Home Il Personaggio “Maestra Agnese” l’insegnante catanese che ha fatto dell’amore l’elemento fondamentale della educazione

“Maestra Agnese” l’insegnante catanese che ha fatto dell’amore l’elemento fondamentale della educazione

0 9718

CATANIA. E’ tempo di scuola, appena iniziata, ci sembra doveroso dedicare un articolo parlando degli addetti ai lavori ovvero gli insegnanti che in questo momento sono in prima linea ad affrontare con i loro aluni il nuovo anno scolastico, quest’anno alquanto impegnativo per l’entrata in vigore della riforma varata dal Governo Renzi. Per spiegare i termini essenziali di come deve essere esercitata la professione più bella del mondo e delle motivazioni che spingono buona parte del corpo docente ad intraprendere questo lavoro, abbiamo intervistato un’insegnate che in termini di grande professionalità e, attaccamento al suo lavoro la dice lunga. Stiamo parlando dell’insegnante Agnese Milioto (laurea in “Scienze per la formazione dell’infanzia e della preadolescenza” presso l’Università di Padova)  per i suoi piccoli alunni, “Maestra Agnese”. L’abbiamo scelta perchè ci ha incuriosito il sito web che ha realizzato, dedicato ai suoi alunni. Possiamo definirla a tal proposito una maestra innovativa e creativa, ma soprattutto un insegnate che ama profondamente questo mestiere. L’abbiamo incontrata e le sue parole, confermano quanto abbiamo appena detto.

Maestra Agnese perchè dedicare un sito web ed una pagina su Facebook alla didattica e ai propri alunni?

Ritengo, che l’impiego a scuola delle nuove tecnologie possa davvero avere una propria valenza solo se si è capaci di rivoluzionare il nucleo stesso dell’azione educativa e, con esso, inevitabilmente il rapporto insegnante/alunno e il ruolo del docente stesso. L’uso delle TIC è ormai imprescindibile nella mia vita quotidiana e, ovviamente, anche nella mia didattica. La scuola e la didattica sono oggi oggetto di profondi cambiamenti legati alla rivoluzione digitale, ma anche all’affermarsi di nuove metodologie didattiche e forme di apprendimento. L’importanza della tecnologia nei processi di insegnamento-apprendimento è ormai una certezza innegabile e il riconoscimento di tale importanza è chiaramente sottolineato anche nei documenti ministeriali finora proposti per la riforma della scuola. Oggi è dunque fondamentale ripensare ad una didattica che possa accogliere pienamente tutte le potenzialità offerte dalle innovazioni tecnologiche. Tuttavia, la scuola italiana non è del tutto pronta a raccogliere questa sfida. Infatti, da una parte, per mancanza di fondi, abbiamo ancora scuole totalmente sfornite di qualsiasi dotazione tecnologica; dall’altra assistiamo alla presenza di scuole dove sono stati finanziati programmi a volte anche lungimiranti. Si pensi ai progetti delle Cl@ssi 2.0, Scuole 2.0, Editoria digitale, Piano LIM, registri elettronici, Tablet, ForDoc, ecc… Ma a cosa servono tutti questi progetti innovativi se non si è ancora pronti ad accettare e comprendere il significato di tale mutamento? Senza alcun intento generalizzante e senza sprezzare il prezioso lavoro dei colleghi, ho più volte osservato alcuni insegnanti in difficoltà nel padroneggiare dispositivi tecnologici che conoscono poco o non conoscono affatto, vedendosi dunque in difetto, non capaci di rispondere a tutte quelle domande o curiosità che la tecnologia suscita, dovendo così accettare di non sapere o di essere smentiti da un alunno che, non è raro, ne sappia di più di loro. Altri, di fronte a tali strumenti, pensano di perdere il proprio ruolo, perché si pongono come detentori di un sapere assoluto. Più concretamente, molti insegnanti spesso non credono nella reale utilità e nell’effettiva valenza didattica delle nuove tecnologie. A tal riguardo, appare ragionevole la critica che Nicholas Negroponte fa alle insegnanti:
“Se un insegnante della metà dell’Ottocento”, venisse trasportato dalla macchina del tempo in un’aula di oggi, potrebbe riprendere da dove era rimasto il suo collega dei giorni nostri. Ci sono ben poche differenze sostanziali tra come s’insegna oggi rispetto a 150 anni fa. L’impiego della tecnologia è circa allo stesso livello! Quindi, invece di chiederci perché i nostri alunni a scuola spesso perdono interesse e si annoiano, o di chiederci perché una quantità sempre più crescente di essi sono “afflitti” da deficit di attenzione, preoccupiamoci della dissonanza che si sta sempre più creando fra i metodi attuali di insegnamento e gli interessi naturali dei ragazzi.
Abbiamo visto il suo sito, intitolato “Maestra Agnese” constatando che sta avendo un ottimo successo.
Grazie. In effetti un successo inaspettato per i numerosi collegamenti che ogni giorno registra il sito. Gli ingredienti fondamentali, che mi hanno permesso di raggiungere questi inaspettati risultati, sono stati impegno, costanza, tempo e, perché no, anche una spruzzata finale di fortuna! Grazie all’evoluzione della rete, quello che solo pochi anni fa era un processo macchinoso e che richiedeva notevoli conoscenze tecniche oggi è diventato semplice e alla portata di tutti. Un tempo era, infatti, indispensabile rivolgersi a un webmaster o a un web designer; oggi invece vi sono numerosi programmi, anche gratuiti, che consentono di realizzare un sito personale senza troppa fatica e, a tal proposito, la rete offre molteplici consigli illuminanti. Dunque, non serve essere programmatori, grafici o ingegneri informatici. Sul web le opportunità sono infinite e sempre più numerose sono le persone che si dedicano alla realizzazione personale di un sito internet. Tutto ciò che serve per creare un sito o un blog sono dunque tempo, costanza e qualche buona idea.

Ricordiamo che la prof.ssa Agnese ha conseguito una master in “Metodologie dell’insegnamento e didattica multimediale per l’apprendimento attivo

Vedo che ha le idee chiare a tal proposito, Un esempio che molti suoi colleghi potrebbero seguire. Parliamo di lei e della scelta di intraprendere la strada dell’insegnamento

Mi è sempre piaciuto questo mestiere. Mi piace insegnare, apprendere, il contatto con i libri e i loro contenuti ricchi di sapere. Ma soprattutto amo i bambini e stare con loro. I bambini mi regalano emozioni indescrivibili. I loro sguardi, i loro sorrisi, i loro abbracci mi rendono felice. Come diceva Maria Montessori, “i bambini sono la parte migliore del mondo”. Queste motivazioni mi sono state preziose perché mi hanno permesso di superare le tante difficoltà della mia carriera. Per me essere insegnante non è mai stato facile. Il mio lavoro mi ha sempre portato a vivere lontana dalla mia terra e dai miei affetti e a confrontarmi ogni anno con diverse realtà. Insegnare, il più delle volte, è stata come una maratona irta di ostacoli, ma nonostante ciò, continuo a considerare l’insegnamento una meravigliosa professione.

Insegnare e rapportarsi con gli alunni, di qualsiasi età, non è facile. Cosa ci vuole per essere un buon insegnante?

Credo che ogni azione dell’insegnare per essere efficace debba essere fatta con il cuore.
Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, a parte ai miei alunni, che cerco di mettere nelle condizioni di imparare, più che insegnare loro qualcosa, ma ritengo che, per essere un buon insegnante devi unire alle tue competenze professionali principalmente il cuore. Questa, a mio avviso, è la base da cui partire per edificare un proficuo apprendimento ed è questo l’elemento chiave che mi aiuta e tenere alta la loro attenzione in tutto ciò che cerco di trasmettere loro.
Durante questa intervista lei ha usato spesso la parola “Amore” verso questa professione e i propri alunni. Vogliamo soffermarci per un attimo su questo termine?
Ogni insegnante, in qualità di “attore sociale”, dovrebbe essere costantemente consapevole di avere l’enorme potere, nel bene e nel male, di lasciare un segno nei propri alunni. Per questo motivo mi chiedo spesso: quando saranno adulti i bambini che oggi sto educando, quali ricordi porteranno con loro di questi anni condivisi insieme? Il mio desiderio più grande sarebbe quello di essere ricordata come un’insegnante che ha saputo trasmettere il proprio AMORE. Sì, l’AMORE, perchè esso a parer mio, è l’elemento fondamentale nell’educazione. Amare un bambino per me significa prima di tutto donare totalmente se stesso e impegnarsi molto. Occorre impegno per superare le difficoltà che durante il cammino si incontrano; amare significa guardare prima alla persona, poi all’alunno; amare significa conoscerne la personalità, le debolezze, le fragilità, le attitudini, le qualità; amare significa rispettare i suoi tempi, parlare alle emozioni e non solo agli intelletti. Non credo però che basti solo possedere e comunicare astrattamente questo sentimento;occorre infatti in qualche modo impersonarlo, rappresentandolo quotidianamente con il proprio esempio e la propria condotta. In tutti questi anni di insegnamento mi sono spesso chiesta: che cosa capiterà a quell’essere se non dovessi prendermi cura di lui? Questa è anche l’incessante domanda che tiene desta la mia vocazione d’insegnante, consapevole, come sosteneva San Giovanni Bosco, che “per poter educare bisogna amare”. Nessuno stipendio, nessun avanzamento di grado, nulla può competere con la felicità spirituale che deriva da questa ineffabile, continua riscoperta. Tutto, dunque, a parer mio, va analizzato a partire dall’ottica dell’amore e del dono. Infatti, penso che domandarsi sempre cosa si possa dare, piuttosto che concentrarsi solo su cosa si debba fare, rappresenti l’incessante impulso che alimenta chi fa l’educatore.

Concetti che le fanno onore, ma ritiene che basti insegnare con amore per far si che la scuola diventi davvero palestra di vita, di crescita culturale e maturità per chi la frequenta?

Ovviamente no. Non basta solo insegnare con amore, occorre anche esercitare questo mestiere secondo un etica che riguarda la professione, i colleghi, l’istituzione scolastica ed i genitori dei propri alunni.

Vuole spiegarci meglio?

Semplice. La mia proposta di condotta etica non si limita alla relazione duale tra alunno ed insegnante, in quanto quest’ultimo si trova ad agire in una comunità più vasta della singola classe, in cui operano colleghi, genitori, agenzie educative varie, etc. Schematicamente, l’agire dell’insegnante di scuola primaria eticamente ispirato, a parer mio, potrebbe essere così descritto. Per quanto riguarda – l’etica verso la professione – l’insegnante dovrebbe agire come professionista della formazione, impegnarsi a valorizzare la professione docente e a tutelarne la dignità. Dovrebbe, altresì, curare la propria preparazione attraverso l’aggiornamento e l’approfondimento delle competenze professionali. Dovrebbe ancora mettersi in discussione e praticare l’autovalutazione, senza abusare del potere che la sua professione gli conferisce. L’etica verso i colleghi invece comporta saper costruire relazioni feconde con i colleghi, improntate sul rispetto e basate su un forte spirito di collaborazione. In parole povere credo che ogni insegnante dovrebbe relazionarsi con i colleghi non secondo i propri modelli, ma rispettando le diversità di pensiero altrui. E’ importante mettere a disposizione dei propri colleghi le risorse e le esperienze personali. Infine, dovrebbe individuare e concordare strategie comuni per valutare con uguali criteri principi e strumenti. Per quanto riguarda -l’etica verso l’istituzione scolastica- ritengo sia nostro dovere adoperarsi per creare un ambiente impegnato, accogliente e culturalmente stimolante. Occorre impegnarsi per superare quell’immagine diffusa nell’opinione pubblica degli insegnanti-istruttori opachi e rassegnati in una scuola di massa scialba grigia e ripetitiva. Occorre una grande sinergia dove ognuno deve fare la sua parte da protagonista a cominciare dallo Stato fino al corpo dei docenti per dare vita ad una nuova immagine della sua scuola e farla apprezzare dalla comunità.
Non ultima -l’etica nelle relazioni con i genitori. L’insegnante dovrebbe riconoscere la famiglia come interlocutrice fondamentale della sua attività professionale e favorirne un clima di fiducia e di collaborazione,incoraggiando incontri in cui ciascun genitore possa esprimersi liberamente senza il timore di essere giudicato. Dovrebbe, altresì, informare la famiglia sulle problematiche che emergono per elaborare nuove situazioni educative.
Non voglio avere la pretesa di insegnare niente a nessuno poichè quello che ho detto già lo fanno molti miei colleghi, l’auspicio è che questi concetti siano sempre più diffusi tra i docenti poichè solo in questo modo le future generazioni potranno beneficiare di una scuola-palestra di eccellenze nella didattica e nella formazione dei propri alunni.

Un ragionamento ricco di spunti e buoni propositi dalla quale traspare il grande amore che lei nutre per questo suo lavoro, una vera e propria missione visto che c’è in gioco la formazione e la maturità delle future generazioni. Voglio ringraziarla per la sua disponibilità e per l’impegno con il quale porta avanti questa “missione”. Le chiedo un ultima cosa, un invito da poter condividere con tutti i protagonisti del complesso mondo della scuola.

Ha detto bene, la nostra è proprio una missione. Perciò le prime parole che mi vengono in mente sono “Osserva ed agisci con il cuore!” Per me è davvero così. Sento di dare un vero significato alla mia professione-missione solo nella misura in cui dono me stessa ai miei alunni, amandoli ed accettandoli per quello che sono.

                                      ROSARIO MESSINA

  • Print
Computer Hope