Una suggestiva immagine del vecchio carcere con la caratteristica scala "a tenaglia"
Gaggi (Me) Un viaggio attraverso l’enogastronomia e le più originali produzioni artigianali della Sicilia orientale. Così si può definire la terza edizione della festa dell’antico borgo di Cavallaro a Gaggi, in provincia di Messina. Svoltasi dal 13 al 15 settembre scorsi, questa festa ha l’obiettivo di animare e far rivivere in particolare la parte antica del comune di Gaggi, laddove sorgeva il Palazzo del marchese di Schiso’. Dalle parole dello stesso primo cittadino Giuseppe Cundari, promotore dell’iniziativa e regista politico di questa manifestazione, nata proprio tre anni fa con la sua amministrazione: “vogliamo portare avanti un discorso teso a valorizzare questa porzione di territorio per il suo grande valore storico e con esso promuovere il patrimonio enogastronomico ed artigianale siciliano perché questa valle, in fondo, rappresenta la Sicilia tutta”.
In effetti, Gaggi, il cui antico nome arabo è Al-Kaligi (il ruscello), è la porta d’ingresso della valle dell’Alcantara e da sempre primo presidio difensivo della valle già con la dominazione degli arabi, che ne diedero appunto il nome. Coi normanni, poi, le linee difensive vennero intensificate e portate più a ovest con il rafforzamento dei presidii difensivi di Motta Camastra e di Francavilla, in un sistema integrato. E insieme ad essi l’istituzione di alcuni luoghi di culto tra cui la Chiesa di Maria Annunziata a Motta Camastra e la Chiesa di San Nicola a Castiglione.
Dopo il periodo medievale, durante la dominazione spagnola, la riedificazione di strutture già esistenti o l’edificazione di nuovi luoghi di culto si legò alla volontà del potere temporale ed infatti nel tardo seicento il Palazzo del potente marchese di Schiso’ Biagio De Spucches Corvaja (i cui membri della famiglia avevano già acquistato la baronia dello stato di Kaggi dal nobile di origini napoletane Giuseppe Barrile) sorgeva in una posizione prospiciente l’intera valle. Qui, insieme a tutto il borgo Cavallaro, nato per opera del marchese, venne edificata nel settecento la Chiesa Madre di Maria Santissima Annunziata, un edificio maestoso alleggerito dalle stupende lesene della facciata e dal campanile, arricchito da timpani e trifogli ai lati e da un delizioso cupolino a bulbo.
​Ulteriore testimonianza del potere politico di questo luogo è data dall’edificazione del Vecchio Carcere, praticamente annesso al Palazzo, una interessante architettura degna di nota caratterizzata da una particolare scala a tenaglia costruita in pietra lavica con interni in eleganti mattoni cotti rossi tipici dello stile romano ed esterni di pregio.
Ed è proprio in questa parte alta del paese, caratterizzata da vicoletti e stradine di impronta arabeggiante, suggestivamente illuminati da candele, che venerdì 13 ha avuto inizio la festa con l’apertura degli stands gastronomici che hanno off erto ai visitatori l’opportunità di degustare diverse prelibatezze e vini “super-bio” a km 0, oltre a vari tipi di conserve tipiche (marmellata di melograni, gelsi, miele, pistacchio, pomodoro, ecc.) presentate da aziende e cooperative locali che trattano anch’esse produzioni a km 0. Tra l’altro, i terreni della valle presentano delle unicità dovute alla mescolanza della terra nera tipica della zona e dei sedimenti limosi rilasciati dal fiume, peculiarità che trasmettono al terreno nutrienti che favoriscono la produzione di gustosi frutti ricchi di minerali e vitamine.
Si è voluto così dar spazio a quel slow food che rappresenta la genuinità e la ricerca di quell’enogastronomia di qualità fine al palato esigente che fa la differenza, grazie al processo di lavorazione artigianale, e che il turista straniero che viene in Sicilia si aspetta di trovare.
Proseguendo ancora per le viuzze battute in pietra lavica e marmo rosa di Taormina abbiamo incontrato altri stands di aziende che hanno proposto varie produzioni artigianali (dalla bigiotteria alle sculture in pietra lavica) tra cui alcune davvero originali come ad esempio ideedicarta.it: una serie di deliziosi oggetti domestici e da cucina creativamente realizzati con carta riciclata rilavorata e ridipinta a formare portabicchieri, portatovaglioli, orologi, vasi e altri oggetti colorati.
Il giorno di chiusura della festa ha visto la preparazione di una torta gigante raffigurante l’Etna, preparata dall’executive chef  Nico Scalora. Tutta la comunità di Gaggi, insieme agli ospiti, è stata chiamata a raccolta per condividerne un pezzo e così sfatare la paura della “muntagna”, come la chiamano da queste parti. Perché in Sicilia il cibo è autentico simbolo di amicizia e condivisione che aiuta a superare torti ed incomprensioni e a suggellare legami inscindibili.
Già, l’Etna appunto, antico, sacro ai greci e superbo forgiatore di questa valle, col suo grande fiume Alcantara ricco di sentieri naturalistici, sacro anch’esso nell’incontro d’amore tra Akes e Galatos, fiume e mare, divenuti poi Aci e Galatea nei racconti di Ovidio. Scrigno di tesori di inconfutabile bellezza, tutto in questa valle è arte, storia e leggenda. Ed è come se questa festa aprisse alle altre nei mesi di settembre e di ottobre. Mojo, Bronte, Motta Camastra, in ordine di tempo. Come se Gaggi, o sarebbe meglio dire Kaggi, dall’alto della sua supremazia temporale, esattamente come accadeva ai tempi del marchese di Schiso’, desse il via alle danze degli altri paesi e dicesse loro: dobbiamo stare insieme perché noi siamo un corpo unico, dal mare di San Marco di Calatabiano alla montagna sacra. Così va letto il passato e così bisogna leggere il futuro. Solo una programmazione fatta di scelte integrate ed unitarie tra i vari comuni della valle, nessuno escluso, potrà portare benefici in termini di turismo e sviluppo economico sostenibile, fondamentale per l’avvenire di questa terra.
Alla fine, in effetti, la manifestazione del borgo Cavallaro lascia nel visitatore il fascino di un’amicizia, di un abbraccio che ti invita a tornare. E, come precisa ancora il sindaco: “stiamo progettando nuove iniziative, anche in seno all’Unione europea, per sviluppare un tipo di turismo culturale e sostenibile legato alla nostra irripetibile storia, alle bellezze del nostro territorio e al valore della nostra enogastronomia, in un’ottica di ampio respiro che coinvolga più soggetti. Noi adesso abbiamo tutto: arte, storia, natura e paesaggi unici ed affascinanti, un’aeroporto a soli quaranta chilometri e ottime strutture ricettive. Solo con delle proposte di qualità questa festa può diventare parte integrante di una strategia tesa a recuperare la nostra storia strettamente connessa con la civiltà europea e a raggiungere questi obiettivi. Il patto di amicizia con le municipalità di Safi (Malta), Mezdra (Bulgaria), Holloko (Ungheria), Padron (Spagna) e Glabusovce (Slovacchia) quest’anno è stato solo il primo passo”.
      Sergio Denaro        Marcello Favazza
Una suggestiva immagine del vecchio carcere con la caratteristica scala  "a tenaglia"
Una suggestiva immagine del vecchio carcere con la caratteristica scala “a tenaglia”
La scalinata illuminata
La scalinata del borgo illuminata con candele
Degustazioni
Una degustazione di vini tipici
Il borgo antico
Il cortile del Palazzo del marchese di Schisò
La torta Etna
La gigantesca torta raffigurante l’Etna
La bellissima chiesa di Maria Santissima Annunziata con un'illuminazione d'atmosfera
La bellissima chiesa di Maria Santissima Annunziata con un’illuminazione d’atmosfera
Cortile e resti del Palazzo del marchese
Cortile e resti del Palazzo del marchese
La torta della seconda edizione
La torta della seconda edizione

Di Dott. Rosario Messina

Email: direttore@siciliafelix.it

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