GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Etna

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Mandanici (Me) -9 premio Roaul Innumerevoli spunti di riflessione ha suscitato la seconda giornata di lavori congressuali a Mandanici . La tavola rotonda ha registrato gli interventi del micropsicoanalista dott. Luigi Baldari che ha posto l’accento sul pensiero scientifico e pensiero mistico tra corpo, anima e Mente. A seguire il pedagogista musicale dott. Nicola Schepis che ha parlato della coscienza e della musica, degli stati della mente nei processi di integrazione psicologica attraverso l’ascolto e l’empatia nei vissuti dell’anima.Interesse ha riscosso la prolusione di Angela Salafia Galatá  pittrice, poetessa e docente di lettere che ha affermato come la nostra epoca ha l’opportunità d’ integrare la comprensione scientifica dell’universo con le più antiche intuizioni sul senso e il destino dell’uomo. Un mutamento nella visione del cosmo richiede una rivoluzione interiore, una conversione del cuore, ove l’ego si apre alla luce del Se, per raggiungere l’armonia, scissa dalla visione cartesiana, tra corpo mente e spirito.A seguire l’antropologa Graziella Milazzo che ha sostenuto come l’influenza dell’astrologia sulle conoscenze e pratiche mediche dell’antichità (soprattutto nel Medioevo e nel Rinascimento) siano tutt’oggi un campo d’indagine poco conosciuto.  Gli antichi, ha aggiunto, consideravano l’essere umano come un microcosmo, la malattia concepita come la rottura di un equilibrio psichico/fisico. In un mondo in cui la cura è sempre più necessità di prevenzione, è plausibile immaginare una medicina che tenga conto degli aspetti emotivi (umorali) dell’uomo contemporaneo. L’uomo ha concluso, della complessità non ha ancora rinunciato all’intima necessità di un approccio meta-fisico e sacro anche con il proprio corpo.Il prof. Sergio Piraro docente di Lingua e Traduzione Francese presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina ha invece analizzato il percorso migratorio nel Canada francofono del secondo dopoguerra, seguendo il quale vengono esplorati i temi della memoria, dell’identità, dell’emigrazione e del nostos. A seguire il contributo del prof. Cesare Natoli docente di Filosofia e Storia presso il Liceo “Emilio Ainis” di Messina che ha affermato come cercare la rigenerazione e la prospettiva positiva in una situazione drammatica come la pandemia e il lockdown è una delle tante follie che per il filosofo francese Bernard-Henri Lévy hanno trovato spazio in questa situazione inedita di crisi. L’inferno non sono gli altri ma sei tu, ha detto, spiega ancora Lévy in Il virus che rende folli, e per questo nell’isolamento e nel distanziamento imposto dall’epidemia che ha colpito il mondo, e non è ancora arrivata alla sua fase finale, non c’è nulla di buono. Un mondo e una fase complessa nella quale, sottolinea il filosofo, ci siamo persi persino in definizioni bizantine, come quella di ”congiunti” o ”affetto stabile” in Italia, autocertificazioni e ricerca del senso più profondo dell’alterità. Un mondo in cui non erano stati fatti calcoli sulle conseguenze di quello che stava accadendo e tantomeno delle decisioni che via via sono state prese. Uno stato confusionale insomma, nel quale ricorda Lévy sono state chiamate in causa anche motivazioni apocalittiche, si è parlato persino di ”un avvertimento della natura’, mentre gli stessi medici con le loro versioni contraddittorie, spiega, hanno mostrato la loro fragilità.

Nella sessione pomeridiana, degni di nota gli interventi del prof. Maurizio Ballistreri docente di   diritto   del   lavoro   nel   Dipartimento   di   Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina che ha affermato come lo storico appello alla “lotta per il diritto” si declina, oggi, come lotta per “i diritti“: e dinanzi ai processi di integrazione globale del mercato e della comunicazione è riemersa la riflessione sui diritti fondamentali nelle democrazie pluraliste, tradizionale oggetto di studio per filosofi del diritto e costituzionalisti. Siamo in presenza, ha aggiunto,  di un progressivo abbandono del Welfare State e dell’intervento pubblico regolatore sul mercato come strumento di redistribuzione della ricchezza (e del potere), elementi costitutivi di quella democrazia sociale” teorizzata nella Costituzione di Weimar, con la promozione solo dei diritti civili, definendo così la disuguaglianza non in termini di classe, ma sulla basse di genere, etnia, orientamento sessuale, disabilità”. Interesse hanno suscitato inoltre gli interventi di Don Rocco Zappia, Roberto Motta, Padre Alessio e del dott. Giuseppe Turiano endocrinologo e Presidente dell’Associazione A. D. A. M. O. che ha posto l’accento sui diritti individuali e sui riti funebri in tempo di Covid che hanno inciso tragicamente sulla coscienza collettiva nazionale .

Consegnato in un clima di grandi emozioni, in una cerimonia presentata sempre dall’avv. Silvana Paratore che ha ricordato la figura del prof. Raoul Di Perri, uomo dal libero pensiero,   il Premio RAOUL DI PERRI 2020 per l’arte, la scienza e la cultura alla prof.ssa Giusy Furnari Luvarà docente di filosofia presso l’Università degli Studi di Messina. A procedere alla consegna il Direttore del Dipartimento di neuroscienze del Policlinico di Messina prof. Giuseppe Vita con il dott. Giuseppe Mento. A Seguire la lectio magistrale della docente Furnari che nel ringraziare per il riconoscimento ricevuto ha in relazione al tema del Congresso, affermato come  la Pandemia ci abbia portato a fare riferimento ad uno spazio temporale che è il nostro. Il Covid 19, ha aggiunto la docente, ha posto sotto i riflettori la vulnerabilita’ e la fragilità dei corpi e della vita cui tutti siamo ugualmente partecipi. 

La foto con i relatori

La foto con i relatori

Lo staff organizzativo

Lo staff organizzativo

La sala del convegno

La sala del convegno

Un artista

Un artista

La sala

La sala

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Cittadinanzattiva

Cittadinanzattiva

Giardini Naxos (Me) – A Giardini Naxos la campagna elettorale, dopo la presentazione ufficiale delle liste, è entrata nel vivo. La prima iniziativa pubblica che ha visto protagonisti i sei candidati è stato un confronto promosso da Cittadinanzattiva nella persona di Agata Polonia coordinatrice dell’assemblea territoriale di cittadinanzattiva di Giardini Naxos-Taormina, nominata di recente Cavaliere OMRI (ordine al merito della Repubblica Italiana). Tutti i sindaci in lista hanno aderito all’invito partecipando al talk show elettorale che si è svolto nella sala consiliare del Comune di Giardini Naxos. All’appuntamento sono intervenuti Sebastiano Cavallaro (Lista “Naxos 2020”); Antonio Veroux (Lista “Ritorna in superficie Giardini Naxos-Veroux Sindaco”), Agatino Salvatore Bosco (Lista “Giardini Naxos Bene Comune”), Lilly Labonia (Lista “Agorà”), Giorgio Stracuzzi (Lista “Giorgio Stracuzzi Sindaco”), Nino Falanga (Lista “Insieme per Giardini Naxos 2.0).

A fare da moderatore è stato il giornalista Domenico Interdonato, presidente regionale dell’ UCSI  (Unione Cattolica Stampa Italiana) che ha formulato ai candidati cinque domande. All’incontro sono intervenuti anche l’avv. Luca Stefano Gangemi e l’avv. Angela Maria Sciglio che hanno affiancato Agata Polonia e Domenico Interdonato. Ogni candidato ha avuto a disposizione per rispondere due minuti cronometrati. L’incontro si è svolto in un clima sereno ed i sei candidati hanno risposto in maniera pacata alle domande del coordinatore.

L’incontro è iniziato con i saluti di rito della Polonia che ha ringraziato i sei candidati per avere accettato l’invito. A seguire un breve intervento di Interdonato che ha spiegato quali sono le attività del sodalizio dicendo: “Cittadinanzattiva  è presente a Giardini e Taormina con una delegazione, molto attiva che cura gli interessi dei cittadini coordinata da Tina Polonia, L’organizzazione nazionale ha oltre quarant’anni di attività ed è stata  fondata nel 1978. Nasce per  promuovere l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni e il sostegno alle persone in condizioni di debolezza.  Cittadini di sana e robusta Costituzione. La missione di Cittadinanzattiva fa riferimento all’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione, proposto proprio da noi e recepito nella riforma costituzionale del 2001. L’articolo 118 riconosce l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale e, sulla base del principio di sussidiarietà, prevede per le istituzioni l’obbligo di favorire i cittadini attivi. La parola d’ordine di Cittadinanzattiva è “perché non accada ad altri”: il ruolo è quello di denunciare carenze, soprusi, inadempienze, e agire per prevenirne il ripetersi mediante il cambiamento della realtà, dei comportamenti, la promozione di nuove politiche, l’applicazione delle leggi e del diritto. Siamo convinti che “fare i cittadini sia il modo migliore di esserlo”, cioè che l’azione dei cittadini consapevoli dei propri poteri e delle proprie responsabilità sia un modo per far crescere la nostra democrazia, tutelare i diritti e promuovere la cura quotidiana dei beni comuni. Cittadinanzattiva si occupa di: Salute, con il Tribunale per i Diritti del Malato e il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC). Politiche dei consumatori e servizi di pubblica utilità, con i Procuratori dei cittadini. Giustizia, con Giustizia per i diritti. Scuola, con la Scuola di cittadinanza attiva. Cittadinanza europea, con Active Citizenship Network. Valutazione della qualità dei servizi dal punto di vista dei cittadini, con l’Agenzia di valutazione civica, e anche, di riforma delle istituzioni, trasparenza delle amministrazioni, lotta alla corruzione e agli sprechi, salute e ambiente, vivibilità e decoro urbano, cittadinanza d’impresa”

Prima di iniziare è stato sorteggiato l’ordine di intervento dei candidati per le risposte. Le domande hanno riguardato varie problematiche e sostanzialmente possono essere cosi’ riassunte: 1) Perché ha deciso di candidarsi?”; 2) “Pensate di cambiare qualcosa nella comunicazione interna ed esterna?”; 3) “Quali strategie per pubblicizzare la città?”; 4) Quali sono gli interventi che ognuno vuole fare per venire incontro alle problematiche delle fasce più deboli ovvero  degli anziani, dei giovani e dei disabili?”; 5 “Come volete risolvere il problema del traffico?”.

A conclusione delle risposte è stato chiesto a ciascuno dei sei candidati un intervento riassuntivo. Nelle risposte ogni candidato ha detto la sua e qual è a suo modo di vedere la soluzione che prospetta per fronteggiare le varie problematiche che penalizzano la città. Su alcuni temi è emersa una visione pressoché simile come la necessità di una politica comprensoriale più incisiva, un miglioramento della viabilità con soluzioni adeguate per i parcheggi e il decongestionamento del centro storico che è causa di tanti disagi soprattutto dal punto di vista sanitario a causa dell’inquinamento acustico ed atmosferico. Un altro argomento sul quale i sei candidati si sono soffermati, la tutela delle fasce più deboli in particolare giovani, anziani e disabili, specie per gli effetti del coronavirus. Un altro tema delicato che è stato affrontato, prioritario per la ripresa economica della città fortemente compromessa dal covid, è il rilancio turistico per il quale ogni candidato ha illustrato le sue strategie.

Volendo sintetizzare gli interventi dei singoli candidati ecco i punti principali che reputano prioritari per il rilancio della città:

 

 

Nino Falanga: Il candidato Falanga ha sottolineato come le problematiche da affrontare sono tante ed in particolare occorre ridisegnare il territorio e migliorare la viabilità e i servizi. Occorre un Piano Regolatore Comprensoriale e realizzare una strada a monte con servizi di bus navetta per decongestionare il traffico. Importante la tutela dell’ambiente.  Prioritari anche le problematiche riguardanti i servizi di igiene e sanità e delle fasce più deboli. Il comprensorio è fondamentale perché si possano programmare infrastrutture comprensoriali ed un pacchetto turistico di ampio respiro.“Questo nostro paese” ha concluso Falanga “ha bisogno di cambiare passo dal punto di vista politico e di progettualità”.

Antonio Veroux: Per il candidato Veroux, la priorità assoluta è rimettere in moto il Comune e ridarlo ai cittadini attraverso un azione amministrativa che prenda possesso delle decisioni, togliendoli  a chi non è deputato a questo. La prima problematica da affrontare è il coinvolgimento di tutti i cittadini che oramai da tempo sono lontani dalle problematiche del paese, soprattutto le categorie commerciali, gli operatori turistici, gli anziani, i giovani, i diversamente abili. Vi sono interi quartieri che hanno perso la speranza e vivono un disagio sociale. E’ necessario che siano consultati  e coinvolti nei processi amministrativi. Non meno importanti sono i problemi che riguardano la sicurezza, il decoro e soprattutto la vivibilità della città primo fra tutti quello della viabilità per la quale, come ha ricordato Veroux nel 1986 si era riusciti ad ottenere dalla Regione la previsione in bilancio di un primo finanziamento per la realizzazione di una strada a monte. “Numerosi cittadini” ha concluso Veroux “ mi hanno chiesto di ritornare a rappresentare la città perché Giardini è all’anno zero. Provo ancora emozione parlando in pubblico e delle problematiche della città – ha continuato il candidato sindaco – e provare emozioni vuol dire essere ancora appassionati ad una causa, e questo mi ha convinto a scendere in campo spendendomi per Giardini Naxos, che  ha una storia millenaria e deve ritornare ad essere una delle principali capitali del turismo mondiale come era un tempo.

Lilly Labonia: Per la candidata Labonia  è fondamentale mettere al centro della politica il cittadino e quindi la comunicazione poiché una assenza di comunicazione allontana il cittadino dalle istituzioni. Occorre dare visibilità a tutte le categorie. Per la candidata è’ importante la messa in sicurezza del territorio  poiché non si può fare turismo senza sicurezza, ma sono altrettanto importanti il decoro e la legalità. Prioritaria rimane comunque la messa in  sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico considerato che il territorio è attraversato da torrenti che rappresentano ancora una minaccia. “Il mio sogno”  ha concluso la Labonia “è una città virtuale, come quella sperimentata in Finlandia nel 2009 dove i cittadini vengono preparati ad affrontare il mondo e sotto questo aspetto vorrei che fosse ripristinato il Baby Consiglio come quello che istituii io quando ero Presidente del Consiglio”.

Giorgio Stracuzzi: Per il candidato Stracuzzi il turismo è la prima priorità ed occorre riallacciare un rapporto con la Provincia Regionale, programmare una politica dei prezzi e accordi con i Tour Operator. Importante la programmazione di eventi culturali, fiere e sagre. Altrettanto prioritaria è la problematica della viabilità specie quella del centro storico che è causa di problemi di salute per l’inquinamento atmosferico ed acustico per i quali è necessaria una strada a monte. Stracuzzi ha poi sottolineato l’importanza di una collaborazione tra  le istituzioni e le aziende locali e l’attivazione di un Centro di assistenza per le persone che hanno bisogno. “Ho voluto candidarmi dopo tantissimi anni” ha concluso Stracuzzi “per mettere la mia persona al servizio dei giardinesi e soddisfare le loro aspirazioni”

Agatino Salvatore Bosco: Il candidato Bosco nell’intervento finale, dopo aver detto che Giardini Naxos deve riappropriarsi della sua identità storica e dopo aver illustrato i capisaldi del suo programma in materia di viabilità, turismo, recupero dei quartieri periferici, ha sottolineato che a causa dell’emergenza del coronavirus le priorità devono essere quelle di grande attenzione verso le fasce più deboli, anziani, disabili, giovani. Riguardo il problema economico che ne è scaturito Bosco ritiene che sarà affrontato dall’aggregazione che rappresenta, con determinazione, attraverso un programma che ritiene prioritario abbattere le distanze tra l’amministrazione e i cittadini. “Io sono vicino ai cittadini e lo sono sempre stato” ha concluso Bosco “ sia da amministratore sia da semplice cittadino, 365 giorni all’anno. Lo faccio con molto orgoglio, passione ed il piacere di farlo. Con questa candidatura abbiamo continuato il progetto elaborato nel 2014 ma purtroppo per tre preferenze non abbiamo governato”.

 

Sebastiano Cavallaro: Il candidato Cavallaro ha sottolineato tra le priorità quello della riprogrammazione del servizio di smaltimento dei rifiuti, la riattivazione dei parcheggi, la cura del verde pubblico. Tante anche per Cavallaro le problematiche da affrontare per risollevare le sorti del paese. Il turismo deve avere una priorità strategica perché è fonte di risorse economiche. A tal proposito occorre fare rete con gli imprenditori locali e del Comprensorio per promuovere strategie comuni. “Il motivo  della mia candidatura è semplice” ha concluso Cavallaro “io sono un imprenditore che fa impresa in un paese ridotto all’osso e quindi ritengo che la gestione della cosa pubblica deve essere una gestione manageriale e non di natura politica.”

 

A conclusione, Agata Polonia ha ringraziato gli intervenuti manifestando commozione per la riuscita dell’evento e sottolineando che Cittadinanzattiva è vicina ai cittadini ed agli amministratori.  

Domenico Interdonato a sua volta dopo aver espresso soddisfazione per la riuscita dell’evento ha detto: “Possiamo ritenerci soddisfatti poiché questo primo esperimento di Cittadinanzattiva in un contesto elettorale di provincia è riuscito abbastanza bene. La nostra associazione che ha 42 anni di attività ed è presente in tutta Italia, deve continuare a svolgere anche questo ruolo di stimolo per la politica per sensibilizzare i nostri amministratori per quanto riguarda i bisogni dei cittadini e, oggi, abbiamo avuto un esempio concreto.” Quindi prima di concludere ha ringraziato i candidati sindaci  sottolineando la galanteria e la serietà con la quale  hanno risposto alle domande. La parola adesso agli elettori.

          ROSARIO MESSINA

Lilly Labonia

Lilly Labonia

Giorgio Stracuzzi

Giorgio Stracuzzi

Nino Falanga

Nino Falanga

Sebastiano Cavallaro

Sebastiano Cavallaro

Antonio Veroux

Antonio Veroux

Agatino Salvatore Bosco

Agatino Salvatore Bosco

Agata Polonia

Agata Polonia

Domenico Interdonato

Domenico Interdonato

Agata Polonia e Domenico Interdonato

Agata Polonia e Domenico Interdonato

Il sorteggio per stabilire l'ordine di intervento dei candidati

Il sorteggio per stabilire l’ordine di intervento dei candidati

La sala consiliare con i candidati

La sala consiliare con i candidati

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I ritmi latini di Roy Paci e dei talentuosi musicisti dei Massimo Minutella & The Lab Orchestra hanno vibrato ieri sera in piazza Maggiore ad Aci Sant’Antonio, in occasione dell’ottava edizione del Premio Carretto Siciliano. Una serata, trasmessa in diretta su Etna Espresso Channel e sulla pagina Facebook del Comune di Aci Sant’Antonio, all’insegna della grande musica ma non solo. Sul palco dell’ormai consolidata manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale santantonese con la direzione artistica di Mario Russo, hanno sfilato artisti, imprenditori e rappresentanti del mondo del giornalismo e dello sport, davanti ad una piazza piena di gente ma distanziata e dotata di mascherine, nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19. “E’ stato un anno particolareha detto il sindaco di Aci Sant’Antonio, Santo CarusoPer questo motivo abbiamo voluto con forza quest’ottava edizione del Premio Carretto Siciliano. Era importante continuare, nonostante il momento. E stasera è bello vedere la nostra piazza gremita di gente, ma allo stesso tempo ordinata e rispettosa delle distanze. Da questo palco sono passate tantissime persone illustri ed è bello far sì che la nostra città, attraverso questa ruota del carretto siciliano, possa diventare un punto di riferimento”. L’amministrazione comunale santantonese ha avviato, con la collaborazione di Mimmo Targia, direttore del museo regionale del Carretto Siciliano Palazzo D’Aumale di Terrasini, presente durante la serata, il percorso per la candidatura ed il riconoscimento del carretto siciliano quale Patrimonio dell’Umanità. “Per noi è importante tramandare questa tradizione del carretto che ormai è diventato l’icona mondiale della sicilianità – ha dichiarato l’assessore al Turismo e allo Spettacolo, Antonio Scuderi – Noi quindi ci teniamo tantissimo. E proprio in questo momento difficile per tutti noi, essere presenti in questa bellissima piazza ci dà la forza e la speranza per andare avanti”.

 A condurre la serata, con i consueti garbo ed ironia, Maurizio Caruso, affiancato da Silvia Bella. Due i santantonesi doc premiati con la caratteristica miniatura di ruota di carretto siciliano su pietra lavica, realizzata e dipinta rispettivamente dai maestri Antonio Patanè e Salvo Nicolosi: l’artista Maria Pia Cristaldi e l’imprenditore Giuseppe Basile. Un altro concittadino, il giovanissimo Luca Di Stefano, cantante dallo straordinario timbro blues, ha ricevuto un riconoscimento per essersi distinto nel noto programma America’s Got Talent. Altri due riconoscimenti sono stati conferiti al ‘danzastorie’ Alosha e all’associazione sportiva Aci Sant’Antonio Calcio, neo promossa in Eccellenza. Ma ad infiammare la piazza è stato l’arrivo di Roy Paci, premiato per la straordinaria e lunga carriera. Il musicista, affiancato da uno scatenato Marco Minutella e dalla Lab Orchestra, ha eseguito storici brani come “Toda joia e toda beleza”, “Augusta”, Beautiful like the sunshine” e “Defendemos la alegria”. A chiudere in bellezza la manifestazione, l’ironia e la sagacia di Enrico Guarneri, tra i più apprezzati attori di teatro, e di Salvo La Rosa, storico conduttore e giornalista. La collaudata e amata coppia del piccolo schermo, acclamata dal pubblico in piazza, si è esibita in alcuni divertenti sketch.

Enrico Guarnieri

Enrico Guarnieri

Salvo La Rosa e Enrico Guarnieri

Salvo La Rosa e Enrico Guarnieri

Roy Paci

Roy Paci

Roy Paci

Roy Paci

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Il logo dell'evento

Il logo dell’evento

Presso il piazzale nord del Parco commerciale Le Zagare in San Giovanni la Punta (CT), 60 tributi dedicati ad artisti italiani e internazionali, veri e propri astri del panorama musicale, si esibiscono dal vivo, davanti al pubblico delle grandi occasioni, al cospetto di una giuria critica e una di esperti. In palio un montepremi complessivo di seimila euro.

RISUONI è un tributo live agli artisti e ai brani che hanno fatto la storia della musica, con l’obiettivo di valorizzare le potenzialità espressive di ottimi musicisti, permettendo loro di costruirsi ulteriori possibilità di affermazione professionale. Sul palco si alterneranno i più svariati generi musicali, dal punk rock dei Ramones al cantautorato ermetico di De Gregori, dal soul di Amy Winehouse al brit pop dei Coldplay, dal grunge dei Nirvana al rap di Salmo… ci sarà come sempre da divertirsi e ne sentiremo delle belle.

L’appuntamento è fissato per le ore 21:00 di giovedì 17 settembre al gala d’apertura del Contest ideato e prodotto da primaMusica, presso il Parco commerciale Le Zagare in San Giovanni la Punta (CT). Padrone di casa il gentleman della conduzione televisiva siciliana Ruggero Sardo, special guest Renny Zapato & Bluesacci e i Collettivo Kom capitanati da Umberto Bonasera. Dal 17 al 27 settembre on air su Radio Etna Espresso con Roberta Mangiafico e la sua “Viva la vida!”.

«La prima volta che partecipai a Risuoni» ricorda Renny Zapato «feci un mio personale tributo a un grande pioniere degli anni ‘50 dal nome Johnny Cash. A distanza di due anni, sono ospite di questa bellissima manifestazione che dà grande visibilità a tantissime band giovanili che impersonano i loro beniamini… Come dicevano i Blues Brothers, la mia è una missione. Non per Dio ma per il sacro mondo del rock’n’roll. E, fino a quando avrò la grinta, la forza e la voce, canterò, salterò e suderò su quel palco. Parola di Renny Zapato & Bluesacci.»

 «La musica è uno degli elementi essenziali, come l’acqua.» dichiara Umberto Bonasera, al comando del Collettivo Kom «Non ha bisogno di condizioni ideali, è musica. Qualunque essa sia… Manifestazioni come Risuoni danno una grande opportunità: sentirsi quel famoso artista sul palco ma rimanere sé stessi. È una sensazione che pochi riescono a provare.»

 Dal 18 al 23 settembre, sei giornate dedicate alle eliminatorie; il 24, 25 e 26 le tre semifinali; il 27 settembre la finalissima, in cui verrà incoronata la tribute band vincitrice di RISUONI 2020. Si ricorda inoltre che, nel pieno rispetto delle norme anticovid in vigore, sarà consentita la fruizione del pubblico in piena sicurezza consentendo agli utenti di poter assistere a tutti gli spettacoli in totale tranquillità. Inizio ore 21:00. Ticket di 3 euro per le eliminatorie, 5 euro per le semifinali. Media partner di RISUONI 2020, l’official tribute band contest più importante d’Italia: Musica Intorno, Radio Etna Espresso, Radio Studio Centrale, Video Mediterraneo, WebMarte TV.

Ruggero Sardo

Ruggero Sardo

Roberta Mangiafico

Roberta Mangiafico

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Giardini Naxos (Me) – Cittadinanzattiva incontra i candidati sindaci del Comune di Giardini Naxos, appuntamento sabato 12 settembre alle ore 10 presso la sala consiliare, con l’ideatrice e coordinatrice dell’iniziativa la dott.ssa Tina Polonia e il moderatore dott. Domenico Interdonato. Hanno garantito la loro presenza tutti i sei candidati a sindaco: Agatino Salvatore Bosco, Sebastiano Cavallaro, Antonino Falanga,  Lilly Labonia,  Giorgio Stracuzzi e Antonio Veroux.  insieme  risponderanno alle domande del moderatore, seguendo un sorteggio iniziale, che deciderà l’ordine delle risposte. Cittadinanzattiva è presente a Giardini e Taormina con una delegazione, molto attiva che cura gli interessi dei cittadini. L’organizzazione nazionale ha oltre quarant’anni di attività ed è stata  fondata nel 1978, nasce per  promuovere l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni e il sostegno alle persone in condizioni di debolezza.  Cittadini di sana e robusta Costituzione La missione di Cittadinanzattiva fa riferimento all’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione, proposto proprio da noi e recepito nella riforma costituzionale del 2001. L’articolo 118 riconosce l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale e, sulla base del principio di sussidiarietà, prevede per le istituzioni l’obbligo di favorire i cittadini attivi. La parola d’ordine di Cittadinanzattiva è “perché non accada ad altri”: il ruolo è quello di denunciare carenze, soprusi, inadempienze, e agire per prevenirne il ripetersi mediante il cambiamento della realtà, dei comportamenti, la promozione di nuove politiche, l’applicazione delle leggi e del diritto. Siamo convinti che “fare i cittadini sia il modo migliore di esserlo”, cioè che l’azione dei cittadini consapevoli dei propri poteri e delle proprie responsabilità sia un modo per far crescere la nostra democrazia, tutelare i diritti e promuovere la cura quotidiana dei beni comuni.

Cittadinanzattiva si occupa di: Salute, con il Tribunale per i Diritti del Malato e il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC). Politiche dei consumatori e servizi di pubblica utilità, con i Procuratori dei cittadini. Giustizia, con Giustizia per i diritti. Scuola, con la Scuola di cittadinanza attiva. Cittadinanza europea, con Active Citizenship Network. Valutazione della qualità dei servizi dal punto di vista dei cittadini, con l’Agenzia di valutazione civica, e anche, di riforma delle istituzioni, trasparenza delle amministrazioni, lotta alla corruzione e agli sprechi, salute e ambiente, vivibilità e decoro urbano, cittadinanza d’impresa.

Il Presidente UCSI Sicilia Domenico Interdonato

Il giornalista dott. Domenico Interdonato

La cerimonia di consegna del titolo alla dott-ssa Agata Polonia

La dott-ssa Agata Polonia nominata di recente Cavaliere OMRI

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A cura del prof. Carlo Ruta

Contemporaneità e storia

Di recente si sono avute numerose prese di posizion0ato poi in quella che Norberto Bobbio ha definito l’età dei diritti, travagliata tuttavia dal confronto geopolitico tra liberaldemocrazie e il mondo socialista, da polarizzazioni ideologiche e rinnovate tensioni sociali, percorsa infine da fenomenologie non meno condizionanti: dai soprassalti globali del neoliberismo agli exploit della telematica. Ne è derivato allora, ed è storia degli ultimi decenni, un quadro complessivo ondivago, di luci e ombre, che hanno avuto e continuano ad avere riflessi sostanziali, diretti e indiretti, sul mondo degli studi.

Nel tracciato delle esperienze del secondo Novecento, entro cui si collocano ricerche di spessore paradigmatico come quelle di Fernand Braudel e Philippe Ariès, si sono intensificati gli scambi interdisciplinari, per quanto forti siano rimasti i richiami dello specialismo più formale e caparbio. Il dibattito, resosi maggiormente fluido, ha prodotto una storia arricchita, per metodologie e contenuti, che è riuscita a investigare con cura speciale il terreno delle culture, e delle mentalità in particolare. Lo scandaglio delle epoche umane non è immune tuttavia, per la posizione che occupa, da influenze in grado di pregiudicarne anche i risultati, l’autonomia e il rigore metodologico. E tanto più i rischi sono manifesti in questi tempi, a causa di un clima che, per l’aumento delle disuguaglianze, la precarietà degli equilibri internazionali e la crescita del fenomeno immigratorio dalle aree disagiate a quelle più ricche, a livello globale va deteriorandosi, sui piani anche delle risorse civili, dei diritti e, per forza di cose, delle condotte razionali.

Mentre si aggiornano in maniera più o meno dichiarata i punti di vista eurocentrici e le sicumere universaliste di un «primo mondo» che non smette di riconoscere se stesso come il presidio per antonomasia dei «valori ultimi», si alimentano infatti, in numerose parti del Globo, le chiusure iper-identitarie, il rifiuto quindi delle multiculturalità e il pregiudizio etnico. Si tratta, a ben vedere, di fenomeni implosivi e dissociativi, che si generano nel vivo delle società e delle culture in maniera quasi inerziale, anche in paesi che lungo il Novecento hanno elaborato in maniera matura e relativamente aperta il «trauma» della decolonizzazione. Con l’ausilio di ideologie su misura, avanzano in definitiva logiche di risentimento e paura, che portano ancora a concepire il portatore di differenze come antagonista e, si potrebbe dire, come «ladro di risorse». Nell’ordine reale delle cose, sembrano finire fuori campo allora le prefigurazioni più feconde del secondo Novecento, come i paradigmi della coesione internazionale pensati da Hans Kelsen, i tracciati della «società aperta» di Karl Popper e, più ancora forse, i moniti egualitari delle antropologie più brillanti, come quella del Claude Lévi-Strauss di Razze e storia.

Situazioni di crisi si manifestano, contestualmente, nel sistema delle rappresentanze e in altri gangli delle democrazie liberali, da cui tendono ad emergere nuove ibridazioni, difficili da interpretare. Il mondo della comunicazione, sempre più condizionato dal digitale e dai social, produce inoltre fenomenologie di vario segno, con effetti ancora contraddittori, di orizzontalità attive da un lato, che nei primi anni di questo secolo hanno fatto immaginare una crescita delle buone pratiche di democrazia, e di condotte manipolatorie dall’altro, che rischiano di disorientare le opinioni pubbliche, ostacolandone il travaglio critico, con l’esito anche di rendere più difficili i percorsi conoscitivi, attraverso la fabbricazione del falso. In questo orizzonte problematico, che si alimenta di radicalismi di ogni livello, la ricerca storica è investita allora da responsabilità importanti, con ricadute possibili anche di ordine civile.

 

Scenari che mutano

Chi opera oggi nel campo delle scienze sociali, da qualsiasi prospettiva, storica, sociologica, antropologica e così via, ha davanti a sé strade diverse. Può arroccarsi nello specialismo isolazionistico o aprirsi utilmente alle sollecitazioni, può alzare la guardia o rilanciare, autolimitarsi o progredire, oscurare un paesaggio umano o illuminarlo. Può indugiare in definitiva sulla difensiva o porsi all’altezza delle difficoltà che travagliano i paesi, operando, se lo si vuole, in maniera emblematica. Può essere ancora istruttivo, al riguardo, il dato del primo Novecento, quando la Nouvelle histoire si ritrovò a coesistere con le implosioni nichilistiche e belliciste del tempo, bilanciandole in qualche misura, oggettivamente, come un utile anticorpo. Ciò non avveniva attraverso una dialettica frontale, più o meno accentuata in senso ideologico, ma, soprattutto, per mezzo di una erogazione in profondità, sfaccettata e innovatrice, in grado, già con il solo esserci, di puntellare in quell’Europa crepuscolare il senso delle cose e di porre la conoscenza storica come presidio della razionalità. Si trattava in fondo di una ricerca schiva, che in quei frangenti maturava con discrezione in alcuni circoli universitari della Francia, ma vigorosamente attiva e feconda.

Lo studioso di questo tempo è importante che faccia i conti con quelle esperienze conoscitive e quel contatto con le cose ma deve confrontarsi con un presente che propone scenari e prospettive di ricerca differenti. Tra le scienze sociali, la storia è forse quella che oggi più viene sottoposta a critiche demolitrici, non soltanto dalla prospettiva dell’utilità didattica. Secondo i nuovi detrattori della disciplina, le vicende umane sono troppo eterogenee, vaghe e divergenti per essere trattate e spiegate con metodi di ricerca credibili. Ed è ben chiaro che in questo modo, agli sforzi di studio sostenuti nell’ultimo secolo, e ai traguardi raggiunti, si finisce per opporre, oltre che le cortine dello scientismo, il nichilismo, il vuoto unidimensionale, ideologico, che tende di fatto a delegittimare saperi stratificati e a sollecitare, dal versante degli studi, le implosioni del presente. Riaffiora, in sostanza, con nuove modalità, il timore della storia, proprio quando questa disciplina per una serie di circostanze, esterne e interne, appare nelle condizioni di accelerare il passo e produrre nuove rotture paradigmatiche. Oggi essa può disporre infatti di risorse inedite, offerte anche dai progressi impetuosi di alcuni campi tecnologici e delle scienze naturali, che stanno rivoluzionando, tra l’altro, discipline contigue come quelle archeologiche.

Nel panorama delle scienze, l’archeologia si colloca in una sorta di frontiera, che per tanti aspetti ha forgiato i suoi modi operativi e il suo carattere, anch’esso pluralistico. In alcuni contesti, come quello della New archeology, nota altrimenti come archeologia processuale, la disciplina è riconosciuta come contigua alle scienze naturali. La relazione si fa oggettiva del resto e diventa organica con l’archeometria, concentrata soprattutto sull’analisi di laboratorio, chimica, fisica e biologica dei reperti e degli ambienti naturali di provenienza. Il quadro si presenta però più ampio e sfaccettato. La ricerca archeologica, anche dalla prospettiva paletnologica, che indaga le età preistoriche, ha registrato dal secondo dopoguerra significativi momenti di crescita, derivanti appunto dall’innovazione tecnologica. I più recenti dispositivi della subacquea, le telecamere lidar, i sonar, i magnetometri e i radar per il telerilevamento, le foto satellitari, le tecniche 3D, le tomografie computerizzate e i nuovi ritrovati per la datazione dei reperti stanno mutando infatti radicalmente l’orizzonte degli studi. Se utilizzati con criterio e organicità, questi progressi possono incidere allora in maniera significativa sull’indagine pluridirezionale delle epoche umane. In sostanza, più utilmente che in passato, l’archeologia è in grado di occupare una posizione mediana, sul piano operazionale almeno, tra la disciplina storica e le scienze naturali. Essa rimane tuttavia una scienza sociale, e su questo terreno si trova ad articolare i suoi contatti più impegnativi con la storia, mentre quest’ultima è nelle condizioni e ha l’opportunità, appunto, di rimescolare le carte e di riconsiderare, tra l’altro, il problema delle fonti, che solo in parte nell’età delle semiotiche possono risolversi nei tragitti della scrittura, dai primi pittogrammi all’alfabeto.

 

Superando il confine

Come scienza sociale, la storia non ha il compito di giudicare, assolvere o condannare. Essa ha l’onere di restituire senso ai fatti umani, illuminandoli, incalzandoli, esplicitandoli, attraverso il documento e il manufatto, l’oggettività naturale e le immaterialità resistenti, le culture e il loro correlarsi dialettico. Storici di grande acutezza, come Karl Lamprecht e Henri Pirenne, molto stimati dagli annalisti, soprattutto di prima generazione, adoperavano un concetto «compromettente» per definire un loro approccio alla ricerca. Essi parlavano di una storia totale, per rimarcare i modi d’essere di un’attività scientifica indiscreta, attiva su vasti orizzonti e aperta ad ogni contaminazione utile. Tutto questo, mentre evoca una stagione di scommesse, riesce a fornire allora spunti produttivi al presente. Per ridare senso alle cose e aiutare così le società a rendersi conto e a riorientarsi è necessario, evidentemente, liberare il campo da scorie, chiusure, polarizzazioni vacue e schemi ideologici in grado di deprimere l’esercizio della ricerca. Ed è quel che le storiografie più avvertite, da varie posizioni, si propongono di fare da decenni, in sintonia con gli ambiti più maturi di altre scienze sociali. Il Novecento, in questo senso, ha costituito una grande fucina, ha forgiato strumenti e incubato risorse conoscitive. Ma le fratture di questa tarda modernità sollecitano ad accelerare e cambiare passo. Ciò potrebbe essere allora la scommessa di oggi.

La ricerca del secolo scorso, impugnando il «primato» della storia politico-militare e, per dirla con gli annalisti, della narrazione événementielle, concentrata di massima su attori di rango, eventi memorabili e rigide scansioni cronologiche, ha scoperto la pluralità dei campi, inoltrandosi con impeto in territori prima trascurati, dall’economico al sacrale, dalla vita quotidiana alle mentalità, dalle tecniche al lavoro, dai sentimenti alle differenze di genere. L’ultimo Novecento ha espresso poi altri modelli, come quello di una storia globale che, solo in minima parte sul tracciato braudeliano della longue durée, si è snodata dagli anni settanta con esiti anche fecondi, che hanno portato, tra l’altro, ad una ridiscussione ad ampio raggio dei modelli eurocentrici ed occidentalisti. Con uno sguardo orientato alle fenomenologie economico-finanziarie del mondo contemporaneo, sono stati riconsiderati infatti i rapporti tra il globale e il territoriale, il Nord e il Sud, il Ponente e il Levante, che nelle opere di Immanuel Wallerstein, ad esempio, vengono ricomposti nel paradigma unificante del sistema-mondo. Ma la storia può aspirare a portarsi lungo regioni, fisiche e immateriali, più impervie e sfumate, dove diventa inevitabile il confronto con tutto ciò che, dotato di un flusso, di un moto intrinseco, sfugge a rappresentazioni univoche e cristallizzate. Può essere conferito allora altro peso a elementi di «disturbo» come il trasversale, l’ambiguo, il tortuoso, l’instabile, l’imprevedibile, il contraddittorio, l’indeterminato e l’inopportuno, che pure hanno esercitato influenze decisive sulla formazione delle epoche, sui processi di civilizzazione e perfino sulle articolazioni della razionalità umana.

In un orizzonte epocale come quello odierno, che rivendica in maniera compulsiva il massimo di agiatezza e di comfort, e che mostra tuttavia segni di affaticamento, la storia può aiutare a restituire delle logiche e un senso a quel che viene percepito come estraneo e fuori campo. Può aiutare inoltre a frequentare in maniera empatica le complessità delle cose e a orizzontarsi meglio lungo le tre prospettive che reggono, avvolgendola, l’esperienza umana: il contatto con la natura, il confronto con il mondo sociale e il rapporto con la storia, che, come dimensione del passato, in ogni persona è costume, memoria, lingua, background culturale, senso e misura del tempo, in definitiva, percezione orientata del . Se la mission più conseguente e alta della ricerca storica è allora quella di contribuire ai processi di autoanalisi delle società, attraverso prese d’atto, scoperte e atti di coscienza, si può immaginare un ripensamento emblematico e consapevole, un «patto» tra la ricerca storica e le società umane in cui siano soddisfatte determinate condizioni.

Non sempre, a ben vedere, la storia si ritrova al servizio del vincitore, come vuole un motto corrente. Essa può sostenere un ceto resistente, come si avverte, ad esempio, nella narrazione moralistica di Publio Cornelio Tacito. A volte si trova a sostenere le ragioni di un mutamento possibile, di un progresso o di un regresso, retto da attori più o meno presenti o mimetici. È naturale allora che lo studioso, in possesso di fonti, debba impiegare una discreta parte del tempo disponibile a correggere, porre in discussione, confutare tradizioni e narrazioni che grondano inevitabilmente di falsi, inverosimiglianze, artifici narrativi, interpolazioni e fraintendimenti. Ma la ricerca ha l’onere di confrontarsi con un orizzonte più ampio di sostanze resistenti: strati e sostrati fisici, accumuli dell’immaginario, strutture linguistiche, tradizioni sacrali, percorsi tecnologici, costumi, manualità e altro ancora. È opportuno allora che attraverso questo contatto polimorfo con le cose si manifestino nuovi propositi.

Potrebbe risultare fecondo intanto un confronto progressivo con le fenomenologie del pregiudizio che, declinato variamente, in senso etnico, culturale, religioso, politico, di genere, di ceto, di specie e altro ancora, attraversa le società umane. Riprendendo, in qualche misura, il filo intuitivo di autori come Walter Lippmann e, soprattutto, di Hannah Arendt che si concentrò sul totalitarismo e l’antisemitismo, la ricerca storica potrebbe assumersi il compito, fino ad oggi largamente eluso dalle scienze sociali, di spiegare il quando, il come e il perché il sospetto verso il differente, il distante e l’«alterità» possa tradursi in un pericoloso bisogno comune, conclamato e stratificato. Di concerto con l’antropologia, la psicologia, la sociologia e l’economia, essa potrebbe indagarne inoltre le condizioni per possibili movimenti inversi: dall’impulso a chiudersi all’esigenza di aprirsi. Si tratta di uno spunto evidentemente, lungo linee di raccordo, appunto, tra le ragioni scientifico-disciplinari, che potrebbero uscirne arricchite, e i bisogni di crescita civile. Operazioni del genere sono possibili tuttavia a determinate condizioni.

Una storia che sia a misura dei tempi è importante che si «sporchi le mani», che impari, dagli archeologi ad esempio, l’attitudine a cavare terra dal suolo, con pazienza, alla ricerca di strati più profondi di quel che già si conosce e alla scoperta di quel che non si conosce ancora e che è tuttavia ipotizzabile, immaginabile o «deducibile» attraverso lo studio di termini noti. Occorre una storia prudente ma audace, che si confronti senza remore con l’incerto, che dia quindi consistenza e conferisca un ruolo strategico al dubbio, allo stesso modo in cui l’epistemologia, con Karl Popper, ha conferito uno status scientifico al falsificabile. Nell’età in cui le scienze naturali, passate attraverso esperienze come quelle di Planck, Bohr e Heisenberg, potenziano il paradigma probabilistico, appare curiosa una ricerca storica che indugi troppo su schemi inarticolati, tassonomie perfette e linee ortogonali tracciate a tavolino. Occorre rendere disponibili e utilizzare, di preferenza, altri strumenti, a misura dei problemi. E l’oggetto storico, sfuggente già di suo, suggerisce, tanto più quando si è davanti a fenomenologie di forte indeterminazione, modelli decisamente duttili, che meglio possano aiutare a registrarne l’onda, il respiro epocale e le mobilità.

Negli attuali orizzonti, la storia ha bisogno in realtà di smarrirsi per ritrovarsi, di frequentare, a ritroso, strade impervie che diano però l’opportunità di riflettere con carichi di consapevolezze più spendibili e condivisibili, anche in termini di socialità attiva: tanto più quando è la stessa vicenda umana, con le sue problematicità, a richiedere una maggiore erogazione. La mobilità sfuggente dell’oggetto storico evoca poi una ulteriore mobilità, quella del punto di vista, che costituisce una buona risorsa per far progredire la conoscenza e arginare il pregiudizio. La mobilità dello sguardo, che fornisce all’osservatore una visione differenziata dell’oggetto, può aiutare lo storico a riconoscere meglio i territori non fisici, a proiettarsi nei contesti di mentalità lontane e a interagire perciò con razionalità differenti, che l’Occidente, ad esempio, stenta ancora oggi a riconoscere, se non sommariamente.

 

Saperi e incontri

La storia non ha bisogno di teorie che spieghino la vicenda umana nella sua totalità e come totalità, facendone il «regno dei fini». Visioni del genere restano supponenti oltre che, come rilevava Popper, ascientifiche. In realtà, se vuole mantenere una funzione ed esercitare un’influenza utile, la storia non può distaccarsi dai suoi compiti di disciplina delle complessità e delle cause. E nel Novecento, dalle prime stagioni delle Annales, questo impegno è stato esercitato appunto con slanci pionieristici. Essa ha imparato a muoversi infatti fuori dai propri confini, dove si è incrociata tra l’altro con l’antropologia, che, per quanto non priva di remore ideologiche e di aree di subalternità, sin dalla seconda metà del XIX secolo ha conferito spessore globale agli studi su alcuni campi, come quelli delle culture e dell’organizzazione sociale. Ma è importante che oggi si proceda oltre e si cerchi di ridurre lo iato che, malgrado le mediazioni già esistenti, di cui si diceva prima, persiste negli ambiti scientifici. Si potrebbe cominciare a ripensare, in particolare, le relazioni possibili e preferibili tra la razionalità dei saperi storici, in senso lato, e quella delle scienze naturali.

Se, come si è detto, i tempi attuali suggeriscono un patto plausibile tra società e storia, si potrebbe concepire, ancora utilmente, un nuovo «contratto», tra le scienze della natura e quelle sociali. Le differenze rimangono significative, poiché le prime non hanno per oggetto l’uomo storico in continua modificazione, che è invece oggetto delle scienze sociali, mentre in queste ultime non esiste tra l’osservatore e l’oggetto osservato quel distacco che, in via generale, è consueto nelle scienze naturali. Nel mondo attuale, dove gli interessi dei sistemi rischiano di sopraffare istanze e bisogni umani essenziali, un dialogo serrato e crescente tra le scienze potrebbe risultare tuttavia emblematico. Ma se la storia, come altre discipline affini, ha buone ragioni per continuare a portarsi «fuori le mura», dall’altro versante la situazione sembra più problematica. Perché le scienze naturali, concentrate sulle loro osservazioni, i lori principî e il rigore delle loro dimostrazioni, dovrebbero «scendere a patti» con le scienze sociali, e nello specifico con la disciplina storica? È un po’ il quesito di fondo, la cui risposta, nei termini di un apologo, potrebbe essere riposta, in qualche modo, nel Diogene della tradizione antica, con la sua lanterna accesa, che usava, a suo dire, per cercare l’uomo.

I saperi storici possono aiutare in realtà le scienze naturali a non perdere di vista l’uomo, appunto, ossia la dimensione del sociale, della sostenibilità, del tempo civile, che costituiscono la condizione di base per qualsiasi progetto, anche scientifico. Per gli studiosi della natura e delle discipline logico-matematiche la storia può costituire allora una utile sponda orientativa, di tipo anche morale. Si dirà che già la poesia, la prosa letteraria, la musica, il cinema, il teatro e tutte le altre arti assolvono un tale compito, ma, diversamente da tali espressioni della creatività umana, la storia condivide con le altre discipline sociali e con le scienze naturali la ricerca delle cause, un accostamento alle cose e, ancora, delle logiche di fondo che possono convergere su un coeso orizzonte di scambi e interazioni, senza pregiudizio per le diversità e l’autonomia dei saperi.

In definitiva, possono crearsi i presupposti per nuove sintonie, mentre la storia, che da un clima più aperto trarrebbe di certo dei benefici, ha buone ragioni per progredire verso nuove esperienze paradigmatiche: dubitante ma audace, dotata di un timbro proprio ma eccedente, duttile ma resistente, istruttiva e, davanti ai fattori di crisi che colpiscono questa contemporaneità, capace di sostenere da posizioni di prima fila i processi di riequilibrio culturale.

 

Si può partecipare alla discussione indirizzando a: istitutosapere@gmail.com – tel. 347.4862409.

Il Prof. Carlo Ruta

Il Prof. Carlo Ruta

 

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Taormina – Annunciati dal presidente di TAOMODA, Agata Patrizia Saccone, i Tao Awards dell’edizione 2020: per la moda, Tao Award Excellence ad Antonio Marras, per l’haute couture ad Antonio Grimaldi, per il pret-a-porter a Federica Tosi e un riconoscimento speciale alla stilista Bav Tailor inserita nel progetto #TogetherForTomorrow di Camera Moda Fashion Trust; per il giornalismo, Tao Award Excellence alla Direttrice di GRAZIA International Network Carla Vanni e Tao Award anche alla firma de “Il Giornale” Daniela Fedi; per l’Innovazione ad Oscar di Montigny; per il design all’architetto Mario Trimarchi; per la categoria attori premiato Fabio Fulco; per la musica il giovane talento Jacopo Mastrangelo che con la sua chitarra ha accompagnato in note la quotidianità del lockdown dalla terrazza di piazza Navona, a Roma.

La notte dei Tao Awards sarà sabato 12 settembre 2020, alle ore 21.00, al Teatro Antico di Taormina, Gala presentato dalla giornalista de La7 Cinzia Malvini.

“E’ un momento storico assai difficile, in cui bisogna andare avanti con coraggio e intelligenza, senza alcuna supponenza ma al contrario tendendo la mano con spirito di aggregazione” – afferma Agata Patrizia Saccone, Presidente di Taomoda- “Avremmo potuto decidere di saltare l’edizione in programma, quest’anno slittata da luglio a settembre, ma abbiamo scelto di fronteggiare le difficoltà con l’auspicio di un ritorno in tempi brevi alla serenità minata dalla pandemia”.

La TAOMODA Week, giunta alla sua XXI edizione, rassegna internazionale tra i Grandi Eventi della Regione Siciliana -con il supporto dell’Assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacoli, dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive, dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali, dell’Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale – si terrà quest’anno dal 10 al 18 settembre 2020 a Taormina. Patrocinata, tra gli altri, dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e dal Comune di Taormina, da quest’anno, è stata inserita dal Comune di Venezia nel calendario “Città in Festa”.

“Taormina e la Sicilia si identificano anche con Taomoda, inserita tra i Grandi Eventi della Regione Siciliana perché rappresenta certamente una delle più importanti e più belle manifestazioni legate a un settore tanto strategico quanto fondamentale sia per l’Italia, ma direi anche per la Sicilia, che fa del “made in Italy” una garanzia nel mondo” - dice l’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina-. “L’organizzazione, nonostante l’emergenza sanitaria, non ha mollato e ha scelto di spostare l’evento da luglio a settembre. Una scommessa che è già vinta, perché l’edizione di quest’anno rappresenta una ripartenza per tutti, anche per il comparto della moda che, come altri, ha sofferto il lockdown durato mesi e in questo senso come governo Musumeci abbiamo cercato di venire incontro alle richieste di tutte le categorie, sempre nel rispetto della salute pubblica”. 

Sostenibilità e valorizzazione del made in Italy sono filo conduttore della kermesse. Tra le novità, quest’anno, una sezione interamente dedicata al Made in Sicily, con la Taomoda Sicily, realizzata in collaborazione con l’Assessorato regionale alle Attività Produttive, un’exhibition nello storico Palazzo Ciampoli di Taormina che sarà esclusiva vetrina per i brand isolani eccellenze dell’isola. Nell’occasione si terrà a battesimo il Mythos Fashion Districts Sicilia, Distretto della Moda in Sicilia. Straordinaria e inedita mostra, sempre a Palazzo Ciampoli, quella del celebre artista Arturo Delle Donne sui giorni del lockdown dal titolo “The familar unknonw”. Un percorso allinsegna della continuità tra Taomoda e il design con la mostra dedicata, introdotta dal convegno Just Design, in collaborazione con l’Ordine e Fondazione Architetti. Le mostre di Palazzo Ciampoli saranno inaugurate venerdì 11 settembre alle ore 20.30 alla presenza, tra gli altri, del direttore del Parco Archeologico di Naxos Gabriella Tigano.

Taomoda sarà anche incipit del progetto sociale “DONNA…we are with you”.

FOTO DEI RELATORI

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MessinaSi è svolta presso la sede del Centro Camelot, alla Cittadella Sanitaria, la conferenza di presentazione della decima edizione del Congresso Multidisciplinare promosso dall’Osservatorio di Antropologia evoluzionistica e cognitiva Archetipi e Territorio, presieduto dal dott. Giuseppe Mento. Tema scelto quest’anno : ““IL CORPO, LA MENTE E L’ANIMA. AI CONFINI DELL’UMANO SULLE TRACCE DEL SACRO” . TEMPI DI PANDEMIA”-  

Ad illustrare il programma della tre giorni di lavori congressuali, l’avv. Silvana Paratore che presenterà la Cerimonia Inaugurale del Congresso che si svolgerà giorno 11 settembre ore 17:30 al Museo etnoantropologico S. Salvatore di Mandanici. Ben 45 i relatori appartenenti a diverse aree disciplinari che si confronteranno sul tema oggetto del convegno . A far da cornice ai contributi degli insigni docenti, vari momenti artistici come la prima sera,  la libera interpretazione dell’Odissea in Telemaco prigioniero: uno spettacolo di recitazione, danza e canto curato dal regista messinese, attore drammaturgo Eros Salonia che nel corso della conferenza stampa ha esternato le note di intenzione del suo lavoro artistico. Nella seconda serata Apocalisse- Risvegli a cura dell’artista filosofa Angela Salafia e del musicista Vittorio Carini.

A porgere i saluti, in conferenza stampa, il dott. Matteo Allone, psichiatra e Direttore del Centro Camelot Messina e del Centauro Onlus che ha sottolineato il senso di comunità che gli incontri residenziali di Mandanici sono in grado di creare in armonia ed allegria. A seguire è intervenuto il dott. Marco Xerra direttore del modulo dipartimentale Messina Nord che ha portato i saluti del dott. Gaspare Motta e ha sottolineato la valenza di eventi simili che mettono a confronto cultori di diverse discipline in una società che soffre di un grave problema di dissonanza cognitiva. Soddisfazione per il programma dei lavori  concepito con cura dei dettagli, è stata espressa dal dott. Giuseppe Mento, Neurologo del Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico Universitario di Messina, ideatore del Congresso multidisciplinare di Mandanici che ha sostenuto la scelta di dedicarsi in questa edizione ad un tema di forte attualità che vuole segnare una rinascita profonda del corpo, della mente e dell’anima.

Luogo dell’anima e del corpo in cui regna la cultura dell’accoglienza è Mandanici che ospiterà il congresso, ha sostenuto il Sindaco dott. Giuseppe Briguglio ribadendo la piena disponibilità del Comune che come ogni anno patrocinia e si impegna in prima linea per il buon esito del Congresso multidisciplinare. Una forte responsabilità ha assunto l’amministrazione tutta di Mandanici, ha aggiunto l‘assessore alla cultura Avv. Anna Misiti, nell’aver voluto rendere possibile la decima edizione del congresso promosso dall’Osservatorio di Antropologia Evoluzionistica e cognitiva Archetipi e territorio. Incisivo il monito al rispetto delle norme anticovid per quanti saranno presenti alla tre giorni di lavori congressuali. Sottolineata l’importanza di un momento dedicato alla riscoperta paesaggistica ed architettonica di Mandanici in cui sarà consentito ai relatori congressuali ed a tutti i partecipanti all’evento di conoscere le vie caratteristiche, i monumenti e le chiese di Mandanici.

Presente alla conferenza stampa la prof.ssa Giusy Furnari Luvarà docente di Storia della Filosofia dell’Università degli Studi di Messina , a cui sarà consegnato il Premio Raoul Di Perri 2020 per la scienza, l’arte e la cultura nel corso di una cerimonia che si svolgerà nel pomeriggio di sabato 12 settembre. Cenni sulla relazione che cureranno nella tre giorni di eventi sono stati esposti dal prof. Marcello Aragona psiconcologo relatore di una delle tavole rotonde sul tema oggetto del congresso; il dott. Luigi Baldari micropsicoanalista che si soffermerà sul pensiero scientifico e pensiero mistico tra corpo, mente ed anima;lo scrittore dott. Giuseppe Ruggeri che tratterà il tema su individui e comunità dopo il lockdown: bruchi o crisalidi?; il prof. Giuseppe Campione a cui è affidata la lettura magistrale sul “Futuro ha un cuore antico- è la Storia che scrive la Geografia” ; il prof Cosimo Inferrera anatomopatologo che con emozione ha espresso un plauso per la scelta di un titolo che pone tutte e tre le entità corpo, anima e mente interconnesse e condizionanti l’una dell’altra ( la mente del corpo ed il corpo dell’anima e viceversa).

Il congresso è promosso dall’osservatorio di antropologia evoluzionistica e cognitiva Archetipi e Territorio in collaborazione con il Comune di Mandanici, con l’Università degli Studi di Messina, con la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Messina, col Museo Regionale di MESSINA,  col Modulo Dipartimentale di Salute Mentale Messina, con l’Associazione “il Centauro Onlus”, con l’Archeoclub Area Jonica Messina4, con ANPEC SICILIA, con Avant Garde  e con il patrocinio dell’ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Messina, ed in gemellaggio culturale con  “Naxoslegge” Festival delle narrazioni, della lettura e del libro.

Foto di Gruppo

Foto di Gruppo

Da sin. Pino Mento, Silvana Paratore e

Da sin. Pino Mento, Silvana Paratore e Matteo Allone

L'intervento del dot. Pino Mento

L’intervento del dot. Pino Mento

L'intervento del dott. Pino Mento

L’intervento del dott. Pino Mento

La foto con i relatori

La foto con i relatori

 

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Pancrazia Buzzurro

Pancrazia Buzzurro

Giardini Naxos (Me) – L’aggregazione “Ritorna in superficie Giardini Naxos –Veroux  Sindaco” ha presentato il libro della pittrice giardinese Pancrazia Buzzurro. Si tratta di un testo dai contenuti impegnativi e complessi, a cominciare dal titolo provocatorio, “Il funerale del grande Coglione” (Armando Siciliano Editore). Con questo titolo l’autrice etichetta con l’appellativo “Il candido omicida” chi, attraverso l’abuso del proprio potere schiaccia l’essenza dell’altro.

Il libro è stato presentato presso lo spazio espositivo di via Vulcano, dove, ad opera di tre artisti giardinesi, il pittore Santo Giordano, lo scultore Turi Azzolina ed il pittore Pippo Foti, si è tenuta per tutto il mese di agosto una mostra dal titolo ”Il mare nella pittura e nella scultura”.  A presentare il libro di Pancrazia Buzzurro è stata la presidente dell’associazione scientifico-culturale “Mea Lux” Angela Lombardo, insieme all’editore del libro Armando Siciliano.

La Lombardo, dopo aver presentato gli ospiti, ha esordito spiegando che il libro è arrivato tra i primi cinque,  vincitore exequo, del festival “Kaos 2017”, dedicato all’editoria, alla legalità e all’identità siciliana, realizzato ad Agrigento in occasione del 150 anniversario della nascita di Luigi Pirandello.

Sono alquanto forti le tematiche trattate nel libro”, ha detto Angela Lombardoa cominciare dai diritti umani lesi, primo fra tutti il diritto di essere se stessi, al di fuori degli schemi sociali stabiliti” aggiungendo di seguito che: “le pagine del libro evidenziano un insolito modo di scrivere, dove le parole si intrecciano con le immagini dei dipinti realizzati dall’autrice del libro. La struttura narrativa del testo è suddivisa in sette racconti, aventi come protagonisti i cittadini di un piccolo paese del meridione, vittima di una sottocultura diffusa che favorisce il diffondersi di atti di abusi potere da parte del  “candido omicida”. Questo archetipo rappresenta  l’aguzzino di turno all’interno del contesto familiare, ma anche all’interno delle istituzioni, della società civile e religiosa, della politica e nei rapporti interpersonali a qualunque livello”. Sono stati toccati, attraverso la lettura di alcuni racconti del libro, tematiche attuali quanto inquietanti, come la possibilità da parte di una madre, dopo una nefasta separazione, di vedersi tolto l’affidamento del figlio da parte del tribunale.”

Pancrazia Buzzurro, Angela L0mbardo e l'editore Armando Siciliano

Pancrazia Buzzurro, Angela L0mbardo e l’editore Armando Siciliano

A conclusione del suo intervento la Lombardo ha chiesto se qualcuno dei presenti volesse intervenire o fare qualche domanda all’autrice. Significativo a questo proposito l’intervento di alcuni ospiti presenti all’evento,  come quello dell’artista Cettina Prestipino la quale ha detto: “Nel 2019 ho accettato l’incarico di coordinatrice del CCDU ( Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ) per la Sicilia. Attualmente sono in fase di formazione, e mi occupo di contattare i casi che segnalano abusi di vario genere nel campo della salute mentale. Mi auguro che nel prossimo futuro si possa organizzare un convegno specifico per trattare queste delicate tematiche.”  A raccogliere l’invito è stata anche una mamma coraggio, Ada De Cola Tripolone, presidente dell’associazione onlus “La Lanterna bianca”, che quest’anno è giunta alla sua diciannovesima edizione con il Premio diaristico “Maria Filippo Tripolone”, istituito in memoria del figlio morto suicida a causa di una malattia mentale. La presidente dell’associazione ha sottolineato come la malattia mentale sia poco attenzionata dalle istituzioni, e come  le famiglie con malati psichici all’interno, troppo speso vengono lasciate sole ad affrontare lo stigma sociale che comporta immensi disagi. Ada Tripolone ha concluso il suo intervento raccontando come in prima persona sia impegnata a sorreggere queste persone, anche restando attaccata all’altro capo del telefono fino a notte fonda per dare una parola di conforto a che la chiama perché bisognoso di ascolto e di supporto affettivo.

Il dibattito si è concluso con l’intervento dell’editore Armando Siciliano il quale, come lui stesso ama dire, dal 1985 “aiuta il meridione ad esprimersi“, attraverso la pubblicazione di libri di forte denuncia sociale e di recupero di tradizioni orali, lavoro che ultimamente ha esteso anche ad altre regioni italiane. L’intervento dell’editore ha evidenziato come, nonostante le tematiche del libro siano diffuse, non hanno la dovuta attenzione da parte dell’opinione pubblica. Armando Siciliano ha inoltre sollevato la questione della crisi dell’editoria, soprattutto in alcune zone del sud, di quanto poco ormai i libri vengano letti e come questo sia causa di quell’ignoranza diffusa che fa prestare il fianco ad essere strumentalizzati da chi detiene il potere.

La lettura di alcune parti del libro, ironiche ma drammatiche nel loro contenuto, magistralmente lette  dall’autrice, hanno reso la presenza del pubblico, coinvolto e attento, parte attiva dell’emozionate serata. Dopo i ringraziamenti per  la partecipazione del pubblico, Pancrazia Buzzurro ha concluso con un messaggio di grande speranza, dicendo come la protagonista del libro, così come il bruco muore a se stesso per trasformarsi in farfalla, utilizza simbolicamente il filo di seta estrapolato dalla crisalide per evirare chi ha fatto abusi di potere su di lei, superando il male oscuro della depressione, riprendendosi il proprio diritto ad essere se stessa: donna, madre, artista.

Ha concluso i lavori il candidato sindaco Antonio Veroux, congratulandosi con i relatori per il modo chiaro e diretto di affrontare le delicate tematiche, auspicando che di queste si possa discutere  molto di più, soprattutto con  il supporto di esperti del settore, affinchè si possano sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Nel contempo ha evidenziato quanto sia importante stimolare la nascita di centri culturali a Giardini Naxos, dove i cittadini si possano incontrare per discutere e confrontarsi su tematiche di rilevanza sociale, e di come la promozione culturale a tutto tondo sia il volano principale per far decollare un territorio. “Promuovere un festival del libro e della letteratura”, ha detto il candidato sindaco, “è uno dei punti del mio programma elettorale, affinchè l’editoria possa tornare ad essere un punto di forza per una crescita culturale che sia anche basata sul piacere di tenere tra le mani un libro che ci faccia da compagnia e da stimolo per aprire gli orizzonti della mente.  Puntare sulle risorse culturali ed artistiche del nostro paese è un ottimo modo per investire nel futuro del nostro paese, puntando su un cambiamento  fatto di crescita consapevole e valorizzazione delle proprie radici culturali che affondano nella cultura greca”.

               ROSARIO  MESSINA

L'intervento dell'autrice del libro

L’intervento dell’autrice del libro

La lettura del libro

La lettura del libro

La foto di gruppo

La foto di gruppo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIOGRAFIA  PANCRAZIA BUZZURRO

Pancrazia Buzzurro, nata a Taormina vive ed opera a Giardini Naxos. Dopo la maturità classica consegue il diploma di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Dal 1975 dipinge ad olio su tela o tavola. Si dedica anche alla realizzazione di illustrazioni umoristiche a matita e pastello. Ha tenuto diverse mostre personali in varie città  italiane tra cui:

1987 Personale alla Galleria Interarte di Milano presentata in catalogo da Everardo Dalla Noce;

1988 Personale alla Pinacoteca di Macerata presentata in catalogo da Everardo Della Noce

1988 Classificata in finale per il Premio di pittura al Rotary di Milano

1989 Expo Bari presentata dalla Galleria Interarte di Milano

1999 Personale presso il Palazzo Duchi di Santo Stefano a Taormina

2009 Personale presso il Museo Civico di Giardini Naxos

Per un breve periodo a cavallo tra il 1980 e il 1990 ha firmato le sue opere come Vanna Boncordi in memoria del nonno scultore.

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Taormina – Sarà un tuffo entusiasmante nel passato, tra le canzoni più amate dell’indimenticato Lucio Battisti, lo spettacolo Emozioni – viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti, in programma il 4 settembre, alle ore 21, al Teatro antico di Taormina, unica tappa siciliana del tour estivo. Sul palco il più grande autore di testi di musica italiana, Mogol, ed uno tra i più talentuosi cantautori del momento, Gianmarco Carroccia, accompagnati da un’orchestra di ben sedici elementi. Nel corso della serata, organizzata dall’associazione Progetto eventi, con il patrocinio dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, di Taormina Arte e con la collaborazione del Comune di Taormina, verranno eseguiti dal vivo i brani maggiormente rappresentativi del fortunatissimo sodalizio formato da Battisti e Mogol. Brani che hanno fatto la storia della musica italiana. Ma non sarà un semplice concerto. Durante la serata, infatti, Mogol racconterà le storie che hanno ispirato ognuno di quei grandi successi ed aneddoti e curiosità sul rapporto artistico con Lucio Battisti. Quei brani saranno poi interpretati da Gianmarco Carroccia, la cui splendida voce è stata apprezzata dal grande pubblico, in diretta su Rai 1, nella lunga notte di Capodanno. Dunque musica, parole e racconti per riscoprire il cantante italiano più amato di tutti i tempi. Uno spettacolo che promette di regalare momenti di rara intensità, in uno degli scenari più suggestivi al mondo, il Teatro antico di Taormina. Tra i brani che verranno eseguiti: Emozioni; 29 Settembre; Io vivrò senza te; Un’avventura; Acqua azzurra; Dieci ragazze; Fiori rosa, Fiori di pesco; Mi ritorni in mente; Anche per te; I giardini di marzo; Il mio canto libero; La canzone del sole; Una donna per amico; Il tempo di morire e Io vorrei non vorrei ma se vuoi. Canzoni che hanno accompagnato la vita di più generazioni e che riportano indietro nel tempo a momenti e ricordi indimenticabili. L’evento si svolgerà in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle misure anti Covid-19, con l’obbligo dell’uso di mascherine per l’ingresso in teatro e del distanziamento fisico.

Gianmarco Carroccia e Mogol

Gianmarco Carroccia e Mogol

Gianmarco Carroccia

Gianmarco Carroccia

Gianmarco Carroccia e Mogol

Gianmarco Carroccia e Mogol

Mogol e Carroccia

Mogol e Carroccia

 

 

 

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