GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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“Per una vita altra e una vita oltre”. Una nuova interpretazione letterararia ed ermeneutica dei romanzi dello scrittore praghese. Un baule narrativo oltre l’ovvio, in cui ribellione e rivolta riconciliano Kafka con i suoi personaggi. Camus è di casa. Un libro che rompe l’illusione di poter fermare l’attimo in una eternità. Una provocazione, forse. Nelle nostalgie incavate nella vita… Kafka. La verità tragica

 

Roma, 3 gen. 2024 – “Kafka. La verità tragica”. Un centenario tra letteratura e filosofia nel racconto di Pierfranco Bruni pubblicato in questi giorni dall’editore Solfanelli. Questo lavoro sul narrato kafkiano apre una nuova interpretazione dei romanzi dello scrittore praghese, in cui l’amore ne è il labirinto e il cerchio, e riconcilia Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924) con i suoi personaggi in un’avventura letteraria ed ermeneutica.

L’ermeneutica può avere personaggi? È qui la non ovvietà di questo lavoro. Un vicolo didascalico che ci conduce “per una vita altra e una vita oltre”.
Questo Kafka di Pierfranco Bruni è un baule che racchiude ribellione e rivolta. Camus è di casa. Lo straniero – che, chissà, potrebbe essere identificato con l’Autore stesso – viaggia verso l’isola e giunge all’esilio. In tal senso, questo Kafka è anche un simbolico mosaico in cui gli echi e le voci giungono da un navigante che si trova spinto dalle onde omeriche verso il ritorno o verso le Colonne d’Ercole.

La copertina del libro

La copertina del libro

COPERTINA

La copertina del libro, il prof. Bruni e Kafka

 

Così Bruni ci provoca:Chi vuole realmente capire ciò che ho cercato di dire, forse senza ovvietà, legga il libro. Sono disposto a mettere tutto in discussione in un’altra vita, in quella immortale che non conosce, a mio avviso bonario, accuse, colpe e procedimenti. Solo in questa vita sono ammessi gli avvisi di garanzia. Non è la bellezza che si consuma nel passaggio di un attimo. Siamo noi che ci illudiamo di poter fermare l’attimo in una eternità. Da qui le nostalgie si incavano nella vita”.

Pierfranco Bruni ​è nato in Calabria. Vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. E’ Presidente di Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023. Archeologo già direttore del Ministero Beni Culturali, componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, presidente del Centro Studi “Grisi”. Ha insegnato in Sapienza Università di Roma. Ricopre, numerosi altri incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura nei Paesi Esteri. È responsabile, per conto del MiBAC, del progetto di studio sulle Presenze minoritarie in Italia.Candidato al Nobel per la Letteratura è saggista, poeta e italianista. Esperto di letteratura del Mediterraneo. Vive la filosofia come modello di antropologia religiosa. Numerosi sono i suoi testi sulla letteratura italiana ed europea del Novecento, tradotti e diffusi all’estero su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.I due segmenti fondamentali che caratterizzano il suo viaggio letterario sono la memoria e la nostalgia. Il mito è la chiave di lettura. Tutta la sua poetica vive di queste atmosfere. Non ha mai creduto al realismo in letteratura. Il realismo è cronaca, è rappresentazione, è documento.Il simbolo, invece, è mistero. E’ metafora, è fantasia, è sogno.

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Una vita per la cultura.

Le componenti redazionali tutte dei media partner  SiciliafelixPaese Italia press.it e Lafrecciaweb.it, congratulandosi per il nuovo prestigioso incarico, augurano buon lavoro a Pierfranco Bruni, sperimentatore di raffinate metodologie linguistico- ermeneutiche, esponente di primo piano della critica filosofica e letteraria attuale

29 Novembre 2023 Mimma Cucinotta

Roma, 29 nov. 2023 – La cultura è identità di una Nazione tra lingua, lingue, storia, letteratura, beni materiali e immateriali. Un’antropologia delle conoscenze tra estetica e filosofia…Si racconta sempre una storia. La storia tra le vie di Roma è una profezia di nostalgie. La mia città recita anni antichi e anni che saranno… Ritorna da oggi ad essere la mia Città…

 Non poteva che essere un annuncio poetico quello espresso dal Professor Pierfranco Bruniappena nominato Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023. Un prestigioso incarico assegnato per l’alto profilo istituzionale nel campo della Cultura interpretato da Pierfranco Bruni con decine di pubblicazioni non soltanto come poeta, scrittore-saggista orientato agli studi del campo etno-antropologico e letterario ma, pure per aver rivestito incarichi di presidenza in Comitati Nazionali per la promozione e diffusione della Cultura italiana all’estero. Archeologo già direttore del Ministero Beni Culturali, Direttore responsabile del Dipartimento Demoetnoantropologico, Direttore Responsabile unico della Biblioteca del Ministero dei Beni Culturali. Membro Commissione Premio Internazionale di Cultura per l’Antropologia presieduta da Luigi Lombardi Satriani, decano dell’antropologia contemporanea Ordinario Sapienza Università di Roma. Per la diffusione della cultura letteraria e artistica, conferita una onorificenza dalla Ambasciata Italiana a Tirana. Presidente dell’Istituto di Letteratura, Antropologia e Storia Gruppo di lavoro “Etnie. Gli Armeni e la letteratura. Regione Calabria” — Assessorato alla cultura e Presidente del gruppo di lavoro con nomina dell’assessore alla cultura. Soltanto alcune delle attribuzioni che incorniciano la vastissima carriera di Pierfranco Bruni, cui si aggiunge non ultima, la docenza in Sapienza Università di Roma.

Una vita per la cultura

Rappresentante indiscusso della critica filosofico-letteraria contemporanea, Pierfranco Bruni sovente orienta i propri studi, verso la sperimentazione linguistica in una sfida ermeneutica densamente attraversata da raffinate emozioni. Simboli e metafore olisticamente penetranti declinano il messaggio alchemico di fascinosa bellezza e spiritualità sul filo della nostalgia in un sensuale dialogo antropologico- metafisico tra Occidente e gli Orienti.

 

 

Capitale Italiana del libro

Ogni anno, a partire dal 13 febbraio 2020, il Consiglio dei Ministri assegna il titolo di “Capitale Italiana del libro” a una città italiana scelta tra quelle candidate. Nel 2020 si è aggiudicato il titolo la città di Chiari, nel 2021 Vibo Valentia, nel 2022 Ivrea e nel 2023 Genova. Tra gli obiettivi di questa eccellente iniziativa, istituita dal Ministero, vi sono il miglioramento dell’offerta culturale, il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, nonché dello sviluppo della partecipazione pubblica, la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi, diffondere l’abitudine alla lettura e favorire l’aumento del numero dei lettori, valorizzando l’immagine sociale del libro e della lettura nel quadro delle pratiche di diffusione e fruizione culturale.

Le componenti redazionali tutte dei media partner Siciliafelix, Paese Italia press.it e Lafrecciaweb.it, congratulandosi per il nuovo prestigioso incarico, augurano buon lavoro al Professor Pierfranco Bruni.

La copertina ed il Prof. Bruni

La copertina ed il Prof. Bruni

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche. Archeologo già direttore del Ministero Beni Culturali, Direttore responsabile del Dipartimento Demoetnoantropologico, Direttore Responsabile unico della Biblioteca del Ministero dei Beni Culturali.

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A cura di ROSARIO MESSINA

Giardini Naxos (Me): Sul progetto riguardante il Ponte di Messina non si contano più i pareri, a volte contrastanti a volte concordanti, i SI i  NO, i progetti avveniristici e quelli approvati, un elenco troppo lungo e variopinto, impossibile da elencare.  In questi giorni però un cittadino giardinese che in passato ha collaborato con l’Ufficio Turismo del Comune di Giardini Naxos nell’organizzazione di importanti eventi, prima che si trasferisse in Cina per lavoro agli inizi del terzo millennio, tornato a Giardini Naxos dopo l’esperienza cinese, forte della sua esperienza lavorativa nella città di Shangai dove ha abitato per diversi anni, ha voluto lanciare un idea riguardante il Ponte di Messina che ci è parsa originale e meritoria di essere portata a conoscenza dei nostri lettori e di chiunque sia appassionato a questa vicenda dal futuro e dalla realizzazione ancora incerta. 

A lanciare questa originale idea che ovviamente esprime il desiderio che il Ponte sullo Stretto si faccia è Andrea Franceschetti il quale immagina così come è accaduto a Shangai con un altra opera che il Ponte possa diventare non solo un “collegamento tra il Continente e la Sicilia” ma anche una sorta di Monumento Nazionale in grado di attirare turisti e quindi con un cospicuo ritorno economico.

Ma leggiamo di seguito l’idea di Andrea Franceschetti:

La Oriental Pearl Tower, da me visitata più volte, si trova a Shanghai nel distretto moderno di Pudong progettata dall’Arch. Jia Huan Cheng e completata nel 1995. Una torre per le telecomunicazioni alta 468 mt. diventata il simbolo della città per la sua particolare caratteristica architettonica. Una struttura in cemento con diverse sfere di diverse misure di cui le tre principali sono poste verticalmente a differenti altezze .  La torre ha 3 livelli di osservazione ricavati all’interno di queste 3 sfere dotate di pareti interamente in vetro di cui la più alta è situata ad una quota di 351 mtQuella sottostante a 263 mt. è costruita su due piani, in quello superiore ospita un ristorante panoramico rotante che impiega 1h per compiere un giro completo di 360 gradi.  Nel piano sottostante è possibile osservare il panorama attraverso un vertiginoso pavimento trasparente. La torre è dotata di 6 ascensori di cui uno a due piani con una capienza per 50 persone e di un’ascensore super veloce che raggiunge la vetta alla velocità di 7 mt al secondo. La torre per la sua struttura originale e soprattutto per le suggestive piattaforme panoramiche che offrono una vista mozzafiato di Shanghai è diventata una delle principali attrazioni della città con tre milioni di visitatori paganti ogni annoUna progetto geniale per la sua architettura e la duplice funzione di torre per le telecomunicazioni e torre panoramica.

La Oriental Pearl Tawer

La Oriental Pearl Tower

Tornando in Sicilia dopo anni di lontananza e venendo a conoscenza dell’imminente costruzione del ponte sullo stretto, mi sono chiesto perchè non fargli svolgere ad anch’esso la doppia funzione di sostegno e di torre panoramica come la Oriental Pearl Tower di Shanghai ?

            Certamente come prima cosa mi sono chiesto se questa idea possa essere tecnicamente realizzabile su una struttura progettata per sostenere un ponte di queste proporzioni in una zona altamente sismica,  così non essendo ne un ingegnere ne un architetto la pubblico su questo sito per ricevere ogni tipo di commento.

            Lasciando da parte questi dubbi, immaginiamo di salire su una delle torri del “futuro ponte sullo stretto” ad oltre 300 mt. di altezza e vedere le coste siciliane a nord-ovest, le isole Eolie e pian piano a giro le coste della Calabria in direzione nord, lo stretto con il gioco delle correnti (il mito di Scilla e Cariddi), poi le coste calabresi e siciliane che si specchiano e così via. Sicuramente un impatto visivo straordinario su un luogo iconico del Mediterraneo unico per bellezza, storia e mitologia.

            Questa idea per molti aspetti controversa, nasce anche da quelle voci contro di associazioni o persone che si oppongono alla costruzione del ponte per motivi ambientalisti e di altra natura.

È fuori dubbio che l’imponente costruzione modifichi radicalmente una area geografica con contenuti paesaggistici e storici unici nel Mediterraneo.

Una mastodontica cementificazione andrebbe ad occupare grandi superfici di terra ed un tratto di mare un tempo attraversato da eroi mitologici, luoghi divenuti parte integrante della nostra cultura.

Secondo il mio modesto parere, creando delle piattaforme panoramiche sui giganteschi pilastri si potrebbe rendere più accettabile e sostenibile l’intero progetto in quanto queste enormi strutture, oltre a sostenere il ponte potrebbero diventare un punto di osservazione straordinario per contemplare quelle aree che la mitologia ha reso famose

Inoltre, migliorando l’aspetto estetico delle strutture a terra con interventi di restyle sulle basi dei pilastri e sugli ancoraggi con un progetto architettonico che li renda doppiamente funzionali, come nella Oriental Pearl Tower di Shanghai.

Le enormi basi dei pilastri ingentilite da una architettura possibilmente in armonia con il territorio per ospitare una “stazione” dotata di ascensori per il trasporto di persone sulle piattaforme ad alta quota. Con lo stesso principio di restyle intervenendo anche sulla struttura degli ancoraggi.

            Oltre a migliorare i punti critici di cui sopra, questa opzione consentirebbe a questa area di diventare un importante sito turistico apportando benefici all’economia locale in quanto diventerebbe luogo di forte attrazione per migliaia di visitatori.

Sempre secondo il mio modesto parere, non penso che in quelle aree progettate sotto il ponte si possono verificare vantaggi economici solo perchè sulle teste delle persone vi è la campata unica piu lunga del mondo. Senza la creazione di una attività attrattiva che ne garantisca il successo, c’è il rischio di rendere quegli spazi non ricettivi e quasi certamente vederli includere nella lunga lista delle “cattedrali nel deserto”.

 

 Il Rendering concept del Ponte di Messina come lo immagina Andrea Franceschetti

Il Rendering concept del Ponte di Messina come lo immagina Andrea Franceschetti

Il concept, come illustrato nel rendering prevede di dotare le gigantesche torri di entrambe le coste dello stretto di 2 piattaforme panoramiche posizionate a diverse altezze.

            Sia sulle torri situate in Calabria, sia su quelle in Sicilia per offrire ai visitatori angoli diversi di osservazione e di pari opportunità di impresa per entrambi i territori.

            Inoltre, le torri potrebbero essere dotate di impianti fotovoltaici per fornire elettricità alle piattaforme panoramiche e per illuminare le torri stesse.

            Nella Oriental Pearl Tower le piattaforme sono delle costruzioni di forma sferica ispirate ad un poema della dinastia Tang e probabilmente quelle geometrie per sopportare i fortissimi venti provocati da tifoni che si verificano in quella zona.

Per questa location sullo stretto mi sono preso la licenza di immaginare le piattaforme con una forma discoide (vedere rendering), come dei grandi occhi (con riferimento al mito dei ciclopi) o ai capitelli delle colonne greche.

            Questo tipo di strutture, che permettono visioni panoramiche ad alta quota, sono i monumenti più visitati al mondo. La torre Eiffel che detiene questo record, registra 7 milioni di visitatori ogni anno con un giro di affari di 434 milioni di euro.

Difficile raggiungere questi traguardi economici, ma sono certo che si poterebbero realizzare numeri importanti.

            Un’idea per dare al ponte, oltre alla sua funzione primaria un valore culturale aggiunto con la creazione sullo stesso di punti di osservazione ad alta quota poco impattanti sulla struttura.

Il ponte sullo stretto, una opera di alta ingegneria per rivoluzionare il sistema logistico del Mediterraneo ma anche un monunento nazionale con la prospettiva di diventare una delle più importanti attrazioni turistiche del nostro paese. Ho letto che in questi anni sono state presentate diverse proposte di varianti sul progetto del ponte tra cui  “Abitare il ponte”, dove sono previste delle strutture integrate ai pilastri di sostegno per ospitare alberghi, uffici, abitazioni, etc., pertanto, cambiando totalmente l’architettura del progetto originale.  Questa idea invece, per dare al ponte un valore aggiunto rispettando il progetto originale con un intervento minimalista.”

Orient.Pearl Tower

Orient.Pearl Tower

 

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Poesia “Giornate di Naime 2023″ . La letteratura è coinvolgere etnie e riti, lingua e costume, festa e religiosità…Non è una questione di tradizione soltanto.Si tratta di un mondo antropologico in cui la lingua diventa fondamentale. La Macedonia albanese ha riferimenti Adrio-mediterranei…La Macedonia dei macedoni ha rimandi greco-musulmani. Potrebbe sembrare contraddittorio ma non lo è… Tra gli albanesi di Tetovo ho ritrovato l’Albania della mia eredità…

21 Ottobre 2023 di Pierfranco Bruni – saggista, antropologo *

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Il Prof. Bruni a Tetovo

Tetovo, 21 ottobre 2023 – Il tempo percorre le strade nella storia che ogni memoria si porta dentro. Ci sono popoli e civiltà che si intrecciano. Conoscono le distanze che possono diventare lontananze. Viaggio guardando i simboli che ogni geografia cattura ed io cerco di percepire dal volto della gente il sorriso del cuore o la malinconia dell’anima.

Ci sono storie profonde che non riguardano gli uomini soltanto, ma intere comunità e le eredità sono una forza che si esprimono in identità. Porre in un intreccio eredità e identità significa capire le appartenenze. Non è una questione di tradizione soltanto. Si tratta di un mondo antropologico in cui la lingua diventa fondamentale.

I costumi di un popolo sono dentro i riti di una civiltà. Le religioni rispetto alla lingua possono avere i loro attraversamenti. Ma sono le lingue che fronteggiano l’identità antropologica di un territorio. Parlare è comunicare. Comunicare è penetrare quel tempo-storia che ognuno di noi si porta dentro e che si realizza come manifestazione di una esperienza-espressione.

Tutto ha un senso. I popoli balcanici non sono identificabili in una tradizione unica. Sono Adriatici, Illirici, Slavi. Può sembrare la comunanza di un unico idioma antropologico e quindi di un unico percorso culturale e cultuale. Non è così. Gli Albanesi non sono Slavi. I Macedoni hanno dei riferimenti cirillici. Gli Slavi hanno un modello oltre l’islamismo. Eppure il mondo musulmano è dentro questo loro cammino.

Sono stato più volte in queste realtà. Il fascino del mistero coinvolge. Ma il Mediterraneo pur essendo legame eterogeneo può necessariamente avere un ruolo intrecciante. La Macedonia albanese ha una sua eredità di storia e di tempo soprattutto nei confronti di riferimenti appunto Adrio-mediterranei. La Macedonia dei macedoni ha connotati che ha rimandi greco-musulmani. Potrebbe sembrare contraddittorio ma non li è.

Macedonia, Moschea storica a Tetovo

Basterebbe entrare nelle condizioni linguistiche per rendersi conto di ciò. Osservare l’alfabeto diventa fondamentale. Comunque hanno potenti radicamenti in ciò che è stata la storia dal Medioevo all’epoca rinascimentale. Non è un dato politico soltanto. È in modo particolare una specificità etno-antropologica. Le etnie hanno una valenza di un significato notevole.

Camminare tra le strade è leggere il tutto in una sintesi stravolgente. Ho vissuto una esperienza straordinaria ritornare dopo anni a Tetovo in Macedonia. Tra gli albanesi di Tetovo ho ritrovato l’Albania della mia eredità. Significa vivere di quella accoglienza che solo i popoli che hanno conosciuto la storia trasformatesi in  mito e appartenenza possono possedere.

La letteratura è coinvolgere etnie e riti, lingua e costume, festa e religiosità. Un tempo la favola raccontava. Ancora oggi la favola racconta. Ho vissuto la favola da abitare tra lingue e appartenenze.

Tetovo giornate di Naive

Tetovo giornate di Naive

Tetovo

Tetovo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni

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…Koliqi ha raccontato il passaggio di D’Annuncio nella cultura letteraria albanese. Una testimonianza che rivela un rapporto importante e stabilisce un dialogo, in itinere, tra il poeta de “La pioggia nel pineto” e quella letteratura il cui fascino e mistero ha profonde penetrazioni di un Oriente con il quale D’Annunzio non ha mai smesso di confrontarsi. Gabriele D’Annunzio amava la letteratura albanese e la cultura albanese ha molto amato D’Annunzio proprio all’insegna di un incontro tra Adriatico e Mediterraneo. E il nome di Scanderbeg resta centrale…

 17 Ottobre 2023 di Pierfranco Bruni – saggista-antropologo

 

Gabriele D’Annunzio  ha molto amato la cultura albanese. Quella “albanesità” sospesa tra l’Adriatico e il Mediterraneo. Un richiamo che è evidente nelle testimonianze e nella scrittura. D’Annunzio aveva studiato e conosceva bene le imprese del condottiero e del personaggio Skanderbeg. Un costante confronto con l’Albania ha portato D’Annunzio ad approfondire cultura, costumi e storia ma nello stesso tempo gli scrittori e i poeti albanesi hanno sempre tratto da D’Annunzio stimoli e segni letterariamente problematici. Delle presenze ad intreccio portano sulla scena riferimenti significativi.

      “Si trovano palesi testimonianze della simpatia di Gabriele D’Annunzio verso l’Albania e gli albanesi visitando l’interno del Vittoriale. Nella Stanza delle Reliquie, proprio sull’altare dei cimeli di guerra e dei simboli religiosi, si può ammirare un rarissimo esemplare rilegato in pelle dell’opera su Scanderbeg dell’abate scutarino Barletio, in versione tedesca del 1561. E’ se la memoria non mi falla, uno dei quattro o cinque libri ammessi dal Poeta in quella parte mistica della sua dimora”. E’ ciò che scrive Ernesto Koliqi in Saggi di Letteratura Albanese (Olschki, 1972), nel capitolo dedicato a “Gabriele D’Annunzio e gli Albanesi”.

      La presenza di D’Annunzio nella letteratura albanese è ben specificata, negli studi di Koliqi, attraverso una visione artistica e culturale che pone al centro una dimensione di cultura orientale.  Gabriele D’Annunzio amava la letteratura albanese. E molti scrittori albanesi lo consideravano un maestro. Ci sono testimonianze importanti che lo dimostrano. L’oralità della poesia albanese ha una sua profonda venatura musicale. In questa musicalità, che deriva, d’altronde, da un bagaglio di esperienze letterarie (ma anche antropologiche, ovvero di una musicalità corale, danzata sul ritmo delle parole) italo -albanesi, l’accentuazione del verso dannunziano non può essere negato.

      Non per caso la poesia albanese contemporanea risente del battuto lirico alcionico. Fu il poeta Lazzaro Shantoia a tradurre “La pioggia nel pineto” nel 1942 sul giornale letterario “Tomorri i’ vogel” (ovvero “Il piccolo Tomorri”). Ma tutta l’impostazione letteraria di Shantoia è strutturata sulla lezione dannunziana. Così pure la formazione di un altro scrittore quale fu Bernardino Palaj (1887 – 1946) o le traduzioni di Masar Sopoti (1916 – 1945), il quale tradusse D’Annunzio nella pagina letteraria in lingua albanese della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari dove Sapoti rivestì il ruolo di redattore.

      Ma non è soltanto questo che ci fa stabilire questo rapporto tra D’Annunzio e l’albanesità. D’Annunzio ebbe rapporti anche con il poeta Giorgio Fishta. Comunque, Ernesto Koliqi, come si è già sottolineato, ha dedicato al rapporto D’Annunzio e mondo albanese delle pagine singolari che restano nella storia di questa letteratura. D’Annunzio aveva, in fondo, uno “spirito islamico” forgiato su una visione quasi bizantina di un modello storico e culturale che aveva caratterizzato molti suoi scritti. Questa “albanesità” che si accenna in D’Annunzio ha, indubbiamente, ramificazioni di una testimonianza basata su definizioni che portano ad una identità letteraria mediterranea. Non si può prescindere da questi legami.

      C’è proprio una testimonianza del Koliqi nella quale si sottolinea: “Partendo dall’insegnamento dannunziano, alcuni fra i più dotati giovani scrittori intorno al 1930 aumentarono le possibilità espressive della maschia lingua schipetara e, senza lederne il sano midollo eroico – patriarcale, che ne testimonia l’antica nobiltà, la piegarono a esprimere con più sottile perizia i moti interiori e a descrivere con più lucida precisione vicende e ambienti moderni fino allora sconosciuti alla vita e alle lettere albanesi, a evocare con toni sfumati epoche e momenti suggestivi del passato, a soffondere di vaporosità sognanti il bisogno d’evasione della vita quotidiana”.

      Una forte espressione di fedeltà al messaggio letterario dannunziano. Koliqi, grande estimatore di D’Annunzio. Va anche oltre quando afferma: “Il D’Annunzio, fra i maestri di stile, fu quello che ci spinse, noi scrittori albanesi che ne ammiravamo la portentosa magia verbale, a perfezionare quel misterioso strumento di umana comunicazione, che è la lingua di una nazione e a renderla idonea alle esigenze letterarie dei nuovi tempi”.

      Linguaggio e rapsodia sono elementi importanti nella comunicazione dannunziana. Sono alla base della poesia albanese ma ancora prima di quella poesia italo – albanese. Una lezione di stile ma anche una visone identitaria sui processi di cultura. D’Annunzio vedeva in Scanderbeg un riferimento forte. Lo considerava un eroe nazionale. E non solo. Ma la sua presenza nella letteratura albanese anche oggi resta costante.

      Il mito, la favola, la magia della memoria restano e contano più della storia. Sono passaggi che si intagliano nella tradizione e si definiscono nella letteratura. Perché nella letteratura il racconto è un disegno straordinario che, in questo caso specifico (nella cultura letteraria Arbereshe), mette in campo elementi antropologici e un sistema di processi esistenziali che richiamano valori identitari. Una letteratura che ha un bagaglio di tradizione orale ha trasportato nella parola scritta un modulo onirico che ha una forza valoriale espressiva notevole.

      Assorbendo i codici dell’oralità, soprattutto nella poesia, si avverte che la musicalità ha un sorprendente  recitativo che incrocia la simbologia del linguaggio e una ricucitura metaforica dei temi che la cultura dell’appartenenza ha posto. La letteratura Arbereshe coniuga stili e metodologie.

      La poesia nonostante la sua sistematica impostazione ritmica è come se raccontasse. C’è, nel suo interno, un costante processo etico (il ritornare alle origini, il raccordare il sentimento della memoria con i risvolti del presente, il coniugare istanze mitiche con quelle storiche, il rappresentare la letteratura come un richiamo anche allegorico) che, comunque, non può fare a meno di una presenza estetica come rapporto tra il contenuto dei testi e la veicolazione del messaggio.

      Da Bala in poi questa letteratura è stata attraversata da un mosaico sul quale i tasselli di una eredità favolistica hanno avuto un valore metafisico. Si pensi sia a Girolamo De Rada e a Giuseppe Schirò. A volte ci si trova di fronte ad una letteratura che sembra priva di una preoccupazione storica. Ma la questione della diaspora non è dentro la storia. Sta invece in una dimensione profondamente mitico – onirica. In fondo il legame con il sentimento omerico ( anche questa da leggersi come carica simbolica) non è un fatto solo di natura letteraria. E’ un dato antropologico certamente ma anche esistenziale.

      Già di per sé la letteratura è un assorbimento di un legame etico – letterario che viene ad essere incamerato dagli autori (poeti in modo particolare e scrittori) e assurge a vera e propria motivazione lirica. Il senso delle radici che la letteratura pone come premessa è un tangibile raccordo tra memoria e presente. Ma qui il  risottolinerare la condizione della memoria significa leggere le distanze con il passato attraverso una riappropriazione (in termini letterari) di modelli di civiltà.

      Sostiene sempre Koliqi:Il D’Annunzio come spirito eclettico e per la particolare paganeggiante concezione di vita poteva considerarsi il più vicino alla mentalità e al gusto albanesi”. D’altronde la cultura orientale ha sempre affascinato il Vate. Ancora Koliqi: Quella parte, oggi considerata la più caduca della produzione letteraria dannunziana, in cui si raffigurano personaggi violenti e nel contempo raffinati, in cui si descrivono ambienti circonfusi di fasto orientale, rispondeva al gusto bizantino infuso profondamente negli Albanesi, specie delle città, da secoli  di attiva appartenenza prima all’Impero di Bisanzio e poi a quello ottomano il quale conservò, permeandoli di spirito islamico, le fogge e le usanze della civiltà bizantina”.

      D’altronde la letteratura è anche una esperienza di civiltà che proviene da una geografia esistenziale la cui testimonianza è data da una cultura ad intreccio tra Mediterraneo e Adriatico. Ovvero tra Occidente e Oriente. Un percorso in cui il tema del Mediterraneo diventa fondamentale. Due realtà non solo geografiche ma un sentire storico e squisitamente spirituale.

      La letteratura Arbereshe ha, d’altronde, ricontestualizzato questi due paesaggi sia in termini ontologici sia in termini culturali sia in termini fisici. Ed è qui che il viaggio dei poeti Arberesh (ma direi di tutta la letteratura Arbereshe) è un viaggio identitario. Non di riproposta identitaria. Ma di consapevolezza. D’Annunzio ha, in un certo qual modo, “rappresentato” una spiritualità bizantina attraverso un canto poetico che ha richiami nostalgici.

      Giovanni Papini ebbe a dire che in D’Annunzio si intreccia “un misto di grecità decadente e d’orientalismo: Alessandria o Bisanzio”. Un mondo in cui l’atto poetico è un tracciato il cui senso del sublime resta letterariamente (sul piano estetico) emblematico. Ma Koliqi ha raccontato il passaggio di D’Annuncio nella cultura letteraria albanese. Una testimonianza che propone ancora Koliqi ha una grande portata esistenziale e culturale.

      Così: “… ciò che meraviglia e appassiona nel Vittoriale il visitatore albanese è di vedere proprio sul tavolo di lavoro del Poeta, nello studio detto Officina, nel quale carte e documenti e libri rimangono com’egli li lasciò, un dizionario albanese – italiano, e precisamente quello della Società Bashkimi, edito a Scutari nel 1908. (…) L’opera… la inviò Hasan Pristina in dono al Comandante, non so se su richiesta o di spontanea iniziativa. D’Annunzio l’ebbe a portata di mano, fra gli ultimi libri di cui si circondò prima di morire”.

      Una testimonianza interessante che rivela un rapporto importante e stabilisce un dialogo, in itinere, tra il poeta de “La pioggia nel pineto” e quella letteratura il cui fascino e mistero ha profonde penetrazioni di un Oriente con il quale D’Annunzio non ha mai smesso di confrontarsi. Il mondo albanese è nell’intreccio di quei tracciati che sostengono quella parola islamico – bizantina presente nei tratteggi poetici di Gabriele D’Annunzio. Koliqi, raccontando D’Annunzio, ha cercato di mettere in evidenza anche questi aspetti. La cultura albanese ha molto amato D’Annunzio proprio all’insegna di un incontro tra Adriatico e Mediterraneo. E il nome di Scanderbeg resta centrale.

D'Annunzio e Bruni

D’Annunzio e Bruni

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

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17 ottobre 2023Il 16 ottobre 2023,  come nel 1985, lo stadio di Bruxelles (Heysel) è stato sgombrato per avvenimenti che con lo sport non hanno niente a che fare.
Quanto avvenuto in questi giorni si inquadra nell’attuale contesto mondiale seguente alla nuova guerra scoppiata in Medio Oriente.
Noi desideriamo invece ricordare quanto è venuto circa 40 anni fa quando, cittadini inermi che avevano il solo torto di aver seguito la propria squadra, la Juventus, in trasferta per la finale della Coppa dei campioni, sono stati massacrati dalla Furia bestiale dei tifosi del Liverpool.
Dopo quella strage per anni l’ Inghilterra è stata esclusa dalle competizioni internazionali e devo dire che la misura ha giovato dal momento che da allora gli hooligans non si sono più ripetuti in episodi di questa gravità.
Soffermiamoci un attimo, per non dimenticare quei 39 sportivi che andati ad assistere una partita, si sono ritrovati in mezzo ad una tragedia.

 Antonio Borruto

La lapide con i nomi dei morti di Bruxelles del 1985

La lapide con i nomi dei morti di Bruxelles del 1985

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11 settembre 2001

11 settembre 2001

A cura di Mimma Cucinotta Direttore Responsabile di Paese Italia Press

L’esplosione di una videocamera nel corso di una intervista al comandante Ahmed Massud, capo della resistenza afgana del Panjshir al regime dei taliban, desta allarme. Era il 9 settembre 2001 quando due uomini falsamente presentatisi da giornalisti di una agenzia di stampa britannica, ottengono un incontro con Massud. Lo storico guerrigliero guida dell’Alleanza del Nord contro l’emirato talebano, detto il Leone di Panjshir, gravemente ferito morirà nell’attentato suicida per mano di Al Qaeda. All’indomani, ovvero il 10 settembre, il movimento islamista sunnita paramilitare lanciando una potente offensiva contro le forze oppositrici, smentirà tassativamente ogni ipotetica implicazione nell’attentato.  Il preludio di una dramma dalle profonde radici che cambierà il mondo.

Erano le 14,45 di quel martedì dell’11 settembre 2001, una normale giornata di lavoro, quando dalla redazione la voce concitata di Carmelo Garofalo nostro direttore del tempo de L’eco del Sud – Messina sera, ci raggiungevano al telefono sollecitandoci l’accensione del televisore. A New York stava accadendo qualcosa di terribile! Fumo, polvere e nubi di cenere, avvolgevano le immagini in diretta del cedimento di uno degli edifici più alti al mondo. Mentre il video scorreva rapidamente le sequenze di quel che sembrava apparire un incendio dalle dimensioni spaventose, la mente bloccava la capacità di comprensione di quanto stesse davvero succedendo. Quando all’improvviso vennero trasmesse le riprese amatoriali di un aereo che con assoluta precisione si schiantava contro una delle due Torri gemelle. A New York erano le 8,45, ora locale, la metropoli in preparazione mattutina per una nuova sindacatura, veniva scossa dal fragore risonante di una esplosione. I piani alti della Torre gemella, dove si trovava pure il ristorante Windows on the World, erano avvolti dalle fiamme e dal fumo. Il grattacielo iniziò a tremare, ma in pochi furono in grado di rendersi conto di quanto stesse succedendo.

Poco dopo il World Trade Center simbolo del mondo finanziario, sarebbe stato cancellato nella sua svettante bellezza. 

 Al primo grattacielo, la Torre nord del World Trade Center deflagrata dallo schianto del boing, crollata poi alle 10, 29 travolgendo migliaia di persone ancora all’interno, rovinosamente sbriciolata mentre centinaia di persone volavano dai piani, un altro aereo venti minuti dopo avrebbe attaccato la Torre sud del Centro di Commercio Mondiale. Dal suggestivo scenario di Manhattan, struggentemente scomparivano così le Twin Towers di 110 piani alti 420 metri, lasciando un vuoto incolmabile di morte dolore e devastazione. Migliaia di persone scompariranno in quell’inferno. Nulla sarebbe più tornato come prima. Si fa strada immediatamente la pista dell’attentato. In quelle ore attanaglianti, accadono altri episodi inquietanti. Divampano due incendi, al Pentagono causato probabilmente dalla esplosione di un aereo e sul Mall nelle vicinanze della Casa Bianca a Washington. Un aereo, il volo 93, precipita a Shanksville, in Pennsylvania.

Le indagini della Fbi condurranno subito alla certezza della offensiva terrorista . Alle 15, 20 ora italiana, fonti della presidenza di Gerge W. Bush riferirono, si trattasse di un attacco terroristico. Si apprenderà del numero del volo AA11 della American Airlines che, a 540 miglia all’ora puntò sulla Torre nord del World Trade Center di New York. Si scoprirà anche che nella mattinata il volo AA11 avrebbe cambiato rotta, virando verso Boston nord poi in direzione sud Manhattan. Terroristi a bordo avevano assunto il controllo pugnalando membri dell’equipaggio. Il volo si dirigerà poi verso la torre nord. In contemporanea alle ore 8.47 anche il volo Boston-Los Angeles della United Airlines viene dirottato. L’aereo, dopo aver sorvolato il New Jersey, si dirige a sud verso la torre sud del World Trade Center.Il 12 settembre i dirottatori dei voli della morte hanno già un nome. L’Intelligence è sulle tracce dei fiancheggiatori. ‘’ Giustizia sarà fatta tra i terroristi e coloro che li proteggono, nessuna distinzione” tuona così Bush dalla Casa Bianca rimarcando l’atto di guerra compiuto contro gli Stati Uniti. Dall’Occidente attesa, una risposta coordinata e completa.Sale la rabbia antislamica, episodi di violenza si registrano in tutto il Paese. A Chicago manifestanti si accaniscono contro i fedeli di una moschea. Da Kabul inizia il rimpatrio di tutti gli occidentali. L’evacuazione appare necessaria. L’ Afghanistan viene considerato un obiettivo concreto della reazione americana per la durissima aggressione subita. Due terrorististi venfono identificati. Un uomo e una donna fermati all’aeroporto Kennedy di New York, sono in possesso del brevetto di volo. Intanto bin Laden sarà indicato come principale sospettato, dal segretario di Stato Colin Powell che, in una conferenza stampa del 14 settembre 2001, minaccia il governo di Kabul: “Non potete separare le vostre attività da quelle dei criminali che ospitate”. Inizia ufficialmente l’era di Al Qaeda, l’estremismo islamico nemico degli Stati Uniti e dell’Occidente che condizionerà la storia del mondo.

Un gruppo di Talebani

Un gruppo di Talebani

La previsione di una occupazione militare dell’Afghanistan non si fa attendere. Un mese dopo l’attacco dell’11 Settembre, Stati Uniti e NATO riconquistarono Kabul sbaragliando le postazioni talebane e di Al Qaeda. L’Alleanza del Nord , organizzazione politico-militare sostenuta dal Leone del PanjshirAhmad Shah Massud, fino al 9 settembre 2001, giorno del suo assassinio avvenuto nell’esplosione kamikaze di matrice talebana, sembrava fosse avviata la ricostruzione dello stato afgano. Con l’ausilio dalle truppe NATO delle sue istituzioni e il supporto della coalizione occidentale fu adottata una nuova costituzione e indette le prime elezioni si disse, libere. Nei lunghi vent’anni, alcuni passi avanti erano stati fatti nella vita della popolazione afghana. La missione di “state building” messa in pratica anche se solo in parte è stata interrotta bruscamente con la presa del controllo dei Talebani irrotti con le armi in pugno a Kabul a mezz’agosto del 2021.

 La giovane popolazione afgana e soprattutto le donne afgane avevano creduto che la protezione occidentale potesse durasse per sempre. Erano cresciuti con una idea di emancipazione in evoluzione. Molti credevano il momento peggiore fosse superato e ormai lontano. Burga oppure no, secondo i propri gusti, così per il matrimonio gli studi il lavoro e la scelta di vivere la propria sessualità.

Come un cristallo la favola delle donne afghane si infrange. Il sogno di un’intera popolazione trasformato in incubo subito realtà bagnata dal sangue . Qualcosa da tempo non funzionava come doveva. La violenza nel paese non era diminuita come ci si aspettava. Le responsabilità andrebbero attribuite per il sessanta per cento alla infiltrazione dei gruppi antigovernativi affiliati ai Talebani, sfuggita al controllo dei contingenti stranieri e colpevolmente soprattutto degli Stati Uniti

Oggi ricorre il ventiduesimo anniversario dell’11 settembre, ma è anche il dodicesimo anno dalla morte dello stratega del tragico attacco.

Dodici anni dopo la sua morte, Osama bin Laden torna a vivere.

Da introvabile a morto in quaranta minuti, la fine della missione avviata dalla difesa Usa nel 2007 si completava,le forze speciali portavano a termine l’azione di soppressione del principe del terrore. Il fondatore di Al Qaeda veniva ammazzato nel suo compund non lontano da Islamabad in Pakistan il 2 maggio del 2011. Un raid legale legittimo e appropriato in ogni modo. dichiarò il procuratore generale Eric Holder. Sepolto lo stesso giorno nel mare Arabico, come impone la legge islamica, bin Laden fu dichiarato morto da Al Qaeda.Dopo una gigantesca caccia all’uomo, sembrava che gli Usa, l’Occidente e il popolo afghano si fossero alleggeriti da una opprimente minaccia, avessero finalmente decapitato l’organizzazione responsabile della immane catastrofe al Word Trade Center di New York e degli attacchi precedenti contro obiettivi statunitensi, nel 1998 in Kenia, Tanzania e nello Yemen nel 2000.

 La guida di Al-Qaeda veniva affidata, com’era prevedibile, a Ayman al-Zawahiri medico egiziano, privo di ascendente carismatico invece posseduto da bin Laden, elemento che ha reso difficili le dinamiche di controllo dell’organizzazione extra territoriali. A favore di Zawahiri rimane la strategia di contrasto al rivale stato islamico IS, per anni disseminatore di orrore esordendo turpemente in Europa con Charlie Hebdo a Parigi il 7 gennaio 2015 e seguenti tragici attacchi anche in America. La leadership di Al Qaeda per anni oscurata, covava sotto la cenere, per nulla indebolita dalla supremazia jihadista. Del suo leader controverse sono le notizie sulla presunta morte nell’ottobre del 2020 in Afghanistan. Comunque sia, l’eredità di Osama bin Laden appare purtroppo viva e pulsante. A dieci anni dalla uccisione del principe del terrore, l’organizzazione ha dimostrato solidità nel mantenere un ruolo di primo piano rispetto al sistema jihadista riprendendosi la scena a Kabul.L’accordo di Doha del 29 febbraio 2020 sottoscritto dal Qatar, dall’Amministrazione Trump e dai Talebani ha giocato a favore di questi ultimi. La previsione dell’intesa sul ritiro degli States in cambio di uno scudo frenante al dilagare di gruppi terroristi che potessero usare l’Afghanistan come base di coordinamento di attentati all’estero, proprio come avvenne l’11 settembre 2001, ma soprattutto ottenere una sospensione degli attacchi contro il governo centrale di Kabul, vaporizzato in una fuga indegna che ha lasciato ingresso libero ai talebani. L’accordo, che ha stabilito il ritiro dall’Afghanistan dei soldati americani dopo venti anni di guerra è certamente da,ritenersi una concessione ai talebani che hanno riconquistato il potere.

Sul rispetto dell’accordo, la storia precedente e la rappresentazione armata e minacciosa della presenza talebana a Kabul, fanno intendere già allora il tradimento della promessa non mantenuta. Negli ultimi vent’anni molti sono stati i campanelli d’allarme. Come si ricorda la Francia di François Hollande aveva in sordina ritirato le truppe dall’Afghnistan nel 2012, il segno di una Europa sorda e indifferente ai mali del Califfato nero. Viviamo un mondo in crisi e diviso che, non riconosce più la leadership degli Stati Uniti, un Paese esso stesso compromesso da profonde divisioni. Strategie deboli e dannose evidenziano l’estrema fragilità di una superpotenza ormai ombra di sè stessa. La guerra in Iraq, il ritiro dalla Siria nella confusione farneticante dell’amministrazione trumpiana avevano già fatto emergere criticità insanabili. La disfatta in Afghanistan, e l’appoggio alla Ucraina per l’invasione russa, frutto di processi e accordi geopolitici disattesi, in alto l’espansione della Nato in quelle aree, il colpo finale. Dall’11 settembre, quando dopo gli attacchi gli Stati Uniti simboleggiavano più che mai la potenza globale, le regole dello scacchiere internazionale è profondamente cambiato. India, Iran e Turchia potenze in progress avanzano alla ricerca di un ruolo definito e la Cina detta le regole di potenza emergente e revisionista.

La Cina confinante con l’Afghanistan per pochi chilometri all’estremità del Badakhshan, sta sulla riva del fiume in attesa che passi il cadavere del nemico così, osserva senza distrazioni la ritirata degli Stati Uniti e le fasi di avanzamento del potere Talebano. Il Pakistan rientra tra i suoi obiettivi primari. Gli interessi di Pechino potrebbero essere duplici, legittimare la loro supremazia e difendere gli investimenti cinesi nella Belt and Road Initiative in Pakistan. Molti progetti BRI sono fermi o hanno subito un rallentamento. Inoltre Pechino avrebbe tenuto segretamente incontri con i Talebani saldando legami in favore dei rapporti con il vicino Pakistan in cambio di risorse finanziarie al nuovo governo di Kabul per la costruzione di opere pubbliche. Ad oggi, queste relazioni sono però prive di riscontri ufficiali che se dovessero rivelarsi concretamente, affermerebbero la leadership diplomatica cinese nei rapporti internazionali. Un vantaggio in più per il governo Talebano tornato temibilmente al potere a venti anni dalla catastrofe dell’11 settembre, tra strategie interessi, tradimenti e crudeltà.

  Mimma Cucinotta

Le Torri Gemelle  colpite l'11 settembre 2001

Le Torri Gemelle colpite l’11 settembre 2001

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Dal 19 maggio 2023 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “A Galla (Kimura), il nuovo singolo di Stillpani.

“A Galla” è un brano che nasce un paio di anni fa, nell’estate 2021, e fotografa un periodo di piena rinascita post pandemia, un grido di libertà e voglia di vivere nel periodo più caldo dell’anno. Dentro questo pezzo sono racchiusi tutti i piccoli momenti vissuti con gli amici, con uno sguardo al passato a cui non troppe volte l’artista riesce a rinunciare. L’estate dei 22, delle serate a guardare l’Italia sollevare la coppa a Wembley, di infinite birre, vino e gin. L’estate di persone che sono entrate nel cuore dell’artista e che poco dopo ha dovuto allontanare. Vibes estive con le sue persone preferite che in qualche modo ha avuto la fortuna di poter riprovare in seguito, in uno dei suoi ultimi viaggi a Valencia.“A Galla” è uno dei brani che Stillpani ha portato nel 2021 al Pinewood Festival e fino ad ora non era riuscita mai a vedere la luce, ma, grazie alla nuova firma con LaPOP e Kimura, sarà il nuovo biglietto da visita per un progetto che riempirà i prossimi mesi.

Spiega l’artista a proposito del brano:A Galla è un brano che dipinge i ricordi di un’estate, che racconta un amore ritrovato, le sbronze, le serate in spiaggia con gli amici e i ricordi di quei giorni in sella ad una moto. Un brano che ho sempre visto perfetto per essere ascoltato con il finestrino abbassato nelle giornate soleggiate di primavera, che racchiude in sé una storia leggera anche se cantata in maniera graffiante. L’artwork, curato da Valerio Giuliani, racchiude perfettamente la cartolina che questo brano descrive. L’uscita di A Galla rappresenta per me una rinascita, finalmente ho nuovi stimoli e nuovi traguardi da raggiungere e sono felicissimo per la nuova collaborazione con LaPOP e Kimura Label.”

La copertina del singolo

La copertina del singolo

StillPani

StillPani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIOGRAFIA

Alessandro Paniccia in arte “stillpani” è un cantautore nato a L’Aquila nel 1999. Inizia la sua carriera nel 2019 con il singolo “Immortale” che riscuote un buon successo in città. Seguono altri due singoli e la pubblicazione dell’EP “4912” nel 2020. Con questi brani riesce a fare buone esperienze nell’ambito live e attira su di sé attenzioni di case discografiche. Nel periodo 2021/2022 pubblica quattro singoli:Pagine Vuote”, “Schiaffi”, “Sto Bene/Sto Male” e “Vertigine” che alternano varie sonorità l’una dall’altra. Nel 2023, dopo un piccolo periodo di inattività, è pronto a tornare con “A Galla”, singolo prodotto da Etrusko e Phonez (Alti Records) come tutti gli altri lavori precedentemente citati, pubblicato Kimura (LaPop).“A Galla” è il nuovo singolo di stillpani disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 19 maggio 2023.

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Isola del Liri (Fr) - Il giorno 04 Giugno, alle ore 18.00, presso il Teatro Comunale di Isola del Liri (Fr) si svolgerà la 7°edizione del Premio Internazionale Grandi Artisti “LUIGI CENTRA”, con il patrocinio del Comune di Isola del Liri (Fr) e la Direzione Artistica di Angelo De Cave – Amministratore dell’Agenzia Spettacoli Studio Rocca Romana e consigliere nazionale degli agenti dello Spettacolo.

Il Premio è nato nel 2014 per volere del pittore e scrittore Luigi Centra e del Fotografo Reporter dei Vip Gianfranco Brusegan. Negli anni è diventato un evento di risonanza internazionale, un appuntamento di grande rilievo, considerato anche  il grande livello degli ospiti e dei premiati che ogni anno vengono premiati.

Il riconoscimento, dedicato e intitolato all’artista Centra originario di  Carpineto Romano (Roma) che oggi vive a Veroli, ogni edizione premia personalità che si sono distinte nel campo dello spettacolo, dell’arte, della musica, del cinema, della televisione, della fotografia, del management artistico, della diplomazia internazionale.  Per quattro anni la prestigiosa manifestazione si è svolta a Stra (Ve), nel 2018 a Isola Del Liri (Fr), nel 2019 è protagonista oltre oceano a Rosario (in Argentina) mentre quest’anno viene riproposta nuovamente a Isola Del Liri (Fr).

Anche in questa edizione 2022 gli artisti premiati riceveranno una statuetta raffigurante la “dea alata” (con il relativo attestato di conferimento del premio), creata e lavorata a mano dallo stesso Maestro Luigi Centra, noto esponente della pop art americana nel mondo il quale negli anni 60/70, ha fatto parte della corrente artistica con Mario Schifano e Mimmo Rotella e il fumettista Roy Fox Lichtenstein. Al Maestro Centra, anche scrittore di ben 86 volumi, sono stati dedicati 4 musei e 4 annulli postali dalle poste italiane.

L'artista Luigi Centra

L’artista Luigi Centra

I premiati di una delle edizioni svoltesi a Stra (Ve)

I premiati di una delle edizioni svoltesi a Stra (Ve)

Da sin.  il fotografo Brusegan, l'attore spagnolo Luis Fernandez De Eribe e Luigi Centra

Da sin. il fotografo Gianfranco Brusegan, l’attore spagnolo Luis Fernandez De Eribe e Luigi Centra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il prossimo 4 giugno saranno premiati con la bellissima “Dea alata”:

EDOARDO DE ANGELIS, cantautore e paroliere. Ha collaborato con molti tra i più grandi nomi della canzone d’autore italiana; ha scritto per Lucio Dalla, De Gregori,  Venditti, Baglioni e tanti altri. La sua prima canzone è Lella, un evergreen cantato da oltre 70 artisti;

ANTONELLA PONZIANI, attrice e regista. L’ultima musa di Federico Fellini. Ha lavorato con i migliori registi italiani e stranieri. Ha vinto il Premio di Donatello, il Ciak D’oro ed altri premi. L’ultimo suo film, nel 2021 ha vinto al Festival internazionale di Calcutta con il titolo “BLU 38”;

 Gam, cantautore, chitarrista, polistrumentista, produttore. Ha collaborato con molti artisti internazionali tra i quali Peter Godwin (autore di David Bowie e Stevie Winwood) – Mary Setrakian (cantante di Broadway e vocal coach di Nicole Kidman, Michael Bolton, etc.). Ha suonato con Vinni Colaiuta (batterista di Sting) e tante altre star internazionali. Prima del covid ha eseguito più di 170 concerti tra Stati Uniti, Spagna, Francia e Portogallo;

Discografia – MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) - Presidente Giordano Sangiorgi. Il MEI esiste da più di 25 anni. Ha lanciato gruppi e artisti indipendenti fra gli ultimi Diodato, Colapesce, Di Martino e Maneskin.  Ritirerà il premio il responsabile del Coordinamento Massimo Della Pelle;

JEAN MARIE BENJAMIN, compositore e direttore d’orchestra, regista, scrittore. Ha diretto film e documentari. Sceneggiatura, regia, musiche e produttore del film “Ci alzeremo all’alba” (2019). È l’autore dell’Inno ufficiale dell’UNICEF (Ode to the Child), creato a Roma nell’aprile 1984 (Coro e Orchestra della RAI di Roma, trasmesso in Eurovisione);

MONIA PALMIERI, presentatrice, conduttrice televisiva, anche Direttrice Artistica di Eventi. Ha presentato programmi televisivi su diverse emittenti TV. Ha presentato anche eventi trasmessi sulla RAI, eventi trasmessi su canali della piattaforma SKY ed eventi a carattere nazionale ed internazionale. Personalità versatile, poliedrica;

PATRIZIO PELIZZI – attore di cinema, teatro e serie tvcome Distretto di polizia 7 e 10 – Un posto al sole – Incantesimo. Ha lavorato con molti registi tra i quali Pupi Avati e Volpari. A settembre uscirà il suo ultimo lavoro “Dante” con Sergio Castellitto;

GIANLUCA MAGNI, attore poliedrico, ha lavorato con Nino Manfredi, Giancarlo Giannini, registi quali Zeffirelli, Tinto Brass, Samperi, Bolchi. Ha lavorato nelle serie tv “Bello delle donne 3” e “Incantesimo”;

MASSIMILIANO PAZZAGLIA, attore di molte fiction, tra cui “Il Maresciallo Rocca” con Gigi Proietti, “Don Matteo” e tante altre;

SERGIO PIZIO, scrittore e sceneggiatore film. Ha pubblicato i libri “La piccola Sofia”, “I paesaggi dell’anima” e “Contro il tempo”;

ANDREA MISURACA, attore di molti film, ultimo “DELITTO A PORTA PORTESE”

FRANCO VITELLI, scultore. Proprio a Roma ha avuto la possibilità di frequentare la galleria Farnese che riproduceva oggetti antichi. Ha viaggiato in Tunisia, Grecia e Egitto dove ha parlato dell’artista Folco Quilici. E’ uno scultore che dalla pietra crea stupefacenti figure come dicono vari critici.

Nel corso della serata, condotta dal presentatore Danilo DaitaDirettore e produttore di riprese televisive, saranno consegnati anche gli attestati di “Menzione D’onore” alla ballerina Naomi Messina, alla cover Spazio Vasco, a DJ Umberto Sax, al Rettore e fondatore del Museo Centra Antonio Centra, all’attore Luciano Iafrate, alla pittrice Bruna Rotondi, allo scultore Mosaicista “Musivarius” Mariano Laureti ed alla truccatrice Cast Cinena Blentina Tafaj.

L’Evento sarà trasmesso sui seguenti canali della piattaforma SKY 882-892-898-925-948 e sui seguenti canali del digitale terrestre: canale HBBTV 123-166 CARPE DIEM.

La presentatrice Monia Palmieri una delle premiate della edizione 2022

La presentatrice Monia Palmieri una delle premiate della edizione 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 IL MAESTRO LUIGI CENTRA

Il pittore Luigi Centra

Il pittore Luigi Centra

Nel corso della sua carriera Centra  ha collaborato a tante iniziative e ricerche a favore dell’umanità e sull’energia pulita, iniziative molto spesso patrocinate da: ONU, UNESCO ed UNICEF presso l’Università degli Studi di Milano a Crema (Cremona). Nell’ateneo cremonese inoltre gli è stato dedicato uno spazio permanente  con le sue opere esposte. Egli  è un artista vivente al quale  è stato dedicato un museo proprio con centinaia di opere e numerosissimi cartacei  e materiale elettronico ”MUSEO ARTE MODERNA LUIGI CENTRA” presso la Biblioteca del Comune di Monte San  Giovanni Campano (Fr), nonché una sala permanente ”SALA CENTRA”  nel Teatro Federico Secondo presso il Comune di Rocca d’Arce (Fr) ed altre ancora come nella Biblioteca Comunale  di Ceccano (Fr), una saletta con tantissimi cartacei, fotografie, testi, volumi e cd rom; gli è stato anche dedicato uno spazio verde Centra Park” a S. Pietro di Stra (Venezia).

           Luigi Centra  è stato  dichiarato Ambasciatore dell’Arte Italiana nel Mondo ; hanno scritto di lui  critici come: Vittorio Sgarbi , Jonatan  Ziwago,  Rischard  Seidel,  Antonio  Oberti, Prof. Carlo Giulio Argan ; è inserito nelle più prestigiose enciclopedie d’arte moderna e nelle guide turistiche insieme ai più rinomati personaggi del cinema, della televisione, della  moda e dello spettacolo, come: Gucci, Gophard, Cavalli, con vari attori internazionali nel Festival del cinema di  Cannes  riportato sulla “ Tourisme  International  Guest  Guide“ Costa Azzurra Mediterranea,  Nizza (Francia) 2002  e nei migliori musei nazionali di arte moderna nel mondo, come: “Courtauld  Institute  Museum  of  ar Somerset  House”  London ,  il   “ Modern  Art  Museum  Moderner”  Klagenfurt  in Austria,  quello di   New York  negli  U.S.A.”il Museo Nazionale di Arte Moderna”,  “Louisiana National Museum  of  Modern  Art” Humleb/EK  U.S.A.,  ”San Francisco Museum  of Modern Art”  California U.S.A.,  “Museum  of  Contemporary  of  Toronto” Canada, “ National Museum “Hong  Kong”  ( Giappone) e tanti altri  in Italia, come per esempio “Museo Civico di Storia Naturale” e “Museo Del Mare” a  Giardini Naxos di  Messina (Sicilia),  ” Museo del  Vaticano”  e nei  “Saloni di Sua Santità”, il  “Museo  Comunale dell’Informazione  dell’Arte  Moderna”  Senigallia (Ancona) ”Museo dell’Occhiale” di Tai, a Pieve di Cadore (Belluno ),  “Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari Luigi Michele Giordani” Tolmezzo (Udine)  “Museo Etnografico di Palazzo Veneziano”  Malborghetto (Udine)  e tanti altri. E’ inserito su molte biblioteche nazionali e comunali in Italia, tra cui: ”Archivio Storico di  Stato  della Biennale di  Venezia”.  Per anni l’artista, che da tempo ha scelto il frusinate e Roma nel Lazio come punto di riferimento, ha lavorato presso la Croce Rossa Italiana contribuendo a favore dei terremotati  e laddove c’è stato emergenza di calamità naturale nel mondo; è stato nel Golfo di Aden, nello Yemen  e  a Tripoli e Bengasi , in Libia (Africa), nella Repubblica  Democratica  del  Congo  R.D.C. ex Zaire, in Somalia ed Etiopia.

         C’è da dire che è un artista a tutto campo che, come un “Gulliver” vagabondo nel mondo,  ha scritto e pubblicato oltre 86 libri di poesie, di storia , di guerra e sull’incastellamento delle fortezze e torri di tutto il Sud Lazio ; per questo ebbe il Premio alla cultura dalla presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1998. Ha scritto libri d’ arte, racconti, narrativa e poesia, romanzi d’amore.   Nel suo primo volume di poesie dal titolo ”Pensieri Memorie e Canti” nel 1976 l’Editore Guido Massarelli  di Campobasso si legge:  ”Centra è un poeta per vocazione e un pittore per diletto”.

         Luigi Centra è  affreschista ed ha eseguito molti  lavori nei palazzi di antiche nobiltà e in diverse chiese dove ha donato molte opere religiose . Molti sono stati  i “Master Class” nel mondo , tanto che presso alcune accademie di Belle Arti,  gli studenti  hanno avuto modo di scrivere tesi sulla sua figura di artista contemporaneo.   Nel suo viaggio nell’arte lungo una vita  in giro per il mondo  “The  Italian  Art  In The World”, Centra  ha dovuto affrontare numerose  difficoltà , ha sofferto per  varie problematiche che accadono a chi viaggia di frequente , oltre a tanti  avvenimenti anche la fame, soprattutto negli  Stati Uniti d’America o a New York e a Boston  e nella Grand  Rue di Besancon dove scorre il Fiume  Le Dubs e lungo  La Senna  a Parigi in Francia e sulla riva del Tamigi a Londra. Negli anni in cui viveva in Germania  a   Munchen – Monaco di  Baviera- dove scorre il Fiume Isar  e a Hofeim Ried, nei pressi di Worms dove scorre  il  Reno  e l’acqua si adagia  gelida sul Lago di Starnberg  e a Sonthofen nei pressi di Kempten dove scorre il Danubio e il Fiume Iller  Centra  pagava i pasti nei  ristoranti  -Gasthaus- con le sue opere che a volte eseguiva sul posto, come ha fatto in diverse località in Italia, come a Castions  di Strada di  Udine, al  Ristorante Levade. E’ stato tra i primi artisti a dipingere le fotografie in bianco e nero con i colori ricavati dalla carta velina,  in cambio di pochi spiccioli o cibo. Nel 1960 dipinse la prima tela con le lenzuola usate di sua madre con gli smalti di suo fratello  Mario che faceva il pittore edile. Lui lo aiutava nell’esecuzione dei  geroglifici  e greche  intorno alle  camere e con la pompetta  per  l’insetticida  riempita di colore eseguiva  inconsciamente  la  Pop –Art  sui bordi delle camere intorno e sotto i soffitti.  Stiamo parlando della fine degli anni 50-60 (1959-60).

         Nel 2003 Centra si reca a Boston, a Cambridge, per una sua mostra personale presso la Società Dante Alighieri, ma al ritorno all’Aeroporto di Logan Centra fu scambiato per terrorista e gli furono sequestrati tutti i colori; ci fu un vero incidente diplomatico ma per fortuna si concluse tutto a buon fine.

      Nel 2008 presso la Prefettura di Frosinone gli è stato dedicato un annullo dalle Poste Italiane con lo slogan: ”QUANDO IL COLORE FA RUMORE

Nel 2010 è stato premiato a Misterbianco-Catania nella serata dei Premi “Mea Lux” per i suoi molteplici meriti artistici assieme al fisico nucleare catanese di fama mondiale, Fulvio Frisone. I loro nomi figurano nell’Albo D’Oro dei Soci Onorari dell’Associazione Mea Lux . In quell’occasione, ad entrambi, la presidente Angela Lombardo,  ha consegnato la tessera di Socio Onorario dell’Associazione Scientifico Culturale  “Mea Lux”.

Nella foto Angela Lombardo presidente dell'Associazione scientifico culturale Mea Lux premia lo scineziato Fulvio Frisone e il Maestro Luigi Centra

Nella foto Angela Lombardo presidente dell’Associazione scientifico culturale Mea Lux, la prof.ssa Angela Lina Vecchio, lo scienziato Fulvio Frisone con la mamma Lucia e il Maestro Luigi Centra

 

 

 

 

 

 

 

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L’iniziativa storica del Banco Alimentare vedrà quest’anno una Colletta “dematerializzata”:
da oggi, 21 novembre, all’8 dicembre saranno disponibili
alle casse dei supermercati delle card da 2, 5 e 10 euro che verranno
convertite in prodotti alimentari per tante persone in difficoltà

Si può partecipare alla Colletta anche online su
Amazon.it, Esselungaacasa.it e Mygiftcard.it

Il Manifesto

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“Cambia la forma, non la sostanza” della 24°Giornata Nazionale della Colletta Alimentare: quest’anno, da oggi, 21 novembre, all’8 dicembre, saranno disponibili presso le casse dei supermercati italiani delle “gift card” da due, cinque e dieci euro. Al termine della Colletta, il valore complessivo di tutte le card sarà convertito in prodotti alimentari non deperibili come pelati, legumi, alimenti per l’infanzia, olio, pesce e carne in scatola e altri prodotti utili. Tutto sarà consegnato alle sedi regionali del Banco Alimentare e distribuito, con le consuete modalità, alle circa 8mila strutture caritative convenzionate che sostengono oltre 2.100.000 persone. In Sicilia sono quasi 700 le strutture caritative convenzionate e 220.000 le persone aiutate dal Banco.

Le Card prendono quindi il posto degli scatoloni e diventano i nuovi “contenitori” della spesa. Una spesa che quest’anno non può più essere donata fisicamente, per ragioni di sicurezza sanitaria. Per le stesse evidenti ragioni di sicurezza non ci potranno essere nei supermercati i consueti gruppi di volontari entusiasti (145 mila fino allo scorso anno), che saranno presenti in numero ridotto solo il 28 novembre, compatibilmente con le norme vigenti nelle singole regioni.

«Ci siamo resi conto – commenta Pietro Maugeri, presidente del Banco Alimentare della Sicilia Onlus – che non era possibile mancare l’appuntamento con la Colletta Alimentare nonostante tutte le prescrizioni da mettere in atto per contrastare il Covid-19. Il perché è strettamente legato alla crisi sanitaria che stiamo vivendo in Italia e con più forza al sud e in Sicilia. Una crisi devastante, economica e sociale, che abbiamo toccato con mano nel primo lockdown con un incremento di richieste di circa il 50%. Nuove richieste e nuovi poveri, persone che fino a gennaio avevano vissuto grazie a contratti a tempo determinato o, addirittura, a giornata e senza contratto e che hanno visto la loro vita andare in tilt con la pandemia. Ecco perché partecipare alla Colletta è ancora più importante, è il modo che abbiamo per colmare la distanza di quell’abbraccio che ci manca».

La storica iniziativa del Banco Alimentare, oltre a essere per la prima volta “dematerializzata”, non si esaurirà in una sola giornata, ma per 18 giorni (dal 21 novembre all’8 dicembre) le card saranno in distribuzione nei punti vendita che aderiranno alla Colletta e potranno essere acquistate on line sul sito www.mygiftcard.it, dove sono già disponibili. Sarà inoltre possibile partecipare alla Colletta Alimentare facendo una spesa online sul sito www.amazon.itdal 1 al 10 dicembre e suwww.esselungaacasa.it dal 21 novembre al 10 dicembre.

 «Il bisogno alimentare cresce di pari passo con il crescere della crisi sanitaria che, ogni giorno di più, si manifesta come crisi sociale ed economica, - afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus. – Banco Alimentare ha reagito in questi mesi cercando di incrementare lo sforzo organizzativo messo in campo. Purtroppo col passare del tempo cresce anche il timore, lo smarrimento e per molti il rischio di rinchiudersi in sé stessi.

«“Da una crisi si esce o migliori o peggiori, dobbiamo scegliere –ci ha ricordato Papa Francesco –. E la solidarietà è una strada per uscire dalla crisi migliori”.

«Per questo proponiamo a tutti, anche quest’anno, in una situazione via via sempre più incerta, la possibilità di “scegliere: scegliere per un gesto di solidarietà.

«Chiediamo perciò a tutti, la testimonianza che un gesto semplicissimo di carità, può contribuire a non far vincere l’individualismo, preoccupazione espressa recentemente anche dal Presidente Mattarella: “Riemerge il virus dell’egoismo, dei singoli e degli Stati, ed è pericoloso quanto gli effetti del Coronavirus”».

 Negli ultimi 5 anni, con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, sono state raccolte 41.628 tonnellate di cibo equivalenti a 83.256.082 pasti per persone bisognose.

Per consultare i punti vendita aderenti visita il sito www.collettaalimentare.it.

 La campagna di comunicazione a supporto della Colletta integra mezzi tradizionali al digital. Lo SPOT di lancio ha come testimonial Claudio Marchisio ed è stata realizzata da Mate. Per il web sono state realizzate delle video Pillole con la partecipazione di Paolo Cevoli.

La Colletta Alimentare, gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri 2020 indetta da Papa Francesco, è resa possibile grazie alla collaborazionedi volontari aderenti all’Associazione Nazionale Alpini, all’Associazione Nazionale Bersaglieri, alla Società San Vincenzo De Paoli, alla Compagnia delle Opere Sociali e altre associazioni caritative.

I dati della colletta degli ultimi cinque anni

I dati della colletta degli ultimi cinque anni

Infografia Covid

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Il testimonial Marchisio

Il testimonial Marchisio

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