di obbedienza Sousa Fontes; una di obbedienza Zdrojewski; e una che riunisce coloro che non riconoscono Sousa Fontes ma diffidano di Zdrojewski e delle voci che lo collegano al sottobosco dei servizi segreti francesi. Rendendo il quadro estremamente complicato, tutte le filiazioni usano sia la sigla latina OSMTH (Ordo Supremus Militari Templi Hierosolymitani) sia quella francese OSMTJ (Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem). Nascono pure una dozzina di altre organizzazioni e numerosi priorati nazionali “indipendenti”. Più tardi si formano varie federazioni internazionali, alcune peraltro di esistenza effimera. Gli scismi sono stati complicati negli ultimi anni dal desiderio – e dalla necessità – per tutti i gruppi neo-templari di prendere le distanze da una scheggia impazzita del loro movimento, l’Ordine del Tempio Solare, protagonista dei suicidi-omicidi del 1994-1997.

I  Priorati d’Italia

Le vicende italiane risentono di quelle internazionali e non sono meno complesse. Il Gran Priorato italiano, come si è accennato, nel 1815 si dissocia da Fabré-Palaprat e dalle sue credenze “gioannite”. L’autonomia è ribadita al Capitolo tenuto a Venezia nel 1867, e “sia pure con non molti membri”  il Gran Priorato continua la sua esistenza fino al 1945, quando il suo ultimo Reggente, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica (1888-1945), in carica dal 1925 e di idee politiche fasciste, è ucciso dai partigiani a Bologna.   Negli anni a seguire vi è una proliferazione di ordini e priorati dai quali scaturisce una dialettica fra due polarità, una cattolica e una laico-massonica: fra chi sogna di ricostruire l’Ordine del Tempio nell’ambito della Chiesa cattolica e chi è di solito contemporaneamente neo-templare, martinista e massone regolare o “di frangia”.

Diverse organizzazioni di obbedienza Sousa Fontes si costituiscono negli anni 1980. In data 19 febbraio 2005 lo stesso Sousa Fontes, impegnato in un tentativo di riorganizzazione mondiale dell’Ordine e con apposito decreto, istituisce una Gran Precettoria della Lingua d’Italia con giurisdizione su tutto il territorio italiano, nominando Gran Priore d’Italia la professoressa Leda Paola Tonon di Padova, in passato responsabile di un OSMTH – Gran Priorato Lombardo Veneto. A partire da questa data quindi, in linea di principio i Priorati e le numerose precettorie italiane di obbedienza Sousa Fontes, sono tutte riunite in un unico Gran Priorato d’Italia.

                     ROSARIO  MESSINA

Paola Leda Tonon

Paola Leda Tonon

I Cavalieri al Santuario di Vena

I Cavalieri al Santuario di Vena

Il Cavaliere Santino Rizzo

Il Cavaliere Santino Rizzo

Don Carmelo La Rosa

Don Carmelo La Rosa

L'ingresso in chiesa del GC Nicola Scibilia

L’ingresso in chiesa del GC Nicola Scibilia

I Cavalieri Templari in chiesa

I Cavalieri Templari in chiesa

La Santa Messa

La Santa Messa

L'investitura della Dama

L’investitura di Alessandra Possamai

L'investitura di

L’investitura di Antonio Francesco Italiano

La consegna del mantello

La consegna del mantello

Gerard Willery

Gerard Willery

I Templari siciliani in Portogallo a Coimbra nel 2010

I Templari siciliani in Portogallo a Coimbra nel 2010

Coimbra nel 2010, Scibilia, Villanti, Pinto Fontes e Rizzo

Coimbra nel 2010, Scibilia, Villanti, Pinto Fontes e Rizzo

Scibilia, Amb. Malta, Principe Policastro, Silvano Villanti e Crupi

Scibilia, Amb. Malta, Principe Policastro, Silvano Villanti e Crupi

A  Venezia Scibilia e Pinto Fontes

A Venezia Scibilia e Pinto Fontes

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

I Templari siciliani a Venezia nel 2012

Cavalieri Gran Croce Silvio Crupi e Silvano Villanti

Cavalieri Gran Croce Silvio Crupi e Silvano Villanti

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L’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, ha assegnato il primo posto ad alcune scuole del territorio di Giarre Riposto che hanno partecipato ad un progetto riguardante l’educazione alla legalita.  Il meritato riconoscimento è maturato con lo spettacolo  “I luoghi della memoria” dedicato ai temi dell’Olocausto, bellissima iniziativa realizzata con il contributo dell’Assessorato Regionale P.I. ed elaborata dalla rete di scuole di Riposto-Giarre la quale, con il progetto “Una città per la Costituzione II Ed.”,  si è collocata al primo posto nella graduatoria dei progetti presentati da tutte le scuole della Regione. L’Assessorato ha premiato di fatto un percorso intrapreso nel Maggio 2014 che mette in rete 10 scuole del territorio Jonico-etneo, tante Associazioni, il Comune di Riposto con il patrocinio dell’ASAEC “Libero Grassi” di Catania, dell’Associazione “Gruppo Santo Calì” e del Coordinamento docenti referenti di educazione alla Legalità. L’obiettivo specifico è quello della divulgazione dei principi e valori della nostra Costituzione che oltre ad essere la “Carta” fondamentale dei diritti e dei doveri dei cittadini rappresenta anche (come afferma Don Ciotti) un formidabile testo antimafia da leggere a scuola e da rendere attuativo e operativo soprattutto fuori dalla scuola. Lo scopo è quello di far conoscere agli studenti (e a chi fuori dalla scuola lo avesse dimenticato o rimosso) il grande potenziale “ricostruttivo” che i principi Costituzionali avrebbero in tutti i settori dello Stato… se solo si volesse!! “Una città per la Costituzione…” è un contenitore di attività laboratorialiteatro civileartescultura – mostre – giornalismo d’inchiesta – turismo responsabile – che si prefiggono l’obiettivo di approfondire i tanti temi che afferiscono alla legalità, alla giustizia, alla democrazia e alla memoria di una storia recente che non riusciamo spesso a comprendere e a spiegare alle nuove generazioni. Le tematiche trattate diventano occasione di dibattito attivo anche attraverso incontri con esponenti della società civile in grado di trasmettere agli studenti il loro vissuto, le loro esperienze concrete. Un esempio valido per tutti è quello della giustizia che proietta gli studenti in una dimensione di stringente attualità dove l’incontro con testimoni di giustizia-familiari delle vittime di mafia.. magistrati e forze di polizia diventano, per loro occasione di riflessione ma anche di coinvolgimento emotivo di straordinaria intensità. Tante le giornate sociali e “civili” in cui migliaia di studenti impegnandosi nell’azione di conoscenza attiva e operativa del proprio presente e del proprio passato maturano quel grado di coscienza e consapevolezza civica, difettando la quale, come diceva Peppino Impastato “.. la mafia uccide … ma il silenzio pure..”. Uccide con la complicità di chi attraverso l’indifferenza e l’ignavia finisce per connivere con la cultura della morte piuttosto che con la cultura della vita. Questo e ancora altro è “Una città per la Costituzione” un’esperienza unica per il nostro territorio dal momento che gli studenti delle scuole in rete dedicheranno ai principi fondamentali della Costituzione i bassorilievi in terracotta che sono già stati installati nell’ottobre 2015 lungo la via Pio La Torre e che, a conclusione del progetto (Maggio 2016) qualificheranno altri quartieri della nostra cittadina. Sculture che testimonieranno dunque per “..le genti che passeranno..” il prezioso tesoro rappresentato dalla nostra Costituzione, che saranno realizzate dagli studenti degli Istituti Superiori (Geometri-Nautico- Commerciale), dell’Istituto Comprensivo “Verga” di Riposto, dal Liceo Scientifico “Leonardo” e dagli Istituti Superiori “Fermi-Guttuso” di Giarre.

I docenti che hanno curato il progetto

I docenti che hanno curato il progetto

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

La Borsellino con i docenti

Docenti del progetto con la Borsellino

Docenti del progetto con la Borsellino

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Giardini Naxos (Me)

“…Tacque; e il mal fermo Dio così rispose:
Ti riconforta, o Teti, e questa cura
Non ti gravi il pensier. Così potessi
Alla morte il celar quando la Parca
Sul capo gli starà, com’io di belle
Armi fornito manderollo, e tali
Che al vederle ogni sguardo ne stupisca…”

(Omero, Iliade, trad. di Vincenzo Monti, Canto 18, vv. 642-648)

Acqua, cielo, terra, fuoco. Chi non  ricorda dai tempi del liceo le formazioni oplitiche dei lacedemoni (gli abitanti della Laconia, spartani, ndr), ovvero quel particolare assetto dell’esercito serrato in ranghi di cinque uomini per otto pronto ad assaltare e a sbaragliare arditamente i nemici, avrà avuto modo di assistere lo scorso sabato, in piazza Kalkis, alla rappresentazione in costumi d’epoca proprio di questa forma di combattimento con cui i siracusani, al grido di Peripatheia! Kinesion! Embolo!,  ebbero definitivamente la meglio intorno al 408 a.c. sugli abitanti di Naxos, fedeli ad Atene, nell’ambito della prima edizione del Naxos Hellenic Fest.

La manifestazione, apertasi la sera del 30 aprile proprio con queste rappresentazioni “belliche”, brillantemente proposte dall’associazione di rievocazioni storiche “I cavalieri de li terre tarentine”, insieme  alla lettura di alcuni brani dello storico Timeo dedicati alle gesta del campione olimpico Tysandros, ha riscosso grande successo perché ha riportato indietro nel tempo, con la vivacità e la curiosità proprie del viaggiatore che desidera assaporare l’esperienza della storia, l’orologio a duemilasettecento anni fa, quando due gruppi di popolazioni ioniche di cultura ateniese: Calcidesi-eubei e Nassi (provenienti dall’isola di Naxos), guidati dall’ecista Teocle, si stanziarono nel 734 a.c. alla foce dell’attuale fiume Santa Venera per fondare la “nuova” Naxos, probabilmente incantati dal fascino dell’incontro tra mare e monti ed assoggettati alla vista della grande fucina di Efesto situata nelle viscere dell’Etna. L’avventura è poi proseguita nella mattina di domenica 1 maggio con la visita guidata condotta attraverso il Museo ed il Parco Archeologico dalla dott.ssa Vera Quattrocchi dell’associazione Gruppo Guide Catania, che con grande perizia ed entusiasmo ha illustrato ai numerosi presenti le tipicità culturali degli antichi abitanti di Naxos nelle pregevoli manifatture artistiche e nel culto degli dei (in particolare il culto della dea della guerra Enyo che si ritrova soltanto nell’omonima isola egea e ne qualifica indubitabilmente le ascendenze). E dal dott. Giovanni Bucolo dell’associazione Naxos Entertainment, ideatore dell’iniziativa che, insieme al prof. Giuseppe Carmeni, presidente della Pro Loco di Giardini Naxos,  durante il percorso fino all’interessante tempio urbano di Aphrodite, è intervenuto con letture drammatizzate di alcuni brani molto significativi tratti dagli scritti di Pericle e di Tucidite, eseguite dagli attori Daniele Reina, Mariangela Bellanuova e Francesco Papa.

 Il tutto, infine, è stato “condito” coi piatti tipici dell’antica tradizione ellenica, offerti dai ristoranti che hanno aderito all’iniziativa, nelle due versioni: Tysandros e Nausica. A base di carne il primo e di pesce il secondo, con un contorno di verdure grigliate, esattamente secondo le modalità di quel tempo. Carne e pesce, odori e sapori lievi e forti, dai colori forti di una tradizione antica fatta di roccia e zagare, di una terra aspra e forte irradiata dal sole e tormentata dall’umidità … di incantevole bellezza, che già da allora costrinse i viaggiatori di ogni tempo ad innamorarsene.

      Sergio Denaro

 

  Foto:  Rosario Messina

Il corteo storico sul lungomare Tysandros

Il corteo storico sul lungomare Tysandros

Sfilano gli Opliti

Sfilano gli Opliti

Il Corteo

Il Corteo

La sfilata

La sfilata

Personaggi del Corteo

Personaggi del Corteo

Personaggi di Naxos

Personaggi di Naxos

Ancelle e Sacerdotesse

Ancelle e Sacerdotesse

Timeo (Enrico Pappalardo) racconta la storia di Naxos

Timeo (Enrico Pappalardo) racconta la storia di Naxos

Nausika (Sara Pulvirenti) e Tysandros (Francesco Papa)

Nausika (Sara Pulvirenti) e Tysandros (Francesco Papa)

Gli Opliti

Gli Opliti

Ettore (Vito Maglie)

Ettore (Vito Maglie)

Il duello tra Paride e Menelao

Il duello tra Paride e Menelao

Il duello tra Ettore e Achille

Il duello tra Ettore e Achille

Ettore colpito a morte

Ettore colpito a morte

Gli Opliti in combattimento

Gli Opliti in combattimento

Da sin. Vito Maglie, il presentatore Maurizio Caruso e Gianni Bucolo

Da sin. Vito Maglie, il presentatore Maurizio Caruso e Gianni Bucolo

Gli Opliti al Parco Archeologico di Naxos

Gli Opliti al Parco Archeologico di Naxos (Foto Caminiti)

Gianni Bucolo racconta la storia di Naxos

Gianni Bucolo racconta la storia di Naxos (Foto Caminiti)

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