GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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Etna

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Tavolo Relatori

Tavolo Relatori

Giardini Naxos (Me). L’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia è stata protagonista del convegno “Gli Azzurri e i giovani” che ha avuto luogo, nella sala convegni dell’Hotel Caesar Palace di Giardini Naxos, il convegno. Dopo l’inno nazionale, che ha aperto i lavori, ha preso la parola il Presidente Nazionale Gianfranco Baraldi per introdurre all’uditorio il senso del convegno e la storia dell’Associazione. Presenti in sala, oltre agli azzurri, numerosi giornalisti siciliani e giovani atleti delle società sportive locali. Numerosi e qualificati i relatori intervenuti, introdotti da Nando Sorbello, Consigliere Nazionale e organizzatore della riuscita manifestazione. Aldo Violato, Delegato Provinciale del Coni Messina, ha portato i saluti delle istituzioni sportive, sottolineando l’importanza della tematica affrontata. “L’impegno della nostra associazione ha come obiettivo non solo la crescita sportiva ma soprattutto sociale dei giovani”, ha ricordato da Salvo Campanella, Presidente della Sezione ANAOAI Catania.
Un rapporto, quello tra attività sportiva ed i giovani, sempre più di attualità, anche alla luce degli scandali che hanno ultimamente travolto alcune discipline. Un tema a cui non si è sottratto Sandro Morgana, Vicepresidente della Lega Nazionale Dilettanti e Presidente onorario della FIGC – Sicilia, che ha posto l’attenzione sul valore educativo che la pratica sportiva deve rappresentare, nei confronti delle giovani generazioni e degli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di questo obiettivo. Tematiche di attualità al centro anche degli interventi di Roberto Gueli e Nino Randazzo, rispettivamente Presidente e Segretario Generale dell’USSI – Sicilia, particolarmente apprezzati dagli oltre 30 giornalisti accreditati al Convegno. Un altro esponente dell’USSI, il Consigliere Nazionale Sergio Magazzù, ha portato all’attenzione dei presenti il ruolo fondamentale dell’esempio degli atleti come testimonianza del valore etico dello sport ricordando la figura di Annarita Sidoti: sportiva, madre e fulgido esempio del rapporto indissolubile che lega etica e sport.
A seguire la parola è passata agli azzurri presenti che hanno portato la loro testimonianza di atleti e allenatori. La manifestazione si è chiusa con la consegna dei premi i giovani atleti del CUS Catania, della Polisportiva Tauro 92 di Taormina e Hockey Club di Giardini Naxos, oltre a un sentito omaggio a Francesco Ciccarello vice manager Unicredit dell’area di Messina, sponsor della manifestazione, e alla direzione dell’Hotel Ceasar Palace, apprezzata base degli azzurri.

Apertura Lavori con il pres. Baraldi

Apertura Lavori con il pres. Baraldi

L’Associazione Nazionale Atleti Azzurri d’Italia (ANAAI) è stata costituita, solo statutariamente, nel 1948 da parte di un gruppo di 18 atleti, quasi tutti reduci dai Giochi Olimpici di Londra, disputati in quell’anno. L’Associazione fino dall’inizio ha avuto le seguenti peculiarità di base: apoliticità, apartiticità, apertura ad atleti, donne e uomini, che abbiano indossato almeno una volta la maglia azzurra delle rappresentati
Visto l’iniziale successo, dopo circa 9 anni, esattamente il giorno 17 aprile 1957, l’Associazione veniva costituita anche con Atto Notarile del Notaio Alberto Misurale in Roma con ufficio in Roma in Via in Lucina n°17 (Repertorio n°109323 – Registro n° 6959). Dai 18 “pionieri” del 1948 si è passati, nei 58 anni di vita, agli attuali 8.952 Azzurri di ieri e di oggi, di tutte le discipline sportive.
Trattandosi di associazione cui si è ammessi per domanda (ed ovviamente per il citato “titolo”), si può affermare che ideologicamente essa comprenda anche gli atleti azzurri che non hanno ritenuto di iscriversi, per motivi vari, tra cui la mancanza di spirito associazionistico alquanto congenito negli italiani.
I circa 9.000 attuali soci sono ripartiti in 72 Sezioni ubicate in quasi tutte le regioni del Paese, dove svolgono attività continuativa ed ormai bene inserita nel contesto delle varie realtà locali. Attività tutte in linea con le finalità statutarie sintetizzate nell’ideogramma a seguito.
Dopo aver constatato per anni la validità e le funzioni dell’ANAAI, il CONI, in base al D.P.R. 530/1974, con delibera del Consiglio Nazionale del 21 giugno 1977, l’ha riconosciuta “Associazione Benemerita di interesse sportivo”, affidandole come compito preminente lo svolgimento di “Attività di natura culturale realizzate per diffondere e promuovere l’idea di sport, i suoi ideali e valori, attraverso iniziative promozionali a carattere organizzativo, di stampa e similari”. Riconoscimento confermato a seguito dei successivi provvedimenti legislativi del 1999, e del 2004.
Attualmente, a seguito di deliberazione della Giunta Nazionale del CONI n°260 del 15 giugno 2006, è stata cambiata la denominazione in “ASSOCIAZIONE NAZIONALE ATLETI OLIMPICI E AZZURRI D’ITALIA” (ANAOAI). Tale cambio è stato richiesto al CONI dal Comitato Internazionale Olimpico, per adeguamento con le altre Nazioni che già avevano, Associazioni, Federazioni, Unioni di Atleti partecipanti alle Olimpiadi per i propri Paesi.
Questa nostra nuova denominazione costituisce ora un “valore aggiunto” per noi, in quanto identifica un riconoscimento internazionale che prima non avevamo. Sulla base di tali presupposti, l’Associazione, svolge le funzioni che in stretta sintesi possono così identificarsi.
• visite di propri soci Azzurri nelle scuole (per lo più medie) con esposizioni dialogiche tendenti a far conoscere ed esaltare i valori dello sport in tutte le sue dimensioni. Incontri che avvengono nella misura di circa 50 l’anno, d’intesa con i vari Provveditorati, Presidi, Direttori didattici;
• attività di sostegno e di collaborazione alle molte manifestazioni a favore di atleti disabilii;
• adempimenti in collaborazione con gli Organi locali del CONI e delle Federazioni per lo svolgimento di attività motorie ed agonistiche di base, cui sono interessati annualmente migliaia di giovani;
• attivazione presso le Autorità cittadine competenti per la titolazione di siti toponomastici (vie, piazze, viali, aree ed impianti sportivi) agli “Atleti Azzurri d’Italia”. Attualmente tali realtà esistono in 75 città grandi e piccole, in aggiunta a sette specifici monumenti (Roma, Cortina, Mantova, Piacenza, Terni, Monfalcone, Travagliato) ed a dodici impianti sportivi che portano la nostra denominazione, che dal 2006 sarà quella di “Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia”;
• costituzione di un proprio “Fondo di Solidarietà” a favore di soci in condizioni di particolare indigenza;
• redazione dell’organo editoriale ufficiale denominato “Magliazzurra”, trimestrale a colori particolarmente apprezzato;
• organizzazione annuale di viaggi turistico – culturali in varie parti del mondo, divulgando l’immagine dello sport italiano e della Maglia Azzurra soprattutto tra i nostri connazionali all’estero;
A completamento di quanto sopra, si evidenzia che gli Organi Associativi, nazionali, regionali, sezionali sono a carattere elettivo e tutti a titolo onorifico. Al momento attuale, fermi restando i presupposti di apoliticità ed apartiticità, si può aggiungere che l’Associazione, nella piena liberalità delle idee personali dei singoli soci, costituisce anche una forte componente sociale, di particolare impatto e di notevole rappresentatività, inserita in tutti gli strati sociali ed in tutto il mondo sportivo nazionale di oggi e del passato.

Intervento di Sandro Morgana

Intervento di Sandro Morgana

Giovani atleti della squadra di Hockey su prato di Giardini Naxos

Giovani atleti della squadra di Hockey su prato di Giardini Naxos

Premiazione di atleti del Cus Catania

Premiazione di atleti del Cus Catania

Uditorio

Uditorio

De Paolis, Zandonella, Armano Oro Grenoble

De Paolis, Zandonella, Armano Oro Grenoble

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Giusy Di Mauro

Giusy Di Mauro

Castello di Calatabiano (CT). E’ stata una serata ricca di emozioni scandita dalle note musicali delle arie più famose d’opera quella realizzata al Castello Arabo-Normanno di Calatabiano (Ct), un “palcoscenico” unico e suggestivo che ha ospitato il concerto operistico “Invito all’opera”. Le arie inserite nel palinsesto della kermesse sono state eseguite dal soprano Giusy Di Mauro e dal baritono Alessandro Maccari che hanno reso magica la serata con un impeccabile esecuzione dei brani. Giusy Di Mauro giovane cantante siciliana, ha eseguito un repertorio mozartiano e rossiniano, con grande espressività, mettendo in evidenza una notevole estensione vocale, attraverso virtuosismi ben calibrati da picchettati e scale, alternandosi con il baritono Alessandro Maccari, cantante parmigiano che ha interpretato le arie più belle e difficili del repertorio verdiano: Don Carlo, Un Ballo in maschera, Traviata, il Nabucco. Di grande interesse l’aria dal Faust di Gounod “O Sainte Medaille”, con la quale il Maccari ha ricevuto numerosissimi applausi. Il pubblico ha apprezzato la voce possente con acuti di eccezionale sicurezza. I due cantanti sono stati accompagnati al pianoforte, con competenza e bravura dalla M° Luisa Pappalardo, docente di Canto al Conservatorio “A.Corelli” di Messina e direttore del Coro Lirico- Sinfonico Città di Enna insieme al baritono Alessandro Maccari che è il Direttore Artistico. Il trio musicale Di Mauro – Maccari – Pappalardo, ha all’attivo numerosi concerti in tutto il territorio siciliano e continua la sua attività artistica prediligendo, per l’esecuzione del proprio repertorio operistico, luoghi d’arte come il magnifico Castello Arabo-Normanno di Calatabiano, magica location “vicina alle stelle”. Anche in questa loro recente performances il trio ha dimostrato grande livello musicale, dove la cultura è il “centro” dell’evento.

Un momento del concerto

Un momento del concerto

Il programma del concerto:

V. Bellini “ Malinconia ” Sop.
F.P. Tosti “ Sogno ” Bar.
W.A. Mozart Le Nozze di Figaro “Deh vieni non tardar” Sop.
G. Verdi Don Carlo “Per me giunto è il dì supremo ” Bar.
G. Rossini La cambiale di matrimonio “Anch’io son giovine” Sop.
C. Gounod Faust “Dio possente Dio d’amor” Bar.
G. Donizetti “Il barcaiolo” – “ Me voglio fa ‘na casa “ Sop.
G. Verdi Un ballo in maschera “Eri tu che macchiavi…” Bar.
W.A. Mozart Don Giovanni “Vedrai Carino”
“ Batti, Batti, bel Masetto” Sop.
G. Verdi Nabucco “ Dio di Giuda……O prodi miei, seguitemi” Bar.
G. Rossini La scala di seta “ Sento talor nell’anima” Sop.
G. Verdi La Traviata “Di Provenza il mare, il suol” Bar.
W.A. Mozart Exultate Jubilate “Alleluia” Sop.
F.P. Tosti Non t’amo più Bar.
Biografie del Trio:

GIUSY DI MAURO
SOPRANO

Giovane soprano, inizia gli studi musicali molto presto. Diplomatasi con il massimo dei voti presso il Liceo Scientifico “ Leonardo” di Giarre,oggi frequenta il Conservatorio di Musica “A. Corelli” di Messina, dove ha già conseguito brillantemente la Laurea di I Livello del Triennio Superiore della Scuola di Canto Lirico, sotto la guida della Prof.ssa Luisa Pappalardo, e sta per conseguire sempre sotto la guida della Stessa, la Laurea specialistica di II Livello.
In contemporanea agli studi si sta distinguendo in diversi Concorsi Lirici Nazionali classificandosi sempre ai primi posti e riscuotendo umani consensi dal pubblico e dalla critica, tra questi il 17° Concorso Musicale Nazionale “ Placido Mandanici” tenutosi nella Città di Barcellona Pozzo di Gotto nel Maggio 2015.
Ha partecipato a diverse manifestazione musicali, in collaborazione con Ensamble e in recital solistici, distinguendosi per le qualità vocali e la sensibilità interpretativa ed estetica, soprattutto nel repertorio cameristico e lideristico; affrontando con successo anche l’aria d’opera in ruoli “mozartiani e rossiniani”
Inoltre per molti anni ha fatto parte della Corale “SINE NOMINE” diretta dalla M° Lucia Patanè, esibendosi in varie manifestazioni musicali.
Motivata da un profondo interesse per la musica corale e la direzione di coro, nel 2006 ha partecipato alla Masterclass di Direzione Corale tenuta dal M° Nicola Conci.
Nel Marzo del 2014 ha partecipato al Workshop “ Musica e scuola” ideato e condotto dal M° Sabrina Simoni, Direttore del Piccolo Coro “ Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna.
Attualmente si sta perfezionando partecipando alla seconda Masterclass di Direzione di Coro tenuta dal M° Giuseppe Mignemi, compositore e direttore di coro.
Inoltre da qualche anno insieme alla pianista Emanuela Finistrella dirige il coro di voci bianche “Jubilate Deo”, realizzando diverse esibizioni nei vicini paesi etnei.

Alessandro Maccari

Alessandro Maccari

ALESSANDRO MACCARI
BARITONO

Nato a Parma, ha iniziato gli studi musicali al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
E’ stato seguito dal Maestro PIER MIRANDA FERRARO, ha vinto numerose borse di studio ed ha frequentato la “NOVA CANENDI ACCADEMIA” di Bari presieduta dal tenore GINO LO RUSSO TOMA.
Si è perfezionato localmente con il Maestro FRANCO CORELLI, ed ha preparato il suo repertorio operistico con il Maestro LOUIS BARAGIOLA di Milano.
E’ stato inserito in attività teatrali di prosa come attore protagonista con la compagnia “NOVECENTO” di Milano, diretta dal regista MARCO AMICI, interpretando diversi ruoli “pirandelliani”.
Ha al suo un’intensa attività concertistica in Italia ed all’estero, cantando con l’orchestra giovanile “N. PICCINI” di Bari, l’orchestra Sinfonica dell’Università KORE di Enna, l’orchestra Sinfonica Siciliana, con gruppi cameristici, sinfonici e lirici dell’Europa dell’Est, riscuotendo sempre umani consensi di pubblico e di critica soprattutto nei ruoli verdiani, infatti con le suddette orchestre ha debuttato in TROVATORE, TRAVIATA E DON CARLO.
E’ importante la serie di concerti, tenutisi in prestigiose sale da concerto con Ensamble Musicali, che lo vedono raffinato protagonista del repertorio lideristico, che affronta i capolavori di Mozart, Mendelssohn, Schubert,Schumann, Brahms, Wagner, Strauss.
OPERE IN REPERTORIO :
• TROVATORE
• LUCIA DI LAMMERMOOR
• DON CARLO
• UN BALLO IN MASCHERA
• TRAVIATA
• MACBETH
• IL CORSARO
• LA FAVORITA
• CAVALLERIA RUSTICANA

Attualmente è Direttore Artistico del Coro Comunale “Città di Enna”.

Alessandro Maccari

Giusy Di Mauro, Luisa Pappalardo e Alessandro Maccari

 

 

LUISA PAPPALARDO
SOPRANO – PIANOFORTE

Il soprano Luisa Pappalardo, inizia gli studi musicali, diplomandosi con il massimo dei voti in Canto Ramo Cantanti presso il Conservatorio di Musica di Messina con la Prof.ssa Maria Santamaria, successivamente in Pianoforte e in Canto Ramo Didattico nei Conservatori di Reggio Calabria e Mantova. Nel 1986 viene premiata al Quirinale dal Presidente della Repubblica per essere stata nell’anno Europeo della Musica (1985), la più giovane diplomata in Canto d’ Italia con il massimo dei voti e la lode. Ha condotto studi di perfezionamento a Roma con Paolo Silveri, a Padova con Iris Adami Corradetti, a Mantova Ettore Capogalliani, a Parma con Alain Billard e a Milano per cinque anni con Franco Corelli, suo ultimo maestro. E’ inoltre vincitrice di numerosi concorsi lirici e pianistici: I Premio Critica Musicale e Amici della Musica – Concorso Nazionale – “Salerno Lirica”; Concorso internazionale – “Corale Verdi”- Teatro Regio di Parma ; Iblan GRAN PRIZE – sezione lirica; X COPPA PIANISTI D’ITALIA – Osimo (AN) 1977 ; XIV COPPA PIANISTI D’ITALIA – Osimo (AN) 1981 ; XV COPPA PIANISTI D’ITALIA – Osimo (AN) 1982 ; I Concorso Nazionale Pianisti Città di Messina 1982 ; Ha svolto attività concertistica in diverse città d’Italia e dell’estero (Cina – Stati Uniti- Inghilterra), esibendosi con importanti orchestre come la “Sinfonica Siciliana” di Palermo, la “ A. Toscanini” di Parma, la “ N. Piccinni” di Bari, l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, la “ Filarmonica” di Verona. Ha cantato in importanti teatri di tradizione come il Teatro Regio di Parma”, il Teatro Municipale di Piacenza, il Teatro “R. Valli” di Regio Emilia, il Teatro Comunale di Cremona, il Teatro Grande di Brescia, il Teatro “G. Donizzetti” di Bergamo, il Teatro Massimo Bellini di Catania e l’ Arena di Verona. Luisa Pappalardo ha sempre riscosso consenso di pubblico e di critica in esecuzione di Armida, la Bohème,il Trovatore, La Forza del destino, Semiramide, Guglielmo Tell, Turandot( Liù), Cavvalleria Rusticana, Suor angelica, Traviata, Il Pupazzo di Neve, Le Nozze di Figaro. E’ stata diretta da famosi Maestri Internazionali come V. Delman, I. Lapinch, M. Malles, A. Veronesi, E. Rojatti, F. Zadra, i quali hanno apprezzato particolarmente le qualità vocali e interpretative. Ha pubblicato, con la Casa Editrice C. U. E. C. M di Catania, numerosi volumi relativi alla Didattica del Canto, tra i quali di particolare interesse per l’insegnamento di tale disciplina ci sono : “Aspetti storici e tecnici del canto fiorito del Medioevo”; “L’ Opera in musica e il libretto”; “ La pedagogia del canto”; “Lo studio del Canto e il Materiale Didattico”; “Dal cantante professionista al futuro insegnante”; “ La Ginnastica Vocale”; testi sulla Tecnica Vocale; Trattato completo sulla Respirazione, ecc. Inoltre ha inciso con la Produzione Distribuzione Discografica “ Panamusic Company ” di Milano, i CD “ SALOTTO MUSICALE ITALIANO” arie di V. Bellini e G. Verdi; “ LES CHEMENS DE L’AMOUR” arie di Schubert, Tosti, Poulanc, Kurt Weill, P. Ferro, con la Produzione Festival “ A. Ghislanzoni” di Caprino Bergamasco, ha inciso “ TRA MOZART E SALIERI” il Mottetto “Exsultate Jubilate” e il “Requiem” di W. A. Mozart. E’ particolarmente interessata all’attività didattica, infatti ha insegnato canto negli Istituti Musicali “ G. Navarra” di Gela, “ P. Vinci” di Caltagirone, “F. Pennisi” di Giarre, operanti di concerto, giusta protocollo d’intesa, con l’Istituto Musicale Pareggiato “V. Bellini” di Catania. E’ stata Direttore del Coro dell’Università KORE di Enna. Attualmente è docente di Canto al Conservatorio di Musica “A. Corelli” di Messina.

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9Giardini Naxos (Me). Inaugurata con successo la mostra “Prima Luce” (fino al 2 agosto), personale di Stefania Orrù a cura di Stefano Gagliardi e Alessandra Redaelli al Castello di Schisò (Giardini Naxos), nuova splendida sede espositiva del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia), diretto da Giuseppina Napoli che per l’occasione ha ribadito: “È nella scelta di questo luogo suggestivo, ancora Cantiere Culturale, che il MacS avvalora la sua inclinazione al dinamismo ed al sodalizio culturale facendone un’ulteriore sede espositiva permanente e siamo lieti di inaugurare questo nuovo inizio con la Orrù, ancora di più perché è un’artista donna e di origini isolane. Giovane pittrice sarda, la Orrù incarna con naturalezza nelle sue opere ed attraverso le tecniche che ha imparato quella congiunzione tra contemporaneo ed antico, quell’unione di turbamento, trepidazione e commozione dell’animo umano che in questo Castello, trascorso raccordo di civiltà e di storie dalla fascinosa atmosfera, è reso inviolabile. Così nella quasi sacralità di questo incontro di spazio e tempo, sensazioni ed immagini, il MacS riconferma il valore dell’arte, della cultura e della bellezza e Stefania Orrù con la mostra Prima Luce, ne diventa testimone”.
La cerimonia inaugurale è stata aperta da Sebastiano Paladino che a nome della famiglia proprietaria del Castello in oggetto ha ringraziato con gratitudine l’Ingegnere Sebastiano Di Prima e tutto il suo staff per aver reso possibile, con una certosina operazione di restauro, la rinascita dello storico Castello di Schisò divenuto residenza estiva del MacS. Di seguito hanno presa la parola il Sindaco di Giardini Naxos, Pancrazio Lo Turco, che manifestando entusiasmo per il progetto, significativo in termini di promozione culturale e coinvolgimento turistico, si è congratulato con i soggetti coinvolti; l’Architetto Daniele Raneri che ha curato il restauro e ha incuriosito i presenti con un breve intervento sulla storia del prestigioso sito.
Io… penso ma mille volti, ognuno assorto e perso, ogni sguardo contiene la saggezza e l’ignoranza di qualsiasi essere che subisce e allo stesso tempo possiede il segreto di tutto”, ha sottolineato Stefania Orrù finemente introdotta da Stefano Gagliardi e Alessandra Redaelli.
La mostra “Prima Luce” – ha detto Stefano Gagliardiè il farsi di una consapevolezza raggiunta, è la potenza di un “Io sono” che traspare in ogni sua opera. È un “io sono” silente e pacificato, saldato a un tempo presente, sempre meno ancorato al proprio passato e vissuto. È l’atto finale pittorico che segue quel processo di intima astrazione dove il distacco dal proprio io produce, attiva e perfeziona nuovi livelli (condizioni-momento) di acquisizione dell’essere. Le opere in mostra sono la rivelazione figurata del compiersi di una liberazione: il progressivo svincolarsi della veste-drappo, metaforicamente sentito come corpo altro. L’opera, “il grande nudo in piedi”, diventa l’atto finale di questa metaforica svestizione, simbolo quasi di un ritorno al proprio corpo primigenio: è l’emozione del corpo che incontra fuori da tutto il tempo, dentro tutto lo spazio la propria “prima luce” e, mentre ne viene attraversato, quel corpo si dichiara: io sono, eccomi”.
Alla costante ricerca di risposte profonde – che significativamente rintraccia nel proprio volto in un autoritrarsi incessante e senza tregua – l’artista è passata da una figurazione più delineata ad una graduale rarefazione della forma – ha sottolineato Alessandra Redaelli -. Se all’inizio erano volti, e soprattutto corpi, che si stagliavano con grazia classica su uno spazio vago non ancora definito, se negli ultimi tre anni il punto di vista si è ravvicinato in primi piani suggestivi come icone, dove la forma sembra sostanziarsi in coaguli di materia luminosa, oggi Stefania Orrù, sembra giunta ad una sintesi di questo complesso percorso. L’impasto ruvido, che l’artista doma e padroneggia con grazia e furore, si fa superficie scabra, erosa, improvvisa spaccatura, dislivello da saggiare con i polpastrelli, da scrutare così da vicino da appoggiare il viso alla tavola fino a sentirne l’odore, e poi, di colpo, si appiana in esplosioni luminose capaci di annichilirci. Ed è proprio in questa tecnica particolarissima, forse un po’ magica, che risiede il senso stesso della fascinazione del lavoro di Stefania Orrù, sospeso tra suggestioni antiche, memorie di affreschi corrosi dal tempo, ed emozioni così attuali da farci sussultare”.

Il pubblico che ha preso parte all'evento

Il pubblico che ha preso parte all’evento

L'intervento di Giuseppina Napoli

L’intervento di Giuseppina Napoli

Alessandra Redaelli e Stefania Orrù

Alessandra Redaelli e Stefania Orrù

da sin. l'avv. Daniela Tomarchio, Angela Lombardo pres. Ass. Mea Lux e Stefania Orrù

da sin. l’avv. Daniela Tomarchio, Angela Lombardo pres. Ass. Mea Lux e Stefania Orrù

Una delle sale con i quadri di Stefania Orrù

Una delle sale con i quadri di Stefania Orrù

Stefania Orrù

Stefania Orrù

Uno dei quadri della Orrù

Uno dei quadri della Orrù

Il Castello di Schisò

Il Castello di Schisò

Un quadro della Orrù

Un quadro della Orrù

BIOGRAFIA: Stefania Orrù

Nasce a Jesi (Ancona) nel 1976. Durante gli anni di università prima a Urbino poi a Verona, in cui studia letteratura, scopre la pittura come mezzo espressivo ed essa assume da subito un ruolo centrale nella sua vita. Nel 1997 si trasferisce in Umbria, dove collabora per circa sei anni con il maestro spellano Elvio Marchionni. È in questi anni che si accosta all’affresco e alla pittura murale e che fa propri quei materiali con i quali sviluppa ogg, la sua ricerca personale. Stefania Orrù ha realizzato mostre personali e ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero. Nel 2009 è stata pubblicata la sua monografia intitolata “La pittura e la chiave dell’Essere”.

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Giardini Naxos (Me). Gli ultimi due week end di questo mese di luglio Giardini Naxos li ha dedicati al Premio “Giuseppe Di Bernardo”, che a dispetto della crisi nera che ha investito il settore dello spettacolo e del teatro in particolare, ha trovato nella ridente cittadina jonica nel direttore artistico Gianni Crimi  e nella F.I.TA. (federazione Italiana teatro amatori) degli entusiasti ed infaticabili combattenti e testardi ideatori, organizzatori e continuatori di questa manifestazione dedicata ad un giornalista che troppo presto è stato dimenticato, da chi invece avrebbe potuto e dovuto, soprattutto, ricordarlo per quanto ebbe a dare oltre che da punto di vista giornalistico, anche da quello culturale. A questa quarta edizione del Premio, Crimi ha fortissimamente voluto allargarne l’orizzonte facendolo diventare nazionale, tant’è che, paradossalmente, le compagnie teatrali d’oltre Stretto, che hanno richiesto la partecipazione ad essere selezionati, hanno quasi superato numericamente quelle siciliane. Dopo una non facile selezione,  la commissione selezionatrice e giudicatrice è addivenuta nella determinazione di far accedere alla fase finale le seguenti compagnie: “Redicuore”, proveniente da Augusta (SR), che proporrà la divertente “Tango monsieur” di Aldo Lo Castro, in scena, come tutte le altre rappresentazioni, in piazza Municipio la sera di sabato18 p.v., mentre domenica 19 sarà la volta del complesso artistico “Grammelot” da Saponara (ME) con il testo di La Rosa “47 mortu chi parra”. Sabato25 sarà la volta di una compagnia laziale, più precisamente da Formia (LT) che sarà in gara con “La cattedrale”, interessantissimo testo di Roberta Costantini; domenica 26, sarà la volta di una compagnia proveniente da Cimitile (NA) che metterà in essere tutta la verve e la comicità partenopea con il testo edoardiano “Non ti pago”. Lunedì 27  la consegna dei riconoscimenti, nell’ambito di una serata che gli organizzatori stanno mettendo a punto con numeri di grande spessore  artistico che andranno ad  intervallare la consegna dei premi ai migliori attori protagonisti (maschile e femminile), ai migliori attori non protagonisti (anch’essi maschili e femminili), alla migliore regia, al migliore allestimenti scenico, al migliore  spettacolo, a questi premi, assegnati da una giuria tecnica, ve ne sarà uno che sancirà il migliore spettacolo da pare del pubblico, che siamo certi gremirà il parterre di piazza Municipio. “Buon teatro” a tutti.

Manifesto  2015XX

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CATANIA. Il nuovo  appuntamento a cura di Officine Culturali dedicato ai più piccoli è fissato martedì 14 luglio alle ore 17.00 presso l’Orto Botanico di Catania. ”Labirinti, Castelli, Giardini Segreti” continua con   Alla ricerca del MIrTO perduto”, un laboratorio ludico-didattico che si concentrerà su alcune delle piante presenti nel “museo verde” dell’Università di Catania e sui miti che esse hanno rappresentato per le popolazioni del passato.

L’attività prenderà il via con una passeggiata tra l’ombra e il fresco degli alberi, tra serre e vasche, per andare alla ricerca dei miti e delle leggende che la vegetazione dell’Orto Botanico conserva e preserva. Nella seconda fase dell’attività, i giovani partecipanti si faranno portavoce delle storie scoperte realizzando un piccolo erbario dei miti: come dei piccoli esploratori costruiranno una personalissima raccolta di specie del regno vegetale.

Il laboratorio, realizzato con la collaborazione del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, verrà attivato al raggiungimento del numero minimo di partecipanti. Per aderire è necessaria la prenotazione ai numeri 0957102767 | 3349242464. È possibile contattare l’Info Point di Officine Culturali dal lunedì alla domenica dalle 9:00 alle 17:00.

Il parco archeologico di Naxos

Il parco archeologico di Naxos

Giardini Naxos (Me). Il Parco Archeologico di Naxos che conserva i resti della prima colonia greca di Sicilia fondata dai Calcidesi nel 734 a.c. è diventato autonomo.  L’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Antonio Purpura, ha firmato il Decreto che disciplina il funzionamento organizzativo e la gestione con autonomia amministrativa e finanziaria del Parco, tramite un apposito Regolamento di organizzazione e, amministrativo-contabile. Si tratta di un importante riconoscimento per quella che è a tutti gli effetti la terza area archeologica in Sicilia, dopo la Valle dei Templi di Agrigento e il Parco di Selinunte. Il Parco archeologico di Naxos, era stato istituito il 13 luglio del 2007 col Decreto Assessoriale n. 6640 a firma dell’allora assessore Nicola Leanza. Esso comprende, oltre i resti dell’antica colonia greca, anche il Museo archeologico regionale di Naxos; il Teatro antico, Villa Caronia ed il Museo naturalistico dell’Isolabella  ricadenti nel territorio di Taormina, l‘area archeologica del comune di  Francavilla di Sicilia (Me). Un traguardo che parte da lontano quello dell’iter del Parco di Naxos iniziato nel 2007 con la sua istituzione. A  trasmettere la documentazione a Palermo per il riconoscimento dell’autonomia erano stati i sindaci di Giardini Naxos (Pancrazio Lo Turco), Taormina (Eligio Giardina), Francavilla (Lino Monea) assieme alla direttrice del Parco Archeologico Maria Costanza Lentini.  Appresa la notizia,  il Sindaco di Giardini Naxos Pancrazio Lo Turco ha espresso grande soddisfazione per l’importante riconoscimento: “Da questo momento” afferma Lo Turco “i proventi inerenti il Parco,verranno gestiti direttamente nel nostro territorio e non più a Palermo. E’ un traguardo storico aver ottenuto il decreto di reale autonomia gestionale e finanziaria che avrà benefici per tutto il territorio. Siamo convinti che il riconoscimento formale del Parco di Naxos possa rappresentare un segnale forte nella prospettiva di un rilancio del prodotto turistico  del nostro territorio nella sua interessa al quale tutti guardiamo con identiche aspettative. Insieme ai nostri amici di Taormina e Francavilla auspico  un percorso a lungo termine fatto di sinergie e condivisione delle politiche del territorio“.

 

Il Parco Archeologico di Naxos

Il Parco Archeologico di Naxos

L’Iter amministrativo che ha caratterizzato l’istituzione del Parco Archeologico di Naxos

E’ nel 2001 che comincia il complesso iter amministrativo che porterà, qualche anno dopo, alla istituzione del Parco. Il primo atto formale fu il Decreto Assessoriale n. 6263 con il quale l’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione istituì nel 2001 il sistema dei parchi archeologici siciliani. Il Decreto venne pubblicato nella  G.U.R.S. 21 settembre 2001, n. 46.

Il nuovo sistema dei parchi archeologici siciliani, venne istituito ai sensi dell’art. 20, 1° comma, della legge regionale 3 novembre 2000, n. 20 e comprendeva le aree archeologiche di Gela, Sabucina, Morgantina, Isole Eolie, Naxos, Himera, Iato, Solunto, Kamarina, Cava d’Ispica, Lentini, Eloro e Villa del Tellaro, Siracusa, Pantelleria, Selinunte e Cave di Cusa, Segesta.

Nel 2004 la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina avanzò alla Regione la proposta di istituzione del Parco Archeologico di Naxos alla quale si associa anche il Comune di Giardini Naxos.

Nel 2007 il sito archeologico della prima colonia greca venne istituito con il Decreto assessoriale n. 6640 a firma dell’allora assessore dei Beni Culturali Nicola Leanza.  Nel Decreto si legge “Si ritiene di dover provvedere all’istituzione del Parco Archeologico di Naxos, in considerazione della sua importanza strategica ai fini della gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e ambientale del territorio, costituito dall’antica città di Naxos, prima colonia greca della Sicilia, fondata nel 734-733 a.C. all’imbocco meridionale dello Stretto di Messina, da Thoukles a capo di un contingente di Calcidesi dall’isola di Eubea e di Nassi dall’Isola Cicladica di Naxos; Tenuto conto che nell’area del costituendo Parco sono visibili le testimonianze delle varie vicende storiche ed urbanistiche della città, dal periodo arcaico sino alla sua distruzione avvenuta nel 403 a.C. , ad opera di Dionigi I di Siracusa; avuto riguardo altresì delle varie aree sacre (Temene) che, dislocate ai margini dell’area urbana, ci testimoniano la vita religiosa della colonia,dominata dal culto di Apollo e Dioniso, quest’ultimo documentato dalle molte centinaia di antefisse a maschera silenica, esposte in buon numero accanto a terrecotte architettoniche di rivestimento dei tetti di edifici sacri, all’interno del Museo che accoglie una larga scelta di materiali provenienti da scavi del sito effettuati nell’arco di oltre un cinquantennio (1953 – 2006).”

L’art. 1 del decreto recita:Per i motivi esposti in narrativa, è istituito ai sensi dell’art. 20 della L. R. 20/00, il Parco Archeologico di “Naxos”, ricadente nel Comune di Giardini Naxos, Provincia di Messina, in quanto Naxos rappresenta un osservatorio privilegiato per la conoscenza della storia più antica dell’urbanistica dell’Occidente greco, per la sua alta antichità, nonché per la sua storia breve concentrata in un arco di poco più di 300 anni.”

 Con lo stesso decreto venne nominata Direttore del Parco la dott.ssa Maria Costanza Lentini già  direttrice dell’Area Archeologica e dell’attiguo museo. Alla stessa vennero conferite le funzioni di commissario ad acta al fine di porre in essere tutti gli adempimenti necessari per assicurare l’avvio del funzionamento della nuova struttura.

Nel 2013, alla presenza dell’assessore ai Beni Culturali dell’epoca Maria Rita Sgarlata  viene inaugurato  il nuovo percorso pedonale che circoscrive l’antico arsenale navale di Naxos (I Neoria) ubicato sulla “collina Larunchi”

Il resto è storia recente di questi giorni con il nuovo decreto firmato dall’attuale assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Antonio Purpura.

In primo piano durante una visita al Parco archeologico  (da sinistra)  Maria Costanza Lentini, l'ex assessore ai beni culturali Maria Rita Sgarlata e il sindaco di Giardini Naxos Pancrazio Lo Turco

In primo piano nel corso dell’inaugurazione del sito dell’antico arsenale navale di Naxos (da sinistra) Maria Costanza Lentini, l’ex assessore ai beni culturali Maria Rita Sgarlata e il sindaco di Giardini Naxos Pancrazio Lo Turco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA STORIA del Parco di Naxos

 La storia della città di Naxos si conclude nel 403 a.c. Alleata di Atene nella guerra del Peloponneso fu distrutta da Dionisio di Siracusa  alleato di Cartagine e Sparta . La tragica fine di Naxos non rimase sepolta tra i suoi ruderi né venne mai dimenticata. Col  passare degli anni, dei secoli, la terra aveva ricoperto i suoi resti, tanto da far perdere le tracce della sua ubicazione.  Le sua poderosa mura, e quel poco che rimaneva dopo la distruzione, erano stati ricoperti col tempo da madre terra quasi a voler proteggere le ultime spoglie rimaste della misera e sfortunata città.  In effetti, malgrado il mito di Naxos non  fu mai dimenticato del tutto, di esso si erano perse le tracce perché intanto abbondanti strati di terra avevano coperto gran parte dei resti dei fabbricati e delle mura. Si erano perse le tracce del sito in cui si trovava Naxos. La città era sepolta sotto floridi agrumeti e piante di olivo che non facevano certo immaginare quali preziosità vi fossero sotto le radici di quelle piante.

Una svolta importante sugli studi di Naxos e sulla sua presunta ubicazione si hanno a partire  dal 1500 quando lo studioso Tommaso Fazello  visitando la zona della baia di Naxos, ritenne di avere individuato i ruderi dell’antica città. A lui dunque il merito e l’intuizione di avere scoperto per primo in contrada strages l’ipotetico sito dei Naxii.  Col trascorrere dei secoli altri illustri personaggi transitarono per questi luoghi. Visitavano Taormina  scrutando dalle pendici del monte Tauro l’orizzonte verso capo Schisò immaginando di individuare l’area in cui un tempo doveva sorgere la “città sacra”. Diversi studiosi, archeologi e scrittori come  Goethe, Guy de Mauppassant o J.H. von Riedesel e tanti altri visitarono i luoghi indicati dal Fazzello descrivendo nelle loro memorie  quanto avevano visto in quest’area ricca di bellezze naturali e di storia.

Soltanto intorno la metà del 1800 si hanno però le prime notizie certe di importanti ritrovamenti che comprovavano le tesi del Fazzello e cioè che l’area di Schisò fosse stata il luogo dove sorgeva l’antica città di Naxos.

Probabilmente al ritrovamento delle preziose testimonianze contribuì l’intensificarsi dell’agricoltura la quale attraverso la piantagione di vigneti ed agrumeti e quindi il rimescolamento della terra, proprio nell’area di Schisò, aveva provocato la scoperta dei primi preziosi reperti.

Non è difficile immaginare che gli agricoltori del luogo, il quale nel frattempo da piccolo villaggio  era diventato  nel 1847 il “Comune di Giardini”,  lavorando la terra, i trovavano spesso sparsi sottoterra  terracotte,  cocci di vasetti e chissà quante altri preziosi reperti. La piantumazione di nuovi agrumeti e viti contribuì ad accentuare gli interessi di studiosi nell’area di Naxos con i preziosi reperti che di volta in volta venivano trovati.

Purtroppo però, delle prime scoperte ad opera di agricoltori, viandanti e mercanti senza scrupoli non abbiamo molte testimonianze, tuttavia alcuni preziosi documenti del secolo scorso ben conservati presso l’Istituto Germanico di Roma” testimoniano il ritrovamento di alcuni preziosi reperti che sicuramente diedero una svolta alle ricerche su Naxos, suscitando un incremento di interesse su studiosi ed archeologi anche di fama internazionale.

I documenti conservati nell’istituto, si riferiscono in particolare a due importanti ritrovamenti: un ripostiglio di circa 2000 monete d’argento del V secolo scoperto nel 1851 ed un gruppo di sculture ritrovate nello stesso periodo.

Quel ritrovamento costituì un prezioso punto di partenza per l’individuazione della città sepolta. Le notizie dei ritrovamenti cominciano a circolare per l’Europa e molti sono gli studiosi che si recano sul luogo, tra questi J. Houel, F. Ferrara, F.S. Cavallari, E. Freeman, A. Evans e H. Sayce, A Holm. Quest’ultimo che tra il 1870 ed il 1871 visita la Sicilia fu tra i più convinti sostenitori che l’antica colonia doveva sorgere proprio nell’area di Schisò.

Si concretizzano in questo modo i primi studi sul territorio che a partire dal ritrovamento delle monete, caratterizzeranno le tappe più importanti delle ricerche sull’antica Naxos.

La prima descrizione accurata delle rovine ed in particolare delle mura di fortificazione, si deve a  E. Freeman nella sua opera intitolata History of Sicily del 1891. Questi visitò i luoghi assieme ad un altro studioso, A. Evans il quale anch’egli diede un prezioso contributo diffondendo la notizia del ritrovamento del piccolo tesoro scoperto nel 1851 in contrada Sciarudda.

Nel 1893  lo studioso, T. Homolle  nel  Bull. Corr. Hell. sottolinea l’importanza della cinta muraria di Naxos.

Nel 1894 abbiamo un altro prezioso contributo che è dato dalla monografia pubblicata dall’avvocato taorminese  Pietro Rizzo, allievo del grande archeologo Paolo Orsi, dal titolo Naxos Siceliota, nella quale lo studioso fa una descrizione approfondita della storia di Naxos fino alla sua distruzione ed alle vicende degli esuli.

 Tra le tappe più importanti segnate dai vari studiosi vi è senza dubbio l’opera del grande archeologo Paolo Orsi che tanto si prodigò affinché l’area di Naxos fosse oggetto di finanziamenti per iniziare le prime campagne di scavo.  A lui va il merito di di essersi battuto affinché si iniziassero le prime campagne di scavo nell’area della penisola di Schisò. L’aver ostinatamente creduto che lì si trovasse l’impianto della città contribuì a sgombrare il campo  da dubbi e teorie controverse come quelle di parte della letteratura del 1600 e del 1700 che riteneva che Naxos fosse ubicata a circa 5 Km a sud nel territorio dell’odierna cittadina di Fiumefreddo. Ciò perché in quel luogo erano stati trovati tracce di resti dell’età romanica e soprattutto una grande tomba monumentale a due piani detta Torre rossa, tutt’ora esistente.

Paolo Orsi iniziò i primi sopralluoghi sull’area un secolo fa nell’aprile del 1893.

Pare che l’illustre archeologo iniziò le sue ricerche partendo dallo studio del muro sud-occidentale che costeggiava il torrente S.  Venera.

Fù proprio dalla scoperta di quel muro costruito con la tecnica cosiddetta “ciclopica” che  contribuì a dare vita ai primi scavi a Naxos.

Intuendo che quei primi preziosi reperti fossero la prova concreta che sotto quegli agrumeti si trovasse l’antica città  sacra di Naxos, Paolo Orsi subito dopo questa prima visita sui luoghi, si premurò a segnalare al Ministro della Pubblica Istruzione di avere fatto una straordinaria scoperta, “un importantissimo avanzo murario”, chiedendo di conseguenza alcuni fondi straordinari per effettuare alcuni sondaggi. Il Ministero però non accolse la richiesta probabilmente per la presenza di colture pregiate e per ragioni economiche poiché l’occupazione dei terreni sarebbe stata alquanto dispendiosa.

Pare che  lo studioso continuò a fare qualche saggio a sue spese pur di trovare altre tracce significativa che comprovassero le sue tesi e cioè che li si trova la città sepolta.  Malgrado questi successi il finanziamento richiesto dall’Orsi per intraprendere degli scavi lungo le mura occidentali, non arrivò. Nel 1914 la giurisdizione per i beni culturali sulla provincia di Messina, da Palermo passò a Siracusa, ma la situazione non cambiò. Paolo Orsi continuò a cercare fondi e nel 1929 propose persino di rivolgersi ad un grande istituto americano. Le sue numerose richieste però non ebbero molto successo.  Malgrado però la scarsezza di fondi, il prof. Orsi continuò le sue ricerche con ostinazione. Non potendo effettuare ulteriori scavi per mancanza di soldi, rivolse la sua attenzione ad altre fonti, come ad esempio i materiali provenienti da Naxos facenti parte di collezioni private o acquistate nei mercati di antiquariato taorminesi.Intuendo che quei primi preziosi reperti fossero la prova concreta che sotto quegli agrumeti si trovasse l’antica città  sacra di Naxos, Paolo Orsi subito dopo questa prima visita sui luoghi, si premurò a segnalare al Ministro della Pubblica Istruzione di avere fatto una straordinaria scoperta, “un importantissimo avanzo murario”, chiedendo di conseguenza alcuni fondi straordinari per effettuare alcuni sondaggi. Il Ministero però non accolse la richiesta probabilmente per la presenza di colture pregiate e per ragioni economiche poiché l’occupazione dei terreni sarebbe stata alquanto dispendiosa.

Di quest’esperienza si dice che quando non poteva averli in dono o non poteva acquistarli per il museo di Siracusa, del quale egli era il direttore, allora si divertiva a fare degli schizzi per conservarne memoria. Tentava in tutti i modi di salvare dalla dispersione un patrimonio già seriamente  deturpato.

Paolo Orsi ebbe il grande merito di avere dato un impulso all’avvio delle ricerche sull’antica città. Ma non fu solo questo il suo merito, bisogna dire infatti che ebbe la grande intuizione di approfondire gli studi anche su Taormina la quale in un certo qual modo era legata alla storia di Naxos.

Purtroppo ad un certo punto Paolo Orsi lascia la Sicilia  e da li in avanti vi sarà una battuta d’arresto fino all’inizio dei primi veri scavi nel 1953. Di lui rimangono le numerose testimonianze scritte e gli appunti che scriveva con frequenza e puntigliosità. Appunti preziosi che in futuro contribuirono alla scoperta di reperti scomparsi nei mercati degli antiquari. Tra questi eclatanti esempi basta citare l’Arula di Heidelberg. Si tratta di una sfinge in terracotta finita nel museo dell’omonima città dopo essere stata acquistata all’inizio del secolo da un collezionista. La prova di questa provenienza c’è la dà P. Orsi il quale nella primavera del 1901 scrive sul suo taccuino di avere visto a Taormina una piccola “arula con due sfingi che stanno una di fronte all’altra ed un fiore in mezzo” . Evidentemente poi l’arula venne spezzata in due cosicché un frammento fu nel tempo venduto al museo di Heidelberg mentre l’altro fu rinvenuto nel 1972 sull’area di Schisò in occasione di lavori agricoli. Dopo anni di vicissitudini e richieste, i due pezzi della stessa arula furono ricongiunto nel 1990 nel museo di Naxos in occasione di una mostra organizzata in suo onore. A partire da quella data iniziarono i tentativi per poter avere in permuta dal museo di Heidelberg il pezzo mancante al fine di ricongiungerlo a quello trovato a Naxos. Se non ci fossero stati quegli appunti forse oggi non avremmo saputo che quei frammenti facevano parte della stessa opera.

Le prime campagne di scavo nel 1953 dirette dal Prof. Gentili:

Parecchi anni dopo e precisamente nel 1953, il sogno tanto agognato da Paolo Orsi finalmente si avvera. La soprintendenza archeologica di Siracusa sotto la direzione del Prof. Gentili tra il 1953 ed il 1956  avvia finalmente i primi scavi a Naxos utilizzando fondi regionali. Durante quelle campagne di scavo fu definito il perimetro delle mura urbane dislocate lungo la costa della penisola di Schisò e lungo il torrente Santa Venera. Furono anche individuati i resti di un tempio che secondo il prof. Gentili sarebbe stato il tempio di Afrodite. Vengono scoperti anche i primi resti di una abitazione della fine dell’VIII secolo a.c.. Furono trovati anche strati risalenti a epoche diverse che provavano la presenza di insediamenti sovrapposti che andavano dal neolitico all’età del bronzo fino ai resti di Naxos.

Vista l’importanza delle scoperte effettuate in quelle prime campagne di scavo, che rappresentavano prove inconfutabili sull’ubicazione dell’antica città, nel 1954 una vasta area della penisola di Schisò fu sottoposta per la prima volta a vincolo archeologico. Iniziano in questa occasione i primi provvedimenti della pubblica amministrazione per salvaguardare l’area archeologica.

Questi primi interventi ebbero un grande successo che fece accrescere il desiderio di continuare gli scavi. Intanto sull’esempio di Naxos altri studiosi, motivati da un improvviso interesse verso le antiche colonie greche di Sicilia, intrapresero scavi in altre aree, tra queste quelli di  Megara Hiblea e Lentini.

Le campagne di scavo a partire dagli anni 60 sotto la direzione dell’archeologa Paola Pelagatti:

All’inizio degli anni 60 arriva a Naxos una giovane studiosa bolognese, Paola Pelagatti, da poco in servizio presso la Soprintendenza alle antichità della Sicilia Orientale di Siracusa.

Sembrava avere le carte in regola per continuare gli  scavi nell’area di Naxos, benché ancora giovane vantava già l’acquisizione di  importanti titoli ed esperienze nel campo dell’archeologia tanto da indurre il Soprintendente Luigi Bernabò Brea ad affidarle all’inizio degli anni 60 la direzione delle prime ricerche su aree importanti come Siracusa, Camarina e naturalmente Naxos.

La Pelagatti si rivelò ben presto  la carta vincente per le ricerche su Naxos. Il suo impegno tenace, la sua totale dedizione agli studi ed agli scavi della città contribuirono a dare un forte impulso agli scavi archeologici sulla città. E’ stata la protagonista degli scavi su Naxos che a partire dagli anni sessanta guidò fino al 1979. Al suo impegno si deve anche la costruzione del Museo di Naxos inaugurato il 1° aprile 1979 dall’allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella.

Il contributo della Pelagatti è stato tale per la città di Giardini Naxos che in occasione del gemellaggio con la Naxos cicladica, il sindaco dell’epoca Salvatore Giglio, il 30 ottobre 2000 le ha conferito la cittadinanza onoraria.

 

Paola Pelagatti in una conferenza negli anni 60' del 900

Paola Pelagatti in una conferenza negli anni 60′ del 900

 

 

 

 

 

 

 

L'archeologa Paola Pelagatti a Giardini negli anni 60 del 900

L’archeologa Paola Pelagatti a Giardini negli anni 60 del 900

 

 

Paola Pelagatti al Museo di Naxos nel 2000

Paola Pelagatti al Museo di Naxos nel 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le campagne di scavo negli anni 80 e 90 sotto la direzione della dott.ssa Maria Costanza Lentini

 

Maria Costanza Lentini e Paola Pelagatti

Maria Costanza Lentini e Paola Pelagatti

Con l’inizio degli anni 80  si volta pagina. A sostituire la Pelagatti, viene mandata una altra giovane studiosa, l’archeologa Maria Costanza Lentini, la quale nominata direttrice del Museo di Naxos continua le ricerche sull’area dell’antica colonia greca.

Nel 1980, a nord della città in prossimità dell’area portuale, viene fatta un’altra importante scoperta che è quella della necropoli più antica della colonia greca, rimasta invita probabilmente fino al VI secolo.  Le nuove ricerche sotto la direzione della Lentini, si concentrano soprattutto su quei livelli della città risalenti al V° secolo  a.c., quindi all’età classica. In primo luogo viene esplorata la Platea B che era uno dei più importanti assi stradali.  Successivamente a partire dal 1983 nel corso di diverse campagne di scavo viene riportata alla luce una larga parte di uno degli isolati urbani (settore settentrionale della città) ubicati lungo la platea C.

Si tratta di importanti scoperte perché illustrano com’era l’architettura domestica delle case dell’età classica. Nel 1985 venne rinvenuto un piccolo tesoro formato da 22 tetadrammi d’argento, probabilmente coniate in Sicilia nella seconda metà del V sec. a.c. a seguire viene rinvenuta l’ubicazione dell’arsenale della città e quindi del porto (Neoria). Si tratta  di resti di un antica struttura del V° secolo a.c. che richiama quella di un arsenale navale. Fu trovata in prossimità della parte orientale della collina Larunchi vicino dove oggi è stata costruita l’omonima via.  Questa scoperta fa supporre che se li vi era l’arsenale dove venivano ricoverate le navi e le imbarcazioni per eventuali riparazioni, altri interventi o semplicemente come riparo dalle mareggiate, il porto doveva essere situato proprio in prossimità dello specchio di mare sottostante  il castello di Schisò.

In questa stessa area (all’incrocio tra la platea C e lo stenopos 6, è stato rinvenuto uno  spazio ampio in terra battuta senza la presenza di costruzioni sulla quale è appoggiata una base quadrangolare (m. 3,70 x 3,50). Le caratteristiche del luogo e del basamento ritrovato, la sua ubicazione, vicino al porto, hanno fatto supporre che quello poteva essere il luogo dove sorgeva la famosa agorà, l’altare dedicato ad Apollo Archegete.

Intanto le ricerche continuano e si spostano sul territorio ad ovest del torrente Santa Venera. E’ sempre l’area sacra ad essere oggetto di nuovi saggi. Ed i risultati non tardano a venire visto che vengono scoperti altri due tempietti risalenti al VI secolo a.c. e due lunghi muri di contenimento. Nel contesto vengono trovate una notevole quantità di terracotte  decorate.

Intanto con l’avvento degli anni novanta altre importanti tappe segnano il tortuoso cammino delle ricerche su Naxos. Il museo e l’area  archeologica vengono sempre più pubblicizzati ed inseriti nei principali circuiti turistici dell’isola. Nel 1990 poi l’intera area della penisola di Schisò viene demanializzata, comprende circa 25 ettari.

Il 1995 che segna un’altra tappa importante della storia degli scavi di Naxos. Il 5 giugno 1995 viene aperta al pubblico l’intera area demaniale dove viene inaugurato un lungo percorso che attraversando i resti dell’antica città consente al visitatore di arrivare fino alle mura del versante occidentale in prossimità del torrente Santa Venera.

L’apertura al pubblico dell’area demaniale è stata un primo passo per meglio valorizzare e far conoscere al mondo l’esistenza di un area così importante.

  Altri preziosi contributi sono arrivate anche dagli amministratori di Giardini Naxos i quali nel corso degli anni novanta hanno programmato ed ottenuto una serie di finanziamenti dalla Comunità Europea per valorizzare l’area in prossimità del torrente Santa Venera. Tra questi interventi basta ricordare i circa cinque miliardi spesi per la costruzione della piazza intitolata ad Apollo Archegeta, di un isola pedonale che costeggia una parte dell’area archeologica, un percorso lastricato che costeggia il torrente Santa Venera fino al mare lungo le antiche mura di Naxos.

Nel 2007  l’intera area è stata trasformata con un decreto assessoriale regionale in Parco Archeologico e, qualche giorno fà, è arrivata anche la sua autonomia gestionale.  

 

I Neoria - lArsenale navale di Naxos

I Neoria – lArsenale navale di Naxos

Campagna di scavi nell'area dei Neoria

Campagna di scavi nell’area dei Neoria

Il Parco Archeologico di Naxos

Il Parco Archeologico di Naxos

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Catania. Attiva sul settore culturale con un’altra iniziativa presso la sede della costituenda Associazione GammaZ officina del riciclo, sita in via S Calogero, 29 Catania, si è svolto un incontro astrologico, organizzato dal CIDA (Centro Italiano Discipline Astrologiche), associazione culturale a carattere non lucrativo, che si propone di promuovere lo studio e la cultura astrologica nelle sue diverse specializzazioni come l’astrologia umanistica, astrologia classica, astrologia oraria attraverso seminari, conferenze, convegni e corsi di formazione. Il CIDA è presente a Catania da parecchi decenni, gestito fino al 2003 dalla delegata Maria Calì, notissima astrologa, anno in cui si e organizzato il secondo convegno astrologico siciliano.
Successivamente l’organizzazione del sodalizio è stato curato da Liliana Cosentino.
La relatrice prof. Pia Vacante, insegna filosofia in un liceo scientifico di Giarre, luogo dove ha realizzato incontri sia su argomenti astrologici che puramente filosofici di comparazione tra le tradizioni orientali ed occidentali.
L’incontro, verteva sull’analisi astrologica del tema natale e dell’evoluzione delle vicende vissute nella vita di Camille Claudel, scultrice francese nata da famiglia benestante l’8 dicembre del 1864. Questa grande artista, che fu amata e sostenuta dal padre, ma ostacolata dalla madre che non riconosceva in lei questa esigenza di manifestare un lato artistico “così maschile”, “rimase vittima degli stereotipi della Francia borghese di quel periodo, sconvolgendo i canoni di condotta che una ragazza di buona famiglia avrebbe dovuto seguire”(B. Di Leo); l’ostracismo dell’ambiente e soprattutto il tradimento del fratello Paul dopo la morte del padre, la condussero a sviluppare una forma di psicosi che fu l’alibi per poterla internare in manicomio il 10 marzo 1913.
A tal proposito il fratello Paul scrive:”Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, e anche un’energia, un’immaginazione, una volontà eccezionali. E queste superbe doti non sono servite a nulla: dopo una vita estremamente dolorosa, è arrivata ad un completo fallimento …. Gli splendidi doni che la natura le aveva offerto sono serviti solo a renderla infelice …
L’analisi astrologica ha potuto porre in evidenza come si possano “leggere con esattezza” sul tema natale dell’artista, tutte le tensioni riguardanti gli uomini da lei amati (il padre, il fratello ed il maestro e amante Auguste Rodin), Rodin stesso la ebbe inizialmente come modella, poi come allieva e collaboratrice, anzi in diverse opere i due artisti scolpivano insieme. Divennero una cosa sola:la passione amorosa e quella artistica si fondevano. Rodin di parecchi anni maggiore di lei fu suo mentore e scopritore e sfruttatore (almeno come lei lo recepiva) a tal punto che Camille temette di essere derubata delle sue idee. Poi la relazione con la madre e la visione che Camille aveva di se stessa. Nell’analisi astrologica, è apparsa evidente l’angolazione dissonante dei pianeti che rappresentano la mente, la comunicazione e l’immaginazione: Mercurio, Urano e Nettuno contribuirono a rendere questa personalità piena di guizzi immaginativi, ma anche di estrema sensibilità ed emotività, cose che si riscontrano anche in altri artisti “maledetti” come Antonio Ligabue, Vincent Van Gogh, Vassily Kandinsky. Questi personaggi, vissuti in un periodo in cui “pensare diversamente”, era considerato come una sfida all’ordine costituito (specie per una donna), vissero in un momento in cui, la psichiatria nascente, altro non poteva che rinchiudere dietro a spessi cancelli, indistintamente veri “matti” e disturbatori sociali. Erano gli anni delle “pazze di Charcot”, in cui la cosiddetta isteria, veniva curata con lo stupro sistematico delle pazienti. Continuando l’osservazione astrologica nello spostamento dei vari pianeti negli anni, in relazione al tema natale, la relatrice, ha messo in evidenza le varie fasi della vita della Claudel, dal periodo dell’amore felice con Rodin, a quello in cui cominciava ad essere vittima delle sue ossessioni fino a perdere il contatto con la realtà, per giungere al momento tragico dell’internamento in manicomio, tutto coincide come in un perfetto meccanismo ad orologeria.
Il pubblico intervenuto, ha mostrato di apprezzare il lavoro presentato dalla relatrice che ha sapientemente inquadrato l’argomento “Astrologia” come una tecnica, una chiave di lettura per imparare a decodificare le proprie caratteristiche, il proprio meccanismo di funzionamento. Si è dunque arrivati alla proposta di continuare questi incontri di Astrologia per creare un vero e proprio “salotto astrologico”, volto al confronto tra gli appassionati della materia che potrà dar luogo a seminari ed approfondimenti di vario genere. Gli incontri che saranno tenuti in questa sede così piena si suggestioni antiche, verranno coordinati dalla delegata CIDA per Catania Liliana Cosentino.

Liliana Cosentino

Camille e Rodin

Camille e Rodin

Una scultura

Una scultura

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San Gregorio di Catania. “L’’AMORE E LO SCHERZO NELLA SICILIA DI UN TEMPO” è il titolo dello spettacolo di Alfio Patti che si terrà sabato 18 luglio alle ore 21,00 a San Gregorio di Catania nell’arena “Carlo Alberto Dalla Chiesa” via Carlo Alberto n. 6.
Lo spettacolo, che avrà la durata di un’ora e mezzo è stato promosso dall’Amministrazione comunale di San Gregorio, assessorato alla Cultura, ed inserito nella programmazione dell’Estate sangregorese 2015.
L’INGRESSO È GRATUITO
“O è troppu funnu ‘u puzzu o è troppu curtu ‘u lazzu” (O è troppo profondo il pozzo o è troppo corto il laccio”. Così si diceva ironicamente un tempo quando in una coppia non venivano subito figli. Ed è su questa falsa riga, ironico-giocosa, impostata su “miniminagghi” e gabbi miscelati a canzoni altrettanto ironiche ma anche romantiche che si snoda il suo intimo spettacolo “Amore e scherzo nella Sicilia di un tempo”.
“Il popolo siciliano è stato sempre molto riguardoso verso le donne – dice Alfio Patti nell’illustrare la sua opera – ma tutti gli indovinelli, i cosiddetti Miniminagghi, erano a doppio senso ma solo nella formulazione. In realtà si trattava di cose semplici ed oneste”.
Anche l’amore viene trattato in chiave ironico-sentimentale e non poteva mancare una puntatina sulla “jarrusanza” femminile, senza la quale il corteggiamento “tappinàro” non avrebbe potuto compiersi.
Stando sul palco per un’ora e mezza, Patti non stanca il pubblico. Anzi. E’ vero: “Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare… ascoltare” (Sergio Endrigo – Ci vuole un fiore).

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Angelo Savoca e Salvatore Puglia

Angelo Savoca e Salvatore Puglia

Giardini Naxos (Me). Una raccolta suggestiva di foto che documentano la bellezza di numerose località di Sicilia, paesaggi rupestri e panorami mozzafiato, feste popolari e religiose. Questo e tant’altro è il contenuto del catalogo fotografico intitolato “Itinerari fotografici di Sicilia”, l’ultima fatica di Angelo Savoca presidente del Fotoclub Naxos che è stato presentato alla Taverna di Naxos. Numerose le presenza intervenute all’evento, tra questi, il Sindaco di Giardini Naxos Pancrazio Lo Turco, i soci del sodalizio, clienti della Taverna e, amici di Savoca. Ricordiamo qualche nome, i reporter Mimmo Di Guardo e Mario Guillerno, il dott. Aldo Mirone, l’attore teatrale Riccardo Carrabino, i giornalisti Rodolfo Amodeo e Salvatore Fazio, Rosario Bellinghieri e Giuseppe Mercurio cultori di storia delle tradizioni locali, il prof. Neri Sardella, il poeta Salvatore Puglia che ha curato la prefazione del volume, autore della poesia “Dda funtana muta…” inserita all’interno del catalogo. Ad accogliere il pubblico le grazie ed il sorriso della giovane promoter Verdiana, che ha omaggiato i presenti di una copia del book fotografico. L’evento è entrato nel vivo, dopo un rinfresco offerto dall’autore, con la presentazione di “Itinerari fotografici di Sicilia” da parte di Salvatore Puglia il quale ha detto:”Siamo qua per questa raccolta suggestiva di foto, ultima fatica di Angelo che arriva dopo venti anni dall’ultima. Questa pubblicazione la definirei la summa teologica della fotografia di Angelo Savoca il quale, come sempre, si emoziona e ci emoziona nella continua ricerca dei colori, delle tradizioni e dei luoghi della nostra terra (ma anche di qualunque altra parte d’Italia e del Mondo ove Angelo si reca). La fotografia che diventa storia e che diventa documento visivo da tramandare ai posteri. Sono orgoglioso di avere contribuito alla realizzazione di questo lavoro con una scheda introduttiva e con una poesia che Angelo ha corredato con una foto di una fontana. Inutile dire che una foto accompagnata dalle parole e, viceversa, una poesia per così dire illustrata da una foto, hanno un forte fascino non solo sugli autori ma anche sul lettore. Io e Angelo abbiamo sperimentato con discreto successo nella pubblicazione “c’era una volta..cu cc’era”, trattando l’argomento dei mestieri scoparsi, la pubblicazione di foto di quel mondo che non c’è più. E’ stata una scelta azzeccata, molto apprezzata dai lettori. Che dire adesso, grazie Angelo per queste belle foto e per l’accurata ricerca di immagini suggestive e luoghi”. Parole di grande compiacimento sono state pronunciate dal giornalista Rodolfo Amodeo che ha vantato il lavoro svolto da Angelo Savoca e dai soci del Fotoclub Naxos in tutti questi anni, un punto di riferimento per i cultori della fotografia e per numerosi giovani appassionati di foto. Altri interventi hanno animato l’evento tra questi quello del prof. Neri Sardella, scrittore, poeta, che ha recitato una sua poesia, del giornalista Salvo Fazio che ha sottolineato l’importanza della fotografia e di chi la pratica, un arricchimento che da tono alla crescita culturale di chi la pratica. Non sono mancati gli apprezzamenti di turisti clienti della Taverna di Naxos presenti all’evento che da anni conoscono Angelo Savoca e ne apprezzano le attività del Fotoclub. Tra loro Gianni Pantaleo il quale ha detto:”Ho conosciuto Angelo agli inizi degli anni 90 frequentando, di tanto in tanto, durante i miei soggiorni in Sicilia la Taverna di Naxos. Rimasi colpito e positivamente impressionato dalla moltitudine di fotografie che tappezzavano le pareti della sua Taverna. Mentre aspettavo, affamato, quanto avevo ordinato e, mentre dalla minuscola ma organizzatissima cucina, mi arrivavano le voci concitate delle tre sorelle di Angelo che divergevano su delle scelte culinarie, mi soffermai ad osservare alcune di queste centinaia di foto. Confesso di non essere un esperto di fotografia ma forse, proprio per questa mia mancanza, ho saputo apprezzare, soffermandomi su taluni particolari, l’opera del maestro Savoca. Mi entusiasmava e, a distanza di più di venticinque anni, apprezzo, con lo stesso piacere, l’espressione, la semplicità profonda e viscerale con la quale Angelo riesce ad esprimere con un solo scatto fotografico ciò che migliaia di parole servirebbero per non rendere quanto lui ci trasmette: l’emozione di un momento !”.
      Meritati gli apprezzamenti espressi nel corso della serata per il continuo impegno di Savoca nell’arte fotografica preferendo in particolare, la fotografia di paesaggio, di architettura e quella che mette in risalto la gestualità di antiche mestieri scomparsi o in via di estinzione. L’amore per l’arte della foto lo porta, nel gennaio del 1994, a fondare assieme ad altri amici il Fotoclub Naxos, affiliato Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) con sede a Giardini, ricoprendo la carica di presidente. Da allora ha indetto numerosi concorsi fotografici nazionali ed internazionali e numerosi corsi di fotografia tenuti dal fotografo Rocco Bertè che hanno riscosso grandi consensi. Angelo Savoca ha allestito numerose mostre fotografiche in Italia ed all’estero tra le quali: quella di Brescia al Museo della fotografia del Cav. Alberto Sorlini, a Bruxelles alla Biblioteque “H.C. Andersen” della Schola Europaea, in Irlanda alla libreria Lucan dal titolo “From Sicily to Ireland” nel 2004, in Danimarca a Struer, Galleria BJerre di Keramik nel 2014. La Fiaf per l’intensa attività fotografica lo ha insignito del titolo BFI (Benemerito della Fotografia Italiana). Concludiamo con le parole espresse da Giuseppe Fichera (Efiap), Coordinatore Artistico Regionale Fiaf il quale ha detto:”Un bravo ad Angelo che oltre a valorizzare la nostra terra, esporta le nostre qualità migliori in paesi lontani”.

                                  ROSARIO MESSINA

Savoca con Gianni Pantaleo

Savoca con Gianni Pantaleo

Puglia presenta il catalogo fotografico

Puglia presenta il catalogo fotografico

Savoca scrive  autografi

Savoca scrive autografi

Verdiana, Amodeo e Savoca

Verdiana, Amodeo e Savoca

Verdiana, Fazio e Savoca

Verdiana, Fazio e Savoca

Savoca scrive dediche

Savoca scrive dediche

Neri Sardella recita una poesia

Neri Sardella recita una poesia

L'intervento di una turista

L’intervento di una turista

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Daniele e Valerio Sardella

Daniele e Valerio Sardella

Viagrande (Ct). Dopo il grande successo della prima edizione torna il “Bò Buskers Festival”, festival di teatro di strada e circo contemporaneo, nato dalla collaborazione fra la Compagnia Joculares e la Terra di Bò. Tre giornate ricche di emozioni, il 3-4-5 Luglio 2015 nella location d’eccezione di Villa Di Bella- La Terra di Bò ( Via Garibaldi 298, Viagrande –CT) , immersa nel verde del suggestivo paesaggio etneo e trasformata per l’occasione in un meraviglioso villaggio delle arti.

In uno scenario da favola nel parco della villa Di Bella (Terra di Bò) a Viagrande prosegue oggi dalle ore 18 la terza giornata del secondo festiva internazionale di artisti di strada organizzato dalla compagnia joculares. Il direttore artistico Valerio Sardella e la sua collega Liliana Furnò hanno generosamente impegnato le loro energie culturali ed artistiche nel creare un evento davvero unico in Sicilia.
In diversi luoghi del palco, nelle postazioni assegnate, artisti di altissimo livello, sia singoli che in gruppi, gareggiano fra loro per offrire il meglio della loro arte. Le tante emozioni prodotte sul loro numerosissimo pubblico seguite da lunghi e scroscianti applausi sono la “cartina di tornasole” del loro successo.
In una parte del palco aleggia la musica dal vivo di due complessi siciliani. Nella piazzetta piscina si esibiscono il “Circo Squilibratocon Daniele Sardella in un esilarante, elegante ed empatico spettacolo intriso di ironia oltre che tanta classe e poi il Circo teatro.
Cosa dire inoltre di Samaki una giovane artista romana esperta nel trasformismo comico con base dei ritmi del tip tap.
E poi, tanto altro ancora, Tango e Aquashow, personaggi dell’aspetto surreale che vagano tra i tavoli ed il parco facendo sognare il pubblico. E poi ancora Focus, Lorenzo Ritondale, Teatri della Viscosa, Circo Sonanbulo, Mike Rollins, Daniele Antonini, Materia Viva ed infine Alessandro Di Bella gestiore di Terra di Bo, senza il quale nulla di tutto ciò che ci ha emozionato esisterebbe qui a Viagrande.
Uno spettacolo straordinario che lascia il segno a chi lo ha visto o lo vedrà.

Neri   Pilkard

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Spettacolo col fuoco

Uno degli spettacoli

Uno degli spettacoli

Lo spettacolo di aqua show

Lo spettacolo di aqua show

Spettacolo per bambini

Spettacolo per bambini

Valerio Sardella

Valerio Sardella

Daniele Sardella

Daniele Sardella

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