Sabato 13 Giugno ore 18:00
AMORE E FOLLIA
DI ORLANDO
Copione elaborato da Alessandro e Fiorenzo Napoli
sulla base dell’Orlando Furioso e dei canovacci di tradizione
nell’ambito della Rassegna di Opera dei Pupi di scuola catanese 2015
presso
TEATRO MUSEO MARIONETTISTICA F.LLI NAPOLI
Centro Commerciale PORTE DI CATANIA
Stradale Gelso Bianco (CT)
INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI
Info: 347/0954526; 347/3034600; 095/7513076
SINOSSI
Ben note sono le vicende di Orlando che diventa pazzo e furioso per amore di Angelica e del coraggiosissimo Astolfo che a cavallo dell’Ippogrifo si reca sulla luna per recuperare il senno perduto dal cugino. Nella tradizione catanese dell’Opera dei Pupi, il legame che univa strettamente le sorti dei due cugini veniva fatto risalire indietro ad un’avventura che essi avevano vissuto da giovinetti. Astolfo era stato rapito nell’incanto della voluttuosa maga Voltiera. Orlando riusciva a liberare il cugino dall’incanto, rimproverandolo di aver trascurato per amore i suoi doveri di cavaliere. Alla maga Voltiera, che si vedeva privata del suo bell’Astolfo, non restava che proferire una terribile profezia e operare un incantesimo: “Orlando, tu che tanto disprezzi l’amore di donna, un giorno t’innamorerai, andrai ramingo per il mondo e pazzo sarai per una donna saracena! A te, o Astolfo, tolgo la forza e ti resta il coraggio!”. La vicenda ariostesca di Orlando ed Astolfo diventava all’Opra catanese lo sviluppo di quell’episodio della loro giovinezza. Nel copione che abbiamo elaborato con Fiorenzo Napoli, intendiamo recuperare questo gioco di corrispondenze incrociate. Rispetto all’originale trama ariostesca, l’altra grande differenza che l’Opera dei Pupi catanese proponeva era la seguente: Orlando non impazziva all’improvviso quando vedeva incisi sui tronchi degli alberi i segni palesi dell’amore di Angelica e Medoro, ma già da prima dava intermittenti segni di squilibrio, scambiando l’identità di cose e persone e immaginando ancora vivi e presenti cavalieri da lui precedentemente uccisi. Accompagnava il paladino il famiglio Peppininu, la maschera tradizionale dell’Opra catanese, che come Sancio Panza con Don Chisciotte cercava di far ragionare Orlando o ne mitigava i pericolosi furori. Proprio nel contrappunto di un Orlando sublimemente folle per amore e di un Peppininu umanissimo affezionato al suo “principale” consiste la poesia della rappresentazione della pazzia di Orlando all’Opra catanese, che tutta intera vogliamo riproporre al pubblico di oggi. Dopo che Astolfo recupera sulla luna il senno di Orlando, solo grazie a Peppininu i paladini trovano il modo di far annusare l’ampolla al furiosissimo conte. Peppininu escogita la giusta maniera di immobilizzare Orlando e si mette d’accordo con Rinaldo, che i pupari catanesi, a differenza del poema ariostesco, vollero presente al momento del rinsavimento. Lo spettacolo recupera gli spunti di riflessione e le complessità scenotecniche della messinscena tradizionale, suggerendo per bocca di Peppininu il dubbio che trapela dalle ottave di Ariosto: ma la furia guerriera di Orlando non è forse una follia più pericolosa di quella d’amore? (Alessandro Napoli)