Giardini Naxos (Me). Il Parco Archeologico di Naxos che conserva i resti della prima colonia greca di Sicilia fondata dai Calcidesi nel 734 a.c. è diventato autonomo. L’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Antonio Purpura, ha firmato il Decreto che disciplina il funzionamento organizzativo e la gestione con autonomia amministrativa e finanziaria del Parco, tramite un apposito Regolamento di organizzazione e, amministrativo-contabile. Si tratta di un importante riconoscimento per quella che è a tutti gli effetti la terza area archeologica in Sicilia, dopo la Valle dei Templi di Agrigento e il Parco di Selinunte. Il Parco archeologico di Naxos, era stato istituito il 13 luglio del 2007 col Decreto Assessoriale n. 6640 a firma dell’allora assessore Nicola Leanza. Esso comprende, oltre i resti dell’antica colonia greca, anche il Museo archeologico regionale di Naxos; il Teatro antico, Villa Caronia ed il Museo naturalistico dell’Isolabella ricadenti nel territorio di Taormina, l‘area archeologica del comune di Francavilla di Sicilia (Me). Un traguardo che parte da lontano quello dell’iter del Parco di Naxos iniziato nel 2007 con la sua istituzione. A trasmettere la documentazione a Palermo per il riconoscimento dell’autonomia erano stati i sindaci di Giardini Naxos (Pancrazio Lo Turco), Taormina (Eligio Giardina), Francavilla (Lino Monea) assieme alla direttrice del Parco Archeologico Maria Costanza Lentini. Appresa la notizia, il Sindaco di Giardini Naxos Pancrazio Lo Turco ha espresso grande soddisfazione per l’importante riconoscimento: “Da questo momento” afferma Lo Turco “i proventi inerenti il Parco,verranno gestiti direttamente nel nostro territorio e non più a Palermo. E’ un traguardo storico aver ottenuto il decreto di reale autonomia gestionale e finanziaria che avrà benefici per tutto il territorio. Siamo convinti che il riconoscimento formale del Parco di Naxos possa rappresentare un segnale forte nella prospettiva di un rilancio del prodotto turistico del nostro territorio nella sua interessa al quale tutti guardiamo con identiche aspettative. Insieme ai nostri amici di Taormina e Francavilla auspico un percorso a lungo termine fatto di sinergie e condivisione delle politiche del territorio“.
L’Iter amministrativo che ha caratterizzato l’istituzione del Parco Archeologico di Naxos
E’ nel 2001 che comincia il complesso iter amministrativo che porterà, qualche anno dopo, alla istituzione del Parco. Il primo atto formale fu il Decreto Assessoriale n. 6263 con il quale l’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione istituì nel 2001 il sistema dei parchi archeologici siciliani. Il Decreto venne pubblicato nella G.U.R.S. 21 settembre 2001, n. 46.
Il nuovo sistema dei parchi archeologici siciliani, venne istituito ai sensi dell’art. 20, 1° comma, della legge regionale 3 novembre 2000, n. 20 e comprendeva le aree archeologiche di Gela, Sabucina, Morgantina, Isole Eolie, Naxos, Himera, Iato, Solunto, Kamarina, Cava d’Ispica, Lentini, Eloro e Villa del Tellaro, Siracusa, Pantelleria, Selinunte e Cave di Cusa, Segesta.
Nel 2004 la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina avanzò alla Regione la proposta di istituzione del Parco Archeologico di Naxos alla quale si associa anche il Comune di Giardini Naxos.
Nel 2007 il sito archeologico della prima colonia greca venne istituito con il Decreto assessoriale n. 6640 a firma dell’allora assessore dei Beni Culturali Nicola Leanza. Nel Decreto si legge “Si ritiene di dover provvedere all’istituzione del Parco Archeologico di Naxos, in considerazione della sua importanza strategica ai fini della gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e ambientale del territorio, costituito dall’antica città di Naxos, prima colonia greca della Sicilia, fondata nel 734-733 a.C. all’imbocco meridionale dello Stretto di Messina, da Thoukles a capo di un contingente di Calcidesi dall’isola di Eubea e di Nassi dall’Isola Cicladica di Naxos; Tenuto conto che nell’area del costituendo Parco sono visibili le testimonianze delle varie vicende storiche ed urbanistiche della città, dal periodo arcaico sino alla sua distruzione avvenuta nel 403 a.C. , ad opera di Dionigi I di Siracusa; avuto riguardo altresì delle varie aree sacre (Temene) che, dislocate ai margini dell’area urbana, ci testimoniano la vita religiosa della colonia,dominata dal culto di Apollo e Dioniso, quest’ultimo documentato dalle molte centinaia di antefisse a maschera silenica, esposte in buon numero accanto a terrecotte architettoniche di rivestimento dei tetti di edifici sacri, all’interno del Museo che accoglie una larga scelta di materiali provenienti da scavi del sito effettuati nell’arco di oltre un cinquantennio (1953 – 2006).”
L’art. 1 del decreto recita: ” Per i motivi esposti in narrativa, è istituito ai sensi dell’art. 20 della L. R. 20/00, il Parco Archeologico di “Naxos”, ricadente nel Comune di Giardini Naxos, Provincia di Messina, in quanto Naxos rappresenta un osservatorio privilegiato per la conoscenza della storia più antica dell’urbanistica dell’Occidente greco, per la sua alta antichità, nonché per la sua storia breve concentrata in un arco di poco più di 300 anni.”
Con lo stesso decreto venne nominata Direttore del Parco la dott.ssa Maria Costanza Lentini già direttrice dell’Area Archeologica e dell’attiguo museo. Alla stessa vennero conferite le funzioni di commissario ad acta al fine di porre in essere tutti gli adempimenti necessari per assicurare l’avvio del funzionamento della nuova struttura.
Nel 2013, alla presenza dell’assessore ai Beni Culturali dell’epoca Maria Rita Sgarlata viene inaugurato il nuovo percorso pedonale che circoscrive l’antico arsenale navale di Naxos (I Neoria) ubicato sulla “collina Larunchi”
Il resto è storia recente di questi giorni con il nuovo decreto firmato dall’attuale assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Antonio Purpura.
LA STORIA del Parco di Naxos
La storia della città di Naxos si conclude nel 403 a.c. Alleata di Atene nella guerra del Peloponneso fu distrutta da Dionisio di Siracusa alleato di Cartagine e Sparta . La tragica fine di Naxos non rimase sepolta tra i suoi ruderi né venne mai dimenticata. Col passare degli anni, dei secoli, la terra aveva ricoperto i suoi resti, tanto da far perdere le tracce della sua ubicazione. Le sua poderosa mura, e quel poco che rimaneva dopo la distruzione, erano stati ricoperti col tempo da madre terra quasi a voler proteggere le ultime spoglie rimaste della misera e sfortunata città. In effetti, malgrado il mito di Naxos non fu mai dimenticato del tutto, di esso si erano perse le tracce perché intanto abbondanti strati di terra avevano coperto gran parte dei resti dei fabbricati e delle mura. Si erano perse le tracce del sito in cui si trovava Naxos. La città era sepolta sotto floridi agrumeti e piante di olivo che non facevano certo immaginare quali preziosità vi fossero sotto le radici di quelle piante.
Una svolta importante sugli studi di Naxos e sulla sua presunta ubicazione si hanno a partire dal 1500 quando lo studioso Tommaso Fazello visitando la zona della baia di Naxos, ritenne di avere individuato i ruderi dell’antica città. A lui dunque il merito e l’intuizione di avere scoperto per primo in contrada strages l’ipotetico sito dei Naxii. Col trascorrere dei secoli altri illustri personaggi transitarono per questi luoghi. Visitavano Taormina scrutando dalle pendici del monte Tauro l’orizzonte verso capo Schisò immaginando di individuare l’area in cui un tempo doveva sorgere la “città sacra”. Diversi studiosi, archeologi e scrittori come Goethe, Guy de Mauppassant o J.H. von Riedesel e tanti altri visitarono i luoghi indicati dal Fazzello descrivendo nelle loro memorie quanto avevano visto in quest’area ricca di bellezze naturali e di storia.
Soltanto intorno la metà del 1800 si hanno però le prime notizie certe di importanti ritrovamenti che comprovavano le tesi del Fazzello e cioè che l’area di Schisò fosse stata il luogo dove sorgeva l’antica città di Naxos.
Probabilmente al ritrovamento delle preziose testimonianze contribuì l’intensificarsi dell’agricoltura la quale attraverso la piantagione di vigneti ed agrumeti e quindi il rimescolamento della terra, proprio nell’area di Schisò, aveva provocato la scoperta dei primi preziosi reperti.
Non è difficile immaginare che gli agricoltori del luogo, il quale nel frattempo da piccolo villaggio era diventato nel 1847 il “Comune di Giardini”, lavorando la terra, i trovavano spesso sparsi sottoterra terracotte, cocci di vasetti e chissà quante altri preziosi reperti. La piantumazione di nuovi agrumeti e viti contribuì ad accentuare gli interessi di studiosi nell’area di Naxos con i preziosi reperti che di volta in volta venivano trovati.
Purtroppo però, delle prime scoperte ad opera di agricoltori, viandanti e mercanti senza scrupoli non abbiamo molte testimonianze, tuttavia alcuni preziosi documenti del secolo scorso ben conservati presso l’Istituto Germanico di Roma” testimoniano il ritrovamento di alcuni preziosi reperti che sicuramente diedero una svolta alle ricerche su Naxos, suscitando un incremento di interesse su studiosi ed archeologi anche di fama internazionale.
I documenti conservati nell’istituto, si riferiscono in particolare a due importanti ritrovamenti: un ripostiglio di circa 2000 monete d’argento del V secolo scoperto nel 1851 ed un gruppo di sculture ritrovate nello stesso periodo.
Quel ritrovamento costituì un prezioso punto di partenza per l’individuazione della città sepolta. Le notizie dei ritrovamenti cominciano a circolare per l’Europa e molti sono gli studiosi che si recano sul luogo, tra questi J. Houel, F. Ferrara, F.S. Cavallari, E. Freeman, A. Evans e H. Sayce, A Holm. Quest’ultimo che tra il 1870 ed il 1871 visita la Sicilia fu tra i più convinti sostenitori che l’antica colonia doveva sorgere proprio nell’area di Schisò.
Si concretizzano in questo modo i primi studi sul territorio che a partire dal ritrovamento delle monete, caratterizzeranno le tappe più importanti delle ricerche sull’antica Naxos.
La prima descrizione accurata delle rovine ed in particolare delle mura di fortificazione, si deve a E. Freeman nella sua opera intitolata History of Sicily del 1891. Questi visitò i luoghi assieme ad un altro studioso, A. Evans il quale anch’egli diede un prezioso contributo diffondendo la notizia del ritrovamento del piccolo tesoro scoperto nel 1851 in contrada Sciarudda.
Nel 1893 lo studioso, T. Homolle nel Bull. Corr. Hell. sottolinea l’importanza della cinta muraria di Naxos.
Nel 1894 abbiamo un altro prezioso contributo che è dato dalla monografia pubblicata dall’avvocato taorminese Pietro Rizzo, allievo del grande archeologo Paolo Orsi, dal titolo Naxos Siceliota, nella quale lo studioso fa una descrizione approfondita della storia di Naxos fino alla sua distruzione ed alle vicende degli esuli.
Tra le tappe più importanti segnate dai vari studiosi vi è senza dubbio l’opera del grande archeologo Paolo Orsi che tanto si prodigò affinché l’area di Naxos fosse oggetto di finanziamenti per iniziare le prime campagne di scavo. A lui va il merito di di essersi battuto affinché si iniziassero le prime campagne di scavo nell’area della penisola di Schisò. L’aver ostinatamente creduto che lì si trovasse l’impianto della città contribuì a sgombrare il campo da dubbi e teorie controverse come quelle di parte della letteratura del 1600 e del 1700 che riteneva che Naxos fosse ubicata a circa 5 Km a sud nel territorio dell’odierna cittadina di Fiumefreddo. Ciò perché in quel luogo erano stati trovati tracce di resti dell’età romanica e soprattutto una grande tomba monumentale a due piani detta Torre rossa, tutt’ora esistente.
Paolo Orsi iniziò i primi sopralluoghi sull’area un secolo fa nell’aprile del 1893.
Pare che l’illustre archeologo iniziò le sue ricerche partendo dallo studio del muro sud-occidentale che costeggiava il torrente S. Venera.
Fù proprio dalla scoperta di quel muro costruito con la tecnica cosiddetta “ciclopica” che contribuì a dare vita ai primi scavi a Naxos.
Intuendo che quei primi preziosi reperti fossero la prova concreta che sotto quegli agrumeti si trovasse l’antica città sacra di Naxos, Paolo Orsi subito dopo questa prima visita sui luoghi, si premurò a segnalare al Ministro della Pubblica Istruzione di avere fatto una straordinaria scoperta, “un importantissimo avanzo murario”, chiedendo di conseguenza alcuni fondi straordinari per effettuare alcuni sondaggi. Il Ministero però non accolse la richiesta probabilmente per la presenza di colture pregiate e per ragioni economiche poiché l’occupazione dei terreni sarebbe stata alquanto dispendiosa. |
Pare che lo studioso continuò a fare qualche saggio a sue spese pur di trovare altre tracce significativa che comprovassero le sue tesi e cioè che li si trova la città sepolta. Malgrado questi successi il finanziamento richiesto dall’Orsi per intraprendere degli scavi lungo le mura occidentali, non arrivò. Nel 1914 la giurisdizione per i beni culturali sulla provincia di Messina, da Palermo passò a Siracusa, ma la situazione non cambiò. Paolo Orsi continuò a cercare fondi e nel 1929 propose persino di rivolgersi ad un grande istituto americano. Le sue numerose richieste però non ebbero molto successo. Malgrado però la scarsezza di fondi, il prof. Orsi continuò le sue ricerche con ostinazione. Non potendo effettuare ulteriori scavi per mancanza di soldi, rivolse la sua attenzione ad altre fonti, come ad esempio i materiali provenienti da Naxos facenti parte di collezioni private o acquistate nei mercati di antiquariato taorminesi.Intuendo che quei primi preziosi reperti fossero la prova concreta che sotto quegli agrumeti si trovasse l’antica città sacra di Naxos, Paolo Orsi subito dopo questa prima visita sui luoghi, si premurò a segnalare al Ministro della Pubblica Istruzione di avere fatto una straordinaria scoperta, “un importantissimo avanzo murario”, chiedendo di conseguenza alcuni fondi straordinari per effettuare alcuni sondaggi. Il Ministero però non accolse la richiesta probabilmente per la presenza di colture pregiate e per ragioni economiche poiché l’occupazione dei terreni sarebbe stata alquanto dispendiosa.
Di quest’esperienza si dice che quando non poteva averli in dono o non poteva acquistarli per il museo di Siracusa, del quale egli era il direttore, allora si divertiva a fare degli schizzi per conservarne memoria. Tentava in tutti i modi di salvare dalla dispersione un patrimonio già seriamente deturpato.
Paolo Orsi ebbe il grande merito di avere dato un impulso all’avvio delle ricerche sull’antica città. Ma non fu solo questo il suo merito, bisogna dire infatti che ebbe la grande intuizione di approfondire gli studi anche su Taormina la quale in un certo qual modo era legata alla storia di Naxos.
Purtroppo ad un certo punto Paolo Orsi lascia la Sicilia e da li in avanti vi sarà una battuta d’arresto fino all’inizio dei primi veri scavi nel 1953. Di lui rimangono le numerose testimonianze scritte e gli appunti che scriveva con frequenza e puntigliosità. Appunti preziosi che in futuro contribuirono alla scoperta di reperti scomparsi nei mercati degli antiquari. Tra questi eclatanti esempi basta citare l’Arula di Heidelberg. Si tratta di una sfinge in terracotta finita nel museo dell’omonima città dopo essere stata acquistata all’inizio del secolo da un collezionista. La prova di questa provenienza c’è la dà P. Orsi il quale nella primavera del 1901 scrive sul suo taccuino di avere visto a Taormina una piccola “arula con due sfingi che stanno una di fronte all’altra ed un fiore in mezzo” . Evidentemente poi l’arula venne spezzata in due cosicché un frammento fu nel tempo venduto al museo di Heidelberg mentre l’altro fu rinvenuto nel 1972 sull’area di Schisò in occasione di lavori agricoli. Dopo anni di vicissitudini e richieste, i due pezzi della stessa arula furono ricongiunto nel 1990 nel museo di Naxos in occasione di una mostra organizzata in suo onore. A partire da quella data iniziarono i tentativi per poter avere in permuta dal museo di Heidelberg il pezzo mancante al fine di ricongiungerlo a quello trovato a Naxos. Se non ci fossero stati quegli appunti forse oggi non avremmo saputo che quei frammenti facevano parte della stessa opera.
Le prime campagne di scavo nel 1953 dirette dal Prof. Gentili:
Parecchi anni dopo e precisamente nel 1953, il sogno tanto agognato da Paolo Orsi finalmente si avvera. La soprintendenza archeologica di Siracusa sotto la direzione del Prof. Gentili tra il 1953 ed il 1956 avvia finalmente i primi scavi a Naxos utilizzando fondi regionali. Durante quelle campagne di scavo fu definito il perimetro delle mura urbane dislocate lungo la costa della penisola di Schisò e lungo il torrente Santa Venera. Furono anche individuati i resti di un tempio che secondo il prof. Gentili sarebbe stato il tempio di Afrodite. Vengono scoperti anche i primi resti di una abitazione della fine dell’VIII secolo a.c.. Furono trovati anche strati risalenti a epoche diverse che provavano la presenza di insediamenti sovrapposti che andavano dal neolitico all’età del bronzo fino ai resti di Naxos.
Vista l’importanza delle scoperte effettuate in quelle prime campagne di scavo, che rappresentavano prove inconfutabili sull’ubicazione dell’antica città, nel 1954 una vasta area della penisola di Schisò fu sottoposta per la prima volta a vincolo archeologico. Iniziano in questa occasione i primi provvedimenti della pubblica amministrazione per salvaguardare l’area archeologica.
Questi primi interventi ebbero un grande successo che fece accrescere il desiderio di continuare gli scavi. Intanto sull’esempio di Naxos altri studiosi, motivati da un improvviso interesse verso le antiche colonie greche di Sicilia, intrapresero scavi in altre aree, tra queste quelli di Megara Hiblea e Lentini.
Le campagne di scavo a partire dagli anni 60 sotto la direzione dell’archeologa Paola Pelagatti:
All’inizio degli anni 60 arriva a Naxos una giovane studiosa bolognese, Paola Pelagatti, da poco in servizio presso la Soprintendenza alle antichità della Sicilia Orientale di Siracusa.
Sembrava avere le carte in regola per continuare gli scavi nell’area di Naxos, benché ancora giovane vantava già l’acquisizione di importanti titoli ed esperienze nel campo dell’archeologia tanto da indurre il Soprintendente Luigi Bernabò Brea ad affidarle all’inizio degli anni 60 la direzione delle prime ricerche su aree importanti come Siracusa, Camarina e naturalmente Naxos.
La Pelagatti si rivelò ben presto la carta vincente per le ricerche su Naxos. Il suo impegno tenace, la sua totale dedizione agli studi ed agli scavi della città contribuirono a dare un forte impulso agli scavi archeologici sulla città. E’ stata la protagonista degli scavi su Naxos che a partire dagli anni sessanta guidò fino al 1979. Al suo impegno si deve anche la costruzione del Museo di Naxos inaugurato il 1° aprile 1979 dall’allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella.
Il contributo della Pelagatti è stato tale per la città di Giardini Naxos che in occasione del gemellaggio con la Naxos cicladica, il sindaco dell’epoca Salvatore Giglio, il 30 ottobre 2000 le ha conferito la cittadinanza onoraria.
Le campagne di scavo negli anni 80 e 90 sotto la direzione della dott.ssa Maria Costanza Lentini
Con l’inizio degli anni 80 si volta pagina. A sostituire la Pelagatti, viene mandata una altra giovane studiosa, l’archeologa Maria Costanza Lentini, la quale nominata direttrice del Museo di Naxos continua le ricerche sull’area dell’antica colonia greca.
Nel 1980, a nord della città in prossimità dell’area portuale, viene fatta un’altra importante scoperta che è quella della necropoli più antica della colonia greca, rimasta invita probabilmente fino al VI secolo. Le nuove ricerche sotto la direzione della Lentini, si concentrano soprattutto su quei livelli della città risalenti al V° secolo a.c., quindi all’età classica. In primo luogo viene esplorata la Platea B che era uno dei più importanti assi stradali. Successivamente a partire dal 1983 nel corso di diverse campagne di scavo viene riportata alla luce una larga parte di uno degli isolati urbani (settore settentrionale della città) ubicati lungo la platea C.
Si tratta di importanti scoperte perché illustrano com’era l’architettura domestica delle case dell’età classica. Nel 1985 venne rinvenuto un piccolo tesoro formato da 22 tetadrammi d’argento, probabilmente coniate in Sicilia nella seconda metà del V sec. a.c. a seguire viene rinvenuta l’ubicazione dell’arsenale della città e quindi del porto (Neoria). Si tratta di resti di un antica struttura del V° secolo a.c. che richiama quella di un arsenale navale. Fu trovata in prossimità della parte orientale della collina Larunchi vicino dove oggi è stata costruita l’omonima via. Questa scoperta fa supporre che se li vi era l’arsenale dove venivano ricoverate le navi e le imbarcazioni per eventuali riparazioni, altri interventi o semplicemente come riparo dalle mareggiate, il porto doveva essere situato proprio in prossimità dello specchio di mare sottostante il castello di Schisò.
In questa stessa area (all’incrocio tra la platea C e lo stenopos 6, è stato rinvenuto uno spazio ampio in terra battuta senza la presenza di costruzioni sulla quale è appoggiata una base quadrangolare (m. 3,70 x 3,50). Le caratteristiche del luogo e del basamento ritrovato, la sua ubicazione, vicino al porto, hanno fatto supporre che quello poteva essere il luogo dove sorgeva la famosa agorà, l’altare dedicato ad Apollo Archegete.
Intanto le ricerche continuano e si spostano sul territorio ad ovest del torrente Santa Venera. E’ sempre l’area sacra ad essere oggetto di nuovi saggi. Ed i risultati non tardano a venire visto che vengono scoperti altri due tempietti risalenti al VI secolo a.c. e due lunghi muri di contenimento. Nel contesto vengono trovate una notevole quantità di terracotte decorate.
Intanto con l’avvento degli anni novanta altre importanti tappe segnano il tortuoso cammino delle ricerche su Naxos. Il museo e l’area archeologica vengono sempre più pubblicizzati ed inseriti nei principali circuiti turistici dell’isola. Nel 1990 poi l’intera area della penisola di Schisò viene demanializzata, comprende circa 25 ettari.
Il 1995 che segna un’altra tappa importante della storia degli scavi di Naxos. Il 5 giugno 1995 viene aperta al pubblico l’intera area demaniale dove viene inaugurato un lungo percorso che attraversando i resti dell’antica città consente al visitatore di arrivare fino alle mura del versante occidentale in prossimità del torrente Santa Venera.
L’apertura al pubblico dell’area demaniale è stata un primo passo per meglio valorizzare e far conoscere al mondo l’esistenza di un area così importante.
Altri preziosi contributi sono arrivate anche dagli amministratori di Giardini Naxos i quali nel corso degli anni novanta hanno programmato ed ottenuto una serie di finanziamenti dalla Comunità Europea per valorizzare l’area in prossimità del torrente Santa Venera. Tra questi interventi basta ricordare i circa cinque miliardi spesi per la costruzione della piazza intitolata ad Apollo Archegeta, di un isola pedonale che costeggia una parte dell’area archeologica, un percorso lastricato che costeggia il torrente Santa Venera fino al mare lungo le antiche mura di Naxos.
Nel 2007 l’intera area è stata trasformata con un decreto assessoriale regionale in Parco Archeologico e, qualche giorno fà, è arrivata anche la sua autonomia gestionale.