Foto di gruppo sui siti rupestri

Sulla terra perduta prevalgono le “antiche pietre”. E sulle tracce dei bizantini incontriamo… i normanni.

Maletto (Ct)/Roccella Valdemone (Me)“August is the cruellest month…”. Inizierebbe così la nuova versione della Terra Desolata di eliotiana memoria (The Waste Land, Thomas Stearns Eliot). E’ sabato 19 agosto e ci troviamo a Maletto, sul versante etneo dell’alta valle dell’Alcantara, lungo la Strada Statale 120, in contrada Edera e precisamente nella sciara di Santa Venera. Lungo tutta questa pianura devastata dagli incendi di un “infuocato” agosto ci imbattiamo in un enorme museo archeologico a cielo aperto: il grande sito greco e bizantino scoperto negli anni ottanta e valorizzato solo a partire dagli anni novanta dagli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica di Catania e, più di recente, dagli studi condotti dalla prof.ssa Lucia Arcifa dell’Università di Catania, che hanno permesso di datare in modo attendibile i reperti di cultura materiale di epoca bizantina  conservati nel Museo Civico “Salvo Nibali” di Maletto. Che indicano chiaramente una grande area utilizzata prima dai greci come insediamento di carattere agricolo, come dimostra l’edificio cosiddetto a “L”, e successivamente dai bizantini nella media età bizantina come sito utilizzato dall’esercito imperiale per presidiare la valle dagli attacchi degli arabi. L’ipotesi di uno presidio di carattere militare è evidenziata dal fatto che le abitazioni rinvenute includono, a fianco dei tipici ambienti di forma rettangolare con relativi ripostigli interrati per la conservazione delle derrate alimentari in contesto anaerobico, curiosi edifici di forma circolare che richiamano i tholos germanici, probabilmente utilizzati come focolari domestici. Alcuni già contrassegnati dalla Soprintendenza con recinzioni in legno e numerosi altri sparsi attorno che verranno a breve aerofotografati dall’equipe della prof.ssa Arcifa. Alcune di queste strutture a tholos sono persino messe in collegamento l’un l’altra con particolari camminamenti. Sebbene tutti i ritrovamenti di natura materiale (tegole, ciotole, vasi, contenitori per la conservazione degli alimenti) siano di cultura bizantina, il che fa pensare che tutto il contesto e le attrezzature di uso “sociale” fossero, senza alcun dubbio, bizantini. Ma una certa primitività costruttiva e proprio la caratteristica forma circolare e di modeste dimensioni, tipica delle abitazioni di tribù germaniche e germanico-orientali o anche celtiche fanno pensare alla possibilità di milizie nordiche e nord-orientali assoldate dall’Impero d’Oriente per contrastare l’avanzata islamica, fatto assolutamente attestato nell’800 d.C. in piena media età bizantina, nell’ambito della politica federativa dell’imperatore d’Oriente. E così, cercando di dare risposta ai numerosi punti interrogativi ancora da sciogliere, in questa pianura abbiamo avuto modo di “vivere” per la prima volta e “vedere” con lo stesso sguardo di milleduecento anni fa gli stessi luoghi ancora incontaminati della valle in cui si era stanziata la cosmopolita comunità bizantina, in prossimità del fiume Saracena. La conoscenza delle strutture edilizie è stata poi condita dalla visita al nuovo ed interessante Museo Civico “Salvo Nibali” di Maletto, in cui sono conservati i reperti greci e bizantini del sito di contrada Edera e delle grotte sottolaviche di contrada Balze Soprane, brillantemente illustrati dall’archeologo Nino Luca. Senza contare la straordinaria accoglienza riservata ai numerosi ospiti dall’amministrazione comunale di Maletto e dalla Pro Loco di Bronte che hanno offerto loro una deliziosa degustazione di prodotti tipici locali.

Ci siamo poi spostati sabato 26 agosto a Roccella Valdemone nella tenuta Rustìca, di proprietà della famiglia Fisauli, per visitare il complesso rupestre di Rocca Pizzicata. Anche qui la stupidità della barbarie umana non è riuscita a prevalere sulla buona operosità di altri uomini del passato, infatti questa antica struttura zoomorfa in pietra arenaria di origine preistorica a cui i monaci bizantini hanno attribuito un forte carattere ascetico, è sopravvissuta ad un altro grande incendio. Già descritta dall’autore tardolatino Claudiano nell’opera Il ratto di Proserpina come “la vallata in cui abita un gigante che fa paura appeso alle montagne in mezzo ai boschi”, lungo il percorso gli ospiti sono stati accompagnati dallo sguardo dello storico Angelo Manitta che ha illustrato i tratti storici dell’altare e della particolare grotta a tholos. Ed affiancati dal parere dell’astrofisico Andrea Orlando che ha descritto le interessanti connessioni astronomiche dell’altare che segna, oggi come allora, gli equinozi d’autunno e di primavera. Nonché dall’intervento di Violetta Francese, coordinatrice delle guide A.I.G.A.E., preziose nell’accompagnare gli ospiti lungo il difficile sentiero, che ha evidenziato le caratteristiche geomorfologiche di questo tratto di pietra arenaria, staccatosi nei secoli dall’area di Capo D’Orlando. Il tutto condito poi dalla calorosa ospitalità della famiglia Fisauli che ha offerto ai presenti una degustazione dei prodotti tipici della tenuta Rustìca.

Nel sottolineare il grande fascino suscitato dall’evento conclusivo di Roccella Valdemone, il presidente della Pro Loco di Giardini Naxos ed ideatore dell’iniziativa prof. Giuseppe Carmeni ha infine ringraziato il sindaco di Roccella Valdemone Giuseppe Spartà, i presidenti delle Pro Loco di Roccella Valdemone e di Bronte Tindaro Puglisi e Dario Longhitano, l’Associazione Gusto di Campagna, il presidente del Club Alpino Italiano di Bronte Angelo Spitaleri, il presidente regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico Franco Del Campo. E la generosa partecipazione dei gruppi e delle associazioni che spontaneamente hanno aderito all’iniziativa ed in particolare l’Associazione culturale “Mediterraneo” di Giardini Naxos e l’Associazione culturale e ricreativa “Auricella” di Roccella Valdemone.

Si è conclusa così, con la visita al complesso rupestre di Rocca Pizzicata, la formidabile avventura dell’Itinerario Bizantino della valle Alcantara. Un’iniziativa che non avrebbe potuto avere il meritato successo senza il poderoso lavoro di una squadra giovane, entusiasta ed impegnata, formata dai soci, dall’ufficio stampa e comunicazione e dagli eccellenti studiosi coinvolti, come sottolineato dal prof. Carmeni nel suo discorso conclusivo.

Un’avventura a cui hanno partecipato in tanti: amministratori, sindaci, pro loco, imprenditori e associazioni, guidata dalla locomotiva messa in moto dalla Pro Loco di Giardini Naxos che ha promosso la nascita di un’amicizia che certamente produrrà buoni frutti perché tutti costoro condividono i medesimi obiettivi. Si spengono così le luci sul gran teatro della valle Alcantara (da cui il titolo del mio precedente articolo “Ladies and Gentlemen, ecco a voi l’Itinerario Bizantino della valle Alcantara”, ndr). Ma solo per un attimo. Presto quei calorosi saluti e quelle strette di mano diventeranno accordi di rete e protocolli d’intesa per la valorizzazione di questo magnifico territorio. Viva la valle Alcantara! Viva Giardini Naxos!

Sergio Denaro

Foto di gruppo sui siti rupestri
Foto di gruppo sui siti rupestri
L'escursione
L’escursione
I partecipanti
I partecipanti
Grotta rupestre
Grotta rupestre
Il sito rupestre
Il sito rupestre
Partecipanti all'escursione
Partecipanti all’escursione

Di Dott. Rosario Messina

Email: direttore@siciliafelix.it

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