GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2024
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La spiritualità del personaggio manzoniano in “Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio” (Solfanelli Editore) solca lo Stretto. Giovedì, 9 novembre a Palazzo dei Leoni a Messina, celebrando Manzoni a 150 dalla morte. Il progetto scientifico ideato dal saggista antropologo Pierfranco Bruni interprete di una indagine ontologica comparata sul filo del pensiero, politico, estetico, epistemologico, storico, antropologico …

7 Novembre 2023 a cura di Annalisa Crupi

La locandina dell'evento

La locandina dell’evento

Messina, 7 novembre 2023 – Un intrepido e performante viaggio nella Tradizione della letteratura italiana attraversando le radici manzoniane per una rilettura interpretativa comparata e dialogante tra lingua, storia, letteratura, filosofia, religione.   150 anni fà la scomparsa di  Alessandro Manzoni.
Per l’anniversario della morte l’equipe di ricerca letteraria in capo al Professor Pierfranco Bruni, saggista antropologo ha puntato alla valorizzazione della metodologia d’indagine  sul pensiero dello scrittore lombardo a 150 anni dalla scomparsa. “Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio” per le stampe di Solfanelli Editore,   è un complesso Progetto letterario ideato e coordinato scientificamente da Pierfranco Bruni,  realizzato e diffuso nel corso del 2023 in numerose città italiane con la presentazione di un corposo volume caratterizzato  dalla ricerca storico-letteraria sul filo del pensiero filosofico, politico, estetico, epistemologico.
In un confronto tra studiosi e docenti il volume è dedicato particolarmente alla formazione delle giovani generazioni  alle quali offrire  una chiave di lettura diversamente innovativa rispetto agli schemi interpretativi attuali.

Manzoni il  trascinatore di una cultura illuministica che entra nel Novecento e porta sulla scena la spiritualità del personaggio. Se oggi si può discutere di una letteratura della tradizione nella spiritualità lo si deve a Alessandro Manzoni…” . Così Pierfranco Bruni nell’imminenza della partecipazione ad un evento a Messina,  decisamente voluto dal Sindaco Metropolitano dottor Federico Basile.
Sulle “rive dell’italico Bosforo”  giovedì, 9 marzo, ormeggerà Manzoni 150. La Città dello Stretto sarà al centro di una preziosa impresa culturale viaggiante per il Bel Paese,  plasticamente espressa nel saggio frutto del pensiero ontologico di Bruni, concettualmente interprete di un sistema letterario  profondamente comparativo dalla filosofia, alla storia, dalla teologia alle antropologie.

 L’evento, patrocinato dalla Camera dei Deputati e dal Comune di Milano, sarà  ospitato dal Salone degli Specchi a Palazzo dei Leoni sede istituzionale della Città Metropolitana di Messina, nel cuore dell’antica Zancle.

A curare la promozione della manifestazione la I Direzione Servizio Cultura della Città Metropolitana di Messina- Dirigente Anna Maria Tripodo Responsabile d’Ufficio Eventi Culturali  Nuccia di Gennaro.

Pierfranco Bruni e la copertina del libro

Pierfranco Bruni e la copertina del libro

Il Sindaco di Messina Federico Basile

Il Sindaco di Messina Federico Basile

PROGRAMMA DELLA GIORNATA:

Saluti Istituzionali
Federico Basile Sindaco Metropolitano

Introduzione ai lavori
Anna Maria Tripodo

Interventi
Stefania Romito (curatrice del volume  A. Manzoni. La Tradizione in viaggio)

Nino Giordano, docente

Antonietta Micali (Direttore di Dipartimento Letteratura Accademia Tiberina Roma)

Lectio Magistralis
Pierfranco Bruni ( Ideatore Progetto scientifico “Manzoni 150”) in collegamento video conferenza

Parteciperanno gli studenti afferenti agli Istituti comprensivi e agli Istituti Superiori di secondo grado del Comune di Messina

Istituto Comprensivo A. Manzoni (Dirigente scolastica  Concetta Quattrocchi), Istituto Industriale Verona Trento – Majorana (Dirigente scolastica  Simonetta Di Prima), Liceo Classico La Farina (Dirigente scolastica Caterina Celesti), Liceo Classico F. Maurolico  (Dirigente  scolastica Giovanna De Francesco), Liceo Scientifico G. Seguenza (Dirigente  scolastica Lilia Leonardi), Istituto Commerciale Antonio Maria Jaci (Dirigente scolastica Maria Rosa Sgrò).
Prenderanno parte anche gli alunni dell’ Istituto Comprensivo Primo di Milazzo provincia di Messina  (Dirigente scolastica Elvira Rigoli).

Al volume “Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio” 320 pagine  Solfanelli Editore,  hanno contribuito gli studiosi: Annarita Miglietta, Roberta Mazzoni, Simona Giordano, Pasquale Guerra, Micol Bruni, Danilo Chiego, Arjan Kallço, Rita Fiordalisi, Alessandro Sebastiano Citro, Marilena Cavallo, Luana D’Aloja, Gianluigi Chiaserotti, Gioia Senesi, Maria Teresa Alfonso, Antonietta Micali, Luca Siniscalco, Mauro Mazza, Arianna Angeli, Rosaria Scialpi, Giuseppe Terone, Davide Foschi, Tonino Filomena, Patrizia Tocci, Franca De Santis, Stefano Vicentini, Felice Foresta, Cosimo Rodia, Pasquale Rineli, Ippolita Patera, Adriana Mastrangelo, Nino Giordano.

Il libro su Manzoni

Il libro su Manzoni

 

 

 

 

 

 

 

 

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

Il Prof. Pierfranco Bruni

Il Prof. Pierfranco Bruni

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Oltre trecento pagine in versi “In percezione di sorriso”, il nuovo libro di Pierfranco Bruni Edito da Marco Solfanelli Tabula Fati, è una finestra di vetri policromi, intarsi di vita e di anima, in cui Storia e storie si intrecciano tra metafore, prosimetro e il coraggio della sperimentazione…

3 Novembre 2023 di Rosaria Scialpi

Il nuovo libro di Pierfranco Bruni in versi ha un titolo tra il malinconico e il metafisico. Edito da Marco Solfanelli Tabula Fati: “In percezione di sorriso”, pgg. 368, euro 22.00.
Questo recente testo di Bruni è una finestra di vetri policromi, intarsi di vita e di anima, in cui Storia e storie si intrecciano rivelando profonde riflessioni mediate dal mistero della parola perpetuato dalla poesia. Avventurarsi, allora, fra le pagine di questo libro significa intraprendere il sentiero interiore del naufrago ungarettiano e smarrirsi fra le onde – come Odisseo – senza però mai perdere frammenti della propria identità, in cui la memoria e le ricordanze risuonano leopardiane.

La metafisica bruniana, tuttavia, non manca di farsi fenomenologia, abbracciando la vita nella sua interezza e nei suoi molteplici significati che si radicano fra passato e contemporaneità, fra amori vissuti e amori dissolti, biografia e liriche dantesche, fra Bella Achatovna  Achmadulina, Boris Pasternak e conflitto russo-ucraino, fra la percezione di un sorriso nel mezzo di fotogrammi familiari, del dolore dei lutti e della constatazione della caducità della vita umana in un percorso di griglie simboliche.

Uno spaccato di un uomo e del mondo – suo e di tutti – condensato in oltre trecento pagine, fra poesia, prosimetro, metafore e il coraggio della sperimentazione.

La copertina del libro e l'autore

La copertina del libro e l’autore

 

 

 

 

 

 

 

 

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha approfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

Il Prof. Pierfranco Bruni

Il Prof. Pierfranco Bruni

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L'Avvocato Silvana Paratore

L’Avvocato Silvana Paratore

Dal confronto pubblico nasce la scelta giusta: Vox populi, vox Dei”. Con questo positivo e propositivo approccio l’Avv. Silvana Paratore, legale esperto in politiche sociali, modererà l’incontro aperto al pubblico per l’intitolazione dell’Ospedale Papardo all’On. Saverio D’Aquino e che si terrà il 31 ottobre 2023 alle ore 11:00 al Marina del Nettuno Yachting Club col sostegno di “Trisalus Medical System Solution”.

All’incontro, promosso dal comitato promotore denominato “Saverio D’Aquino benemerito della sanità siciliana e calabrese”, interverranno il Sen. Avv. Vincenzo Palumbo, componente del Dipartimento Giustizia della Fondazione Luigi Einaudi di Roma; il Prof. Pippo Rao, Direttore della Scuola di Liberalismo di Messina; il Prof. Cosimo Inferrera, anatomopatologo, citopatologo e Presidente dell’Ass.ne Europa Mediterraneo; i dirigenti di Trisalus; allievi di D’Aquino, amici e simpatizzanti. Nel corso dell’incontro-confronto si illustrerà la proposta per l’intitolazione dell’Ospedale Papardo all’ On. Saverio D’Aquino su cui poter esprimere la propria preferenza on line fino alle ore 23,59 del 6 novembre 2023 sul sito dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e odontoiatri, utilizzando il seguente link: https//www.omceo.me.it/papardo.

La Commissione nominata dal Dott. Alberto Firenze, Commissario dell’Ospedale Papardo, di cui il Prof. Rao ha fatto parte, ha scelto le cinque proposte per la intitolazione dell’Ospedale Papardo sulle quali esprimere la propria preferenza on line. La proposta dei Prof. Palumbo e Rao per intitolare il Papardo all’On. D’Aquino è risultata maggioritaria nella fase preliminare d’individuazione della cinquina; ora bisogna rivotare sperando nello stesso risultato e rendendolo definitivo.

Saverio D’Aquino era medico chirurgo, docente di Oncologia medica al Policlinico Universitario di Messina e Direttore del Polo oncologico situato vicino all’attuale ospedale Papardo creato sotto sua iniziativa. Per i promotori dell’incontro per l’intitolazione del Papardo all’On. D’Aquino non bisogna tralasciare neppure un voto per onorare non soltanto la sua memoria, ma anche il grande servizio da lui reso alla nostra Città con la creazione del Centro Oncologico d’eccellenza che ha salvato tante vite e formato personale sanitario e parasanitario che, ancor oggi, opera nelle nostre strutture ospedaliere.

On. Saverio D'Aquino

On. Saverio D’Aquino

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“Valore della Poesia nella contemporaneità tra Letteratura e Psicoanalisi” il Convegno promosso da Agape Caffè Letterari d’Italia e d’Europa e Ast. Un importante confronto tra psicoanalisti e umanisti. “Quando la poesia è metafisica il tempo della storia non si racconta. Si abita…Il contributo di Pierfranco Bruni tra i maggiori interpreti del mondo letterario

28 Ottobre 2023 di Maria Chiara Luca

 

Il Prof. Pierfranco Bruni

Il Prof. Pierfranco Bruni

Ascoli-Piceno, ottobre 2023 – “Quando la poesia è metafisica il tempo della storia non si racconta. Si abita…” Il Professor Pierfranco Brunitra i maggiori esponenti della scena letteraria attuale, insignito del riconoscimento per l’esaltante percorso professionale, a chiusura della prima edizione del Convegno internazionale “Valore della Poesia nella contemporaneità tra Letteratura e Psicoanalisipromosso da Agape Caffè Letterari d’Italia e d’Europa e Ast.

Un importante confronto tra psicoanalisti e umanisti ospitato a Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, dedicato a Mario Pazzaglia (1925 – 2017 – autore dell’Antologia della Letteratura Italiana, Professore emerito di Lingua e Letteratura italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, Presidente e Fondatore dell’Accademia Pascoliana).

Moderato da Angelo Marco Barioglio Direttore U.O.C di Psichiatra Territoriale AST Ascoli Piceno e scrittore e Gaia Baroni Psichiatra Territoriale e Poetessa il Convegno è stato articolato in due sessioni e declinato dagli interventi di numerosi relatori per diverse sezioni, dalla Cultura accademica, Cultura e Scienze, Comunicazione etica, Cultura sociale, Cultura inclusiva e arte alla Letteratura.

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

 

Per quest’ultima,Un viaggio metafisico nella poesia il contributo in un abstract di Pierfranco Bruni: “Quando la poesia è metafisica il tempo della storia non si racconta. Si abita. Si abita nell’esistenza oltre la cronaca e lungo un infinito e un orizzonte si tracciano le vie che dal cuore partono e al cuore ritornano. La poesia non è soltanto un linguaggio della scrittura. È la scrittura che diventa espressione del proprio essere. Comprendere. Esserci. Viversi. Cercarsi. Non dimenticarsi. Logos e memoria. L’isola che portiamo in noi è un linguaggio della lingua certamente. Ma è soprattutto quella metafisica che ci permette, o dovrebbe permetterci, di restare nel mosaico del nostro essere Fede [nella laicità dei sentieri] e Ragione”.

La locandina dell'evento

La locandina dell’evento

L'intervento del Prof. Bruni

L’intervento del Prof. Bruni

Un momento della manifestazione

Un momento della manifestazione

Consegna riconoscimenti

Consegna attestati evento

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molti anni. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

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Poesia “Giornate di Naime 2023″ . La letteratura è coinvolgere etnie e riti, lingua e costume, festa e religiosità…Non è una questione di tradizione soltanto.Si tratta di un mondo antropologico in cui la lingua diventa fondamentale. La Macedonia albanese ha riferimenti Adrio-mediterranei…La Macedonia dei macedoni ha rimandi greco-musulmani. Potrebbe sembrare contraddittorio ma non lo è… Tra gli albanesi di Tetovo ho ritrovato l’Albania della mia eredità…

21 Ottobre 2023 di Pierfranco Bruni – saggista, antropologo *

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Il Prof. Bruni a Tetovo

Tetovo, 21 ottobre 2023 – Il tempo percorre le strade nella storia che ogni memoria si porta dentro. Ci sono popoli e civiltà che si intrecciano. Conoscono le distanze che possono diventare lontananze. Viaggio guardando i simboli che ogni geografia cattura ed io cerco di percepire dal volto della gente il sorriso del cuore o la malinconia dell’anima.

Ci sono storie profonde che non riguardano gli uomini soltanto, ma intere comunità e le eredità sono una forza che si esprimono in identità. Porre in un intreccio eredità e identità significa capire le appartenenze. Non è una questione di tradizione soltanto. Si tratta di un mondo antropologico in cui la lingua diventa fondamentale.

I costumi di un popolo sono dentro i riti di una civiltà. Le religioni rispetto alla lingua possono avere i loro attraversamenti. Ma sono le lingue che fronteggiano l’identità antropologica di un territorio. Parlare è comunicare. Comunicare è penetrare quel tempo-storia che ognuno di noi si porta dentro e che si realizza come manifestazione di una esperienza-espressione.

Tutto ha un senso. I popoli balcanici non sono identificabili in una tradizione unica. Sono Adriatici, Illirici, Slavi. Può sembrare la comunanza di un unico idioma antropologico e quindi di un unico percorso culturale e cultuale. Non è così. Gli Albanesi non sono Slavi. I Macedoni hanno dei riferimenti cirillici. Gli Slavi hanno un modello oltre l’islamismo. Eppure il mondo musulmano è dentro questo loro cammino.

Sono stato più volte in queste realtà. Il fascino del mistero coinvolge. Ma il Mediterraneo pur essendo legame eterogeneo può necessariamente avere un ruolo intrecciante. La Macedonia albanese ha una sua eredità di storia e di tempo soprattutto nei confronti di riferimenti appunto Adrio-mediterranei. La Macedonia dei macedoni ha connotati che ha rimandi greco-musulmani. Potrebbe sembrare contraddittorio ma non li è.

Macedonia, Moschea storica a Tetovo

Basterebbe entrare nelle condizioni linguistiche per rendersi conto di ciò. Osservare l’alfabeto diventa fondamentale. Comunque hanno potenti radicamenti in ciò che è stata la storia dal Medioevo all’epoca rinascimentale. Non è un dato politico soltanto. È in modo particolare una specificità etno-antropologica. Le etnie hanno una valenza di un significato notevole.

Camminare tra le strade è leggere il tutto in una sintesi stravolgente. Ho vissuto una esperienza straordinaria ritornare dopo anni a Tetovo in Macedonia. Tra gli albanesi di Tetovo ho ritrovato l’Albania della mia eredità. Significa vivere di quella accoglienza che solo i popoli che hanno conosciuto la storia trasformatesi in  mito e appartenenza possono possedere.

La letteratura è coinvolgere etnie e riti, lingua e costume, festa e religiosità. Un tempo la favola raccontava. Ancora oggi la favola racconta. Ho vissuto la favola da abitare tra lingue e appartenenze.

Tetovo giornate di Naive

Tetovo giornate di Naive

Tetovo

Tetovo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni

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…Koliqi ha raccontato il passaggio di D’Annuncio nella cultura letteraria albanese. Una testimonianza che rivela un rapporto importante e stabilisce un dialogo, in itinere, tra il poeta de “La pioggia nel pineto” e quella letteratura il cui fascino e mistero ha profonde penetrazioni di un Oriente con il quale D’Annunzio non ha mai smesso di confrontarsi. Gabriele D’Annunzio amava la letteratura albanese e la cultura albanese ha molto amato D’Annunzio proprio all’insegna di un incontro tra Adriatico e Mediterraneo. E il nome di Scanderbeg resta centrale…

 17 Ottobre 2023 di Pierfranco Bruni – saggista-antropologo

 

Gabriele D’Annunzio  ha molto amato la cultura albanese. Quella “albanesità” sospesa tra l’Adriatico e il Mediterraneo. Un richiamo che è evidente nelle testimonianze e nella scrittura. D’Annunzio aveva studiato e conosceva bene le imprese del condottiero e del personaggio Skanderbeg. Un costante confronto con l’Albania ha portato D’Annunzio ad approfondire cultura, costumi e storia ma nello stesso tempo gli scrittori e i poeti albanesi hanno sempre tratto da D’Annunzio stimoli e segni letterariamente problematici. Delle presenze ad intreccio portano sulla scena riferimenti significativi.

      “Si trovano palesi testimonianze della simpatia di Gabriele D’Annunzio verso l’Albania e gli albanesi visitando l’interno del Vittoriale. Nella Stanza delle Reliquie, proprio sull’altare dei cimeli di guerra e dei simboli religiosi, si può ammirare un rarissimo esemplare rilegato in pelle dell’opera su Scanderbeg dell’abate scutarino Barletio, in versione tedesca del 1561. E’ se la memoria non mi falla, uno dei quattro o cinque libri ammessi dal Poeta in quella parte mistica della sua dimora”. E’ ciò che scrive Ernesto Koliqi in Saggi di Letteratura Albanese (Olschki, 1972), nel capitolo dedicato a “Gabriele D’Annunzio e gli Albanesi”.

      La presenza di D’Annunzio nella letteratura albanese è ben specificata, negli studi di Koliqi, attraverso una visione artistica e culturale che pone al centro una dimensione di cultura orientale.  Gabriele D’Annunzio amava la letteratura albanese. E molti scrittori albanesi lo consideravano un maestro. Ci sono testimonianze importanti che lo dimostrano. L’oralità della poesia albanese ha una sua profonda venatura musicale. In questa musicalità, che deriva, d’altronde, da un bagaglio di esperienze letterarie (ma anche antropologiche, ovvero di una musicalità corale, danzata sul ritmo delle parole) italo -albanesi, l’accentuazione del verso dannunziano non può essere negato.

      Non per caso la poesia albanese contemporanea risente del battuto lirico alcionico. Fu il poeta Lazzaro Shantoia a tradurre “La pioggia nel pineto” nel 1942 sul giornale letterario “Tomorri i’ vogel” (ovvero “Il piccolo Tomorri”). Ma tutta l’impostazione letteraria di Shantoia è strutturata sulla lezione dannunziana. Così pure la formazione di un altro scrittore quale fu Bernardino Palaj (1887 – 1946) o le traduzioni di Masar Sopoti (1916 – 1945), il quale tradusse D’Annunzio nella pagina letteraria in lingua albanese della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari dove Sapoti rivestì il ruolo di redattore.

      Ma non è soltanto questo che ci fa stabilire questo rapporto tra D’Annunzio e l’albanesità. D’Annunzio ebbe rapporti anche con il poeta Giorgio Fishta. Comunque, Ernesto Koliqi, come si è già sottolineato, ha dedicato al rapporto D’Annunzio e mondo albanese delle pagine singolari che restano nella storia di questa letteratura. D’Annunzio aveva, in fondo, uno “spirito islamico” forgiato su una visione quasi bizantina di un modello storico e culturale che aveva caratterizzato molti suoi scritti. Questa “albanesità” che si accenna in D’Annunzio ha, indubbiamente, ramificazioni di una testimonianza basata su definizioni che portano ad una identità letteraria mediterranea. Non si può prescindere da questi legami.

      C’è proprio una testimonianza del Koliqi nella quale si sottolinea: “Partendo dall’insegnamento dannunziano, alcuni fra i più dotati giovani scrittori intorno al 1930 aumentarono le possibilità espressive della maschia lingua schipetara e, senza lederne il sano midollo eroico – patriarcale, che ne testimonia l’antica nobiltà, la piegarono a esprimere con più sottile perizia i moti interiori e a descrivere con più lucida precisione vicende e ambienti moderni fino allora sconosciuti alla vita e alle lettere albanesi, a evocare con toni sfumati epoche e momenti suggestivi del passato, a soffondere di vaporosità sognanti il bisogno d’evasione della vita quotidiana”.

      Una forte espressione di fedeltà al messaggio letterario dannunziano. Koliqi, grande estimatore di D’Annunzio. Va anche oltre quando afferma: “Il D’Annunzio, fra i maestri di stile, fu quello che ci spinse, noi scrittori albanesi che ne ammiravamo la portentosa magia verbale, a perfezionare quel misterioso strumento di umana comunicazione, che è la lingua di una nazione e a renderla idonea alle esigenze letterarie dei nuovi tempi”.

      Linguaggio e rapsodia sono elementi importanti nella comunicazione dannunziana. Sono alla base della poesia albanese ma ancora prima di quella poesia italo – albanese. Una lezione di stile ma anche una visone identitaria sui processi di cultura. D’Annunzio vedeva in Scanderbeg un riferimento forte. Lo considerava un eroe nazionale. E non solo. Ma la sua presenza nella letteratura albanese anche oggi resta costante.

      Il mito, la favola, la magia della memoria restano e contano più della storia. Sono passaggi che si intagliano nella tradizione e si definiscono nella letteratura. Perché nella letteratura il racconto è un disegno straordinario che, in questo caso specifico (nella cultura letteraria Arbereshe), mette in campo elementi antropologici e un sistema di processi esistenziali che richiamano valori identitari. Una letteratura che ha un bagaglio di tradizione orale ha trasportato nella parola scritta un modulo onirico che ha una forza valoriale espressiva notevole.

      Assorbendo i codici dell’oralità, soprattutto nella poesia, si avverte che la musicalità ha un sorprendente  recitativo che incrocia la simbologia del linguaggio e una ricucitura metaforica dei temi che la cultura dell’appartenenza ha posto. La letteratura Arbereshe coniuga stili e metodologie.

      La poesia nonostante la sua sistematica impostazione ritmica è come se raccontasse. C’è, nel suo interno, un costante processo etico (il ritornare alle origini, il raccordare il sentimento della memoria con i risvolti del presente, il coniugare istanze mitiche con quelle storiche, il rappresentare la letteratura come un richiamo anche allegorico) che, comunque, non può fare a meno di una presenza estetica come rapporto tra il contenuto dei testi e la veicolazione del messaggio.

      Da Bala in poi questa letteratura è stata attraversata da un mosaico sul quale i tasselli di una eredità favolistica hanno avuto un valore metafisico. Si pensi sia a Girolamo De Rada e a Giuseppe Schirò. A volte ci si trova di fronte ad una letteratura che sembra priva di una preoccupazione storica. Ma la questione della diaspora non è dentro la storia. Sta invece in una dimensione profondamente mitico – onirica. In fondo il legame con il sentimento omerico ( anche questa da leggersi come carica simbolica) non è un fatto solo di natura letteraria. E’ un dato antropologico certamente ma anche esistenziale.

      Già di per sé la letteratura è un assorbimento di un legame etico – letterario che viene ad essere incamerato dagli autori (poeti in modo particolare e scrittori) e assurge a vera e propria motivazione lirica. Il senso delle radici che la letteratura pone come premessa è un tangibile raccordo tra memoria e presente. Ma qui il  risottolinerare la condizione della memoria significa leggere le distanze con il passato attraverso una riappropriazione (in termini letterari) di modelli di civiltà.

      Sostiene sempre Koliqi:Il D’Annunzio come spirito eclettico e per la particolare paganeggiante concezione di vita poteva considerarsi il più vicino alla mentalità e al gusto albanesi”. D’altronde la cultura orientale ha sempre affascinato il Vate. Ancora Koliqi: Quella parte, oggi considerata la più caduca della produzione letteraria dannunziana, in cui si raffigurano personaggi violenti e nel contempo raffinati, in cui si descrivono ambienti circonfusi di fasto orientale, rispondeva al gusto bizantino infuso profondamente negli Albanesi, specie delle città, da secoli  di attiva appartenenza prima all’Impero di Bisanzio e poi a quello ottomano il quale conservò, permeandoli di spirito islamico, le fogge e le usanze della civiltà bizantina”.

      D’altronde la letteratura è anche una esperienza di civiltà che proviene da una geografia esistenziale la cui testimonianza è data da una cultura ad intreccio tra Mediterraneo e Adriatico. Ovvero tra Occidente e Oriente. Un percorso in cui il tema del Mediterraneo diventa fondamentale. Due realtà non solo geografiche ma un sentire storico e squisitamente spirituale.

      La letteratura Arbereshe ha, d’altronde, ricontestualizzato questi due paesaggi sia in termini ontologici sia in termini culturali sia in termini fisici. Ed è qui che il viaggio dei poeti Arberesh (ma direi di tutta la letteratura Arbereshe) è un viaggio identitario. Non di riproposta identitaria. Ma di consapevolezza. D’Annunzio ha, in un certo qual modo, “rappresentato” una spiritualità bizantina attraverso un canto poetico che ha richiami nostalgici.

      Giovanni Papini ebbe a dire che in D’Annunzio si intreccia “un misto di grecità decadente e d’orientalismo: Alessandria o Bisanzio”. Un mondo in cui l’atto poetico è un tracciato il cui senso del sublime resta letterariamente (sul piano estetico) emblematico. Ma Koliqi ha raccontato il passaggio di D’Annuncio nella cultura letteraria albanese. Una testimonianza che propone ancora Koliqi ha una grande portata esistenziale e culturale.

      Così: “… ciò che meraviglia e appassiona nel Vittoriale il visitatore albanese è di vedere proprio sul tavolo di lavoro del Poeta, nello studio detto Officina, nel quale carte e documenti e libri rimangono com’egli li lasciò, un dizionario albanese – italiano, e precisamente quello della Società Bashkimi, edito a Scutari nel 1908. (…) L’opera… la inviò Hasan Pristina in dono al Comandante, non so se su richiesta o di spontanea iniziativa. D’Annunzio l’ebbe a portata di mano, fra gli ultimi libri di cui si circondò prima di morire”.

      Una testimonianza interessante che rivela un rapporto importante e stabilisce un dialogo, in itinere, tra il poeta de “La pioggia nel pineto” e quella letteratura il cui fascino e mistero ha profonde penetrazioni di un Oriente con il quale D’Annunzio non ha mai smesso di confrontarsi. Il mondo albanese è nell’intreccio di quei tracciati che sostengono quella parola islamico – bizantina presente nei tratteggi poetici di Gabriele D’Annunzio. Koliqi, raccontando D’Annunzio, ha cercato di mettere in evidenza anche questi aspetti. La cultura albanese ha molto amato D’Annunzio proprio all’insegna di un incontro tra Adriatico e Mediterraneo. E il nome di Scanderbeg resta centrale.

D'Annunzio e Bruni

D’Annunzio e Bruni

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.

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L'Avvocato Silvana Paratore

L’Avvocato Silvana Paratore

La messinese avv. Silvana Paratore è stata chiamata a presentare a Tivoli il concerto della Banda nazionale dell’ Esercito Italiano fondata nel 1964 e composta da 102 orchestrali, un archivista, un Maestro Direttore, un Maestro Vicedirettore tutti reclutati tramite concorso nazionale . Il momento fortemente voluto nell’ambito del XXV congresso nazionale dell’ Unione Nazionale Mutilati per servizio è stato patrocinato dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei Deputati, dal Ministero della Difesa, dal Ministero del Lavoro, dalla Regione Lazio e dal Comune di Tivoli.

 

A dirigere una delle più conosciute ed amate formazioni musicali il Maestro Direttore Maggiore Filippo Cangiamila. Dopo la marcia militare 2 giugno, la Banda dell’ Esercito Italiano ha fatto rivivere le emozioni della storia del cinema italiano con le colonne sonore di Ennio Morricone e di Nino Rota. Entusiasmante l’esecuzione dell’operetta Cavalleria leggera e dell’inconfondibile musica di “Roma Nun fa la stupida stasera di Armando Trovajoli

Nel corso della serata alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, l’avv. Silvana Paratore ha reso onore all’ambasciatore del Congo Luca Attanasio ucciso nel Congo il 22 febbraio 2021 durante un tentativo di sequestro ricordandone l’impegno dedito alla pace, ai bambini ed ai progetti di sviluppo in favore dei più deboli. Presente all’evento la moglie Zakya Seddiky Attanasio. Incisivo l’ intervento del presidente  nazionale dell’ UNMS  Cav.ufficiale Antonino Mondello che ha ribadito l’impegno di continuare ad operare nel tessuto sociale tenendo alti i valori della Costituzione per tutelare i servitori dello Stato.

 

La sala dell'evento con la banda musicale

La sala dell’evento con la banda musicale

La foto di gruppo con le autorità

La foto di gruppo con le autorità

Da sin. il Presidente Nazionale dell'UNMS Cav. Ufficiale Antonio Mondello, il Maestro Direttore Maggiore Filippo Cangiamila e l'Avv. Silvana Paratore

Da sin. il Presidente Nazionale dell’UNMS Cav. Ufficiale Antonio Mondello, il Maestro Direttore Maggiore Filippo Cangiamila e l’Avv. Silvana Paratore

 

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17 ottobre 2023Il 16 ottobre 2023,  come nel 1985, lo stadio di Bruxelles (Heysel) è stato sgombrato per avvenimenti che con lo sport non hanno niente a che fare.
Quanto avvenuto in questi giorni si inquadra nell’attuale contesto mondiale seguente alla nuova guerra scoppiata in Medio Oriente.
Noi desideriamo invece ricordare quanto è venuto circa 40 anni fa quando, cittadini inermi che avevano il solo torto di aver seguito la propria squadra, la Juventus, in trasferta per la finale della Coppa dei campioni, sono stati massacrati dalla Furia bestiale dei tifosi del Liverpool.
Dopo quella strage per anni l’ Inghilterra è stata esclusa dalle competizioni internazionali e devo dire che la misura ha giovato dal momento che da allora gli hooligans non si sono più ripetuti in episodi di questa gravità.
Soffermiamoci un attimo, per non dimenticare quei 39 sportivi che andati ad assistere una partita, si sono ritrovati in mezzo ad una tragedia.

 Antonio Borruto

La lapide con i nomi dei morti di Bruxelles del 1985

La lapide con i nomi dei morti di Bruxelles del 1985

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Il 19 ottobre a Roma, presso il prestigioso Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia, si è svolta con successo la presentazione del volume “Papa Benedetto XVI – Il Papa” scritto dal giornalista pugliese, studioso di arte, agiografo e vaticanista Nicola Giampaolo, edito da Edizioni Giuseppe Laterza con la prefazione scritta del giornalista Magdi Cristiano Allam. A dialogare con l’autore e a moderare brillantemente l’incontro è stata la presentatrice e conduttrice televisiva Monia Palmieri, che ha anche curato l’Evento organizzato con la preziosa collaborazione ed assistenza di O.N.A.O.M.C.E. - Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani ed i Militari di Carriera dell’Esercito, nella persona del suo Presidente Generale Sandro Mariantoni. Illustri i relatori intervenuti: Mons. Paolo Cartolari – Cappellano D’Onore di Sua Santità, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vijay Kumar RAYARALA – Vescovo di Srikakulam Andhra Pradesh India e Sua Eminenza Cardinale Poola Anthony.

 Numerose le autorità civili e militari presenti per quest’ultima pubblicazione di Nicola Giampaolo, laureato in Metodologia della Progettazione e Beni Culturali, dal 2012 Postulatore e Membro delle figure concernenti le Cause dei Santi, accreditato presso la Santa Sede al Dicastero Congregazione Cause dei Santi e presso i Tribunali ecclesiastici del Vicariato di Roma, Arcidiocesi di Napoli e Patriarcato di Venezia, autore di oltre 30 pubblicazioni. Inoltre, impegnato dal 1995 nell’attività politica, dal 2019 è componente Conferenza Unificata Stato Regioni in Comstat presso la Presidenza Consiglio dei Ministri, nomina indicata dall’ANCI con Decreto del Presidente Giuseppe Conte e da ottobre 2023 ha visto riconfermato il suo mandato con Decreto Presidente Giorgia Meloni. Ha ricevuto numerosi premi tra cui: 2023 Premio Internazionale “Grandi Artisti Luigi Centra”, 2014 Premio Cristianità “Roma Capitale”, 2013 Premio Diritti Umani Francesco D’Assisi della Città di Lecce, 2011 Riconoscimento per la Cultura della Camera dei Deputati in occasione festeggiamenti 150 anni Unità d’Italia. Partner, della pubblicazione “Papa Benedetto XVI – Il Papa”, Cantina Ricchi.

 

Foto: CatholicPressPhoto/ClaudioAsquini

da sx l'autore Nicola Giampaolo, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vijay Kumar Rayarala, Sua Eminenza Cardinale Poola Anthony, il Gen. Sandro Mariantoni,   Mons. Paolo Cartolari, la moderatrice Monia Palmieri.

da sx l’autore Nicola Giampaolo, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vijay Kumar Rayarala, Sua Eminenza Cardinale Poola Anthony, il Gen. Sandro Mariantoni, Mons. Paolo Cartolari, la moderatrice Monia Palmieri.

da sx la moderatrice Monia Palmieri, l'autore Nicola Giampaolo, Sua Eminenza Cardinale Poola Anthony, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vijay Kumar Rayarala, Mons. Paolo Cartolari.

da sx la moderatrice Monia Palmieri, l’autore Nicola Giampaolo, Sua Eminenza Cardinale Poola Anthony, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vijay Kumar Rayarala, Mons. Paolo Cartolari.

La copertina del libro

La copertina del libro

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Il mare il deserto I lunghi silenzi O soltanto I nostri silenzi… tre o quattro versi plasmati in un canto lapidario dialogante con il lirismo haiku macedone contemporaneo ispirato ai componimenti giapponesi del XVII Secolo… in armonia con la tradizione espressiva ellittica della letteratura popolare macedone, Pierfranco Bruni torna a Tetovo e in Kosovo

11 Ottobre 2023 di Mimma Cucinotta e Silvia Gambadoro

 

…ma se tu sei il mio mare

Io mi perderò

Tra i vuoti del deserto

…senza alcuna alba da recitare

Resterò

Nei giorni che mi camminano l’anima

Il Prof. Bruni

Il Prof. Bruni

Una osservazione partecipante della letteratura orientata verso una precisa direzione metodologica all’interno di una visione etica olistica che lascia spazio all’immaginazione più raffinata del sentimento. Un messaggio alchemico di appassionante bellezza e spiritualità sul filo del tempo metafora dello scorrere della vita tra simboli miti memoria nostalgia e gocce di sensuale misterioso profumo d’Oriente.

” Raccontare è anche cercare di vivere un destino”

Pierfranco Bruni saggista poeta e antropologo delinea un percorso letterario di intensa geografia esistenziale in cui ogni “parola è un gesto di vita” che diviene magia e musica ad un ritmo arabo al soffio dei venti Mediterranei.

I suoi versi talvolta in una sfida ermeneutica di sperimentazione linguistica dialogano con la poesia haiku macedone contemporanea che trae ispirazione dai componimenti poetici giapponesi [1]risalenti al XVII secolo, particolarmente legati ai parametri del genere liricocanonizzato, della letteratura giapponese antica.

Sovente ritroviamo Pierfranco Bruni immerso nella tradizione espressiva ellittica della letteratura popolare macedone.

Il mare il deserto

I lunghi silenzi

O soltanto

I nostri silenzi

Questo, un componimento assimilabile al minimalismo letterario della ricca produzione haiku, cui Bruni plasma un canto lapidario tipico delle numerose creazioni liriche macedoni di soli tre o quattro versi, dall’impatto psicologico suggestivamente intrigante.

Il modello dell’“enigma e soluzione” secondo gli studiosi attribuibile allo Zen Koan per quel che riguarda la poesia haiku giapponese tradizionale, è pure presente nella forma poetica contemporanea sperimentale macedone alla ricerca dell’effetto a sorpresa e fortemente riscontrabile nel lirismo poetico di Pierfranco Bruni dove arguti intrecci di parole sviluppano interrogativi sollecitando immaginifiche emozioni.

Il naturale interesse verso le tradizioni culturali d’Oriente, perfezionato dagli studi comparativi delle letterature italiane e straniere oltre a quelli rivolti alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche, trova in Pierfranco Bruni ampio punto di contatto nello haiku macedone aperto alla conoscenza di altre tradizioni poetiche europee e orientali.

Dunque un dialogo letterario aperto alle peculiari sfaccettature della cultura macedone, al suo modo di fare poesia esprimendo in brevi versi toccanti profondità d’animo.

…ancora questo mare

Ma tu sei il mio deserto…

…sono ancorato al porto

…con le onde che incidono le rocce

Pierfranco Bruni in Macedonia

Pierfranco Bruni in Macedonia

La Macedonia nel cuore.  

È rimasta lì così, nell’animo del poeta, proteso da sempre agli Orienti dei Balcani e delle onde arabe.

“Quei giorni abitati in Macedonia, tra Skopje e Tetovo, hanno lasciato un segno indelebile.

Era il 2004. Poi il 2006.

Anni lunghi. Gli incontri tra la cultura islamica e quella albanese kosovara sono tasselli di una civiltà che hanno fatto comprendere di più il mondo cristiano…Non ha ritorno il tempo passato. Ma il passato si fa ricordo.

Il mio paese era una stilla di distanza. C’erano ancora mio padre, mia madre, mia sorella.

C’erano quelle eredità che mi reggono sempre.

Che pensiero profondo in quella “etnia”. Le moschee lungo le strade. I cimiteri con le mezze lune nella città. Il ramadan. Il fascino terribile che attrae.

Erano fredde le sere di ottobre a Tetovo. Ma c’era tanta allegria, tanta accoglienza, tanta gentilezza, tanto amore. Le donne balcane danzavano con il ballo tondo tra ritmi sciamani e suoni sufi.

Macedonia, Pierfranco Bruni 2006

Ritorno dopo anni in quella terra. A parlare di letteratura. Della mia letteratura. Di ciò che ho fatto nel corso di queste stagioni…”

Sensibilmente emozionato dichiara così Pierfranco Bruni, ospite di eccellenza quest’anno proprio al Festival internazionale di Poesia “Giornate di Naime” 2023 nella città di Tetovo e in Kosovo.

 “Dal 19 al 21 ottobre, con tanta armonia ritorno in Macedonia e in pace con la pazienza delle mancanze e sempre con immenso affetto…” annuncia Bruni, calabrese di origine Arbereshe, definito dalla commissione scientifica della kermesse letteraria diretta da Shaip Ermellahu, una personalità multidimensionale.

Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e membro della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, presidente del Centro Studi Ricerche Culturali Francesco Grisi, autore di numerosi saggi letterari e filosofici, tradotti in molti paesi stranieri, legati ai processi antropologici, Pierfranco Bruni torna a Tetovo (in macedone Тетово, in albanese Tetovë) ai piedi della catena montuosa di Sar Planina in Macedonia del nord.

Una delle città più multietniche e multiculturali dei Balcani, a larga maggioranza etnica albanese, come tutto il nord-ovest della Macedonia Tetovo con una forte presenza islamica sunnita, vanta antichi edifici di architettura ottomana, il monastero di Sveta Bogorodica splendida struttura ortodossa del XIV secolo. Numerosi teatri, gallerie d’arte e musei, quali il Tetovo City Museum, il Museo Archeologico che ospita una prestigiosa selezione di antichissimi reperti appartenenti alla storia macedone e di epoca romana.

….Fermati lungo il filo che chiude il deserto

Forse ci confonderemo

E nei nostri occhi

I tramonti sconfitti

Danzeranno l’oblio della sera

(Pierfranco Bruni)

Tetovo in Macedonia

Tetovo in Macedonia

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