Pride 2016 Palermo
Gli allievi del laboratorio teatrale di relazione DanisinniLab portano in scena la tragica storia del ‘naufragio fantasma’ della F174, nel Natale 1996, in cui morirono 283 persone. La storia fu a lungo trattata come una ‘leggenda di pescatori’ e quel cimitero in fondo al Mediterraneo cancellato, finché quei corpi non reclamarono la propria storia, quella che qualcuno ebbe il coraggio di raccontare.
Mercoledì 6 febbraio alle ore 17:30, con replica domenica 10 febbraio alle 17:30, all’interno dello Chapiteau Danisinni, piazza Danisinni a Palermo, prima prova aperta del neonato DanisinniLab, laboratorio di teatro diretto da Gigi Borruso con la collaborazione di Stefania Blandeburgo, nato da un’idea del Museo Sociale Danisinni e del Teatro Biondo di Palermo
Per la prima volta dalla sua formazione, il teatro di relazione nato nell’antico rione palermitano si apre al pubblico con una breve messinscena del testo ‘F174 – Nel mare di nessuno’. La drammaturgia, a cura di Gigi Borruso, ricostruisce in chiave poetica uno dei più grandi naufragi di migranti avvenuto nel Canale di Sicilia, a poche miglia dalle coste italiane. Sul palco 20 attrici e attori non professionisti, allievi formati nel corso di questi tre mesi. Scene e costumi sono stati curati da Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse del corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, guidate dalla docente Valentina Console. I disegni usati per la grafica e per le proiezioni sono stati realizzati dal maestro Enzo Patti, pittore asemico tra i fondatori del Museo Sociale Danisinni. Si ringrazia il Comune di Palermo per il patrocinio.
Nel corso dei due eventi sarà presentato il programma del secondo modulo del laboratorio teatrale; saranno inoltre riaperte le iscrizioni (previa selezione attitudinale). Mercoledì 6 febbraio sarà presente all’evento il sindaco Leoluca Orlando.
‘F174 – Nel mare di nessuno’ è un lavoro corale che mette a nudo le ipocrisie contemporanee e si interroga sui paradossi della nostra società come il mancato esercizio di memoria e la pericolosa ritualizzazione del passato. La drammaturgia di Gigi Borruso rievoca, attraverso articoli e dichiarazioni pubblicati in questi anni, la tragedia della Yohan, la nave proveniente dal Cairo che la notte del 25 dicembre del 1996 nel mare in burrasca trasbordò sul barcone maltese F174 più di trecento migranti di varie nazionalità che naufragarono pochi minuti dopo, a circa 20 miglia da Portopalo di Capo Passero (Siracusa). Un cimitero sottomarino, una gabbia della dimenticanza che tratteneva nella sua pancia 283 corpi. Si cercò di cancellare quell’orrore, di ignorare gli avvenimenti, e di far passare quella tragedia per ‘leggenda di pescatori’, nonostante il mare avesse iniziato a rigurgitare frammenti di vite impigliati nelle paranze dei pescherecci: come la carta di identità plastificata di Anpalagan Ganeshu, 17 anni, che aveva resistito ben quattro anni alle erosioni del mare per lasciarsi ritrovare da un pescatore che ebbe poi il coraggio di denunciare tutta la storia.
«Per anni di questo naufragio nessuno seppe niente – spiega Gigi Borruso -, tranne i pescatori di Portopalo che, battuta dopo battuta, pescavano in quelle acque i corpi, gli indumenti e le ossa dei migranti annegati. Nessuno denunciò i ritrovamenti, nonostante le voci corressero a Portopalo: i pescatori per paura di vedersi sequestrati i pescherecci, le autorità del luogo per colpevole indolenza. Finché nel 2001, grazie all’impegno del giornalista di Repubblica Giovanni Maria Bellu e al coraggio di un pescatore, Salvatore Lupo, la vicenda fu nota. Con il finanziamento di Repubblica e L’Espresso, Bellu noleggiò un sottomarino a comando remoto (ROV) per filmare il relitto. Le immagini del fondo melmoso di quel tratto di mare, rivelarono al mondo i resti del barcone F174 e le spoglie dei quasi trecento annegati». Già nel 1997, poco dopo quei tragici avvenimenti, il Manifesto insieme all’associazione ‘Senza confine’ di Dino Frisullo avevano denunciato la tragedia (I fantasmi del Mediterraneo, il Manifesto, 5 gennaio 1997), con successive inchieste curate da altri giornalisti.
DanisinniLAB, teatro di relazione nel quartiere Danisinni all’interno dell’antico rione palermitano, impegnato nel proprio riscatto sociale, è nato nel settembre scorso DanisinniLab, ideato e promosso dal Museo Sociale Danisinni e dal Teatro Biondo di Palermo. Sugli esiti e sul senso del lavoro fin qui svolto dice il direttore Gigi Borruso: «Abbiamo immaginato DanisinniLab come spazio di creazione, comunità di ricerca artistica che lavora per una comunità più ampia, quella del quartiere e della città. Luogo di incontro, d’immaginazione, di memorie condivise. Nel nostro laboratorio lavoriamo sui meccanismi profondi della rappresentazione, insistiamo perché sia il corpo dell’attore, nella sua essenzialità e nella sua rielaborazione fantastica a dare al teatro la sua forza simbolica, evocativa. Questo processo magico – così ovvio nella dinamica del teatro d’ogni tempo – è intrinsecamente correlato agli intenti sociali del progetto di DanisinniLab e al tema stesso di questo primo saggio. Danisinni, infatti, è un luogo che cerca, insieme alla città tutta, un nuovo riconoscimento, un nuovo ruolo. Una coscienza teatrale sa aprirsi a quest’ascolto, ci aiuta a guardare in faccia i nostri limiti e le possibilità di rinascita che ci attendono. E ciò sembra a noi tanto più urgente nel clima culturale e politico che va prepotentemente affermandosi, che vorrebbe farci credere d’essere una cosa sola: esclusivamente bianchi, o neri, occidentali, orientali… ma gli esseri umani sanno anche inventare la propria storia, costruire la propria identità. Il nostro futuro, così come il riscatto di un quartiere o di una città dipendono dai legami, dalle relazioni, dal desiderio. Il teatro lo insegna. La nostra storia lo dimostra».
La locandina
F 174 – NEL MARE DI NESSUNO
direzione del laboratorio e drammaturgia Gigi Borruso
insegnante del laboratorio Stefania Blandeburgo
con
Dino Bentivegna, Fabio Bonaccorso, Emanuela Cannella, Giuseppe Cento, Salvo Ceraulo, Nadia Conti, Michelangelo Correnti, Luigi D’Aleo, Marcella Fiumanò, Alessandra Guagliardito, Giuseppe La Licata, Giusy Mannino, Francesca Paola Minasola, Giusy Mortillaro, Caterina Pasqualino, Dorotea Passantino, Martina Peritore, Anna Staropoli, Tamara Trovato
Progetto scenografico e Costumi Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, professoressa Valentina Console
Proiezioni e luci Vincenzo Cannioto
Disegni Enzo Patti
Assistente alla regia Alessandra Guagliardito
Collaboratrice Irene Scuderi
Produzione DanisinniLab // Museo Sociale Danisinni
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Info pagina fb: DanisinniLab e Museo Sociale Danisinni
Con il patrocinio di – Comune di Palermo
Con il supporto di – Accademia di Belle Arti di Palermo, Rambla Papireto, Circ’All, Insieme per Danisinni, Parrocchia Sant’Agnese ai Danisinni
Pride 2016 Palermo
Pride 2016 Palermo
Pride 2016 Palermo
«[…] nelle settimane dopo il naufragio, i pescatori di Portopalo nelle loro reti trovavano i cadaveri ancora intatti e li ributtavano in mare per evitare di perder tempo con la capitaneria di Porto»
Giovanni Maria Bellu, La Repubblica, 15 giugno 2001
Mercoledì 6 febbraio alle ore 17:30, con replica domenica 10 febbraio alle 17:30, all’interno dello Chapiteau Danisinni, piazza Danisinni a Palermo, prima prova aperta del neonato DanisinniLab, laboratorio di teatro diretto da Gigi Borruso con la collaborazione di Stefania Blandeburgo, nato da un’idea del Museo Sociale Danisinni e del Teatro Biondo di Palermo
Per la prima volta dalla sua formazione, il teatro di relazione nato nell’antico rione palermitano si apre al pubblico con una breve messinscena del testo ‘F174 – Nel mare di nessuno’. La drammaturgia, a cura di Gigi Borruso, ricostruisce in chiave poetica uno dei più grandi naufragi di migranti avvenuto nel Canale di Sicilia, a poche miglia dalle coste italiane. Sul palco 20 attrici e attori non professionisti, allievi formati nel corso di questi tre mesi. Scene e costumi sono stati curati da Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse del corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, guidate dalla docente Valentina Console. I disegni usati per la grafica e per le proiezioni sono stati realizzati dal maestro Enzo Patti, pittore asemico tra i fondatori del Museo Sociale Danisinni. Si ringrazia il Comune di Palermo per il patrocinio.
Nel corso dei due eventi sarà presentato il programma del secondo modulo del laboratorio teatrale; saranno inoltre riaperte le iscrizioni (previa selezione attitudinale). Mercoledì 6 febbraio sarà presente all’evento il sindaco Leoluca Orlando.
‘F174 – Nel mare di nessuno’ è un lavoro corale
che mette a nudo le ipocrisie contemporanee e si interroga sui paradossi della nostra società come il mancato esercizio di memoria e la pericolosa ritualizzazione del passato. La drammaturgia di Gigi Borruso rievoca, attraverso articoli e dichiarazioni pubblicati in questi anni, la tragedia della Yohan, la nave proveniente dal Cairo che la notte del 25 dicembre del 1996 nel mare in burrasca trasbordò sul barcone maltese F174 più di trecento migranti di varie nazionalità che naufragarono pochi minuti dopo, a circa 20 miglia da Portopalo di Capo Passero (Siracusa). Un cimitero sottomarino, una gabbia della dimenticanza che tratteneva nella sua pancia 283 corpi. Si cercò di cancellare quell’orrore, di ignorare gli avvenimenti, e di far passare quella tragedia per ‘leggenda di pescatori’, nonostante il mare avesse iniziato a rigurgitare frammenti di vite impigliati nelle paranze dei pescherecci: come la carta di identità plastificata di Anpalagan Ganeshu, 17 anni, che aveva resistito ben quattro anni alle erosioni del mare per lasciarsi ritrovare da un pescatore che ebbe poi il coraggio di denunciare tutta la storia.
«Per anni di questo naufragio nessuno seppe niente – spiega Gigi Borruso -, tranne i pescatori di Portopalo che, battuta dopo battuta, pescavano in quelle acque i corpi, gli indumenti e le ossa dei migranti annegati. Nessuno denunciò i ritrovamenti, nonostante le voci corressero a Portopalo: i pescatori per paura di vedersi sequestrati i pescherecci, le autorità del luogo per colpevole indolenza. Finché nel 2001, grazie all’impegno del giornalista di Repubblica Giovanni Maria Bellu e al coraggio di un pescatore, Salvatore Lupo, la vicenda fu nota. Con il finanziamento di Repubblica e L’Espresso, Bellu noleggiò un sottomarino a comando remoto (ROV) per filmare il relitto. Le immagini del fondo melmoso di quel tratto di mare, rivelarono al mondo i resti del barcone F174 e le spoglie dei quasi trecento annegati». Già nel 1997, poco dopo quei tragici avvenimenti, il Manifesto insieme all’associazione ‘Senza confine’ di Dino Frisullo avevano denunciato la tragedia (I fantasmi del Mediterraneo, il Manifesto, 5 gennaio 1997), con successive inchieste curate da altri giornalisti.
DanisinniLAB, teatro di relazione nel quartiere Danisinni
all’interno dell’antico rione palermitano, impegnato nel proprio riscatto sociale, è nato nel settembre scorso DanisinniLab, ideato e promosso dal Museo Sociale Danisinni e dal Teatro Biondo di Palermo. Sugli esiti e sul senso del lavoro fin qui svolto dice il direttore Gigi Borruso: «Abbiamo immaginato DanisinniLab come spazio di creazione, comunità di ricerca artistica che lavora per una comunità più ampia, quella del quartiere e della città. Luogo di incontro, d’immaginazione, di memorie condivise. Nel nostro laboratorio lavoriamo sui meccanismi profondi della rappresentazione, insistiamo perché sia il corpo dell’attore, nella sua essenzialità e nella sua rielaborazione fantastica a dare al teatro la sua forza simbolica, evocativa. Questo processo magico – così ovvio nella dinamica del teatro d’ogni tempo – è intrinsecamente correlato agli intenti sociali del progetto di DanisinniLab e al tema stesso di questo primo saggio. Danisinni, infatti, è un luogo che cerca, insieme alla città tutta, un nuovo riconoscimento, un nuovo ruolo. Una coscienza teatrale sa aprirsi a quest’ascolto, ci aiuta a guardare in faccia i nostri limiti e le possibilità di rinascita che ci attendono. E ciò sembra a noi tanto più urgente nel clima culturale e politico che va prepotentemente affermandosi, che vorrebbe farci credere d’essere una cosa sola: esclusivamente bianchi, o neri, occidentali, orientali… ma gli esseri umani sanno anche inventare la propria storia, costruire la propria identità. Il nostro futuro, così come il riscatto di un quartiere o di una città dipendono dai legami, dalle relazioni, dal desiderio. Il teatro lo insegna. La nostra storia lo dimostra».
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F 174 – NEL MARE DI NESSUNO
direzione del laboratorio e drammaturgia Gigi Borruso
insegnante del laboratorio Stefania Blandeburgo
con
Dino Bentivegna, Fabio Bonaccorso, Emanuela Cannella, Giuseppe Cento, Salvo Ceraulo, Nadia Conti, Michelangelo Correnti, Luigi D’Aleo, Marcella Fiumanò, Alessandra Guagliardito, Giuseppe La Licata, Giusy Mannino, Francesca Paola Minasola, Giusy Mortillaro, Caterina Pasqualino, Dorotea Passantino, Martina Peritore, Anna Staropoli, Tamara Trovato
Progetto scenografico e Costumi Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, professoressa Valentina Console
Proiezioni e luci Vincenzo Cannioto
Disegni Enzo Patti
Assistente alla regia Alessandra Guagliardito
Collaboratrice Irene Scuderi
Produzione DanisinniLab // Museo Sociale Danisinni
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Info pagina fb: DanisinniLab e Museo Sociale Danisinni
Con il patrocinio di – Comune di Palermo
Con il supporto di – Accademia di Belle Arti di Palermo, Rambla Papireto, Circ’All, Insieme per Danisinni, Parrocchia Sant’Agnese ai Danisinni
Responsabile Ufficio stampa e Comunicazione
Rossella Puccio
rossellapuccio@gmail.com | cell.: 391.7933646
«[…] nelle settimane dopo il naufragio, i pescatori di Portopalo nelle loro reti trovavano i cadaveri ancora intatti e li ributtavano in mare per evitare di perder tempo con la capitaneria di Porto»
Giovanni Maria Bellu, La Repubblica, 15 giugno 2001
Mercoledì 6 febbraio alle ore 17:30, con replica domenica 10 febbraio alle 17:30, all’interno dello Chapiteau Danisinni, piazza Danisinni a Palermo, prima prova aperta del neonato DanisinniLab, laboratorio di teatro diretto da Gigi Borruso con la collaborazione di Stefania Blandeburgo, nato da un’idea del Museo Sociale Danisinni e del Teatro Biondo di Palermo
Per la prima volta dalla sua formazione, il teatro di relazione nato nell’antico rione palermitano si apre al pubblico con una breve messinscena del testo ‘F174 – Nel mare di nessuno’. La drammaturgia, a cura di Gigi Borruso, ricostruisce in chiave poetica uno dei più grandi naufragi di migranti avvenuto nel Canale di Sicilia, a poche miglia dalle coste italiane. Sul palco 20 attrici e attori non professionisti, allievi formati nel corso di questi tre mesi. Scene e costumi sono stati curati da Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse del corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, guidate dalla docente Valentina Console. I disegni usati per la grafica e per le proiezioni sono stati realizzati dal maestro Enzo Patti, pittore asemico tra i fondatori del Museo Sociale Danisinni. Si ringrazia il Comune di Palermo per il patrocinio.
Nel corso dei due eventi sarà presentato il programma del secondo modulo del laboratorio teatrale; saranno inoltre riaperte le iscrizioni (previa selezione attitudinale). Mercoledì 6 febbraio sarà presente all’evento il sindaco Leoluca Orlando.
‘F174 – Nel mare di nessuno’ è un lavoro corale
che mette a nudo le ipocrisie contemporanee e si interroga sui paradossi della nostra società come il mancato esercizio di memoria e la pericolosa ritualizzazione del passato. La drammaturgia di Gigi Borruso rievoca, attraverso articoli e dichiarazioni pubblicati in questi anni, la tragedia della Yohan, la nave proveniente dal Cairo che la notte del 25 dicembre del 1996 nel mare in burrasca trasbordò sul barcone maltese F174 più di trecento migranti di varie nazionalità che naufragarono pochi minuti dopo, a circa 20 miglia da Portopalo di Capo Passero (Siracusa). Un cimitero sottomarino, una gabbia della dimenticanza che tratteneva nella sua pancia 283 corpi. Si cercò di cancellare quell’orrore, di ignorare gli avvenimenti, e di far passare quella tragedia per ‘leggenda di pescatori’, nonostante il mare avesse iniziato a rigurgitare frammenti di vite impigliati nelle paranze dei pescherecci: come la carta di identità plastificata di Anpalagan Ganeshu, 17 anni, che aveva resistito ben quattro anni alle erosioni del mare per lasciarsi ritrovare da un pescatore che ebbe poi il coraggio di denunciare tutta la storia.
«Per anni di questo naufragio nessuno seppe niente – spiega Gigi Borruso -, tranne i pescatori di Portopalo che, battuta dopo battuta, pescavano in quelle acque i corpi, gli indumenti e le ossa dei migranti annegati. Nessuno denunciò i ritrovamenti, nonostante le voci corressero a Portopalo: i pescatori per paura di vedersi sequestrati i pescherecci, le autorità del luogo per colpevole indolenza. Finché nel 2001, grazie all’impegno del giornalista di Repubblica Giovanni Maria Bellu e al coraggio di un pescatore, Salvatore Lupo, la vicenda fu nota. Con il finanziamento di Repubblica e L’Espresso, Bellu noleggiò un sottomarino a comando remoto (ROV) per filmare il relitto. Le immagini del fondo melmoso di quel tratto di mare, rivelarono al mondo i resti del barcone F174 e le spoglie dei quasi trecento annegati». Già nel 1997, poco dopo quei tragici avvenimenti, il Manifesto insieme all’associazione ‘Senza confine’ di Dino Frisullo avevano denunciato la tragedia (I fantasmi del Mediterraneo, il Manifesto, 5 gennaio 1997), con successive inchieste curate da altri giornalisti.
DanisinniLAB, teatro di relazione nel quartiere Danisinni
all’interno dell’antico rione palermitano, impegnato nel proprio riscatto sociale, è nato nel settembre scorso DanisinniLab, ideato e promosso dal Museo Sociale Danisinni e dal Teatro Biondo di Palermo. Sugli esiti e sul senso del lavoro fin qui svolto dice il direttore Gigi Borruso: «Abbiamo immaginato DanisinniLab come spazio di creazione, comunità di ricerca artistica che lavora per una comunità più ampia, quella del quartiere e della città. Luogo di incontro, d’immaginazione, di memorie condivise. Nel nostro laboratorio lavoriamo sui meccanismi profondi della rappresentazione, insistiamo perché sia il corpo dell’attore, nella sua essenzialità e nella sua rielaborazione fantastica a dare al teatro la sua forza simbolica, evocativa. Questo processo magico – così ovvio nella dinamica del teatro d’ogni tempo – è intrinsecamente correlato agli intenti sociali del progetto di DanisinniLab e al tema stesso di questo primo saggio. Danisinni, infatti, è un luogo che cerca, insieme alla città tutta, un nuovo riconoscimento, un nuovo ruolo. Una coscienza teatrale sa aprirsi a quest’ascolto, ci aiuta a guardare in faccia i nostri limiti e le possibilità di rinascita che ci attendono. E ciò sembra a noi tanto più urgente nel clima culturale e politico che va prepotentemente affermandosi, che vorrebbe farci credere d’essere una cosa sola: esclusivamente bianchi, o neri, occidentali, orientali… ma gli esseri umani sanno anche inventare la propria storia, costruire la propria identità. Il nostro futuro, così come il riscatto di un quartiere o di una città dipendono dai legami, dalle relazioni, dal desiderio. Il teatro lo insegna. La nostra storia lo dimostra».
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F 174 – NEL MARE DI NESSUNO
direzione del laboratorio e drammaturgia Gigi Borruso
insegnante del laboratorio Stefania Blandeburgo
con
Dino Bentivegna, Fabio Bonaccorso, Emanuela Cannella, Giuseppe Cento, Salvo Ceraulo, Nadia Conti, Michelangelo Correnti, Luigi D’Aleo, Marcella Fiumanò, Alessandra Guagliardito, Giuseppe La Licata, Giusy Mannino, Francesca Paola Minasola, Giusy Mortillaro, Caterina Pasqualino, Dorotea Passantino, Martina Peritore, Anna Staropoli, Tamara Trovato
Progetto scenografico e Costumi Giulia Costumati e Alessandra Guagliardito, studentesse corso di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, professoressa Valentina Console
Proiezioni e luci Vincenzo Cannioto
Disegni Enzo Patti
Assistente alla regia Alessandra Guagliardito
Collaboratrice Irene Scuderi
Produzione DanisinniLab // Museo Sociale Danisinni
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Responsabile Ufficio stampa e Comunicazione
Rossella Puccio
rossellapuccio@gmail.com | cell.: 391.7933646
I relatori
PALERMO – Grande partecipazione di pubblico al “Digital day”, una giornata di dibattiti e tavole rotonde sull’Agenda digitale siciliana, organizzate a Palermo dal vicepresidente e assessore all’Economia della Regione siciliana, Gaetano Armao, con i maggiori esponenti ed esperti del settore della digitalizzazione al fine di spingere sul pedale dell’innovazione. “Il Governo Musumeci ho individuato la priorità strategica dell’Agenda digitale per lo sviluppo della Sicilia, dei suoi territori e delle sue imprese – ha detto Armao -. Proseguiremo negli investimenti per recuperare il divario digitale e garantire la qualità dei servizi ai siciliani: da quelli amministrativi alla tutela della salute e offrire opportunità di lavoro ai giovani. Questo anno sono 106 i milioni impegnati, ovvero un terzo dell’intera agenda digitale, che ammonta a 342 milioni da impegnare entro il 2020.
Tanti gli interventi che si sono alternati a Villa Malfitano per illustrare i progetti: banda ultra larga, data center regionale, digitalizzazione dei musei, sportello digitale del cittadino, cartella clinica e fascicolo sanitario elettronico.
Priorità dell’Agenda digitale è la Banda ultra larga. La Sicilia è la prima regione a livello nazionale ad aver fatto partire i cantieri per un accesso a Internet veloce e superveloce e la realizzazione di una nuova infrastruttura in fibra ottica nelle aree bianche, zone, cioè, ancora sprovviste di connessione. Un maxi investimento che ammonta complessivamente a 265 milioni.
Ad occuparsene è Open Fiber (OF), società costituita da Enel e Cassa Depositi e Prestiti nel dicembre 2015 che si è aggiudicata la gara bandita da Infratel, società in-house del ministero dello Sviluppo Economico. Dall’inizio dell’anno sono stati aperti 62 cantieri per la posa della fibra ottica. Buone notizie vengono dal Catanese e dalla provincia di Messina: nel giro di pochissimi mesi, in 4 Comuni i lavori, iniziati tra aprile e giugno, sono già stati completati. Si tratta di Trecastagni (Ct), Floresta (Me), Tremestieri etneo e San Gregorio, in provincia di Catania. Il cronoprogramma prevede che entro la fine del 2018 i cantieri aperti saranno 88, solo a novembre progettisti al lavoro in 26 Comuni.
A rappresentare Open fiber sono stati Stefano Paggi e Andrea Falessi, rispettivamente responsabile Network & Operations Cluster C/D e direttore delle relazioni esterne. “In Sicilia abbiamo trovato un bel clima di collaborazione istituzionale, contesto che sta permettendo di gestire al meglio il complesso iter delle autorizzazioni”, ha detto Paggi. “A Palermo sono state già cablate poco meno di 219 mila unità immobiliari a fronte di un obiettivo target di 224 mila, con la conclusione dei lavori inizialmente prevista ad aprile del 2019. Risultato che fa il paio con Catania, dove l’obiettivo target di 110 mila unita’ immobiliari cablate e’ stato raggiunto con largo anticipo rispetto al cronoprogramma”, ha sottolineato Falessi.
Soddisfatta anche Bernadette Grasso, assessore regionale agli Enti locali: “La banda larga consentirà ai comuni di realizzare strategie di sviluppo territoriale. La Sicilia è fra le ultime regioni d’Italia per infrastrutture ma l’agenda digitale vuol dire connessione fra le pubbliche amministrazioni, Regione ed enti locali, e fra cittadini e pubbliche amministrazioni con la possibilità di servizi migliori”. E quanto ai ritardi autorizzativi l’assessore agli Enti locali tranquillizza. “L’assessorato all’economia emanerà una circolare per fissare i tempi per la realizzazione dei lavori nei Comuni, certamente se sarà necessario sollecitare i Comuni il mio assessorato interverrà per farlo”.
L’assessore alla Salute, Ruggero Razza ha ricordato gli interventi che riguardano il settore sanitario: “Il fascicolo sanitario elettronico aiuterà il cittadino ad accedere ai propri dati sanitari da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento; il Sovracup, Centro Unico di Prenotazione per le prestazioni sanitarie in tutta la Sicilia, sostituirà, i numeri verdi delle Asp”.
Il Garante per la protezione dei dati personali, Cosimo Comella, ha raccomandato “alla Regione siciliana che si avvia a intraprendere il processo di digitalizzazione di mantenere alto il livello di vigilanza sui trattamenti di tutti dati. La Regione si è mossa per tempo, ha messo in atto tutte le procedure e segnalato un responsabile per il trattamento dei dati entro i termini previsti, molte amministrazioni italiane invece sono in ritardo”.
Interessante anche l’intervento di Giuseppe Lo Re, docente al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo: “Per gestire la rivoluzione del digitale servono competenze e professionalità e queste professionalità sono i nostri giovani, molti laureandi che hanno già acquistato il biglietto per andare a lavorare a Milano, Roma o altrove, lasciando la Sicilia nel solito immobilismo. La politica deve fare in modo che questa emorragia di cervelli si blocchi: come tutti gli enti locali hanno uffici tecnici per qualsiasi necessità, ci devono essere uffici tecnici informatici in ogni comune siciliano per avviare la rivoluzione del digitale”.
I relatori
Il pubblico presente al Digital Day
Intervista all’Assessore Armao
I DETTAGLI DEL PROGETTO dell’AGENDA DIGITALE SICILIANA
PALERMO – Banda ultra larga in Sicilia, data center regionale, digitalizzazione dei musei, sportello digitale del cittadino, cartella clinica e fascicolo sanitario elettronico. La Regione siciliana accelera sull’Agenda digitale siciliana, impegnando 106 milioni di euro già nel 2018, su un complesso di 342 milioni , fondi europei da impiegare entro il 2020.
Un piano ambizioso – che ha l’obiettivo di colmare il ritardo digitale che separa la Sicilia al resto del Paese sia sul piano infrastrutturale che su quello dei servizi per la pubblica amministrazione, imprese e cittadini in genere – illustrato durante il Digital day, una giornata di dibattiti e tavole rotonde organizzate a Palermo dal vicepresidente e assessore all’Economia della Regione siciliana, Gaetano Armao, con i maggiori esponenti ed esperti del settore della digitalizzazione al fine di spingere sul pedale dell’innovazione.
“La strategia digitale costituisce una grande opportunità per la proiezione strategica della Sicilia, delle imprese, delle pubbliche amministrazioni e dei cittadini – ha spiegato Armao -. Stiamo recuperando il divario digitale che ha isolato la Sicilia rispetto al resto del Paese. Le imprese per essere competitive devono poter conseguire competenze digitali ed utilizzare al meglio le infrastrutture realizzate da Agenda digitale”, ha sottolineato, precisando che “la Regione punta sul digitale per valorizzare la nuova centralità che riveste nel Mediterraneo quale snodo delle più importanti dorsali, le autostrade dei dati”.
Il vicepresidente ha ricordato l’impegno del governo Musumeci per lo sviluppo dell’Isola: “L’agenda digitale siciliana stanzia 342 milioni di investimenti, di cui 232 sulla Banda ultra larga. Trovata a zero la spesa di una versione di Agenda subito rivista ed ampliata, da quest’anno siamo Polo strategico nazionale, é iniziata la realizzazione di un grande Data center a Palermo e nel 2020 completeremo la rete divenendo l’area più digitalizzata del Mediterraneo, una grande opportunità per imprese, giovani ed anziani siciliani”.
A coordinare gli interventi e le missioni di Agenda digitale siciliana è l’Autorità regionale per l’Innovazione tecnologica, guidata da Maurizio Pirillo con la supervisione dell’esperto dell’assessore all’Economia in materia informatica, Serafino Sorrenti.
“Dopo la prima accelerazione sulle infrastrutture digitali stiamo puntando sui servizi ai cittadini attraverso l’amministrazione digitale – ha detto Pirillo - entro pochi mesi saranno utilizzabili nuove piattaforme e portali per imprese e cittadini. Sarà compito dei siciliani utilizzare al meglio le opportunità che si prospettano grazie ad Agenda digitale”.
Ecco in dettaglio gli assi portanti della programmazione e degli investimenti:
Banda ultra Larga (Bul)
La Sicilia è la prima regione a livello nazionale ad aver fatto partire i cantieri per un accesso a Internet veloce e superveloce e la realizzazione di una nuova infrastruttura in fibra ottica nelle aree bianche, zone, cioè, ancora sprovviste di connessione.
Un maxi investimento che ammonta complessivamente a 265 milioni, di cui 232 sono fondi Fesr 2014/20, 13 milioni fondi Feasr 2014/20, altri 17 fondi Pon per imprese e competitività. Solo nel 2018 sono stati stanziati ben 86 milioni, tra la prima e la seconda fase di intervento. Ad occuparsene è Open Fiber (OF), società costituita da Enel e Cassa Depositi e Prestiti nel dicembre 2015 che si è aggiudicata la gara bandita da Infratel, società in-house del ministero dello Sviluppo Economico, con l’obiettivo di realizzare l’installazione, la fornitura e l’esercizio di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica su tutto il territorio nazionale.
Dall’inizio dell’anno sono stati aperti 62 cantieri per la posa della fibra ottica. (Nella cartella stampa il dettaglio dei Comuni coinvolti). Buone notizie vengono dal Catanese e dalla provincia di Messina: nel giro di pochissimi mesi, in 4 Comuni i lavori, iniziati tra aprile e giugno, sono già stati completati. Si tratta di Trecastagni (Ct), Floresta (Me), Tremestieri etneo e San Gregorio, in provincia di Catania. Il cronoprogramma prevede che entro la fine del 2018 i cantieri aperti saranno 88, solo a novembre progettisti al lavoro in 26 Comuni.
Per accelerare i processi autorizzativi, l’assessorato ha pronta per l’invio una circolare alle amministrazioni comunali, perché la progettazione è completa ma i cantieri per partire devono essere celermente autorizzati dagli enti locali, che hanno sottoscritto le convenzioni con la Regione e Infratel.
Data center regionale
Al centro dell’operazione della digitalizzazione della Regione c’è la realizzazione di un Data center regionale per consolidare tutti i sistemi informativi nel Polo strategico nazionale, previsto dal progetto dell’Agenda digitale nazionale, in grado di ospitare l’infrastruttura di rete, i server degli assessorati regionali e di tutta la pubblica amministrazione siciliana, dai Comuni alle ex province, dagli enti alle aziende sanitarie, utilizzando anche le tecnologie in cloud che velocizzeranno questo processo.
Archiviata finalmente la vicenda dei dati dislocati in Val d’Aosta, la Regione mira alla razionalizzazione della spesa: anziché gestire tante piccole banche dati, tutti i dati multimediali verranno concentrati in un’unica grande struttura a servizio del territorio insieme ad un disaster recovery a Catania.
Il progetto è di 25 milioni di euro: 9 milioni del PO Fesr, 8 sono fondi regionali per l’adattamento infrastrutturale dell’immobile e altri 8 a valere sul Pon legalità per garantire la cyber security, la sicurezza dei dati informatici contenuti nelle varie banche dati, in collaborazione con le forze di polizia impegnate in questa nuova frontiera della sicurezza. Il data center sorgerà nel centro direzionale (ex Asi) di Brancaccio acquisito al patrimonio regionale e di cui é stata avviata la ristrutturazione. La Regione prevede di realizzarlo in venti mesi, dal momento in cui l’Agid, Agenzia per l’Italia digitale, validerà la localizzazione del data-center nell’immobile regionale.
Sportello digitale del cittadino
Basta file negli uffici. Per snellire gli iter burocratici e facilitare la vita di imprese e famiglie, la Regione nel 2018 ha stanziato 1,5 milioni per la creazione dello “Sportello digitale del cittadino”. Anziché presentare le istanze nei vari assessorati regionali, tramite una piattaforma web si potrà chiedere il rilascio di migliaia di autorizzazioni, avere subito il protocollo e la posta certificata. Solo per fare qualche esempio: le autorizzazioni per gli impianti eolici e fotovoltaici, la concessione di un pozzo e quelle demaniali si potranno avere via web. L’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica prevede di far partire il progetto entro il 2018 tramite la convenzione Consip per portali e interoperabilità.
Digitalizzazione del patrimonio museale
Ci sono opere d’arte magnifiche che a volte è complicato poter ammirare, capolavori che meriterebbero un vasto pubblico e sono invece alla portata di pochi. E’ per il desiderio di aprire le porte a tutti che la Regione ha stanziato 1,9 milioni di euro per digitalizzare le informazioni di tutti i musei siciliani e creare un nuovo sistema che permetterà di renderli visitabili virtualmente. Con un semplice “clic” si potranno visitare i templi di Agrigento e Selinunte o entrare al Museo Riso di Palermo, solo per fare qualche esempio. Iniziato sei mesi fa, il progetto sarà realizzato entro il 2020.
Open data e Open Government
Anche la Regione siciliana preme l’acceleratore sul fronte della trasparenza e della pubblicazione online dei dati pubblici. Il nuovo portale “Sicilia Open data” vuole essere uno strumento in cui confluisce tutto il patrimonio informativo della pubblica amministrazione siciliana, in maniera tale da aiutare il cittadino a potere accedere in maniera telematica alle informazioni che gli servono.
Un progetto poderoso per il quale sono stati stanziati 1,6 milioni nel 2018.
Sanità digitale
Per quanto riguarda il settore sanitario sono diversi gli interventi innovativi previsti da Agenda digitale. Il fascicolo sanitario elettronico aiuterà il cittadino ad accedere ai propri dati sanitari da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento; il Sovracup, Centro Unico di Prenotazione per le prestazioni sanitarie in tutta la Sicilia, sostituirà, i numeri verdi delle Asp e prevede un investimento di 2,7 milioni nel 2018. L’implementazione dell’attuale anagrafe digitale migliorerà la governance dell’assistenza sanitaria anche attraverso un fascicolo sanitario elettronico e la cartella clinica elettronica, con la possibilità di scegliere e revocare on line il medico di famiglia.
L’investimento sarà agganciato al Sistema Nazionale impostato da Sogei, partecipata del ministero delle Finanze che cura l’interoperabilità di tutti i sistemi sanitari regionali, tramite una convenzione con la Regione siciliana firmata recentemente dall’assessorato Sanità. Quelli già elencati costituiscono la fase 1 del piano di investimenti, a cui è stata assegnata priorità e per i quali si prevede un tempo massimo di realizzazione di 24 mesi, con una pianificazione che partirà già dal 2018 e un investimento calcolato in 15 milioni di euro a valere sul PoFesr.
Per l’intera realizzazione di tutti gli obiettivi del Piano Strategico per la Salute, che seguiranno a quelli della fase 1, l’investimento calcolato è invece di 50 milioni.