Giardini Naxos (Me) -“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana, viva viva la Befana”. Così recita un antica filastrocca che cantano i bambini il giorno della Befana, più o meno la stessa che tanti ragazzi hanno cantato il sei gennaio nelle piazze innevate dei comuni siciliani dove sono state organizzate numerose iniziative ludiche che hanno visto la presenza della simpatica vecchietta. Tra le tante manifestazioni organizzate per i bambini, ci piace ricordare quella svoltasi a Giardini Naxos realizzata in una location comunale, la Palestra del rione Mastrociccio.
Ad organizzare l’evento sono state due sodalizi locali l’associazione Mediterraneo presieduta da Gianni Saglimbeni e l’associazione Jacaranda presieduta da Rosario La Fauci assieme al Gruppo Promotore Unicef di Giardini Naxos presieduto da Pancrazia Marcuccio. A dare il benvenuto nella palestra comunale ai numerosi bambini accompagnati dai loro genitori sono stati i presidenti delle associazioni Mediterraneo, Jacaranda e del Gruppo Promotore Unicef assieme al Consigliere Comunale Rosa Pietrocitto una delle organizzatrici della kermesse e, naturalmente, la Befana. A vestire i panni della storica nonnina, come è tradizione di ogni anno, è stato l’attore di teatro Ciccio Miceli, un icona del teatro giardinese che in ogni edizione della festa mette generosamente al servizio dei bambini la sua arte della recitazione. Ha fatto divertire i bambini interpretando in maniera magistrale e suggestiva la nonnina con la scopa. A dare man forte alla Befana i giochi del gruppo Patatrak Animazione che ha coinvolto i bambini in un carosello di giochi, canti, balli e tante altre attività ludiche. La festa è riuscita alla grande per la gioia dei bambini che hanno trascorso un pomeriggio sereno e divertente con tante risate che hanno coinvolto anche i loro genitori. A conclusione della kermesse organizzatori, bambini e genitori hanno posato per una foto ricordo di gruppo.
ROSARIO MESSINA
+
La Festa della Befana nella tradizione
La Befana è nell’immaginario collettivo una vecchietta che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, sopra una scopa, passa sopra i tetti e calandosi dai camini riempie le calze lasciate appese dai bambini, di doni, caramelle e dolciumi di ogni tipo.
La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi.
Secondo la leggenda, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una vecchia.
Nonostante le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.
Così si fermò a ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro e ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate.
Secondo l’immaginario della tradizione porta dolcetti e caramelle ai bambini buoni e carbone a quelli che hanno fatto molti capricci.
Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, indicandola figura di una vecchietta particolare.
Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta a essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova.
Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo.
In molte regioni italiane, infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
La befana nel mondo è festeggiata in vari modi, in Spagna ad esempio, il 6 gennaio tutti i bambini si svegliano presto per vedere i regali che i Re Magi hanno lasciato. Mentre il giorno precedente mettono davanti alla porta un bicchiere d’acqua per i cammelli assetati e anche qualcosa da mangiare.
In Francia nel giorno della befana si fa un dolce speciale, all’interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa il re o la regina della festa.
In Islanda il 6 gennaio viene chiamato il tredicesimo, perché da Natale fino a questa data trascorrono 13 giorni. Questo è l’ultimo giorno del periodo festivo nel quale si dice addio al Natale. Si inizia con una fiaccolata, alla quale partecipano anche il re e la regina degli elfi. A metà strada arriva anche l’ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo ( il primo Babbo Natale arriva l’11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25 dicembre in poi ne va via uno al giorno). La fiaccolata finisce con un falò e con dei fuochi d’artificio.
In Romania, invece, la festa dell’ epifania rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo. Ancora oggi in alcuni paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se possono entrare per raccontare delle storie. Di solito come compenso ricevono qualche spicciolo. Anche i preti vanno di casa in casa per benedire le case.
Qui da noi, secondo la leggenda si deve appendere al caminetto, o vicino una porta o una finestra della casa, una calza grande, così l’indomani mattina la si troverà piena di doni della befana.
Beh se siete stati buoni riceverete dolcetti altrimenti carbone!