Giardini Naxos (Me) – Giovedì 13 aprile presso la Biblioteca “Lorino Mangano” di Giardini Naxos vi è stata la presentazione del nuovo libro del prof. Elviro Langella già docente del Liceo Scientifico “C. Caminiti” e già assessore alla Cultura del Comune di Giardini Naxos. Il testo pubblicato, in italiano e in spagnolo, corredato da 100 tavole illustrative a colori si intitola “Procida, Napoli, Cartagena: il Viaggio de la Caritad di Cartagena” . La prefazione è di Domenico Macaluso, Ispettore Onorario dei Beni Culturali dell’Assessorato della Regione Siciliana.
L’evento culturale, a cura del dott. Sergio Visconti (VicePresidente Adulti) della Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica di Messina, è stato inserito nel progetto intitolato “2022 – 2023 Giardini Naxos, Procida, Napoli, Cartagena: il Viaggio in Sogno” dedicato al trecentenario dell’arrivo a Cartagena, da Napoli, della “Virgen de la Caritad” dell’artista Carmine Lantriceni. Il libro è stato pubblicato ad un anno dalla trasposizione del “Cristo Morto” realizzato dallo stesso Lantriceni in occasione delle celebrazioni di “Procida, capitale della Cultura”; arrivo celebrato di recente anche in Spagna. Ricco il programma di eventi spalmati per l’intero arco dell’anno in corso, in vista delle celebrazioni dell’imminente trecentenario della “Virgen de la Caridad”, giunta al porto di Cartagena nel 1723 da Napoli, commissionata ai nostri artisti su incarico del Santo e Reale Ospedale della Carità. Molteplici sono di fatto, le ricorrenze che vanno ricordate quest’anno nella città della Murcia: dall’arrivo della Santa Patrona di Cartagena avvenuta 10 anni dopo la fondazione dell’Ospedale nel 1763, all’inaugurazione della Chiesa, nel 1893, con la quale l’attuale Basilica festeggia il suo 130° anniversario. Il commovente capolavoro dedicato alla Patrona della splendida città spagnola è tra le opere più rappresentative delle prestigiose botteghe d’Arte sacra dei nostri maestri napoletani. Scultori della levatura di Carmine Lantriceni, Giacomo Colombo, Matteo Bottiglieri, Nicola Fumo, Giuseppe Sanmartino, che hanno goduto nel Sei e Settecento della grande fortuna artistica anche oltre i confini nazionali, segnatamente in Spagna, con le loro creazioni ispirate al più antico modello della Pietà di Michelangelo.
L’introduzione all’evento del 13 aprile è stata data dall’assessore alla Cultura del Comune di Giardini Naxos Ariana Talio la quale ha illustrato il proposito dell’amministrazione di condividere l’entusiastica partecipazione all’evento con Dª. Noelia María Arroyo Hernández, Sindaco di Cartagena.
La presentazione del libro è stata affidata al Dott. Sergio Visconti, dell’A.C. di Messina. Intenso e vigoroso il suo intervento del quale riportiamo alcuni passaggi: “Veramente coinvolgente ascoltare il prof. Langella mentre racconta, espone, quanto ha in progetto o ha già realizzato o ha in corso d’opera: personalmente mi sono sempre posto davanti a lui con l’atteggiamento del discente che non può che essere grato al docente che gli svela spazi di vita bella perchè intrisi di arte, di cultura mai offerti a buon mercato, ma sempre orientati ad una divulgazione che abbia in se la forza di un impegno finalizzato ad educare, a formare al bello, all’arte, alla cultura. Credo che l’impegno del prof. Langella si possa paragonare a quello del Maestro Pavarotti con il suo -Pavarotti & Friends, finalizzato ad una divulgazione pop del bel canto. Allo stesso modo ogni iniziativa culturale del prof. Langella è supportata dal rigore della ricerca scientifica e sembra avere come finalità principale una trasposizione pop della bellezza e dell’arte affinchè queste entrino nella vita delle persone e dei giovani soprattutto.
Lo scritto di Langella è un labirinto dentro il quale occorre imparare a muoversi per scorgere i legami che mettono insieme una trama complessa che non sfugge al lettore attento, ma che, al contrario, al lettore superficiale si presenta come oscura. Perché, mi sono chiesto, un labirito? Innanzitutto, credo, si tratti di una sorta di voluto e ricercato tributo alla cultura classica, poi anche credo si tratti di un riferimento a quanto di esoterico esprima una costruzione che per sua natura ha come fine quello di celare, di nascondere qualcosa di prezioso. Ecco, Langella, fine studioso anche del pensiero esoterico – non possiamo non evidenziare questo aspetto che riguarda lo studio scientifico del Cristo Velato custodito nella Cappella del Principe di San Severo a Napoli – utilizza l’immagine del labirinto perché la trova funzionale rispetto ad una consegna: la bellezza, l’arte devono essere godute da tutti, ma esse esprimono recondite profondità che solo un animo raffinato è capace di cogliere, apprezzare e tradurre in esperienza di vita. Sono queste profondità che il labirinto può proteggere e custodire, pronto a concedere la chiave d’accesso e, quindi, il reperimento di queste profondità a coloro che avranno il desiderio di scandagliare le altezze della bellezza e dell’arte. A queste persone viene liberamente concesso un filo di Arianna, una bussola per muoversi con agilità dentro una complessità che di fatto non vuole celare, ma solo svelare.
Ecco, allora, un altro elemento del libro di Langella, che non può essere trascurato: il viaggio. Se la figura del labirinto dice delle intenzioni, il viaggio esprime la trama più evidente del libro. Un viaggio nella bellezza, nella storia, nell’arte, nell’animo di personalità esistite e, persino, di territori e popoli. Potrei dire che il libro esprime, vista parte della sua ambientazione, una sorta di Grand Tour nella bellezza e nell’arte. Il lettore è preso per mano e, come novello viaggiatore di aristocratica famiglia, è introdotto in un Grand Tour che attraversa regioni e città italiane le cui bellezze paesaggistiche e artistiche conquistarono gli animi, le menti e i cuori di personalità come quelle di Ghoete: Napoli, Ercolano e poi Procida….Come non sentirsi immersi in quel “Miglio d’Oro” di Ercolano punteggiato di ville di straordinaria bellezza, che l’autore offre come immagine al lettore ormai conquistato dalle pagine del libro? E come con pensare, a questo riguardo, al percorso palladiano lungo il Brenta? Ecco il libro di Langella, mentre consegna al lettore le straordinarie bellezze del territorio partenopeo mettendo in evidenza la straripante bellezza di Neapolis, di Napoli, la città del sole, che sia nel solstizio d’inverno che in quello d’estate può vantare un unicum, cioè l’allineamento di pianeti nella stessa identica formazione, non tralascia di invitare il lettore a divagazioni artistiche che permettano visioni per analogia che arricchiscono così il contenuto stesso del libro. Da questo punto di vista il viaggio ha anche una valenza, che non manca mai nelle intenzionalità di Langella: la valenza educativa, formativa. Ogni suo libro, ogni sua creazione o iniziativa artistico-culturale ha una valenza, una finalità educativa. E il viaggio, così come era nelle intenzioni delle grandi famiglie nobiliari europee impegnate a far compiere ai giovani viaggi ritenuti essenziali per dare completezza al loro percorso formativo, è parte essenziale del libro di Langella.
Il viaggio è esperienza di uomini e cose attraverso vie che sono quelle da percorrere su mezzi di trasporto e quelle che si attraversano mettendo in gioco la propria persona.
Il racconto del viaggio di Donato Fantoni, uno dei protagonisti del Libro di Langella – certamente quello che immediatamente emerge dalla lettura – è esattamente il racconto di un viaggio complesso: un viaggio che si svolge su più piani e coordinate e coinvolge diversi soggetti. E dunque, è molto intrigante divenire e sentirsi parte di questo viaggio. Lo stesso autore sembra invitare il lettore a entrare dentro il movimento del viaggio che è geografico, artistico e psicologico. Bisogna però restare avvertiti! Questo viaggio, come tutti i viaggi, presenta una certa alea: perché si parte, spinti da qualsiasi genere di desiderio, aspettative, attese, e non si sa bene dove il viaggio condurrà. Certo non parlo delle vacanze organizzate da tour operator che molto tolgono alla fantasia e alla gioia della scoperta, ma intendo dire del viaggio che ha l’intimo potere di schiudere le porte alla conoscenza, all’arricchimento del sapere che raffina l’anima.
Anche la sorte della scultura della Vergine Maria è legata ad un viaggio che, si rivela drammatico, perchè il mare sarà ostile alle due navi, la Nostra Senora d’Africa e la Pequeno Fenix che, partite da Napoli avevano il compito di portare il prezioso carico a Cartagena. Marosi tremendi si abbattono sulledue navi, strappano vite di marinai, sconquassano fasciami e alberi maestri, fanno disperare circa una possibile salvezza. Ma pur ridotte a poveri relitti, le navi compiono la loro missione e la statua giunge a destinazione il 7 aprile 1723.
La vicenda di quel viaggio drammatico interseca l’incontro tra Donato e Carmine Lantriceni e fa da sottofondo a un dialogo che risulta essere generativo di nuova consapevolezza per il giovane artista. La consapevolezza dell’umiltà: questa è la chiave di volta dell’intero impianto letterario pensato da Langella. È solo ritenendosi tributari del lavoro e delle esperienze degli altri che il proprio lavoro, persino la propria vocazione artistica può assurgere a livelli di grandezza. Diversamente tutto resta condannato alla mediocrità. Ne è consapevole Langella, ne è consapevole il giovane scultore Donato Fantoni, ne è consapevole il maestro Lantriceni.
A questo proposito non posso tacere sul fatto che il libro del prof. Lagella è costruito anche su un evidente “gioco di sovrapposizione”.
Al di là dei riscontri storici, chi è Donato Fantoni se non Elviro Langella? Lo stupore di Donato di fronte alle bellezze strabilianti di Ercolano, ai racconti dei primi ritrovamenti marmorei e degli interventi a dir poco sconsiderati del Principe di Lorena, che dagli scavi nell’area di Ercolano trafuga statue e oggetti preziosissimi per adornare la sua splendida villa e per fare doni ai potenti d’Europa, specialmente al cugino, Eugenio di Savoia, che ne fa oggetto di arredo del suo giardino viennese, non è forse lo stupore di Elviro Langella di fronte ad una bellezza – quella di Ercolano – che rimanda alla bellezza classica, suscettibile d’essere accolta come canone a cui ogni artista dovrebbe fare riferimento?
Il libro di Langella offre, a dire il vero, una significativa rassegna di spunti interpretativi per permettere al lettore l’accesso al senso profondo dello scritto che è anche una sorta di manuale della sinergia tra le culture.
Se la cultura Neoclassica – quella per intenderci che ha fatto grande in Europa Napoli e l’intero territorio partenopeo – è frutto diuna sorta di sinergia con la cultura classica, è anche vero che – così riporta il libro – nell’anno in cui la Chiesa di Napoli apre l’anno sinodale, viene affermata la necessità del “camminare insieme”. Ciò vale non soltanto sul terreno ecclesiale, ma ovviamente anche su quello della società civile che nella esperienza dell’Associazione “Annalisa Durate” sa farsi culla accogliente per l’operare in sinergia di associazioni, scuole, giovani e pezzi di società che vogliano dare vita a esperienze di riscatto sociale in un territorio come quello di Forcella, paradigma di ogni terra di abbandono, sconfitta e morte, ma anche di ogni terra che sa rialzarsi e costruire occasioni di vita nuova, rinnovata, rigenerata.
Una esperienza di questo genere, così riporta il libro di Langella, è stata vissuta a Forcella in occasione della visita a Napoli del Cristo deposto, opera massima di Carmine Lantriceni.
La scultura raffigura il Cristo morto deposto dalla croce, ha la sua sede nell’isola di Procida ma, grazie all’impegno di Elviro Langella, in occasione di “Procida capitale della cultura”, è stata traslata a Napoli dove ha attraversato i dedali di Forcella per recasi poi in cattedrale. Il racconto di una esperienza di tal genere è funzionale al rimando a quella intensità di bellezza che sgorga dai riti della Settimana Santa di Procida di indubbia provenienza iberica, così come tutti quelli che tratteggiano lo scorrere della settimana Santa in molte parti del Sud Italia.
Un ultimo punto di osservazione e di lettura del libro è dato dalla rassegna di volti.
Sono i volti riprodotti dagli artisti, quelli del mondo Classico e quelli del mondo Neoclassico; sono i volti dei personaggi che punteggiano il racconto; sono i volti della gente di Procida e di Napoli. Su tutti spiccano i volti del Cristo deposto, della Virgen de la Caridad, e di donna Enrichetta, quasi centenaria procidana oggi scomparsa, custode dei canti e delle melodie che segnano lo svolgersi dei riti della Settimana Santa a Procida, assonanze straordinarie con le saetas spagnole. Volti che hanno una caratteristica comune: il carico intenso di vita e di pathos che traspare da ogni piega, da ogni ruga. Spasimo di dolore, spasimo di morte, spasimo di partecipazione al dolore d’altri. La presentazione di volti carichi di pathos permette a Langella di andare oltre la visione di Levinas, secondo il quale il nostro tempo è costruito su un umanesimo dei volti che, però restano sempre inaccessibili alla piena comprensione di ciò che sono o esprimono. I Volti di donna Enrichetta, del Cristo deposto e della Virgen de la Caridad sono esplicitazioni eloquenti di una possibilità di incontro tra persone che racchiudono segreti esistenziali che nella realtà dei fatti e della esperienza vissuta sono propri di ciascuno – mai esclusività di qualcuno perchè esprimono un umanesimo che si comunica attraverso lo svolgersi, l’esplicitarsi della persona umana che in Cristo trova tutte le coordinate che dicono di una umanità piena e riuscita.
Omaggio alla Virgen de la Caridad è un libro in cui la scrittura diviene il luogo e lo strumento per dare significato di sintesi alla sensibilità artistica dell’autore, alla sua ricerca scientifica, all’impegno profuso per creare occasioni di divulgazione artistica soprattutto presso le giovani generazioni, al suo amore per la sua terra e per ogni terra dove alla sofferenza e alla morte occorre contrapporre progetti e prospettive di rinascita sociale, culturale e di vita, all’intenzionalità di collegare la sua persona a quella nobile schiera di artisti che ha reso famosa e degna d’essere menzionata la scuola napoletana, partenopea di scultori e pittori che nel Seicento e Settecento ha dato volto alle indicazioni del Concilio di Trento, finalizzate al coinvolgimento del popolo cattolico in un processo di rieducazione alla fede.
Omaggio alla Virgen de la Caridad è, per quanto detto in precedenza, un omaggio alla virtù dell’umiltà. Chi più e meglio della donna di Nazareth incarna questa virtù?”
A conclusione dell’intervento Sergio Visconti ha detto:” Questo libro mi ha fatto pensare alla vicenda, alla storia del bel simulacro della Vergine Santa che raffigura la Madonna Raccomandata ospitata nella Chiesa Madre della nostra città. Anche questo simulacro proviene dalla scuola degli scultori napoletani, precisamente dalla bottega di Matteo Bottiglieri. Anche questo simulacro arrivò a Giardini a bordo di una nave da carico dopo aver superato il mare in tempesta. Oggi, mentre a Cartagena ci si appresta a fare festa per il trecentesimo anniversario dell’arrivo della Virgen de la Caritad, a Giardini Naxos festeggiamo il 175 anniversario dell’arrivo del simulacro della nostra Patrona. Sarebbe veramente bello fare del legame con la Spagna, in particolare con la città di Cartagena e con il suo Vescovo, un occasione di incontro per festeggiare insieme durante il tempo della nostra festa padronale. Facciamo sinergia per fare più bella la festa quest’anno, grazie alla involontaria opportunità offerta da Elviro Langella.”
Appassionato e incisivo l’intervento di Sergio Visconti che al termine è stato omaggiato di un lungo applauso dal pubblico presente all’incontro.
L’evento culturale è stato ampiamente apprezzato anche da Giuseppe Perna Presidente dell’Associazione Annalisa Durante di Napoli e dal Dott. Domenico Macaluso che hanno scritto una lunga lettera al Sindaco di Giardini Naxos e all’Assessore alla Cultura in merito al pregevole lavoro di Elviro Langella.
Giuseppe Perna lodando il lavoro svolto dal Prof. Langella socio onorario dell’associazione A.P.S. Annalisa Durante “protagonista straordinario del collegamento tra il messaggio educativo dell’arte napoletana e la missione rigeneratrice di Annalisa, ha ringraziando l’amministrazione comunale per l’iniziativa assunta di “voler serbare memoria nel trecentenario dell’arrivo della Virgen de la Caritada Cartagena, in Spagna” esprimento il desiderio di coinvolgere gli studenti di Giardini Naxos nella prossima edizione del Concorso Nazionale dedicato ad Annalisa.
Il dott. Domenico Macaluso che ha curato la prefazione del libro esprimendo parole di grande apprezzamento per il pregevole lavoro del prof. Langella, scrivendo all’Assessore alla Cultura ha evidenziato come “l’ultima impresa, non solo letteraria, del prof. Langella prolifico scrittore e storico d’arte, non rappresenta soltanto una pregevole ed elegante produzione in cui Storia, Arte e Sogno si amalgamo in un raffinato contenitore editoriale, ma il consolidamento di quel legame che ci lega alla Spagna ed alla sua cultura, una cima di ormeggio che il tempo ed una sfrenata globalizzazione, rischiano di indebolire;un legame che il nostro Autore vuole mostrare soprattutto ai giovani, ai ragazzi del sud-Italia che devono prendere consapevolezza con un passato non troppo remoto, fatto anche di condottieri, esploratori, scienziati artisti e Santi, che condividevamo con la Spagna. Si tratta di un legame che noi siciliani sentiamo ancora più forte, memori e ancora grati al popolo spagnolo, accorso in nostro aiuto, quando vessati dalle angherie angioine, ci sostennero nella sanguinosa guerra del Vespro….”
ROSARIO MESSINA