Home Arte e Cultura Inês de Castro: Donna simbolo dell’amore puro sacrificata alla Ragion di Stato

Inês de Castro: Donna simbolo dell’amore puro sacrificata alla Ragion di Stato

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             5 Ritratto Ines De CastroInês de Castro! “Perché parlare di Inês de Castro in un giornale on line, che già dall’intestazione, Sicilia Felix, pare interessarsi solo del proprio “particulare”? Ammesso, ma non concesso, che quest’organo d’informazione s’interessi del suo “particulare”, la storia di Inês de Castro ci riguarda. Si potrebbe dire che questa storia di eros e thanatos, oltre che a commuoverci per la sua drammaticità, rientra nella nostra specificità storica.
Infatti, tra gli antenati e parenti dei protagonisti di questa tragica storia d’amore, si trovano dei sovrani che hanno regnato sulla Sicilia, poiché Alfonso IV, re di Portogallo, era figlio di quella Elisabetta o Isabella, proclamata santa, a sua volta figlia di Pietro III d’Aragona e di Costanza II, regina di Sicilia, proprio quei sovrani che hanno regnato dopo aver cacciato gli Angioini a seguito dei Vespri Siciliani. I figli di questa coppia reale e fratelli di Isabella, regina di Portogallo, a loro volta hanno regnato sulla nostra isola: Alfonso III, Giacomo II e Federico II, alternativamente lodati e biasimati da Dante!
Successivamente, nel 1412, con l’accordo di Caspe, Eleonora, nipote di Inês, e Ferdinando I, il giusto, regnarono sull’Aragona e la Sicilia. Questi ultimi sono i genitori di Alfonso V d’Aragona, detto il Magnanimo, di cui qualsiasi commento sembra superfluo in questa occasione.
       Ma chi era questa Inês che ha acceso la fantasia d’innumerevoli scrittori, autori di teatro, musicisti, registi e artisti di qualsiasi branca? Poco si sa circa la data e il luogo della sua nascita. Il dato certo è che era figlia illegittima di Don Pedro de Castro, gran signore di Galizia. Lei appare sulla scena della Storia nel 1340 al seguito di Costanza di Castiglia, che andava in sposa a Pedro, erede del Portogallo. Ma arrivata la novella sposa, il principe resta folgorato dalla straordinaria bellezza della damigella d’onore, chiamata allora “collo di alabastro” per la sua carnagione, e “collo di airone” per le sue fattezze fisiche.
Le attenzioni del principe sono corrisposte. E ciò inquieta la corte che allontana Inês dal Portogallo.
Ma, nel 1345, Costanza muore di parto e Pedro riporta Inês in terra lusitana, vivendo definitivamente insieme a lei, lontano dalla corte. Intanto la coppia ha quattro figli e, dopo aver errato per varie città, alla fine si stabilisce a Coimbra nel palazzo reale annesso al monastero di Santa Clara.
Pare che le religiose di questo monastero si siano lamentate a causa dello scandalo, inoltre, pare sempre che i fratelli di Inês, descritti come uomini ambiziosi e senza scrupoli, avessero una forte influenza sul principe ereditario e che lo istigassero contro il re di Castiglia per conquistare il trono; infine, ma non meno importante per affari di discendenza: tutto ciò ha creato seri problemi di ordine socio-politico, oltre che morale. Pertanto alcuni ministri premevano su Alfonso IV, affinché la donna venisse eliminata.

      E, il 7 gennaio 1355, durante un’assenza del figlio, il re emette sentenza di morte contro Inês, non potendo immaginare che quella esecuzione ha stroncato una vita, ma ha fatto nascere un mito.
    Pedro, appresa la notizia dell’orribile morte della donna amata, si ribella contro il re suo padre e scatena una guerra civile nel paese, distruggendo soprattutto i possedimenti dei suoi consiglieri. Salito al trono due anni dopo, fa catturare i ministri del padre che avevano voluto la morte di Inês, fa strappare, a carne viva, il cuore, simbolo dell’amore, bruciare i loro corpi e disperdere le ceneri nel Tago. Successivamente dichiara di aver sposato Inês segretamente, per paura del padre, proclama lei regina del Portogallo e i figli infanti (cioè, aventi diritto di successione al trono). Poi fa riesumare i resti mortali, e dopo averli fatti rivestire pomposamente con abiti regali, da Coimbra, dove giacevano, li fa traslare solennemente in processione nell’abbazia di Alcobaça, la più antica e più maestosa di tutto il Portogallo, dove già giacevano alcuni membri della famiglia reale, e dove aveva fatto preparare due avelli (tra le cose più belle di tutta la scultura funeraria iberica).
Sul sarcofago destinato ad accogliere le spoglie di Inês fa porre una statua che la rappresenta giacente, mentre gli angeli la incoronano regina. Mentre nel proprio, Pedro ha fatto scolpire l’enigmatica dichiarazione d’amore: “Sino alla fine del mondo”. Fin qui la Storia!
La vera storia di Inês resta avvolta in quell’alone di mistero che circonda gli eroi e le eroine. L’unica data certa è quella della sua morte, trascritta in un libro del monastero di Santa Cruz di Coimbra, dov’è anche scritto: “decolata fuit”. Tutto il resto è mito poiché i primi storici che hanno riferito i fatti ne hanno parlato circa un secolo dopo l’accaduto, basandosi sulla tradizione orale. Inoltre, essendo cortigiani, dovevano tramandare qualcosa in modo che fosse gradito al sovrano di turno. E, in questo caso, il re non era un diretto discendente di Pedro e di Inês, ma di un altro figlio illegittimo di Pedro, nato dopo la morte di Inês. Pertanto, c’era tutto l’interesse nel delegittimare il proclamato matrimonio segreto e quell’amore “sino alla fine del mondo”, facendo passare tutto ciò per una strana bizzarria del sovrano. Oltretutto non esisteva, o non hanno fatto trovare, alcun documento pertinente a tutto ciò.
Lasciando da parte la Storia con i suoi possibili intrighi, ritorniamo alla “fabula” che vuole che i due amanti, il giorno del giudizio finale, ossia della resurrezione della carne, uscendo dalle rispettive tombe, poste attualmente nel transetto della chiesa l’una di fronte all’altra, possano subito incrociarsi con i loro sguardi e abbracciarsi definitivamente per l’eternità! È superfluo far notare che questa fantasiosa scena finale, per l’eternità “sino alla fine del mondo”, ricordi quella dantesca di Paolo e Francesca.
A partire dal Cinquecento, sotto l’influenza della cultura italiana e la conoscenza di Dante e di Petrarca, Inês esce dal suo “purgatorio”, durato oltre un secolo e mezzo, per ascendere a quel trono che è il regno immortale della poesia, e Inês, da donna intrigante, assurge a simbolo dell’amore puro, sacrificata alla Ragion di Stato. Dopo essere passata dal patibolo, ormai regina della gloria letteraria, Inês ha toccato, lungo questi cinque secoli, le migliori sensibilità ed intelligenze europee. Innumerevoli sono le opere letterarie e non che hanno narrato questa vicenda.

          Fuori dalla penisola iberica, dove ogni anno fioriscono sempre nuove opere d’arte, a partire dal Settecento con Antoine Houdar de la Motte il mito passa in Francia, e da qui si è diffuso nel resto dell’Europa. Mentre nella terra d’oltralpe si sono interessati autori del livello di Victor Hugo e Henry de Montherlant, in Italia, tra i nomi più conosciuti si ricordano Pietro Metastasio, Giovanni Greppi e Davide Bertolotti. Durante il nostro Risorgimento, Inês è assurta a simbolo di libertà contro qualsiasi ingiustizia ed oppressione, per cui altri letterati, poco noti, e musicisti hanno tratto ispirazione dalla sua tragica vicenda. Numerosi sono i balletti e oltre una decina i melodrammi italiani, quasi tutti dimenticati.
Però nel 1996, fuori della nostra penisola, al festival di Edimburgo, ha trionfato ancora una volta il melodramma: Inés de Castro di John Clifford, messo in musica da James MacMillan. Mentre al teatro lirico di Jesi, nel 1999, per ricordare il bicentenario della nascita di Giuseppe Persiani, a cura del M° Paola Ciarlantini è stata riproposta la Ines de Castro del musicista recanatese, con libretto di Salvatore Cammarano, interpretata da Maria Dragoni, opera lirica italiana tuttora reperibile in commercio.

                                  SALVATORE  STATELLO

Il sarcofago di Ines

Il sarcofago di Ines

0 Ines De Castro

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