Christian ‘Chrigel’ Maurer ha conquistato il titolo di adventurer più estremo del mondo per la quarta volta consecutiva, vincendo dopo 8 giorni, 4 ore e 37 minuti il Red Bull X-Alps 2015 davanti a Sebastian Huber e Paul Guschlbauer. L’asso del volo svizzero Christian Maurer ha vinto per la quarta volta consecutiva il Red Bull X-Alps. Per otto giorni ha stupito concorrenti e tifosi con i suoi virtuosismi e le sue tattiche impeccabili. La prestigiosa competizione era iniziata a Salisburgo lo scorso 5 luglio. I concorrenti hanno camminato e sorvolato le montagne di Austria, Germania, Italia, Svizzera e Francia fino al Principato di Monaco, traguardo che Maurer ha raggiunto in 8 giorni, 4 ore e 37 minuti.
“La gara è finita, sono finalmente qui e sono molto felice“, ha dichiarato Maurer subito dopo l’atterraggio nei pressi del Golf Club di Monte Carlo. “Ho visto e vissuto tante cose nuove e sorprendenti, e sono fiero di condividere la vittoria con il mio team di supporto e i miei tifosi”. Hannes Arch, tra i fondatori del Red Bull X-Alps, si è subito congratulato con Maurer: “Per prima cosa, voglio complimentarmi con Chrigel. Lo tenevamo d’occhio fin dall’inizio: la sua quarta vittoria consecutiva è un’impresa eccezionale”.
Maurer è noto per la preparazione meticolosa, le strategie infallibili e la sua spietata efficienza. Quest’anno però, Sebastian Huber (GER3) e Paul Guschlbauer (AUT1), rispettivamente secondo e terzo classificato, lo hanno sempre tallonato da vicino.
A inseguire da vicino Huber e Guschlbauer gli atleti francesi Antoine Girard (FRA2) e Gaspard Petiot (FRA4), che hanno chiuso la competizione rispettivamente al quarto e quinto posto. A pochi km di distacco, il campione del mondo di parapendio Aaron Durogati (ITA) di Merano, 29 anni. Unico italiano in gara, dopo un avvio molto difficile, era riuscito a guadagnare terreno sugli avversari proprio nella zona delle Dolomiti del Brenta, uno dei Turnpoint più impegnativi da aggirare, a detta dello stesso Hannes Arch: “Il tratto italiano è stato sicuramente il più difficile di tutto ciò che abbiamo visto nel 2013. Le ampie e profonde vallate non sono state semplici da attraversare in volo, ma restare a terra significava dover scalare a lungo prima di poter tornare in aria”. L’atleta altoatesino ha combattuto “vela a vela” con i rivali francesi fino alla fine del percorso – confermandosi anche in quest’edizione tra i migliori atleti in gara – e distanziando di parecchi km gli avversari dietro di lui. I rimanenti atleti in gara hanno avuto ancora tre giorni di tempo per completare il Red Bull X-Alps, che si è chiusa ufficialmente venerdì 17 luglio alle ore 12.00.
LA GARA:
“O voli, o cammini” !
In sintesi è tutta qui la Red Bull X-Alps, evento biennale di prestigio internazioonale. Oltre 1000 chilometri attraverso sei paesi, tra le montagne più alte d’Europa, dalla storica Salisburgo in Austria fino al Principato di Monaco. Chilometri da consumare volando in parapendio od arrancando a piedi quando non si trovano le condizioni favorevoli per librarsi in cielo con questo entusiasmante mezzo che sfrutta le forze della natura per volare, forse il più ecologico al mondo. Gli atleti volano appesi sotto un’ala di tela, chiusi nel bozzolo dell’imbrago, sotto di loro scorrono valli e montagne, sfilano boschi e rocce. Oppure camminano lungo le vallate, arrampicandosi per sentieri e pareti
rocciose, per vie ferrate, attraverso ghiacciai, cercando uno spazio propizio per spiccare un nuovo volo e poi sfruttare le correnti ascensionali. L’edizione di quest’anno ha visto in gara 33 atleti-piloti in rappresentanza di 18 Paesi. Tra loro anche due donne la tedesca Yvonne Dathe e l’americana Dawn Westrum.
L’ITINERARIO 2015
L’itinerario del 2015 pare sia stato tra i più difficili delle scorse edizioni a partire dai 1038 km, solo una manciata in più rispetto al 2013. Il percorso è astato contrassegnato da precisi punti di svolta, una decina di “boe aeree”, percosì dire, o cancelli terrestri. Le une sono da aggirare in volo, gli altri da attraversare a piedi. Obbligatoriamente. Il primo è stato collocato sul monte Gaisberg, 1287 metri sopra Salisburgo, a cinque chilometri dal via. Ci si arriva lavorando di scarpe e poi via per il cielo. Seguono il ghiacciaio Dachstein, altezza 2995 ed il Kampenwand montagna di 1669 metri evidenziata da una croce alta dodici, vicino al Chiemsee, terzo lago della Germania, detto anche “mare bavarese”, nel cuore delle montagne di quella regione. Poi giù verso sud-ovest a passare lo Zugspitz al confine con l’Austria, 2962 metri, la più alta montagna tedesca. Ancora a sud e si
entra in Italia per raggiungere Cima Tosa, quota 3173, torre rocciosa delle Dolomiti del Brenta. Le vallate ampie e profonde del tratto italiano potrebbero riservare sorprese. Infatti, nel volo libero, cioè il volo in parapendio e deltaplano senza motore, uno degli ostacoli da superare è quello degli attraversamenti di valli e pianure dove il pilota non trova le condizioni favorevoli dei pendii montani per reggersi in aria. Nel caso della Red Bull significa che, se obbligato ad atterrare, dovrà arrampicarsi a lungo prima di scovare un pendio adatto al decollo e proseguire la gara. Un momento difficile è in corrispondenza della sesta “boa” in Svizzera, nel cantone dei Grigioni, il Piz Corvatsch che si innalza fino a 3451 metri nel massiccio del Bernina.
Siamo nei pressi di St. Moritz, quasi a mezza strada, 540 chilometri prima di vedere il mare, ma i piloti hanno ancora da lasciarsi alle spalle il Matterhorn, cioè il nostro Cervino, che svetta a 4478 metri, e poi il Monte Bianco, massima cima d’Europa, 4810 metri, da passare sul versante francese. Nel caso delle “boe aeree” basta entrare in cilindri virtuali, come quello del Cervino, raggio 5,5 km, centro sulla vetta, sviluppo da terra all’infinito. Pertanto non è obbligatorio scavalcare le montagne nel punto più alto, però la quota aiuta il volo ed è sinonimo di sicurezza, nonostante molti credano il contrario. I cancelli a terra, invece, bisogna traguardarli a piedi, camminando anche per pochi metri. Atterri in prossimità del punto prefissato, lo passi, firmi la lavagna e te ne rivai in volo. Camminare poco e volare tanto, perché i modelli più avanzati di parapendio viaggiano a quasi 70 km/h, perché le lancette dell’orologio girano implacabili e gli altri non stanno ad aspettare. Dal Bianco si scende verso Annecy, comune di 52 mila abitanti nell’alta
Savoia, sulla sponda settentrionale dell’omonimo lago, storica culla del parapendio, dove è obbligatorio attraversare un traguardo posto sul decollo del sito di volo di Planfait. Poi l’ultimo tratto, circa 250 km con rotta meridionale, fino alle Alpi Marittime e Peille, piccolo paese arroccato alle spalle della Costa Azzurra, dove il tempo ufficiale si ferma. Mancano solo
due chilometri all’atterraggio, più giusto chiamarlo ammaraggio, su una zattera galleggiante nella baia del piccolo principato. Ultimo giorno utile per raggiungere il traguardo, quest’anno, è stato il 17 luglio. Per monitorare la gara, per esempio verificare il corretto aggiramento dei punti di svolta, l’organizzazione fornisce ai piloti uno strumento integrato, GPS più live tracking, cioè un dispositivo che permette di conoscere in ogni momento la posizione dei volatori e registrare una traccia dei loro percorsi. Grazie a tanta tecnologia, chiunque può seguire la Red Bull X-Alps dal proprio computer ed aumenta la sicurezza: se un pilota ha bisogno d’aiuto, la base sa dove trovarlo.
ROSARIO MESSINA